pagina X Oggi una grande solidarietà produttiva tende, invece, ad istituirsi fra parametri fisici e determinazioni geometrico-figurative. Forma e materia partecipano di uno stesso processo ideativo e il loro disegno simultaneo trasferisce nelle modalità soggettive di fruizione e di lettura i vincoli costitutivi del progetto. Rispetto alle caratterizzazioni formali, l'esperienza degli attributi fisici e corporei appare, però, più fortemente tributaria delle variazioni del vissuto individuale e delle oscillazioni temporali che investono la dinamica della sensibilità e del gusto collettivi. È come se storicamente si fossero istituiti due diversi ordini di esperienza fenomenica: alla forma è stato assegnato il ruolo di rappresentante della natura dell'oggetto, manifestazione più pura del suo eidos e della sua intima essenzialità, mentre all'insieme delle altre percezioni sensoriali è stato attribuito il valore di espressione delle caratteristiche proprie del soggetto, delle sue modalità di assunzione percettiva e qualificazione estetica della realtà. La definizione degli attributi cromatici, tattili, olfattivi implica, quindi, la consapevolezza di agire in un tessuto di trame evenemenziali, di essere partecipi di trend di continue trasformazioni che nulla più hanno in comune con le solide certezze e i desideri di oggettività su cui voleva fondarsi la sintesi della forma. Le difficoltà connesse al disegno della materia sembrano, allora, annunciarci L'apertura di un orizzonte problematico più ampio e che supera i limiti della stretta disciplinarità: la crisi della possibilità di una progettualità forte che possa legittimarsi in un confronto con una realtà esterna di valori e l'emergere di forme di decisionalità meno perentorie, preoccupate di inserirsi nel flusso variabile del sentire e nel ritmo temporale degli accadimenti. L'era Antonio Petrillo Ricercatore alla Domus Academy del consumismo immatei=iale L ' avvento della società dell'informazione sembra produrre - tra gli altri - un fenomeno rilevante che raramente è stato so!tolineato nel dibattito contemporaneo: un fenomeno che potremmo definire di consumismo immateriale. A fianco, cioè, del nuovo consumo «linguistico» de~'oggetto materiale, ed al passaggio conseguente da un sistema di status symbols ad un sistema di style symbols, si consolida una pratica di fruizione selvaggia di elementi immateriali della realtà comunicativa, che invece di produrre pensiero e/o riflessione, vengono assorbiti dal sociale secondo logiche in tutto e per tutto simili a quelle del consumismo materiale. Il problema, in un certo senso già proposto venti anni fa dai teorici della Scuola di Francoforte, appare un effetto inevitabile della tanto decantata società dei servizi, in primo lwJgo al servizio di una identità in frantumi. La costituzione dell'identità odierna, come ormai sappiamo Anonimo, Arthur Rimbaud, Bibliothèque Nationale, Parigi, 1865 ca. alfa bis. 2 bene, si basa sempre meno su leggi etiche (il buono e il cattivo, il vero e il falso), sociali (l'appartenenza ad una classe), o psicologiche (auto e etero-direzione), e sempre più sulle regole di un gioco esclusivamente comunicativo. Regole senza direzione, continuamente pronte a riformularsi in termini nuovi. progressivamente svaniscono i concetti nella loro verità e che si regge sempre più spesso sulla suggestione citazionista alimentata dalla società dell'informazione, su infiniti rimandi e sulle emozioni associate che questi possono suscitare. Ed ecco che il soggetto contemporaneo si trova a fronteggiare L'Editore Crocetti annuncia l'uscita di 11511 diretto da Patrizia Valduga Il primo mensile italiano di cultura poetica internazionale Da metà gennaio nelle edicole. L'abbonamento annuo può essere sottoscritto versando L. 50.000 sul conto corrente postale n. 43879204 intestato a Crocetti Editore. CROCETTI EDITORE Via E. Falck 53, 20151 Milano, tel. (02) 3538.277 Si arriva così alla costituzione di identità reversibili e instabili: la transizione diviene la condizione di base per un gioco che va condotto di volta in volta con regole che cambiano costantemente e che a volte vengono a mancare, inghiottite dalla complessità. È in questo vuoto che si inserisce la pratica del consumo immateriale, in un mondo nel quale frammenti di mondi sfiorati, poi lasciati andare e poi ancora ricordati: frasi di personaggi celebri, scene di film, suggestioni televisive, influssi musicali, spunti di riviste, fantasie di look, iperboli pubblicitarie di un'esistenza smembrata. L'attuale impossibilità di un modello conduce ad una tensione autentica verso un 'integrazione Alfabeta 106 che alla fine risulta falsa, pellicola di Domopak che imballa l'identità: sottile, trasparente e non sufficientemente solida per durare tanto a lungo, per resistere all'immensa forza di dispersione prodotta dall'informazione contemporanea, che invece di integrare le conoscenze le decentralizza, rendendole periferiche. Spesso il soggetto contemporaneo si regge allora sui piccoli fuochi della memoria, sulle associazioni di idee già note, di sentimenti già provati. È accompagnato da una perenne eccitazione inerziale, troppo spesso senza direzione, insensata, da un'euforia legata all'iperstimolazione dei nostri tempi; è un'accumulazione di brandelli conoscitivi, mescolati a suoni, immagini, colori e ritornelli pubblicitari. « Disoccupate le strade dai sogni» cantava Lolli nel 1977, e le strade sono state sgombrate e poi riempite di nuovo - non rimangono mai vuote a lungo - dai «rifiuti» del sogno, non più sogni globali, completi, assoluti, ma particelle di sogni quotidiani, frutto di una reverie diffusa, incontrollata, nutrita dai media, dalla moda - nuovo grande media - dal cinema, dalla pubblicità, dal rock. Come quando ci si sveglia e ci si ricorda di brandelli di sogni, senza poterne ricostruire la storia. La polverizzazione dei miti e degli eroi, e non la loro scomparsa, caratterizza l'agire sociale e l'immaginario collettivo attuale, coprendo con una patina leggera e inconsistente la vita quotidiana; una polvere dorata che si intravvede appena, e che al primo colpo di vento viene rimossa. È per questo che i miti e gli eroi Yoshichi lgarashi, Rabindrii.nii.thTagore, Nationa1 Portrait Gallery Smithsonian InstitutiortiWashington, D.C., 1920
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