Alfabeta - anno X - n. 105 - febbraio 1988

pagina 16 dell'estetica contemporanea che sente ben viva l'esigenza 'scientifica' e vuole giustificarla attraverso descrizioni del fatto 'estetico' che non si limitano alla sua classicistica 'perfezione' bensì lo vedano come un'opera prodotta, risultato di un lavoro tecnicoconcreto dove la dimensione fabbrile dell'uomo si fonde ai suoi saperi psicologici, sociali, storici, in generale connessi alle tematiche dell'intersoggettività: una ripresa quindi di problematiche 'rinascimentali' che paiono spesso 'saltare' le stagioni del pensiero idealistico guardando più all'analisi della struttura del fare che a una teoria delle facoltà o del genio creatore» (p. 289). L'arte, riconosciuta come forma del «fare» umano, fa valere la sua portata per la conoscenza. Essa si riconduce alle sue origini «naturali» e, su questa base, ripropone il problema del senso; riconduce i saperi estraniati a quel cosmo dal quale hanno origine. Sulla base di quell'integrazione del costruire e del conoscere - che Valéry ha fatto valere nella forma più eminente - essa viene a costituire un modello di abitabilità del m0ndo. E si tratta di un modello che non reca i caratteri definitivi propri del classicismo, ma è sempre impegnato in un costante, dialogico divenire. L'infinità estetica - che via via s'incarna nel suo plastico procedere nei diversi prodotti artistici assumendo il volto della grazia - è passibile, ed anzi induce a sempre nuove codificazioni. In questo modo ogni opera si emancipa dal suo creatore, per assumere uno statuto autonomo che seduce, e invita a riprendere l'opera plasmatrice. Solo da questo punto di vista si può cogliere il valore di verità delle opere rivelatrice di quell'umano che in esse si cela. «Nell'espressività artistica, nella realtà 'quasi soggettiva' dell'opera e del suo farsi, in questa sua 'matrice' non filosofica, la riflessione fa apparire la complessità della persona, che non solo cerca il senso del reale ma che è anche sempre disposta - sempre di nuovo - attraverso una 'logica poietica' a rimetterlo in discussione, a riplasmarlo: perché nell'arte vede in opera I pacchetti di Alfabeta una presenza geroglifica, un 'valore di verità' non riducibile al potere del logos, al dominio ontologico del linguaggio, a principi quantitativi, una verità posta come orizzonte per l'uomo e suo principio regolativo - appunto una verità dialogica» (441442). ' E interessante notare come anche un altro studio recente, Ermeneutica di Proust, di Maurizio Ferraris, pur muovendo, da presupposti molto più prossimi all'ermeneutica filosofica, pervenga nuovamente a risultati che rimettono in questione il nesso arte/ermeneutica/epistemologia (e su questa base anche il nesso linguaggio/cifra, silenzio.) Anche in questo caso ci troviamo dinanzi a un itinerario che percorre immanentemente le opere, e non tende a estrapolare il significato filosofico dal contesto narrativo. Tuttavia il percorso è più «fedelmente» ermeneutico. Esso muove - come è ovvio del resto in quanto ci si trova dinanzi a un grande monumento letterario - dalla parola per scoprire la natura che sta dietro di essa. E in questo caso la natura non è dotata di un'originaria vis formativa, di una forza plastica che sin dall'inizio volge al significato. Piuttosto il volto della natura che si svela nella Recherche è quello del sempre-uguale. Arte e conoscenza vengono dunque ad affratellarsi, nell'opera di Proust, non perché questi miri a una trasparenza, a un senso del fare umano attraverso l'opera. Perlomeno un'affermazione di questo genere è vera solo in un senso molto lato. Non si tratta di ritotalizzare attraverso il libro una continuità di significati altrimenti perduta; ma è proprio la mancanza di questi significati, codificata dall'opera (che del resto non può neppure essere considerata un testo in senso vero e proprio soprattutto in quanto non reca il definitivo imprimatur del suo autore), arivelarci il significato ultimo della fatica proustiana. Conoscere non è, in questo caso, ricostruire il tessuto dell'esperienza, ossia ricuperare, ricomprendere il tempo perduto. Proprio il tempo perduto