Alfabeta - anno X - n. 105 - febbraio 1988

pagina 38 L a ragazza arrivò in scarpettine basse, gonna corta, capelli lisci castani trattenuti a coda di cavallo, sorrise con i suoi dentini bianchi, piccoli piccoli, quasi denti di latte, e disse mi lascia telefonare? in modo inequivocabile. L'uomo alla cassa stava osservando il movimento del bar, prendeva nota un po' svogliato, senza tenere gli occhi fissi su quanto il ragazzo del banco aveva già servito ai due clienti silenziosi, trattenendoli piuttosto sull'ubriaco, ondeggiante sulla porta del bettolino, che minacciava di entrare, e incollandoli infine sul rigonfio della blusetta senza maniche che gli stava di fronte, e che lo fece svegliare completamente con un tu, cosa? La ragazza, contrariata, si rese conto di avere già sprecato la sua prima dose di fascino e tornò nuovamente a mostrare i denti piccolini, adesso con una richiesta urgente, posso telefonare? con l'aria di chi ripone nell'altro ogni sua speranza. L'uomo disse come no e sollevò la mano pienotta dalla tastiera del registratore, l'abbassò osservando l'ubriaco che saliva il gradino dell'ingresso, prese da un ripiano sotto la cassa un apparecchio nero dove c'era ancora stampato, al centro del disco, il marchio dell'antica Companhia Telefonica Brasileira e lo sospinse verso la ragazza dicendo fa presto per favore ché stiamo ormai chiudendo. La ragazza alzò il ricevitore e mormorò sottovoce cavolo, soppesò ostentatamente l'apparecchio e, civetta, disse pesantuccio nevvero? L'uomo sorrise sensibile alle moine dicendo èèèèèèè antico. La ragazza si portò il ricevitore all'orecchio e compose il 277281 con un dito dall'unghia ben curata e laccata di lilla. L'uomo della cassa distolse lo sguardo dal dito, prese il lapis infilato sopra l'orecchio destro e annotò il numero spiegando è per il lotto, incurante del fatto che la ragazza poteva avere sentito e si rinfilò il lapis sull'orecchio mentre teneva d'occhio l'ubriaco che navigava ora. lungo il banco. La ragazza disse fammi il favore di chiamare Otacilio e rimase in attesa. Un uomo le passò accanto, puzzava di fumo, e disse all'uomo della cassa dammi un minister, guardò intensamente gli occhi della giovane e immediatamente i seni. La ragazza arrossì e si toccò rapida cercando il bottone slacciato peraltro inesistente e per proteggersi buttò fuori l'aria con il diaframma, e con le spalle si faceva scudo per mascherare il volume del petto. Il registratore fece tlin, un'auto frenò con stridio di pneumatici e una voce molto alta gridò figlia di puttana con una u alquanto prolungata. L'uomo alla cassa diede il resto all'uomo che aveva comprato le sigarette e disse tu fa finta di non avere sentito niente, bambina, qui è così. L'uomo che aveva comprato le sigarette si allontanò e si diresse verso la porta per vedere cosa stava succedendo in strada. La ragazza si girò affabile verso l'uomo della cassa, ma si fermò attenta al suono proveniente dal ricevitore, da attenta diventò delusa e, trascorso qualche istante, disse digli che sono Julinha. L'uomo che aveva comprato le sigarette si fermò all'uscio, aprì il pacchetto di sigarette, e se ne accese una. L'uomo della cassa disse oh, José quello prima deve pa- ,, I I I l ' I ( Prove d'artista Bar Ivan Angelo gare e il ragazzo del banco smise di versare cachaça all'ubriaco e gli disse qualcosa, mentre l'uomo alla cassa cercava di spiegarsi dicendo va poi a finire che quello non paga e per di più ci spaventa i clienti. La giovane sorrise, condiscendente. L'uomo fumava all'ingresso e le guardava le gambe. La ragazza mise una gamba davanti all'altra, difendendosi del cinquanta per cento, e improvvisamente gaia disse oi! ce ne hai messo di tempo, eh? e, cercando un po' di privacy, disse sei ancora incazzato con me? L'uomo alla cassa si fingeva distratto, ma ascoltava quello che lei diceva. Ma, pensavo. Non mi hai telefonato. L'ubriaco navigò costeggiando gli scogli e raggiunse la cassa con un biglietto da cinquecento in mano. Ma no, non è questo. L'uomo della cassa disse José puoi servire. Non lo so ... avevo paura, tutto qui. L'ubriaco si accinse a riprendere la traversata di ritorno. No, no. Non sei tu. Penso che sia proprio così. No? Il registratore fece tlin segnalando cinquecento cruzeiros. Cavolo, Otacilio, ma pensa. Cosa passa per la testa alla gente in un'ora come questa! Per voi tutto è facile. La faccia dell'uomo alla cassa era leggermente più sveglia e un tantino maliziosa. Cazzo, certo che è difficile. Mettiti un po' nei panni dell'altro. Il ragazzo del banco prese lo stesso bicchiere riempito a metà e la stessa