Alfabeta - anno X - n. 106 - marzo 1988

Alfabeta I 06 ce per la rarità dell'opere esposte, ma anche per una certa morbosità che nasce intorno ad alcune figure di artisti. Un mondo come il nostro dove l'indifferenziato prevale sulla specificità e sulla non ripetibilità di ogni vita individuale, quando «vanno in mostra», oltre che le opere anche l'uomo, allora perfino un artista come Van Gogh diventa importante non tanto per ciò che ha realizzato, quanto per ciò che rappresenta simbolicamente, mescolando arte vita morte. L'unicità dell'evento sta, quindi, nei quaranta dipinti e quaranta disegni, esposti nella sala della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, ma risiede anche nella lunga fila ininterrotta di persone che, dalle nove di mattina alle sette di sera, lentamente scorre, senza quasi mai fermarsi, davanti alle opere dell'artista olandese: qualcuno ha calcolato, come tempo medio di fermata davanti ad ogni quadro, non più di 2 minuti per gruppi di visitatori. Certamente per l'Italia è una mostra eccezionale; abbiamo soltanto un piccolo Van Gogh nei nostri, già scarsi, musei di Arte Moderna. Ma non credo che così possa aumentare il livello medio di conoscenza, né una maggiore sensibilità da parte dei nostri uomini di governo nei riguardi del patrimonio artistico e della sua conservazione ed esposizione. Il pubblico ha sete di mostre estemporanee, così poi potrà raccontare di esserci stato - è il sentimento della presenza e non della conoscenza a convincere la maggior parte degli spettatori a fare file lunghe un ;; .. .. Cfr paio d'ore. Non è questo un evidenziatore in negativo, perché, comunque, poter vedere, a mo' di self service, 80 opere di Van Gogh in Italia e non dovere andare in Olanda, rappresenta pur sempre un'occasione da non perdere. Ma come per ogni evento dove prevale una logica di comunicazione su una seria necessità d'informazione, anche questa mostra è destinata a lasciare tracce di tipo più psicologico (c'ero anch'io) piuttosto che stimoli per approfondire l'arte "' contemporanea. Già vedo migliaia di studenti italiani costretti dai loro insegnanti di storia dell'arte (che a malapena arrivano ad analizzare il primo Ottocento) a studiare il genio olandese. Niente di male, ma il timore più grande è la confusione dei linguaggi e, soprattutto, il pensare che l'arte contemporanea sia più semplice da comprendere perché più vicina a noi, più carica di soggettività e quindi meno complessa da decifrare. Anche una mostra può aprire squarci impensabili, ma perché queste aperture possano diventare segni di consapevolezza culturale, sono necessarie le cosiddette informazioni. Non sempre una mostra d'arte è anche informazione. Aldo Colonetti Hegel e Heidegger L'eredità di Hegel, un volumetto recentemente pubblicato da Liguori e che comprende due saggi di Gadamer (la prolusione pronunciata in occasione del conferimento del premio Hegel nel 1967, che dà il titolo all'insieme, e un poscritto successivo), uno di Habermas (la laudatio accademica per Gadamer Urbanizzazione della provincia heideggeriana, del 1979), e un'ampia introduzione di Roberto Racinaro, documenta un aspetto che si è imposto con crescente consapevolezza nella esegesi heideggeriana, e cioè il fatto che non è possibile parlare di una eredità di Heidegger senza tematizzare, al tempo stesso, la perd~rante attualità di Hegel. Questa attualità, con il tempo, sembra di fatto investire l'intera filosofia contemporanea; anche il cosiddetto «ritorno a Kant» della filosofia universitaria tedesca tra Otto e Novecento appare sempre più come un segreto ritorno a Hegel. Ma anche qui, Heidegger seppe misurarsi con Hegel in una forma e con una intonazione radicali, recuperando lo spirito della dialettica speculativa molto di là dalla semplice esegesi della lettera, e in luoghi dove sulle prime parrebbe di ravvisare posizioni antitetiche nei confronti del panlogismo (come per esempio in Essere e tempo, la cui lettura unicamente esistenzialistica, dove si privilegi l'intonazione kier~ kegaardiana, non rende ragione di un ininterrotto dialogo con Hegel. Il seguito della riflessione heideggeriana, attraverso