I pagina 4 ______ sioni ancora in forse, per sondare le reazioni. Si spacciano, in sostanza, fantasmi per fatti reali. Anche quando l'effetto annuncio non prende il posto della recensione critica e •quest'ultima riesce a sopravvivere, come non leggervi l'influenza degli effetti annuncio, come benevolenza indotta o anche come irritazione? 9. Un recensore stimabile ha scritto di recente che in giro si sente un «inspiegabile odore di marcio, che nessuno sa da dove N ella «Repubblica» del 18 agosto, Luigi Malerba deplora, giustamente, la negligenza con cui a volte sono prodotti i libri, e parla degli errori di stampa, soffermandosi sui perchè con l'accento grave. L'esempio può aver lasciato perplesso qualche lettore. In che senso si tratterebbe di un errore di stampa? La questione è più complessa di quanto possa apparire a prima vista, e merita forse un chiarimento, anche se è difficile essere precisi in mancanza di una storia della punteggiatura e delle abitudini grafiche italiane. Trascuro, ovviamente, i numerosi (anche recenti) falliti tentativi di riforma ortografica, generalmente fondati su anacronistiche basi puristiche. Fino a non molti decenni fa prevaleva l'uso dell'accento grave in tutte le parole che, in italiano, tradizionalmente, portano un accento scritto. Si è poi introdotto, ed è stato adottato largamente, l'uso di mettere il grave sulle e aperte (come in è, caffè) e P er chi ha tempo e voglia i grandi settimanali di opinione, penso a «L'Espresso» e a «Panorama», offrono ormai da anni l'opportunità di un gioco di attenzione comparativa. Bisogna avere il tempo di leggerseli entrambi e poi la voglia di inseguire una specie di dialogo interno, fatto di anticipazioni e rincorse. Il gioco consiste non tanto nell'interessarsi ai contenuti dei pezzi o nell'acquisire informazioni, ma nel mettersi in condizione di vedere e dunque di assistere alla gara settimanale che i due periodici, eguali di formato e a volte con la stessa copertina, più o meno sottilmente ingaggiano tra loro, cercando di salvaguardare le differenze ma al tempo stesso mirando ad occupare lo spazio dell'altro e a precederne le iniziative. Così, potremo trovarci in mano due agendine-regalo pressoché identiche (e chiederci il perché di questo), oppure prendere un punto di riferimento, per esempio le rubriche culturali, e vedere all'opera una microfisica dell'innovazione, tanto più interessante quanto più il modello è chiuso e sembra lasciare scarsissimi margini alla novità. Lunghezza dell'articolo, linguaggio, posizione (all'inizio, al centro, alla fine), titolarità della rubrica o apparente distacco («scelto da»), uso dell'immagine illustrativa, ecc., saranno - per chi fa questo gioco - ovviamente più importanti del libro recensito o del giudizio critico espresso. In realtà; i settimanali ora in lizza sono A più voci viene, e che non si riesce a mandare via». Ecco, abbiamo scoperto che i fantasmi messi in giro da un sistema che predilige le I notizie false, perché vendono di più, possono puzzare. E puzzano quando sono indossati come abiti da società. L'eventuale «puzza» delle recensioni viene facilmente assorbita dal cattivo odore generale. Quindi non solo si sospetta qualcosa ma ormai lo si sa e c''è di buono che ormai lo sanno in molti. 10. Tra i consigli che a volte i recensori danno agli autori c'è quello, il più notevole come spia di una situazione, di cercare di non essere troppo intelligenti. Dal consiglio, a volte, si passa al rammarico: «Peccato che sia troppo intelligente», si scrive di un certo poeta. Sembra, dunque, che alcuni recensori abbiano un'idea dello scrittore, o del poeta, come minus habens e che sia questa la condizione necessaria alla sua sopravvivenza e accettazione nella società. Guai se qualcuno osa proclamarsi «persona politica». Cala il silenzio dei recensori. Taccuini l'acuto sulle e chiuse (come in perché, poiché). La distinzione non si usa per le altre vocali: la o finale accentata è sempre aperta in italiano (andò, oblò) e per a, i, u non si ha opposizione di timbro aperto e chiuso; si usa normalmente il grave su tutte e tre le vocali ( bontà, partì, più), ma alcuni preferiscono l'acuto su i e u in quanto queste vocali sono chiuse (parti, piu). Ora, la distinzione fra accento acuto sulla e chiusa (perché) e grave sulla e aperta (caffè) ha senso solo in un sistema in cui si miri a registrare (e a voler diffondere e imporre) una particolare pronuncia come modello - normalmente si tratta della pronuncia fiorentina. Se lo scopo non è quello di indurre a pronunciare perché con la e chiusa, allora diventa una complicazione veramente inutile, poniamo, per un lombardo, continuare a pronunciare la stessa e aperta in caffè e perché, ma dover imparare a scrivere la prima parola con l'accento grave e la seconda con l'accento acuto. Se lo scopo è invece quello di diffondere la pronuncia fiorentina, allora bisogna farlo coerentemente, enunciando le e e le o aperte e chiuse secondo tale pronuncia, in •tutte le parole in cui si presentano: quindi e chiusa non soltanto in perché, ma anche in tre, me, te; e aperta in dieci e cento; o chiusa in quattordici e corridoio; o aperta in costo e devoto; e bisogna adottare anche altri tratti della pronuncia fiorentina, come la s sorda (di spina) in