Alfabeta - anno X - n. 105 - febbraio 1988

pagina 14 • I pacchetti di Alfabeta Alfabeta 105 Proust. enesidel testo Marce! Proust A la recherche du temps perdu, I Paris, «Bibliothèque de la Pléiade, 1987 pp. 1550, s.i.p. La naissance du texte Colloque international Paris, 23-25 settembre 1987 Leçons d'écriture. Ce que disent les manuscrits Textes réunis par Almuth Grésillon et Michael ·werner en hommage à Louis Hay Paris, Minard «Lettres modernes», 1985 pp. 362, s.i.p. Le manuscrit inachevé. Ecriture, création, communication Paris, éds. du CNRS, 1986 pp. 168, s.i.p. e ompitissimo nel suo completo grigio, cortese ma fermo nelle precisazioni e le repliche, Louis Hay, fondatore del Centre Analyse des Manuscrits (CAM) oggi Institut des Textes et Manuscrits Modernes (ITEM), evoca con tono pacato ma intenso l'immagine della leggendaria miriade di foglietti su cui Proust andava cercando una forma per quello che sarebbe diventato uno dei capolavori della letteratura novecentesca. Ecomunica perfettamente che cos'è la passione per la genesi del testo letterario. A fianco gli sono seduti Paul Ricoeur, Jean Starobinski, il musicista Jacques Lambert e lo scrittore Martin Walser. L'ambizioso oggetto della discussione è «Creazione estetica e produzione intellettuale» - e conduce a una deriva, a conclusione delle tre giornate di convegno sulla Nascita del testo organizzate dall'ITEM nella sede del CNRS. Ma la pagina proustiana ognuno l'ha ancora negli occhi, proiettata su schermo da Almuth Grésillon, attuale direttrice dell'ITEM, nella sua presentazione di metodi e risultati di una ricerca che vuol «sostituire al mito oscuro della creazione una conoscenza esatta delle operazioni che presiedono all'atto di scrittura», così da render conto, attraverso la formalizzazione delle sequenze, dell'incipit della Recherche, dell'ossessivo ripetersi e variare di una frase sulla pagina bianca. Proust è certamente terreno privilegiato dell'analisi genetica per almeno due ragioni, determinanti: la complessità del processo creativo e la ricchezza dei materiali di cui si dispone; oltre che per una terza ragione altrettanto determinante: la difficoltà dell'impresa. Il progetto di dare all'opera l'architettura di una cattedrale si accompagna a una costruzione per tasselli: gli episodi, scritti e riscritti decine di volte su foglietti non numerati, trovavano una collocazione precaria, soggetti a spostamenti da un volume all'altro. Dopo aver fatto distruggere alla fedele Celeste 32 quaderni di brouillons, lo scrittore ha lasciato gli altri nel loro naturale disordine, avari di piste, ricchi di mistero. La Biblioteca Nazionale di Parigi ne acquistò 72 (la collezione della nipote) nel 1962 ed entrò in possesso di altri 13 nel 1984; nel frattempo aveva acquisito dattiloscritti, bozze di stampa, lettere e una gran quantità di fogli sparsi. Oggi, tra lasciti e acquisti, il «fondo Proust» viene considerato pressoché completo. Mentre procede il lavoro di classificazione e analisi di questo enorme materiale e si realizza l'edizione genetica (sulle linee ispiratrici del progetto e i problemi metodologic_i,cfr. B.. Brun in Ayan.t-textr, .trxte, après-texte, Sa dra Teroni Paris, éds. du CNRS-Budapest, Akademiai Kiado, 1982), è appena uscito il primo dei quattro volumi della nuova edizione della Recherche nella «Bibliothèque de la Pléiade», a cura di Jean-Yves Tadié. Su 1550 pagine, oltre 500 sono di abbozzi inediti, rintracciati nei Cahiers a partire dal testo definitivo, che è stato ristabilito su manoscritti, dattiloscritti e bozze di stampa, abolendo le correzioni (in gran parte di punteggiatura) introdotte nell'edizione del 1954. La distinzione tra edizione critica e edizione genetica tende ad essere superata: statare che è questo il terreno su cui si individuano le possibilità di una «scienza della letteratura», come l' Encyclopedia Universalis (1985) titola esplicitamente il contributo di Pierre-Marc de Biasi (L'analyse des manuscrits et la critique génétique). Con quel tanto di enfatizzazione che non manca mai di accompagnare le novità culturali a Parigi, la critica genetica viene salutata come la disciplina letteraria degli anni ottanta. Certo, J.