l'emergere del tema d~lla storia dell'essere, espliciterà quanto di questo rapporto era rimasto inizialmente in ombra. Come scrive Gadamer, «le ardite metafore, con cui Heidegger tentava( ... ] di parlare dell'essere che non è l'essere dell'ente( ... ] si avvipagina 17 cinano comunque alla dialettica speculativa dei concetti hegeliani molto più di quanto non facesse il neohegelismo accademico»). Ma fino a che punto può spingersi il dialogo tra Hegel e Heidegger? In Gadamer, la radicalità heideggeriana viene reinserita sistematicamente nel solco di pensiero hegeliano, e entrambi confluiscono nel risolversi della dialettica nell'ermeneutica. La dialettica hegeliana, una volta che sia destituita della pretesa di sapere assoluto, diviene dialogica, cioè· non più movimento infinito del concetto, ma movimento mai concluso (immerso dunque in quella «cattiva infinità», che per Gadamer non è poi tanto cattiva) del linguaggio e nel linguaggio; per parte sua, la radicalità heideggeriana viene pure ricondotta al dialogo, e sottratta alla indigenza linguistica cui si era consegnata nel tentativo di oltrepassamento della . metafisica. Ma una simile ritrascrizione concettuale - questa, in sintesi, la pointe di Habermas - non rischia di revocare la speranza, sempre immanente al movimento hegeliano della riflessione, di un sapere capace di sottrarsi alla propria determinazione storica e perciò capace di emancipazione? e non rischià d'altro canto di revocare ciò che di ostinato e originario permane nel pensiero di He.idegger, cioè la radicalità filosofica come invito all'oltrepassamento di ciò. che è tradizionalmente tramandato? Maurizio Ferraris Cfr/da ndra Appunti londinesi Maurizio Barberis L a mostra più interessante e visitata della stagione è senz'altro Manner & Morais alla Tate Gallery, ovvero della fondazione della British School of painting. Questa coincide con il periodo più brillante di quell'ironico maestro che fu William Hogart. Sei sezioni per sessanta anni di storia della pittura, dal 1700 al 1760. Molti ritratti, scene di genere, nella tradizione inglese alquanto libera dagli schemi accademici continentali. Due i percorsi più intriganti: la satira moraleggiante hogarthiana dei Rake's progress , spostati temporaneamente dalla loro sede, il Johan Soane's Museum, assieme al sorprendente ciclo An Election, rude presa per i fondelli della corruzione politica all'epoca di Giorgio li, o il grottesco ciclo Four time of the day, sfottò di un genere molto in voga nel Settecento: la descrizione della giornata di un gentiluomo. Hogarth fu maestro riconosciuto dello svizzero Topffer e del francese Dau'mier, con i quali condivideva la passione per la libertà del segno e dell'impianto grafico. L'altro percorso della mostra offre numerosi ritratti «privati» della borghesia e aristocrazia georgiana. I Conversation Pieces o i Musical Party sono alcuni esempi di questa rappresentazione del «pubblico privato». Ottima la sezione dedicata alle Domestic virtues and public pleasures, nella quale spicca l'ambiguo ritratto di famiglia Thomas, 2nd baron of Margam with his brother and sister, di Alan Ramsay o le numerose fanciulle dal grembo colmo di fiori, tra cui quelle ritratte da Gainsborough. La mostra si conclude con la fine del regno di Giorgio II, e con un magnifico ciclo di dipinti, opera di Reynolds, il più fortunato e pagato tra i pittori inglesi del Settecento. Tra questi spicca un sulfureo Laurence Sterne ed una bellissima Jane Hamilton. Alla National Portrait Gallery due mostre: la prima dedicata al ritrattista Franz Xaver Winterhalter, la seconda una minuscola esposizione di ritratti fotografici di Samuel Beckett. Winterhalter fu il maggior pittore di corte del diciannovesimo secolo. La sola regina Vittoria gli commissionò più di _120opere. Altri committenti importanti furono Napoleone II e III, Leopoldo del Belgio, Francesco Giuseppe e lo zar Alessandro. I quadri hanno il fascino discreto e freddino dell'ultima grande stagione dell'aristocrazia europea. Winterhalter, un'lngres scongelato, privo delle inquietudini del manierismo classicista, possedeva invece uno stile brillante ed oratorio che