Alfabeta 106 Chiara Frugoni L'antichità: dai Mirabilia alla propaganda politica in Memoria dell'antico nell'Arte Italiana Torino, Einaudi, 1984 voi. I, pp. 5-72 Salvatore Settis Continuità, distanza, conoscenza. Tre usi dell'antico nell'Arte Italiana in Memoria dell'antico nell'Arte Italiana Torino, Einaudi, 1986 voi. III, pp. 375-486 Jean Baudrillard L'America Milano, Feltrinelli, 1986 pp. 102, lire 10.000 F ra le tante forme contraddittorie in cui la città contemporanea sembra vivere il suo declino, le figure della metropoli e del museo appartengono a due poli antinomici: la metropoli luogo della provvisorietà, della perdita di senso e della memoria, teatro dell'esperienza dello choc e delle improvvise accelerazioni del tempo; il museo, luogo della memoria, dell'arresto del tempo, dell'organizzazione nazionale e cronologica. La metropoli: il labirinto; il museo: la trasparenza del cristallo. Esiste un trapasso continuo fra l'una e l'altra figura; fra la città che si trasforma in rovina e la rovina che si eleva a monumento; gli oggetti, sottratti alle loro funzioni originarie, entrano così a far parte di un nuovo spazio urbano e di un nuovo ordine storico appositamente creato: diventano oggetti di culto nello spazio del sacro. L'ossessiva ricerca del nuovo che trasforma senza soste l'ambiente metropolitano sembra tradursi, nelle figure del museo, in un'opposta ansia di conservazione e di ripristino, in una consolante cultura della permanenza. È l'esperienza del viaggio, da sempre metafora della ricerca e della conoscenza, che può aiutare a chiarire le antinomie sopra esposte, polarità entro cui si muove una possibile storia della città. Al viaggiatore dell'anno mille Roma appare come inestricabile foresta (C. Frugoni). Il viaggio è esplorazione di territori ignoti, il viaggiatore è un esploratore, ma privo di carte geografiche. È smarrito: Roma gli si mostra come una selva, un tessuto urbano «naturale», di cui non può comprendere la logica storica. Mastro Gregorio, uno fra i tanti che si avventurò alla scoperta di Roma, non possedeva alcun riferimento che gli permettesse di acquisire un qualunque senso del passato. Ma proprio questo spaesamento gli permette di sentirsi in un certo senso contemporaneo ai fatti e ai monumenti dell'antica Roma. Guardare dall'interno: questo sembra caratterizzare i sentimenti di questi esploratori; così la città appare come sequenza dissociata di frammenti privi di connessioni temporali e topografiche. Le piante che di Roma saranno disegnate utilizzeranno una stessa grafia per ogni tipo urbano: case, porte, mura; nessuna distinzione sarà evidenziata fra edifici contemporanei ed antiche rovine. Anzi le rovine sono disegnate fantasticando sulla loro form~ originaria, sulla base di descrizioni solo immaginarie. Assoluta continuità ·tra antichità e medioevo (S. Settis). Gli antichi reperti non devono essere «mostrati», né possono essere considerati «monumenti», ma solo «spoliae», reliquie o peggio bottino, rovine da riutilizzare nella costruzione di nuovi edifici, per ornarli con i simboli del potere. Immagini di grande suggestione per noi: simboli tangibili della stratificazione del tempo I pacchetti di Alfabeta e di una concezione dell'Antico non come corpo separato ma vivente in immagini di cui si accetta «naturalmente» la trasformazione. Ne scaturisce un'unità indivisibile fra gli elementi architettonici e fra l'architettura e la città medioevale. Nel Duomo di Modena si instaurerà una prima (e raffinatissima) distinzione e suddivisione fra materiali di scavo, reimpiegati come tali, e quelli esibiti, perché antichi, per rammentare «l'autorità» che quei frammenti rappresentano. Esibizione e rappresentazione qui ci segnalano l'apparire di che guarda Roma da lontano, una lontananza che gli è permessa da una frattura, che si sta 'Consumando, fra il mondo moderno e l'Antico. La distanza che si è creata permette di percepire e misurare i confini dell'antichità, di elaborare una topografia dei luoghi, di rilevare i monumenti. Il viaggiatore è uno straniero che si è attrezzato per un viaggio lungo e complesso: guardare da lontano permette di scorgere con precisione i confini della città, le strade, il rapporto fra il tessuto minuto e i monumenti. Nadar, Charles Baudelaire, Caisse Nationale des Monuments Historiques et des Sites, Parigi, 1854 una figura del museo e di un nuovo rapporto fra la città e la storia: la memoria di Roma, ridotta a frammenti, si