Alfabeta - anno X - n. 106 - marzo 1988

pagina 28 il colonialismo, ma ormai questa formula dello stato nazionale è diventata «paranoide»: Stato e Nazione sono più oppressivi proprio perché non accettano una regola sovranazionale. Non si può dire che gli Stati Uniti d'America siano un'entità meta-nazionale perché gli stati americani non sono stati storici. sono nati con lo sviluppo stesso della confederazione. Noi abbiamo avuto stati storici. tradizioni nazionali, una storia in comune, ma oggi abbiamo un «destino» comune ed è questo che costituisce il presupposto di una entità meta-nazionale: proprio noi che abbiamo creato lo stato nazionale possiamo forse superare questa formula in qualcosa di «meta». Questa idea meta-nazionale coincide con una formula sopra-nazionale con l'idea di un super-stato. È un'altra soluzione che bisogna cercare, per la quale io non ho un programma in tasca. una formula già pronta. è solo un'idea che si fonda anche sul presupposto che questa formula meta-nazionale debba anche essere una formula provinciale. L'era planetaria è iniziata nel momento della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo. Oggi c'è una solidarietà di fatto tra tutti gli elementi del pianeta, e sia la tradizione umanistica, sia la scienza biologica affermano che noi, nonostante tutte le differenze genetiche. individuali, somatiche e psichiche. abbiamo gli stessi diritti. le stesse possibilità di sviluppo culturale e civile. Per me quest'idea europea è e rimane un 'idea universale. Sradicare la singolarità europea non significa negarne l'universalità e l'appartenenza planetaria. al contrario. Io dico che noi dobbiamo aprire la nostra cultura: così come il Rinascimento ha fatto scoperte sul proprio universo. noi oggi dobbiamo aprirci a tutto l'universo di questo secolo. Provincia metanazionale. provincia marginalizzata. Per me fare l'unità europea non significa fare il Mercato comune e diventare la prima potenza industriale del mondo. superare gli Stati Uniti, il Giappone. Certo. è necessario fare il Mercato comune, ma la cosa importante è che noi siamo marginalizzati nella storia planetaria. Nel secolo scorso eravamo il centro attivo del pianeta. oggi il pianeta è divenuto policentrico. e il nostro è un piccolo centro. un po· marginalizzato. Dobbiamo capire che noi non costituiamo più la storia umana. che ci spetta un altro ruolo. più culturale. più aperto. e abbandonare completamente l'idea del dominio. Bene, ho parlato troppo e voglio terminare. Voglio solo aggiungere due ultime cose sull'idea di democrazia e di totalitarismo. . Vorrei chiarire che nel mio libro io parlo di democrazia e di totalitarismo come forme ideali nel senso di Max Weber. Sono convinto che il pensiero sulla democrazia è un inizio non un punto di arrivo: non abbiamo democrazie compiute. abbiamo un'idea di democrazia che possiamo comprendere meglio oggi che esiste il totalitarismo. Il totalitarismo non è unicamente un potere centrale che controlla tutte le dimensioni della società. è un sistema di partito unico. monolitico. che detiene il monopolio della verità e vuole evitare la diversità e la conflittualità. Allora oggi la natura della democrazia può essere meglio definita come una organizzazione della diversità e della conflittualità. attraverso una regolazione che permette a questa conflittualità di diventare produttiva e creativa. in opposizione al totalitarismo come volontà di impedire il nuovo. la possibilità di deviazioni. perché le deviazioni sono un inizio di diversità. Ma la democrazia nel suo senso integrale. multidimensionale. non esiste. La democrazia non è un'essenza europea: nelle condizioni storiche di alcuni paesi europei esistono determinati sviluppi. ma si tratta di processi ambivalenti: per esempio l'Inghilterra ha sviluppato l'«habeas corpus» e i diritti del cittadino. ma queste cose non le ha esportate nelle sue colonie. nelle Indie. nelle altre parti del mondo. le ha tenute per sé. Ma anche quando parlo del totalitarismo. mi riferisco a una forma ideale. Ho scritto un libro sulla natura dell'Unione Sovietica in cui affermo che nel totalitarismo c'è un'impossibilità logica. Perché? Perché anche nel momento peggiore. quello dello stalinismo. c·era un ·apertura nei confronti della cultura nazionale del passato. Sartre era proibito. Merleau-Ponty Rcutlinger. Sido11ie~Gahrielle Colc•11c. Muscum Ludwig. Colonia. 195I Z''! . ', • Saggi era pròibito. Ricoeur era proibito. Hemingway pure. ma Tolstoj. Puskin. tutti i grandi autori russi si potevano leggere. così come Molière e Shakespeare. Allo stesso modo. la volontà di instaurare un controllo totale, dal centro. su tutta l'economia. è impossibile, perché si crea una burocrazia così astratta che è impossibile che funzioni. per cui nasce necessariamente un ·anarchia alla base. dove tutti agiscono in modo informale. individuale. clandestino, ciò che permette al sistema di funzionare. Di fatto. nell'anarchia della vita economica sovietica. c'è allo stesso tempo la resistenza al sistema e la collaborazione che fa funzionare il sistema. Questo per dire che il totalitarismo come chiusura totale è impossibile. se non come possibilità autodistruttiva (penso alla Cambogia di Pol-Pot). Oggi non sappiamo se il corso gorbacioviano sia un corso irreversibile: è possibile che subisca uno scacco. che ci sia una regressione. Penso che il pericolo di una regressione sia molto grande. che se ci sarà un rallentamento nella democratizzazione interna della cultura e dell'economia. si andrà verso la soluzione militare di tutti i problemi. verso lo sviluppo dell'armamento