Alfabeta - anno X - n. 105 - febbraio 1988

pagina 36 Prove d'artista Alfabeta 105 Giovanni Giudici I III Una telefonata un telegramma un messo nella notte Non so a qual punto mi sorprese Incerto se alloquirlo Mister o Maestro benché uguale Sia l'ètimo o Eccellenza o Generale Tan m'abellis vostre cortes deman Rispondo - che non oso rifiutare Intanto che lo stadio Effervesceva ai nomi Il Commissario del foot-ball mi convocava Per la Nazionale del mio Paese Delle due formazioni scanditi dalla radio Ma con quel gelo muto . Pianeti Non quello che c'è adesso Bensì l'altro che c'era Ai tempi del Mondiale con la pipa - E per giocare un'unica partita Dove perdere o vincere è lo stesso Certo mi avrà raccomandato Brera Senza preavviso Senza un minimo di pourparler E come stopper - quale idea da matti Già sento i colpi, gli strappi Maglia numero cinque addosso a me! Qui sta il ricco e lo strano Esca da gran richiamo: Inventare l'atleta Nel semplice poeta - Così decreta il Cavalier Bearzot Sufficit per il nostro esperimento Che Lei si ponga al centro Dell'area - appena un filo Oltre la linea e non tema Ci dia dentro - si aggrappi Sgòmiti, scalci, placchi ... Non si ricorda nel Torino Ellèna? Mi ricordo - sospiro: Esteticamente opinabile Ma astuto, inesorabile Nomadi e marinai, che nelle stelle scrutavano le rotte ed i cammini, loro furono i primi osservatori la qualche luce errante, immaginando dèi dalle qualità individue. Il morso della regola ai nodi avvolti sull'eclittica impose poi la quantità: scomposti i moti, li costrinse in sfere in cerchi, in epicicli, e in altri ingegnosi modelli; infine, sovvertito sin l'ordine dei cieli, dettò tre sole leggi ed un principio unico e universale, a disegnare nitide ellissi. Ma insidioso è il semplice e continuo rivolgersi dei posti: immersi in campi che le loro masse curvano e torcono, esitano i pianeti in ogni istante tra intinte orbite possibili sospinti ancora dalla qualità. Granito Ma proprio stopper chissà mai perché Io mingherlino e vecchio Io troppo mite a guerra così dura Di così scarso peso Tersite d'indegna statura li Forse ala ... ma all'uso d'una volta Che mettevano lì Anche certi nanetti velocissimi O per far numero - uno che s'era azzoppato Ma stopper! - che nel canone di ora Come pur spiega la parola È un fortissimo Aiace per fermare La punta dell'attacco - Perché così allo sbaraglio Mandarmi a un sicuro smacco? Chiedo comunque istruzioni - potrei Fare se ben capisco Qualcosa come un misto Fra un terzino centrale del sistema E il libero ai giorni nostri ... Ma è meglio dire Èllena o Ellèna? Mi specchio a un mesto destino Zimbello di plebaglia e vilipeso Dal goleador nemico - E il Commissario è sparito Enrico Rambaldi Fuoco Al mio - di sconosciuto E detto anche sbagliato: con la e Finale ebraicamente invece che La mia provvida i battesimale Non fosse quello un sibillino indizio Di neofobìa razziale IV Presto - vestirsi ... entrare! Però la maglia e i calzoncini dov'erano? E parastinchi e calzettoni - e dove Scarpe e stringhe? Non mi avevano dato che una tuta Con su Club Italia O Italia semplicemente - futuro cimelio Ma affabile dalla panchina ecco In quella venire a me una sparuta Mezz'ala della squadra che fu detta abatina ... V Voce di chi non abbia volto Non proferita e purissimo ascolto Fu la cosa che solo nel suo farsi Trova il nome nel quale consumarsi - Fu credente indagato nel creduto E sguardo di chi vide nel veduto - E nel signore il servo Chiamato a udire il verbo: La notizia ufficiale Che fui lo stopper della Nazionale Novembre-dicembre 1987 Distanza A te, toccò d'essere immerso in moti tiepidi e instabili, ma