-Y. Tadié, che le dedica un capitolo nel suo volume su La critique littéraire au XX' siècle (Paris, Belfond 1987), la dota di padri che hanno i vecchi Lafosse, L'impero liberale insieme al testo, questa, come <!Jtrerecenti edizioni, riproduce il movimento che l'ha generato. E un tangibile risultato dell'influenza che la critica genetica sta esercitando sul versante editoriale, dell'interesse che suscita tra i non specialisti, dello statuto che si è conquistata. Sul primo di questi punti è opportunamente intervenuta nel già citato recente convegno Claudine Gothot-Mersch, (curatrice di una nuova edizione di Flaubert nella «Pléiade»), con una documentata riflessione su problemi, metodi e significati di iniziative editoriali legate alle ricerche di genesi testuale. Quanto al terzo punto, basta dare un'occhiata alla bibl~ografia q~l!'ultimo d~~ennio p~r _connomi di Lanson, Mornet, Rudler, Audiat, e ricorda gli studi più specifici (tra cui quello della stessa Gothot-Mersch su Madame Bovary) degli anni cinquanta-sessanta. E Domenico De Robertis, in un contributo pubblicato nel pre-print per il convegno (La Naissance du texte, éds. CNRS 1987), osserva che la nozione dinamica di «produzione» del testo e di opera d'arte come «approccio di un valore» contrapposta a quella statica dell'opera come «valore» o «risulta._ to» era già operante negli studi di G. Contini sull'Ariosto, del 1937, e che già in quegli anni, in Italia, si parlava appunto di «nuova filologia». . Ma pur deriva~do dalla tradizione filol9gica e dall'edizione critica, questo nuovo orientamento degli studi di genesi del testo letterario rivendica un orizzonte problematico e metodologico diverso da quello della filologia classica. Vi si integrano due visioni dello spazio e della temporalità - sintetizza Henri Mitterand -, quella inventariale, accumulativa e documentaria della vecchia erudizione e quella strutturale, insiemistica e generativa delle moderne scienze •del linguaggio. Le ambizioni, poi, travalicano il campo disciplinare per investire la possibilità di una teoria generale della scrittura letteraria (e oltre, della produzione intellettuale), nonché il territorio delle scienze umane. Da parte di questi stessi studiosi, tuttavia, viene anche denunciata una carenza epistemologica e la necessità di una più avanzata elaborazione teoricometodologica. Si esplora così la possibilità di una «poetica specifica della scrittura contrapposta a una poetica del testo», per dirla con Raymonde Debray-Genette; si cerca il confronto con un'estetica della ricezione, com'è avvenuto nel convegno di settembre, dove la presenza di Hans Robert Jauss ha funzionato da catalizzatore per gran parte del dibattito; si indagava infine sul terreno delle scienze del linguaggio - escludendo la possibilità di utilizzo diretto di un qualsiasi modello linguistico - in una verifica di quello che A. Grésillon ha chiamato «lo zoccolo duro della linguistica, necessario e sufficiente per abbordare l'analisi dei manoscritti». A questa operazione, Louis Hay, già studioso dei manoscritti di Heine, ha dedicato dal 1968 intelligenza, passione e energie, creando, all'interno del CNRS, un centro che, pur tra difficoltà economiche e carenza di personale, permette concretamente di utilizzare competenze specifiche in maniera programmata, con coordinamenti in tutte le direzioni, in un'articolata rete di scambi e confronti. L'applicazione delle più avanzate tecnologie e l'attuazione di programmi di codicologia moderna, ottica e informatica consentono non solo di risolvere velocemente problemi di identificazione delle grafie, di datazione e classificazione dei documenti manoscritti, ma di approntare modelli per analisi coerenti e unificate in un quadro di collaborazioni internazionali. «Le texte n'existe pas»: la frase provocatoriamente pronunciata nel 1975 a conclusione di uno dei primi convegni sulla produzione del testo e i manoscritti letterari è stata altrettanto provocatoriamente ripresa da Louis Hay come titolo di un suo articolo su «Poétique» (aprile 1985), a ribadire lo spirito che animava la critica genetica agli inizi degli anni settanta, quando fece la sua comparsa su una scena dominata dalla cultura del testo come forma chiusa, compiuta, autonoma, totalmente autoreferenziale e così via. Nella crisi dei modelli e delle proposte di ispirazione marxista, la ricerca in direzione anti-idealistica trovò - per le caratteristiche del metodo, necessariamente induttivo, e per la natura stessa dell'oggetto - un terreno favorevole tra gli studiosi di manoscritti, e dette la spinta necessaria all'elaborazione teorica e all'organizzazione. Alla teleologia testuale si è contrapposta una nuova storicità, che è innanzitutto quella del processo creativo, restituita attraverso un lavoro di decostruzione e ricostruzione che illumina il campo dei possibi- _if, il peso ~ le for~e dell'intertestualità, le

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