bottiglia e completò la dose dell'ubriaco. Va bene. Anch'io la penso così. Dimentichiamo quello che è successo ieri. D'accordo. L'ubriaco guardò attentamente il bicchiere proprio come se stesse meditando, ma in verità stava solo aspettando il momento giusto per collegare il movimento della nave con quello di portarsi il bicchiere alle labbra, e quando la cosa gli riuscì bevve d'un sol fiato con una smorfia e un brivido. La ragazza ascoltava con aria furbetta quello che Otacilio le diceva, e sorrise eccitata con i suoi dentini bianchi. L'l,lomo della cassa guardò verso l'uomo della porta e la complicità maschile s'instaurò nei loro sguardi. No, sabato no, impossibile. È una storia passata. Adesso è diverso. Ota, no, davvero non si può. Qui non ti posso spiegare. Non capisci? Ci sono giorni che è sì e altri che è no, uffa. L'uomo della cassa strizzò l'occhio all'uomo che fumava all'ingresso, come a dire sì che te ne intendi. Uai, soltanto tra una quindicina di giorni. Mi sono informata, è logico. La giovane captò lo sguardo· dell'uomo sulla porta, e gli girò le spalle. Oggi?! Ma sei matto? L'uomo che stava fumando continuò a guardarla da dietro. Mio padre non mi lascerà. Solo se ... Solo se lo dico a mia madre e poi si arrangerà lei con lui. Giunse un tizio e disse pago due birre e dammi di questi drops alla menta. Cazzo, e che cosa dico. Non lo so, uffa. Troverò la maniera. Sta tranquillo che ce la farò. La cassa fece--tlin e l'uomo se ne andò senza che lei lo avesse visto. No, ci vado. In qualsiasi modo. Sì, che lo voglio. Alfabeta 105 La ragazza guardò l'uomo della cassa e scappò via in tutta fretta da quella faccia che adesso era una faccia viziosa. Sì, aspettami. Arrivo. Ciau. La giovane agganciò e rimase un momento con gli occhi bassi come per ripigliar coraggio e poi disse all'uomo posso farne un'altra, breve breve? L'uomo alla cassa rispose puoi allungando la o, ora con totale disponibilità, e intanto guardava fissamente al di sopra di quanto la scollatura gli suggeriva. La ragazza cercò un punto neutro dove appoggiare lo sguardo mentre attendeva il segnale di libero al telefono, e trovò il giovane che stava lavando i bicchieri dietro il banco, quindi compose il 474729 e restò a guardarsi attorno. Una trappola fluorescente azzurra per catturar zanzare aspettava le sue vittime. Il ragazzo del banco la guardava di sottecchi e sussurrò carina, a denti stretti. L'ubriaco era in attesa del momento più propizio per discendere il gradino che dava in strada, con un piede per terra e l'altro per aria, come chi insicuro si accinga a scendere da un autobus in corsa. L'uomo della porta riunì le cinque dita della mano destra e se le portò alla bocca con un baciiiino che voleva trasmettere all'uomo della cassa la sua opinione sulla ragazza. L'uomo alla cassa in risposta si tenne la punta del lobo destro con il pollice e l'indice, intendendo dire una vera delizia. La ragazza domandò sottovoce che siano usciti? rivolgendosi al nulla e a nessuno. I due uomini silenziosi che bevevano birra appoggiati al banco non erano ormai più lì. La ragazza era girata di fianco e l'uomo della cassa si sporse in avanti per vedere un altro pezzettino di petto attraverso l'apertura laterale della blusetta senza maniche. La ragazza emise un ah di sollievo, tirò a sé il filo fin dove le fu possibile e si chiuse nelle spalle per dire mamma? sono Julia, con una voce che era adesso soffocata da braccia e -·, mani, e concentrata si preparò a parlare. L'uomo sulla porta, il ragazzo del banco e l'uomo alla cassa si scambiarono una rapida occhiata. Ascolta, ho già cenato qui in città assieme a Marilda. Tu mamma sai chi è Marilda, ha già dormito una volta da noi. Sì, proprio lei. Ascolta: adesso andiamo al cinema, capito? Macché tardi, mamma, c'è uno spettacolo alle dieci e mezza. Se faccio molto tardi vado a dormire a casa sua. Solamente perché è più vicino. Tutto qui, mamma, altrimenti saremmo venute lì. No, non ce ne sono. Sai bene che non ce ne sono. Glielo dici tu a papà? No, io non gliene parlo. Va bene. Ti chiamo dopo il film. Solo per confermare, hem, sì, perché è meglio che io vada là. Un bacio. Tira dentro la gattina, capito? Ciau. La giovane si drizzò, agganciò e domandò quant'è? L'uomo non era più alla cassa e disse per te niente, bellina, dietro a lei. La ragazza si girò rapida e vide che tutte le porte del bar erano chiuse. I tre uomini, con le narici dilatate, formavano un semicerchio intorno a lei. Traduzione di Adelina Aletti Da À. face horrivel, Belo Horizonte, 58; Sao Paulo, 85

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