ne fece il richiestissimo pupillo di monarchi e principesse. Davanti al corposo ritratto di Luigi Filippo viene in mente l'ironica serie delle poires, nella quale la testa del grande restauratore subisce l'offesa della metamorfosi. Niente di più lontano dalle intenzioni di Winterhalter che immortala l'imperatore dei francesi ben piantato sulla carta del 1830. Fascinosi i ritratti delle nobili cortigiane, quali la principessa Metternich, pepe e sale della corte austriaca, o la conturbante venere tartara, Madame Rimsky-Korsakov, intima di Tolstoj, o infine la languida principessa von Wittgestein, ritratta nel suo castello di Crimea. Poco distante la piccola mostra dedicata ai ritratti fotografici dell'enigmatico Beckett. John Minihan, amico personale del poeta, ebbe l'opportunità di fotografarlo durante le prove del Waiting for Godot ai Riverside Studios. A questi si aggiunge un intenso ritratto, datato 1976, opera di Jan Brown, ed un piccolo disegno a matita, dell'amico armeno Arigdor Arikha. La apparente modestia del materiale si giustifica con la nota ritrosia di Beckett per l'adulazione agiografica. Per concludere, all'I.C.A., Institute of Contemporary Art, una retrospettiva (1975-1976) dedicata al lavoro fatto da Rainer sulle sculture del suo compatriota Messerschmidt, noto soprattutto per una serie grottesca di volti scolpiti. È noto l'interesse di Rainer per i territori estremi dell'espressione. In questo caso il grottesco viene trasformato in follia, attraverso la resa ambigua del gesto grafico. L'animalesca vitalità delle sculture viene trasformata in gesto di grande efficacia formale. L'idea di Messerschmidt viene superata dall'azione di Rainer. • Al piano inferiore una mostra di grandi ritratti del giovane Tony Bevan (classe 1951), tra cui spicca l'enorme (4,50 x 3,35m) Prophet, ritratto di giovane ammanettato, cui lunghe forbici tagliano i capelli. Forbici e manette sono esten~ sioni simboliche del carattere, attributi iconografici che ne apparentano la· pittura con i primitivi cristiani. Manner & Morals Hogart and british painting 1700-1760 Tate Gallery Franz Xaver Winterhalter and the courts of Europe 1830-1870 National Portrait Gallery Samuel Beckett National Portrait Gallery Franz Xaver Messerschmidt «character-heaçls» 1770-1783 I.C.A. Arnulf Rainer Messerschmidt overdrawings 1975-1976 I.C.A. Tony Bevan Paintings 1980-1987 I.C.A. Nanni Balestrini Il ritorno della signorina Richmond commentovisivodi GianfrancoBaruchello "Ilritornoin ItaliadellasignorinaRichmondavvienenell'estate1984,eroi11ride ra.walmenteronquellodel .r11b0iografo in ve,:rir,hedoporinq11aenni di e.rilioin tem:1provenzaleerastato dalla giu.rtizia• italiana amabilmentedichiarato innocentdeeipiù gravial/i di ten-orismo politiro". Goffredo Parise Arsenico ron 1111 .raggiodi AndreaZanzotto ... "te.riroivelatoreS. it1per i temitorrati. .riaperil rontù111i101m.rpa1d:erildettato 11e//'inrcilwrdeella .ri111a,er.rnie/l'impem1t1/l/rdael /miro, .riaperlaforza di 1111 [111.r.artorabiliare rhe investe fin da//'inizio /'elaborazio11steilistica,e.r.ro .riponein 1111zaonaro11tig1a1arerte.rismografìegaddia11oeaddiriì111raaCéline" ... Edizioni Becco Giallo Via Garibaldi 31026Oderzo (TV) Tel. {0422) 712472 Provincia di Mantova La pratica freudiana o Mantova - Palazzo Ducale - Sala di Manto 16 aprile 1988 Giornata di studio Il nuovo Laocoonte sui limiti di psicoanalisi e pittura Programma ore 9,30 Italo Viola Un nodo barocco di poesia e pittura. Cesare Segre Il movimento come fatto mentale. Ore 15,30 Jorge Canestri La risonanza e lo scarto. Un'analisi delle relazioni tra gli «elementi» della pittura (Kandinskij) e la parola. • Sergio Finzi Globo dipinto: le formazioni psichiche e il marchio della «discesa dell'uomo». Mario Spinella I colori del sogno. Segreteria organizzativa: • Ufficio Stampa Te!. 0376/330229; Ufficio di Presidenza Te!. 0376/330222 c/o Amministrazione Provinciale di Mantova, Via Principe Amedeo, 30 (Mattino ore 9-13; pomeriggio lunedì e giovedì ore 15-18). Sono previste agevolazioni per chi viene da fuori Mantova e per gli studenti univ(!rsitari.

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