Alfabeta - anno X - n. 105 - febbraio 1988

il Mulino Gene Brucker Giovanni e Lusanna Amore e matrimonio nella Firenze del Rinascimento Per l'ardire di una bella donna sedotta e abbandonata da un altolocato giovanotto, il racconto di un amore, un'appassionante, amara, disputa legale, uno squarcio, oggi, sui delicati equilibri politici e sociali nella Firenze di Cosimo de' Medici Stillman Drake Galileo Una biografia scientifica L'itinerario intellettuale del grande scienziato, ripercorso dallo studioso americano che ha saputo datare i materiali di lavoro, i trattati inediti, gli appunti di Galileo Clifford Geertz Antropologia interpretativa Le difficoltà di vedere noi stessi attraverso gli occhi degli altri, di confrontarci con diversi modi di vivere e di attribuire significati al mondo: una serie di riflessioni etnografiche, un'utile lezione di tolleranza Keir Elam Semiotica del teatro Allo spettatore appassionato, il primo quadro sistematico degli elementi e dei segni del messaggio drammaturgico collana di "Cultura Sociale" diretta dà Achille Ardigò Giovanni Bianchi Le ali dellapolitica Una riflessione teorica di alto profilo sulla natura e il senso dell'impegno politico nella nostra società pluridimensionale. pp. 256, L. 19.000 nella stessa collana e dello stesso autore: Dallaparte .di Marta per una teologia del lavorolaico presentazione di Marie Dominique Chenu Il edizione pp. 270, L. 18.000 Morcelliana \. 1 1,1 G q()~d "'1 ):., '.:.. 1 1 l)r, -..,l 1 pagina 22 Cfr Cfr/Conve Un intellettuale viennese Umberto Curi E rwin Schròdinger (Vienna 1887-1961), premio Nobel per la fisica nel 1933, è stato, con Louis De Broglie, il fondatore della meccanica ondulatoria, la teoria che - confluita nella meccanica quantistica - consente la descrizione della struttura atomica mediante un'unica equazione differenziale. Dopo il memorabile Congresso Solvay del 1927, e successivamente per più di un ventennio, la comunità scientifica fu divisa dal dibattito sui fondamenti, e le implicazioni di carattere epistemologico, della nuova meccanica, la quale si discostava in numerosi e importanti aspetti dall'impostazione galileiana-newtoniana. Mentre alcuni fisici, come Niels Bohr, Max Born e Werner Heisenberg, sostenevano che l'approccio quantistico presupponeva il superamento del determinismo 'classico e la rinuncia ad ogni postulato «realistico» nella descrizione del mondo fisico, Schròdinger, e con lui Albert Einstein, ritenevano che l'ipotesi dell'esistenza di un ostacolo insormontabile alla comprensione dei meccanismi fisici fosse inaccettabile, e che lo sviluppo delle ricerche avrebbe consentito una sempre maggiore adeguazione delle conoscenze alla realtà indagata. Nella posizione assunta dallo scienziato viennese nel corso del dibattito, è agevole cogliere l'influenza delle sue non occasionali letture filosofiche: Baruch Spinoza e Ernst Mach, Richard Semon e, soprattutto, Arthur Schopenhauer. Come risulta limpidamente dagli scritti compresi nel testo La mia visione del mondo (recentemente tradotto in italiano a cura di Bruno Bertotti), ma anche in altri lavori di rilevante impegno specialistico, le teorie fisiche elaborate da Schrodinger sono strettamente connesse con - il che non significa che siano linearmente deducibili da - la sua Weltansicht filosofica. Per queste ragioni - qui, ovviamente, appena abbozzate - una riflessione approfondita sui molteplici aspetti dell'opera dello scienziato austriaco, non può prescindere dalla trattazione degli aspetti filosofici della sua ricerca, né dalla considerazione del quadro storico e speculativo, nel quale prende forma