I Alfa beta 106 A più voci pagina 31 Taccuini useodeimusei. - Il cultodel faraone e i sono, a Parigi, alcuni musei che non ce la fanno più. Due ore di coda per entrare a Cités-Cinés, mostra-padiglione di scenari cinematografici, alla Villette: tutti i più celebri décors e attrezzi, dalla metropolitana del film Subway alle automobili di James Bond. Un caso isolato? Non si direbbe se si considera la fila, intirizzita, immusonita, testarda ad un capo, allegra invece all'altro, che si approssima all'acquisto del sospirato ticket e all'accesso della stazione di Orsay. E, soprattutto, fra cantieri gelosamente mascherati e sale sbarrate da un vecchio cordone, andatevi a vedere la processione sciatta, ciabattona della Grande Galleria del Louvre. Il vero prezzo dell'arte pubblica e statale è la ressa creata dai media e dalle guide turistiche. S'apre, il 15 gennaio, il primo salone internazionale dei Musei e delle Mostre, al Grand Palais. Dieci pagine, in «Libération» migliaia in tutto il mondo. 40 franchi, una sola settimana di apertura, per il Museo dei Musei, con le sue collezioni, edizioni e retroscena. Una occasione unica per conoscere gli uomini, lo spazio e le tecnologie delle future raccolte d'arte. Una sola soluzione: andarci all'apertura e ripartire con il catalogo. Purtroppo solo con il catalogo, perché questo mercato all'ingrosso, questi stand a cubetto, questi dépliant da agenzia di viaggio, denunciano un insieme di miseria, nobiltà e ambizione molto specifico, e valgono, in tutto e per tutto, un padiglione della fiera di Milano o del Levante. Avrebbero dovuto esserci i migliori, dalla Germania all'Unione Sovietica, e inAlberto Capatti vece si notano i soliti due, il Modem art e il Metropolitan di New York, in formato tre metri per tre. Dall'Italia si è mosso solo l'Istituto per i.Beni artistici, culturali e naturali della regione Emilia-Romagna. Dagli altri punti di forza del salone, edizioni di cataloghi, affiches, cartoline, ed infrastrutture, giunge un.certo aiuto: le prime, con Skira, Mazzotta e Flammarion, attestano semplicemente la propria presenza; le altre, le ditte fornitrici di materiali e tecnologie museologiche, hanno seguito una naturale vocazione ed hanno mobilitato, seguendo la logica commerciale, un rappresentante, un catalogo e, in qualche caso, una vetrina, un pannello. La sostanza è che questa fiera, lungi dall'essere internazionale è tutta francese. Hanno risposto una parte di Musei di Parigi e Provincia, e le società che per essi operano. Se la manifestazione, a questo punto, si fosse rivolta . agli addetti ai lavori, non vi sarebbe stato niente da dire, anzi tutto sarebbe andato a vantaggio della prossima scadenza, fra due anni. Invece di buon'ora, alcune scolaresche e il cospicuo numero delle persone a caccia di una idea per i vecchi musei, di una terapia per tutti i nuovi, hanno preso a passeggiare lungo i corridoi prefabbricati, sotto le solite vele di tela bianca. Una folla spaesata, curiosa di progettazioni architet- - toniche, di situazioni d'emergenza simulate (un allarme, un incendio, uno sfregio alla Gioconda) e di sistemi di riproduzione inediti dell'opera d'arte. La corruzione delle superfici, lo sbriciolamento dei materiali, la bassa qualità dell'aria, l'elefantiasi di alcune collezioni e la gracilità di altre, sono ... da troppo tempo parte della nostra cultura artistica per non porci anche questi problemi ulteriori. E invece, in una delle città d'Europa dove più prospera è la programmazione degli spazi artistici locativi, nessun discorso di prospettiva. Parigi soffre della megal~mania e del successo delle sue realizzazioni. Già si prepara un nuovo Louvre, in superficie e nelle fondamenta, ed è appena terminato il fantomatico centro della Villette con la sua Géode per visitare la quale, durante le vacanze natalizie, il turista era invitato a prenotarsi per il giorno dopo. Di fronte ai problemi posti da questa stessa politica culturale - vuoto raggelante in certi saloni pittorici di provincia e gomito a gomito in altri a Parigi - il Salone internazionale non ha tentato di dare una sola risposta, in attesa che una levitazione naturale dei visitatori dispensi una prosperità fraterna ed egualitaria a tutti. Fra ditte di imballaggio e pulizia, climatizzazione e segnaletica, si ritrovano anche due compagnie di assicurazione. È una presenza importante perché, se non altro, ricorda che i problemi di finanziamento e di gestione commerciale sono al centro della museologia e che questa è, in Francia, un affare di Stato. Il primo salone internazionale fà di tutto per velare questa realtà, dando l'impressione di un libero mercato di libere collezioni, esaltando il loro apparente pluralismo (come se da Marsiglia a Rouen non dipendessero dallo stesso Ministero dei Beni culturali). Non c'è bisogno di sottolineare, al di là di quelle piramidi presidenziali che sono il Pompidou o la ViiThomas Eakins, Walt Whitman, National Portrait Gallery Smithsonian Institution Washington, D.C., 1891 lette, quanto questa v1S1onedell'arte sia strumentale. O meglio, perché anche i ciechi non muoiano ignari, un folto gruppo di conservatori, alla vigiglia dell'apertura, hanno già manifestato tutto il loro scontento, prima di ripetere le loro proteste durante la settimana. Il 1989, per una riflessione museologica parigina, è perso: si parla solo della Rivoluzione, dell'Arche de la Défense, del nuovo Louvre. Le folle che già rendono irrespirabile l'aria di certi saloni, vengono studiate come potenziali clienti delle nuove valli dei templi. Eppure i musei in Francia sono già tanti, e forse non godono in egual misura dei privilegi né degli strumenti finanziari adeguati ad una efficace promozione artistica ed educativa. Al Grand Palais sono tutti ospiti con eguale dignità e questo è un principio sacrosanto, ma non nascondiamoci che la strategia del mecenatismo politico assoluto è veramente pericolosa: dissangua i deboli, ipertrofizza le future generazioni, detta la legge della redditività numerica ad una cultura impotente. Dietro alla facciata del primo salone de. musei e delle mostre, sta anche il doloroso caso delle collezioni librarie che danno di sé un modesto, edificante spettacolo. Andate a visitare il Louvre delle biblioteche, la Biblioteca Nazionale: nella sterminata stampa dell'Ottocento e del Novecento, contano più i cenci che le pagine. Se non vi basta consultate i vecchi cataloghi, chiedete i volumi, e poi vedrete che risultati dà il culto del faraone quando non è in gioco la sua immortalità.
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