Alfabeta - anno X - n. 106 - marzo 1988

Alfabeta 106 S econdo il filosofo la materia definisce un campo lontano, opaco, pericoloso: a) in generale ci si richiama ad essa in opposizione alla «spiritualità» o al movimento idealista: l'«anti-spirito» o il «non-spirito» serve allora come strumento di lotta; b) la materia costituisce anche l'impensabile. Noi conosciamo solo i fenomeni, ciò che vediamo o tocchiamo. Il fondo delle cose - e le cose non hanno fondo! - ci sfugge. Con la materia si è come chiusi in un cerchio: sappiamo solo inferirla dalle nostre osservazioni e teorie, che tuttavia non riescono a contenerla in nessun modo. Si pretende sia pensiero, ma non lo è, anzi gli resiste. Che enigma! Berkeley, il più coerente, preferirebbe semplicemente annullarla. I Greci, infine, l'hanno saggiamente evitata. Naturalmente ne parlano (Platone, nel Timeo soprattutto, e Aristotele, nella Fisica), ma insistono sul suo ruolo: la materia fa da supporto all'idea, di cui consente l'inscrizione. E poiché assume solo il ruolo di tramite, ne esce più che sminuita. Hegel nell'Estetica, fa un'osservazione che ci colpisce: gli artisti temono che la «materia» si emancipi dal suo ruolo subalterno, assuma un peso e quindi ostacoli l'idea. Per questo essi fanno di tutto per sminuirla; così «quando il legno non era coperto d'oro o d'altro, non poteva essere usato per le grandi opere, a causa dell'orientamento delle sue fibre ... » (Estetica, t. III, Flammarion, p. 186). Il marmo ha la meglio, ma più per la sua durezza e persistenza che per il suo candore e le sue proprietà riflettenti. «Il candore temperato della pietra fa emergere la perfezione artistica con più chiarezza di quanto non farebbe il bronzo più puro, il cui colore verde ... » (Id., p. 190). Il materiale non deve intromettersi con la sua grossolanità e la sua grana: che scompaia! All'occorrenza lo si ricopre con una pasta, uno strato di bianco. Lo si tollera solo se riesce a intensificare lo splendore dell'opera: accentua i riflessi, l'iridescenza, con l'idealizzazione (lo si dissemina anche di vetro, di pietre preziose), Dunque si usa solo l'avorio, perché non ha grana, è liscio e giallastro, si ricorre all'oro, se è possibile, al marmo bianco e infine al bronzo («il bronzo, usato dagli Antichi, era composto in parte d'oro e d'argento, in parte di rame, in proporzioni variabili», (Id., p. 189). Così la materialità resa nobile andava nel senso dell'idea, del disegno che contribuiva a valorizzare: elemento mediatore dunque, non schermo e ancor meno fardello o scarto! Brillante, leggere e malleabile, veniva fusa, cesellata, sbozzata. La fisica classica dovrebbe opporsi a questa sorta di «evaporazione» e di negazione dello stile «idealista». Tuttavia lo scienziato, già con la sua nozione di energia, arriva spesso allo stesso risultato, a un certo dileguamento. Ciò che veramente esiste sarebbe solo il movimento e le sue trasformazioni. Come un meccanicismo abbastanza povero presupponeva una «materia senza energia», così, in seguito, si cercherà di concepire un' «energia senza materia» o quasi. Così il gioco era fatto! Già nel XVII secolo Descartes aveva realizzato con successo questa operazione: l'estensione, essenza della materia, serviva solo a permettere «le leggi fondamentali della natura» (la legge d'inerzia, tra le altre). Soprattutto trionfava la logica: la materia non si ribella, è attraversata dai principi di identità, di permanenza, di convertibilità, persino di semplicità. Per questo il mondo si esprimerà in termini matematici: alla fine, è solo un numero. Nel XVIII secolo il chimico Lavoisier applicherà regole semplici per cogliere le operazioni materiali, come «nulla si crea, nulla si distrugge»; ne consegue che la materialità non conta nulla. In primo luogo non resiste ai cambiamenti. Inoltre, l'importante