la nuova descrizione della realtà fisica. Di qui, la partecipazione a questo Convegno di studiosi che operano in ambiti disciplinari diversi: fisici teorici e speriNel realizzare questa iniziativa - la cui attuazione sarebbe stata impossibile, senza la collaborazione dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, presieduto dall'avvocato Gerardo Marotta, dell'Università degli Studi di Pavia, della SISSA di Trieste e del Consolato generale d'Austria a Milano - l'Istituto Gramsci Veneto ha inteso da un lato proseguire il fecondo lavoro avviato già negli anni scorsi con i Convegni su La comunicazione umana (1983), Il tempo morente (1984), L'opera di -etnie Scienza politica e cultura dei popoli minoritari n 13 Galli CesareBattistie la suaguerra:tramontodi un mito - Fiocchi "Lumbard,parlemmlumbard!" - Porro: "VivaTorino Capitale!" - Ceschia/Cozzi: Morzine:deliriosociale e pedagogiamorale - Sartori Eire:per1500anniunanazione - Nicoli: Gli Sherpa - Stocchi: Il lungotrekkingdei coloniboeri - Hull: La lingua"padanese" - Catanzariti Il Soledi Campanella sorgeancora - Verdegiglio Unaminoranzain pericolo:Guardia Piemontese - lacovissi: "Friuli, regionemai·nata" - Michelucci: Notiziario Larivista è distribuitainabbonamento5 numeriL. 30.000- Europa L. 35.000- Paesiextraeurope(ip aerea)L. 70.000-Arretrati 1980/81/82/83/84/85/8L6.89.000-VersamenstiulCCP14162200intestato aMiroMerelli.VialeBligny22.20136Milano- Te!.02/8375525 QuestonumeroL. 6.000- IncontrassegnoL. 12.000- ETNIE è in venditanelleseguentilibrerie:Milano:Feltrinelli.ViaManzon1i 2e ViaS.Tecla5 - Roma:Feltrinelli.ViaV.E Orlando84/86- Bologna: Feltrinelli.PiazzaRavegnana1- Bolzano:Athesia.Lauben41 mentali (Bertotti, Budinich, Cini, Guerra, Pisent, Tagliaferri, Weber), anzitutto, ma anche storici della scienza (Bellone, Eder, Rossi, Wessels), filosofi (Cacciari, Cohen), biologi (Liquori); di qui, soprattutto, la deliberata contaminazione di approcci e competenze differenti, tali da consentire una ricostruzione adeguata della figura e dell'opera di Schròdinger, illuminando congiuntamente alcuni aspetti particolarmente significativi della cultura scientifica e filosofica della prima metà di questo secolo. Einstein (1985), La cosmologia oggi fra scienza e filosofia (1987); dall'altro lato, gli importanti risultati fin qui conseguiti, e la collaborazione ormai consolidata con studiosi e istituzioni culturali italiane e straniere di grande prestigio, ci inducono almeno a prefigurare un ulteriore sviluppo, e un primo coronamento, di quest'indagine pluriennale, mediante un'analisi che assuma come tema di riflessione i caratteri di una «filosofia della natura» oggi. È con questo progetto, più ancora che con questo auspicio, che diamo appuntamento per • Alfabeta 105 • il prossimo futuro agli studiosi, al pubblico colto, e ai molti giovani che sempre affollano le nostre iniziative. Rispetto· ad altri precedenti Convegni organizzati dall'Istituto Gramsci Veneto (Il tempo morente, 1984; L'opera di Einstein, 1985; Kosmos: la cosmologia oggi tra scienza e filosofia, 1987), la discussione svoltasi su Schrodinger ha evidenziato una certa difficoltà di comunicazione fra gli scienziati e i filosofi presenti. Mentre i primi, infatti, hanno dato vita ad un dibattito serrato, ma anche molto tecnico, su alcune questioni specifiche inerenti alla meccanica quantistica, i secondi - tranne Massimo Cacciari - hanno mostrato una comprensibile riluttanza ad affrontare temi di grande complessità specialistica, limitandosi spesso a considerazioni di carattere molto generale. Pur con questi limiti, il Convegno ha sicuramente