diffonde e si riflette in altre capitali o centri, permettendo un recupero di identità, la costituzione di una molteplicità di «musei urbani». I I viaggio a Roma nel Rinascimento è ormai un viaggio verso un luogo esemplare di cui si vuol ricostruire, programmaticamente, una memoria certa. Il viaggiat9re è un visitatore, un esperto Nel Cinquecento si disegneranno le piante di Roma antica, distinte da quelte di Roma moderna, e Roma antica diverrà la bandiera di una battaglia fra progressisti e conservatori. Anche. Michelangelo «riuserà» gli antichi marmi a chiusura della rampa del Campidoglio, ma perché essi ormai valgono in quanto t,di, frammenti conclusi drammaticamente e'. come tali dall'artista concepiti. Il passaggio dal riuso dell'antichità alla ricollocazione dell'Antico si accompagna pagina 13· con l'apparire di nuove figure del museo, nuove dimore di un mondo definitivamente concluso: lo Studiolo, dove accanto ai libri si collezionano gli antichi marmi, la Loggia, la Galleria di palazzo. L'incontro con l'antico diviene incontro con un sapere consolidato e trasmissibile; il Grand Tour si svolgerà dunque in una città trasparente: marmi, monumenti, rovine appaiono come reperti di un passato a lungo studiato. La conoscenza procederà linearmente, il viaggio avrà una sua durata che permetterà una comprensione razionale della città. Se la continuità logico temporale del viaggio era garantita dall'ordine razionale delle conoscenze, la perdita del limite (anche fisico: alle mura e alle porte di città si sostituiranno le gallerie di testa delle stazioni ferroviarie) spezzerà la sequenza dei nessi logici e cronologici fra le parti della città ottocentesca: alla comprensione razionale della storia e della natura dovrà provvedere d'ora in poi lo Stato con la creazione dei Musei Nazionali. Lo smarrimento del turista non sarà ovviamente lo stesso dei pellegrini dell'anno mille: la città non è più un oggetto «naturale», la foresta, ma l'incessante opera di trasformazione guidata dalla volontà di dominio sulla natura richiama piuttosto la forma del labirinto che l'uomo va costruendo per la conquista di un territorio infinito. Dei labirinti la metropoli ha tutte le connotazioni: l'uniformità, la crescita continua e senza limiti, l'indefinitezza ed anche le «uscite» illusorie; rispetto ad una ragione che ieri aveva ordinato le immagini all'interno di un sistema gerarchico di particolarità e di totalità, la metropoli si presenta priva di un centro e di una periferia, con le immagini allineate come in una galleria di un museo interminabile. Non è un caso dunque, come appunta Baudrillard, se negli Stati Uniti, un paese privo di sensi di colpa verso il passato ma al tempo stesso alla ricerca di un passato, la nozione di museo viene estesa a tutto: quella fossilizzazione che la natura impiega milioni di anni a compiere lì si riesce ad ottenerla istantaneamente. Ma non si tratta di semplice conservazione degli oggetti, ma del loro rinascere ad una nuova forma che vuole essere più esatta e più vera dell'originale. È la vita eterna del simulacro, in cui gli oggetti, sottratti allo scorrere del tempo, rinascono ad una seconda vita, questa volta eterna. Nel museo Getty a Malibu «i quadri antichi appaiono come nuovi, brillanti ed ossigenati, ripuliti da ogni patina e da ogni screpolatura, in una lucentezza artificiale che ben si accorda con l'ambiente pompeian fake che li circonda». L'oggetto sparisce dietro la sua nuova facciata: allo stesso modo le facciate di vetro fumé degli edifici riflettono, come una superficie nera, le immagini circostanti, danao l'impressione eh, nulla ci sia dietro quelle facciate che compongono il paesaggio artificiale della città. La replica dell'originale, non l'originale, è la realtà: ed in America si è replicato quasi tutto, dal Partenone al Colosseo ed il restauro di opere d'arte si confonde con il mercato dei falsi. Ne scaturisce una grandiosa opera di museificazione che ha la sua emblematica figura nell'immensa prospettiva che va dal Lincoln Memoria! al Campidoglio (appunto!) di Washington, su cui i musei si succedono gli uni agli altri, riassumendo l'intero nostro universo, dal paleolitico allo spaziale. E tuttavia l'imponente prospettiva dei musei rimane pur essa un frammento, un ordine solo sognato; il museo' rimane solo un'allegoria del disordine metropolitano, non il cristallo dell'esperienza vissuta.
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