non è «ciò che è», ma ciò in cui la si trasforma, poiché viene trasformata e spostata. Basta imparare e applicare le modalità al «metabolismo». alfa bis. 2 molle» (la viscosità). Il vetro va oltre: questo liquido si trasformerà in «durezza» con un brusco raffreddamento; il liquido-solido possiede le proprietà di entrambi! Sono evocati il contrario e il simile, «i cristalli solidi»: il cristallo si trasforma in fluido a una data temperatura; ma basta un lieve raffreddamento perché torni allo stato cristallino (di qui la sua sbalorditiva sensibilità). I mesomorfi, gli elementi intermedi, rivelano l'importanza delle «situazioni doppie». Spezzano le nostre classificazioni troppo sommarie e dischiudono una materialità ricca di possibilità. 2. La materialità non è veramente ciò che si crede e neppure ciò che si pensa. Ci riserva sempre delle sorprese. P er dimostrarlo basta ricordare il principio secondo il quale lo strato periferico (lo strato elettronico di valenza) degli atomi spiega le loro reazioni essenziali. Se comprende soltanto 1 o 2 o 3 pato da un altro elettrone; di qui la creazione della coppia «elettrone-buco», il cui numero aumenterà con l'eventuale innalzamento della temperatura. In correlazione con ciò, si crea una struttura di conducibilità, il cui grado si innalza se si introducono nel cristallo piccole quantità di impurità («drogaggio»); ma tralasciamo queste considerazioni che complicano l'analisi semplicemente strutturale. Fissiamo dunque soprattutto l'idea che accorda molta importanza alla nebulosa degli elettroni, esterna o periferica, il cui interesse è notevole: ad esempio l'idrogeno e l'elio differiscono solo per una di queste particelle minime, tuttavia ciò è sufficiente a far sì che l'uno sia un gas che si combina facilmente (l'idrogeno), mentre l'altro, inerte, non entra in nessun composto (l'elio). 3. Ci piace anche pensare che «la materia» - decisamente più vasta· di quanto non si pensasse, piena di recessi, di commessure e d_i transizioni e che sporge sempre dalle teorie che tendono a rinchiuFranco Antonicelli, Luigi Pirandello, Fondazione Antonicelli, Livorno, 1935 L'idea che oseremmo proporre al filosofo consiste nel suggerirgli di rinunciare a questi giochi di prestigio, a queste nozioni o considerazioni troppo poco materiali. 1. Si dovrebbe parlare più di materie che della materia. La maggior parte dei corpi, secondo le condizioni di temperatura e di pressione, passa attraverso parecchi stati (cristallino, liquido o gassoso). A questi bisogna aggiungere lo stato «amorfo», rappresentato dal vetro, che è caratterizzato da una netta isotropia. Quest'ultimo attrae la nostra attenzione soprattutto perché mette in crisi analisi troppo definite o troppo convenzionali: con il vetro e nel vetro il solido diventa e resta liquido, in un vero e proprio affascinante miscuglio! In un fluido le unità scivolano le une sulle altre, ma già con certe molecole esse scorrono facilmente, soprattutto a bassa temperatura, formando allora un «solido elettroni, tende a perderli. Se invece ne ha 5 o 6 o 7 tende a catturarne altri per completare la corona. Va da sé che quelli che ne hanno 4 manifestano una relativa, ma certa, indifferenza: possono acquistare o rilasciare elettroni (anfoteri); questi appartengono già al gruppo dei semi-conduttori, come il germanio e il silicio. Gli stati intermedi l'hanno di nuovo vinta nella città scientifica. In ogni modo contestano le nostre classificazioni o rappresentazioni troppo rudimentali. Insistiamo: in un cristallo di germanio l'atomo centrale è circondato da 4 elettroni periferici; il nucleo, in qualche modo, assicura l'equilibrio elettro-magnetico. Se uno dei 4 si libera o si stacca, per effetto di una debole turbolenza termica, improvvisamente si viene a creare «un posto vacante»; l'elettrone vagante (e-) lascia