rappresentato un momento di approfondimento dell'opera di Schròdinger non inferiore, per la qualità dei contributi e il rigore delle analisi, al Convegno internazionale svoltosi sullo stesso tema a Londra nei primi giorni del mese di aprile dello scorso anno. Da sottolineare, semmai, che la riunione veneziana, in confronto alla discussione svoltasi presso l'Imperia! College, ha avuto, fra gli altri, il grande merito di riportare l'attenzione sulla rinnovata attualità, e sulla particolare importanza, della Naturphilosophie, così come essa prende forma nella prima metà del Novecento. Erwin Schrodinger: scienziato e filosofo Convegno internazionale di studio, organizzato da Istituto Gramsci Veneto, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste, Università di Pavia, Consolato generale d'Austria a Milano Venezia, Aula Magna di Ca' Dolfin 11-13 dicembre 1987 • e ecens1om Pane nero Gianni Riotta I I volume che Miriam Mafai, giornalista de «La Repubblica», dedica alla vita quotidiana delle donne nel corso dell'ultimo conflitto mondiale è di stile assai poco «italiano». Non c'è nelle 277 pagine di testo un giudizio, una valutazione, un esame di valori che l'autrice non affidi alla corroborazione di dati, testimonianze, reperti storici, ritagli di giornali, scampoli di verità strappati al conflitto 1939-1945. Il valore del libro è dunque, in primo luogo, nel metodo scelto da Mafai: si comincia con la lettura meticolosa della stampa ufficiale e clandestina dell'epoca e la si conduce con taglio integrale, passando al vaglio sia gli articoli di fondo che i necrologi, le piccole pubblicità, i comunicati ufficiali, per cogliere il tono dell'epoca, dall'alto in basso (a questa fase ha collaborato-.Sara Scalia). Si legge poi la bibliografia essenziale a dare struttura al primo lavoro indiziario e infine c'è la raccolta di testimonianze orali, da quelle note a quelle rese personalmente all'autrice: che ringrazia «tutte coloro che hanno voluto affidarmi i loro ricordi», dando l'accento proprio a quell'affidarsi tra donne che tanta parte sta recitando, in questa stagione, nella cultura femminista, italiana e francese. Il tono e l'umore distaccati si ammorbidiscono nel ricordo personale dell'autrice che, senza fare quasi mai capolino, è sempre, dolcemente, sotteso. L'utilizzo del metodo a triplice filtro, giornali, libri, voce viva, è comune in altri paesi, gli Stati Uniti, per esempio, dove Studs Terkel l'ha utilizzato per i suoi magnifici lavori sulla grande depressione e la seconda guerra mondiale e Harrison Salisbury per gli affreschi con cui ha raccontato l'assedio di Leningrado e la Lunga Marcia cinese. In Italia è invece più raro: o c'è la mano di accademici di gusto come Sandro Portelli che ha impiegato anni di lavoro per darci un bellissimo ritratto narrato della città di Terni, o si resta su una delle due rive, di qua i saggi di storia, con tutte le note a piè di pagina e le bibliografie a posto, ma un po' noiosi, e di là i libri dei giornalisti, talvolta vivaci ma per lo più a base di articoli montati a neve. Pane nero dispone invece di una scrittura a tessuto fitto, ogni riga una notizia, un dettaglio, una voce, un'ispirazione, come se il libro fosse stato redatto seguendo le ricette di allora, «usate tutto, ogni avanzo, riusate le briciole, riusate gli avanzi degli avanzi». L'effetto sui lettori è coinvolgente, per chi la guerra l'ha vista quelle emozioni ricorrono con angoscia e commozione, per chi è troppo giovane riemerge il narrato, la fabulazione, dei genitori, mangia che noi in tempo di guerra

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