lenti: di sabbie e sali, d'acque e venti attriti e corrosioni. Nel vuoto gelo estremo testimone dell'abbagliante inizio, ancora awampa corpi quando l'idrogeno collassa Lercio del sangue vomitato tra gli ultimi muggiti, feroce un greco celebrò il primo lembo del velo di Maja scostato. Cifra e radice universale, Dentro, vorticano ordinate le particelle elementari, avvinte dal laccio del discontinuo, e ti dorme l'eco del tuono primigenio, quando indivise guizzavano le forze nel denso plasma di materia, prima che la severa simmetria, tolta la libertà, ti collocasse. Paziente, attendi un grembo materiale ritornato rovente, che ti scagli lungo un altro sentiero. Regata Da riva, appare solo leggiadria di screziati fiocchi rigonfi e beccheggianti, e li spumeggia il mare. Invece è un groppo d'impeti violenti di torsioni d'attriti e di rumori: le vele avventano la chiglia e la deriva ara il continuo d'acqua; schiumose turbolenze all'abisso ricadono impotenti. Astuto, governa l'un contro l'akro moti diversi e contrastanti delle acque e dei venti il timoniere, cercando la bolina. in sparsi agglomerati e si ripete l'antico evento. Scuote il ventre opaco della terra e, serpeggiando, rimescola i gas dell'atmosfera. Ne prorompe luce, corpo che non invecchia e traccia degli spazi e dei tempi l'orizzonte. Quando, da lungi, il dio invidioso scorse nei rifugi degli uomini tralucere fuochi la notte, la storia iniziava. Coppi Sceso dalle fruscianti ruote pareva un cigno incerto sui palmati piedi dopo la scivolante acquatica regalità. Ma intanto la fatica di interminate fughe solitarie gli slabbrava le ossa e gli organi. Eroe di un mito umile e minore subì il destino, e fu reciso all'ultimo brandello di vigore agonistico. Del riposo dei vivi ignaro ed invidioso, avversari superstiti e invecchiati sfida nei sogni e n'agita le notti. ormai sottratta al giogo degli empirici artifici d'egizi e di caldei, sul piano limpida si stagliava la distanza. La sua regalità gli antichi rimisero ai moderni, ansiosi di metrica assoluta per domare le sterminate varietà. Signora delle quattro dimensioni, tra un punto singolare e l'altro increspa lo spazio e il tempo. Caro Enrico Rambaldi, sono contento che il mio lungo poemetto del1'86, Palla di filo (e per il mio Commento in fine al poemetto ti devo alcuni riferimenti a Diderot) (e tu enciclopedista presso Einaudi sei la fonte magistrale per le voci di Materialismo) ti abbia rinfrescato il tuo talento di serivere poesie. Tutte le tue scansioni e i tuoi timbri sono qui giunti a una perfezione. E se stravagante sei, rispetto alla ricerca di Storia della Filosofia che è in corso presso di te (sul rapporto, sino a poco fa, Hegel-Newton), non sei tale in quanto poeta: ma in quanto, come me, recentemente, ti sei immesso in una speculazione che si origina e si versa nel teorico e antropologico, mentre è un trattamento di essenzialità del dire ed è un gioco di arricchimento del senso. Ora, per essere utile a ciò, trasmetto al lettore il tuo commento: «La ricerca verte sul primordiale ruolo del moto (Motu nihil forte antiquius in natura, scrive Galileo) e la sua straordinaria ed elegantissima complessità: su l'essere/apparire nel movimento, il perenne ripresentarsi delle sue antinomie, lo sforzo dell'uomo per comprenderlo. Granito e Regata tratteggiano l'opposizione tra moti interni/esterni, apparenti/reali; Pianeti e Distanza aspetti della sua comprensione nella storia, Fuoco il rapporto calore/moto/luce; Coppi è visto come interprete di un moto minore: la corsa agonistica.» Buon seguito dei lavori Francesco Leonetti

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