rappresenta invece una peculiare forma di legalità. Esso rivela la regolarità che presiede agli eventi che si svolgono nella Recherche: «Nel romanzo il tempo è perduto non in quanto sia semplicemente passato, ma perché il suo scorrere è intessuto di equivoci, di maschere, di trasformazioni tali per cui ogni essere e ogni evento presenta più volti che trasformano continuamente le nostre esperienze. Le metamorfosi sessuali e le migrazioni sociali di cui è intessuta la Recherche sono, di fatto, le sole vie per cui, secondo Proust, è possibile un'esperienza non banale ... E Alberti ne, étre de fuite, bugiarda e infedele, è insieme la figura-tipo dei personaggi del romanzo, e la metafora più generale dell'ideologia e della gnoseologia della Recherche» (p. 14). Ci troviamo così dinanzi a un percorso denso di fertili contraddizioni: l'autore che più di ogni altro sembra essersi appellato alla redenzione artistica, all'estasi come esito ultimo delle opere, non realizza quanto era nei suoi intenti. Del resto, concepita come sensazione pura, come epifania di una verità che in essa s'incarna, l'arte verrebbe trascesa dall'operare della ragione, e così confinata nell'inattualità, in qu~lla che Hegel definì la sua morte. Proprio da questo punto di vista prende forza l'ipotesi di una lettura gnoseologistica di Proust: per sottrarsi all'ineffettualità l'arte deve farsi conoscenza. È così che l'autore della ReAlfabeta 105 cherche si rivela non un maestro del «tempo ritrovato», ma - a tutti gli effetti - un maestro del «tempo perduto». L'arte non ricomprende i significati al di là della loro dispersione, non riconduce a un unico orizzonte le sparse caotiche membra dell'esistenza temporale, ma scorge nel suo divenire un perenne susseguirsi di maschere, che non possono fare assegnamento su di una verità che le trascenda. Questo versante biologico dell'esistenza, il suo scandirsi come un ossessivo e infine insensato sempre-uguale, fa sì che esso sia tipizzabile e riconducibile a regolarità delle quali possiamo riprodurre i lineamenti. Ed è così che l'opera sfugge all'ineffettualità, e si rivela in grado di soddisfare il proposito del suo autore: fornire un libro che procuri al lettore un paio di occhiali per guardare dentro se stesso. A questa luce si rivelano le motivazioni del titolo del volume, Ermeneutica di Proust. L'analisi di uno dei massimi capolavori della letteratura del Novecento permette di affermare che arte e filosofia sono apparentate in quanto fanno capo a testi canonici, che tipizzano modalità dell'esperienza e dischiudono così un mondo: «Arte e filosofia divengono, da un punto di vista ermeneutico, solidali per il fatto che in entrambi i casi si ha a che fare con una esperienza della canonicità dei testi in cui la parola filosofica o letteraria, nella sua dimensione speculativa, fonda e apre un mondo che non esisteva prima di essa. E ciò in un senso non necessariamente auratico o misterioso ... La pretesa di verità dell'arte (e certo oramai della filosofia) non si tutela attraverso il ricorso al mistero ... ma mediante la tematizzazione della canonicità dei testi filosofici e letterari, che istituiscono un mondo che non esisteva prima di essi. È proprio ciò che, di là di certi autofraintendimenti, come l'insistenza, del resto sistematicamente disattesa, sulle estasi temporali, sulle madeleines, ecc., è riuscito ad attuare Proust nella Recherche, opera filosofica proprio nel suo rivaleggiare con la filosofia» (pp. 9-10). Me~g!pgia LaGola Mensile del cibo e delle tecniche di vita materiale è qualità della vita quotidiana Rivista quadrimestrale a cura della Società di Cultura Metodologico-Operati va Un numero Lire 15.000 Abbonamento annuo a tre numeri Lire 40.000 ha compiuto 100 numeri. Inizia la grande corsa verso il raddoppio. Partecipa sottoscrivendo un abbonamento annuale: (11 numeri al prezzo di 10) Lire 60.000 Inviare l'importo a Caposile s.r.l. Piazzale Ferdinando Martini, 3 - 20137 Milano Conto Corrente Postale 57147209 LaGola è un tuo diritto. Difendilo sottoscrivendo un abbonamento annuale: (11 numeri al prezzo di 10) Lire 70.000

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