Alfabeta - anno X - n. 106 - marzo 1988

Alfabeta 106 I In una lucida notte dentro cui civetta e gufo con lui stettero a parlare senza sonno si sentì volare sopra la città assopita. In quell'umido nudo mantello era l'armonia del mondo che dolce mente entrava e lo incantava. 2 Incontro gli venne il fiume chiaro dove una volta imparò ad amare il suo caro seme: vi entrò, teneramente, e dentro vide, oh vide! lei che aspettava. Prove d'artista pagina 29 Poemetto 3 Aveva il corpo di erbe e di fiori appena giacenti sotto la nudità: era lieta e nuotava ridendo, variopinta e per sbocciare là là. 4 .. 5 Com'erano amorosi: li vedevano dal monte di Venere i poeti, e li scrivevano nei loro quaderni: quella nudità illuminava della scrittura i sogni interni. Egli la prese e per mano dall'acqua 6 nella cara sera la portò a volare: Per amore loro si congiungevano: e cadevano per bene sui boschi quelle goccette di premuto succo che sovrabbondavano in più. erano loro la luna della notte, il carro segreto del ritorno del sole. 7 Quanto era il seme: non finiva mai. Gli animali notturni godevano, e fin le lucciole, le faine, le rane, e le erbe immaginate voi. 8 Lei poi cantava, sempre rideva, e lui vide la casa (la cara, la perduta), dove era stato concepito e nato. C'era anche, là, la madre sua, pelle bianca, ridente bambina, cantava, correva, giocava prima di essere intesa dal suo amore uomo caro. 9 Lui con ia sposa già fecondata scese sopra la cara casa e quella bambina ridente madre sua non ancor maturata, con sé la prese a giocare, trasalendo. 10 Stettero i tre nella notte fin fino l'aurora, quando apparve davvero il signor ampio sole, sul carro, e ~antava potente e bello facendo col caro tepore sbocciare i fiori alla sposa e alla bambina il colore del primo amore. Mario Nunes Vais, Filippo Tommaso Marinetti, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Roma, 1916

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