un buco, indicato con un più ( +) che sarà sicuramente colmato o occuderla - deve una parte della sua ricchezza non solo alle sue molteplici fasi, non solo ai suoi componenti, alla loro natura e al loro numero, dimensione e disposizione; ma anche ai legami che li unisco- • no, come alle minime impurità che racchiudono (o che vi vengono immesse). • Spessissimo la materia nasce essa stessa da un miscuglio, in un primo tempo naturale, poi indotto dall'industria. Il solo legno - per fermarci alle sostanze più comuni e a descrizioni elementari - è già più complesso della nostra plastica, che pure è industrialmente costituita da componenti diverse (fibre fragili e una resina protettiva termoindurente): anche il legno in effetti è costituito da lamelle e fili agglutinati da una colla, la lignina. Entrambe le'componenti servono a definirlo: è duro, compatto e «direzionato» (nel senso dei suoi strati). pagina XV Anche il vecchio cemento armato - sempre per restare a «casi» comuni - deriva dall'associazione della buona aderenza del ferro e del cemento; uno viene compensato dall'altro: quello che è passibile di corrosione è rivestito dall'altro, guadagnandoci anche in solidità (ci sono meno fissurazioni) e in . leggerezza. Il problema non sta qui - ma la materia predilige le «leghe» e le «combinazioni». Una volta ancora la mescolanza e la medianità la favoriscono. •Abbiamo descritto tre possibilità, tre situazioni i_ntermedie, tre tipi di «semi-mescolanza» o di «interferenza». Perché? Perché la materia non deve più essere vista e co"mpresain modo angusto, come un blocco _unico. Essa si diversifica, si pluralizza, si confonde, si mescola, si situa là dove meno ci si aspetta; inoltre si inverte e, per così dire, si contraddice (si pensi soltanto all'esistenza dei cristalli cosiddetti li- "d"') qui I. . Il filosofo, il pensatore, resta troppo lontano da questa materialità, che qovrebbe al contrario preoccuparlo e attirarlò, in quanto è ad un tempo l'essere più complesso, e più capace di evolvere. Non è forse quella che contiene in sé il massimo dell'ordine e, al tempo stesso, del disordine? 1. Il materialismo che sembrava dialettico non ha salvato la materia: ha applicato ad essa le categorie che valevano innanzitutto per la logica o per lo sviluppo delle:> spirito. Così, la imprigionava nell'ambito ristretto di una concezione troppo unitaria. 2. Si può arrivare a chiedersi se la materia non superi, in finezza, in possibilìtà e in occasioni, uno psichismo costretto a conservarsi - a perseverare nella sua esistenza -, sicuramente meno proteiforme e meno sconcertante. In diverse occasioni ci si è lamentati del fatto che gli scrittori si concentrassero troppo sulle passioni e i sentimenti umani e assumessero così raramente la «difesa delle cose». Il rammarico è ancora valido .. La loro arte si è sofisticata sostituendo al racconto di un dramma il dramma del racconto - ma perché non andare con decisione alle strutture stesse, a ciò che costituisce la trama degli oggetti e degli esseri? 3. Fortunatamente la cultura attuale"- anche con i suoi gadget e le sue mercanzie - costringe a rinunciare al dualismo. Quel «sustrato» che prima era lasciato in ombra e disprezzato ora si sta avvicinando a noi; infatti riesce a «ricordare», contare, leggere, regolarsi e accompagnarci! Mentre emerge e si . sviluppa ·l'intelligenza artificiale. La materia ci raggiunge; non è in concorrenza con noi, anzi, ci supplisce e ci sostituisce. Soprattutto è ormai dimostrato che è uscita dalla prigione. Riabilitata, complessa, «media-. na» e sempre sfuggente tra le maglie che dovevano .imprigionarla, multiforme e capace di straordinarie prestazioni, non chiediamo altro per· lei. È dalla materia, dalla matrice materiale (materia mater), che nasce il nuovo.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==