e del potere militare sovietico. Se invece il movimento sarà verso la democratizzazione. verso lo sviluppo interno della società civile. allora ci saranno una grande diminuzione dello sviluppo militare dell'Unione Sovietica e grandi possibilità di pace e di comunicazione (culturale in primo luogo. e poi politica) tra le parti oggi divise dell'Europa. Per questo io sono d'accordo sul fondo della critica che mi ha mosso Formenti nel senso che. pur non accettandola. accetto l'idea che ne sta alla base. Penso che se potessi esporre estesamente la mia idea raggiungeremmo un accordo. L'ultima questione è quella del pacifismo. Capisco molto bene. soprattutto in Germania. di fronte alla tradizione orribile del passato pangermanista. del nazismo. le ragioni del movimento verde e pacifista: sta cercando una soluzione di difesa non violenta (sembra un paradosso. ma il problema della vita è di vivere con le contraddizioni). Io capisco questa ricerca. penso che non abbiano trovatt1 I., ,,,luzione. ma la capisco. Ma voglio parlare anche dell'esperienza lrancese. Quando ero giovane. la nostra generazione era politicizzata fino dai quindici-sedici anni. perché_ era il momento del Fronte popolare. dell'ascesa di Hitler al potere. ecc. lo appartenevo alla categoria dei pacifisti integrali perché pensavo che la cosa peggiore di tutte fosse la guerra. Di più: tutta la nostra educazione di sinistra e democratica ci portava a pensare che il Trattato di Versailles non era giusto dal punto di vista del diritto dei popoli. perché c'erano popolazioni tedesche in Cecoslovacchia. nei Sudeti. Danzica era tedesca. Noi avevamo. come dice Bateson. un douh/e bill(/. una contrad~ dizione interna. perché volevamo lottare contro il nazismo. Alfabeta 106 ma pensavamo che le rivendicazioni di Hitler sui Sudeti e su Danzica fossero fondate sui diritti dei popoli. Ma dall'esperienza di questo pacifismo ho tratto due conseguenze. La prima è che il pacifismo ha una certa efficacia quando ci sono le stesse condizioni di sviluppo nei paesi in conflitto potenziale. Nella Germania nazista non c'era possibilità di pacifismo. e allora noi debilitammo il potenziale militare francese. che già era molto debole. offrendo una piccola facilitazione alla potenzialità aggressiva di Hitler. Questa è la prima cosa: il pacifismo, per svilupparsi, deve essere simultaneo. Non paragono l'aggressività della Germania di allora con quella attuale dell'Unione Sovietica. perché l'URSS è una grande potenza militare. oggi. una superpotenza, ma senza rivendicazioni precise sull'Europa come Hitler. Tuttavia, nemmeno oggi esiste una possibilità di sviluppo uguale del pacifismo nelle due parti. Seconda conseguenza. Dopo l'invasione tedesca in Francia. noi. un piccolo gruppo di amici di sinistra. pacifisti. dicevamo: la guerra è finita. l'Europa si fa, nelle condizioni peggiori. ma Marx ha detto che la storia va avanti nei momenti peggiori (Marx era un pessimista dell'ottimismo: «l'- histoire avance par le mauvais còté». Certo. ci sarebbero stati problemi. ma ormai l'Europa si sarebbe fatta: ma non ci fu pace in Europa. la guerra continuò e mentre alcuni amici che così ragionavano diventarono collaboratori della macchina da guerra tedesca, con un movimento di deriva in~l..'nsibile.noi che dicevamo: non possiamo sopportare tutto 4uesto. vogliamo lottare per la libertà. entrammo nella Resistenza attiva e militare. anche noi quindi facemmo la guerra. Non voglio dire che oggi le cose stiano così. so perfettamente che c'è una differenza fondamentale: il nulla termonucleare. E penso. per esempio. alla piccola bomba francese - piccola bomba che può uccidere però milioni di persone. Capisco molto bene la strategia della dissuasione. perché. in un certo senso. è razionale pensare che la paura della morte possa dissuadere l'altro dall'attaccare. Ma questa razionalità. d'altra parte, è completamente folle: tutta la strategia nucleare è qualcosa per cui la ragione è l'altra faccia di una follia totale. So che ci sono contraddizioni insolubili in quest'idea di difesa o di dissuasione termonucleare. però penso che dal punto di vista dei Paesi dell'Europa occidentale che sono sotto la protezione americana e per i quali verrà forse il momento in cui. per varie ragioni. questa protezione non ci sarà più e ciò sarà anche meglio. comunque dobbiamo pensare a una difesa. Ci sono molti modi di pensare a una difesa: c'è il modo svizzero. Gli svizzeri sono in pace. e sono secoli che vivono in pace. ma è una pace armata. di cittadini armati. Io sono evidentemente per la pace e contro l'armamento nucleare. Ma. in primo luogo. non possiamo evitare il problema della difesa. e non unicamente del nuovo tipo di difesa non violenta che può essere attuata nel momento successivo all'invasione: dobbiamo pensare prima alla difesa. Seconda questione. C'è un'alternativa che sembra folle: piuttosto rosso che morto. piuttosto morto che rosso (rosso nel senso del potere totalitario dell'Unione Sovietica. non nel senso tradizionale della rivoluzione). E tuttavia sono convinto che c'è un momento. un momento ultimo. in cui dobbiamo vivere questa alternativa nel senso in cui la poneva la Rivoluzione francese: la libertà o la morte. A un certo momento dobbiamo pensare che per la libertà c·è la possibilità di morire. Credo che non possiamo eludere questo problema. anche se non dico che sia un problema di oggi. Penso e spero che con lo sviluppo del gorbaciovismo questo possa non essere più un problema per noi. ma non possiamo. in spirito. evitarlo.

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