cosa, casa, inglese, e la s sonora (di sbatto) in rosa, quasi, francese; la z sorda (di ozio) in zio, zattera, zucchero, e la z sonora (di azoto) in zero, zeta, zona; e il raddoppiamento sintattico per cui si pronuncia una singola t in la terra, di terra, meno terra, e una doppia t in a terra, da terra, più terra, sassi e terra. Che la pronuncia fiorentina diventi nar zionale e venga adottata in tutta Italia è possibile, ma poco probabile. Porsi come scopo la sua diffusione a me pare anacronistico, e poco giustificato storicamente, dato che l'italiano, fissatosi nel Cinquecento coTaccuini Numeri Pier Aldo Rovatti tre. Infatti l'«Europeo», specialmente dopo il suo ultimo rinnovamento, non può più essere lasciato fuori dal gioco. Le rubriche di cultura sono state messe all'inizio (come su «Panorama»), appena dopo l'indice (che invece su «Panorama» viene dopo un bel po'di pagine ed è- non so quanto di proposito - abbastanza introvabile), e vi sono tentativi di sorprendere su questo terreno i due più prestigiosi concorrenti con piccole invenzioni (piccole ma essenziali per il nostro gioco). Chiunque abbia un po' di sensibilità ai mass media può evidentemente divertirsi per conto proprio senza bisogno di altri consigli. Vorrei solo aggiungere che, per parte mia, proprio sull'«Europeo» mi sono imbattuto in una mossa poco prevedibile: non so quanto dia da pensare ma è senz'altro molto curiosa. Girato l'indice, il lettore incontra una pagina strana, intitolata «Numeri», che a prima vista-sembra una pubblicità (ecco en passant un altro gioco: trovare ogni volta i confini tra pagine diciamo «vere» e pagine di pubblicità). Lo sembra a tal punto, nonostante sia tutta scritta e non contenga immagini (ci sono soltanto alcuni segni colorati fatti con un evidenziatore), che molti presumibilmente passano avanti senza leggerla. Chi invece si sofferma scopre che è una rubrica fissa, un po' «demenziale» ma non poi del tutto, che porta una congerie di dati statistici su fenomeni i più diversi, alcuni decisamente futili altri più seri, con tanto di fonti dichiarate, se mai qualcuno volesse andare a controllare. L'effetto è a mio parere divertente perché combina il crescente bisogno di classifiche e di numeri (che nasce dall'idea corrente che in questo modo si afferrano con rigore e senza sforzo pezzi di realtà) con una certa, dosata, irrisione di questa stessa pretesa, realizzata mediante accostamenti biz- ;:arri e proprio perciò comici. Ecco un montaggio esemplificativo (che ricavo dai numeri di novembre e dicembre): «Milioni di lire spesi in pubblicità nel 1983 dal governo degli Stati Uniti: 297.514. Lo stesso anno dalla Coca-Cola: 366.795 I Cittadini di New York morsicati nel 1985 dai topi: 311. Da altri cittadini: 1.519 / Peso medio in grammi del testicolo di un danese: 42. Di un cinese: 19 / Metri quadri di pizza consumati ogni giorno e mezzo negli Stati Uniti: 450.000. Estensione in metri quadri della Città del Vaticano: 440.000 I Vittime tra le forze armate italiane nel periodo 1976-1986per armi da fuoco: 154. Per incidenti d'auto: 1802 / Minuti di lavoro necessario a un operaio americano per comprarsi un pompelmo: 6. A un operaio sovietico: 112 / Percentuale di americani che acquistano scarpe da jogging ma non corrono: 49 / Percentuale di francesi secondo i quali il sole gira attorno alla terra: 25». Ogni volta l'elenco è lungo e ciò ne aumenta l'alone di insensatezza. Non è dunque solo un «Lo sapevate?» stile settimana Che cosa ne può pensare il lettore di quotidiani? Che deve leggere solo i libri di scrittori e poeti un po' scemi? Che deve diventare «scemo» come loro? E come mai certi scrittori e poeti Stanno al gioco e proclamano di non saper nulla, di non leggere quasi nulla, ecc.? Forse perché così possono essere venduti meglio? Ambiscono a posizioni da clown nel circo sQciale? Ma attenzione, i clown e i buffoni di corte avevano pure del veleno nella coda a pungiglione. *** me lingua scritta basata sul fiorentino trecentesco, si è consolidato, in epoca più recente, come lingua parlata con pronunce locali che oggi coesistono e sono del tutto legittime. La pronuncia settentrionale di vado a casa, con una singola ce con s sonora, non si può certo considerare meno corretta di quella fiorentina con doppia ce con s sorda. L'uso tradizionale dell'accento grave su tutte le vocali che richiedono un accento nella scrittura appare per molti aspetti preferibile a un sistema che distingue (ma solo per le sillabe finali açcentate) e aperte e chiuse secondo una particolare pronuncia locale (quella fiorentina). Solo all'interno di quest'ultimo sistema, che appare poco coerente in un contesto di scrittura e pronuncia italiana piuttosto che fiorentina, si potrà considerare perchè come un errore di stampa.~ enigmistica. C'è forse addirittura una strizzata d'occhio agli elenchi immaginari alla' Borges (gli animali si dividono in «a. appartenenti all'imperatore, b. imbalsamati, c. ammaestrati, d. lattonzoli, e. sirene, f. favolosi, g. cani randagi, h. inclusi in questa classificazione, i. che si agitano, j. innumerevoli, k. disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, I. eccetera, m. che hanno rotto il vaso, n. che da lontano sembrano mosche»). Ma la differenza è data dai numeri. Grandi, piccoli, in percentuale, i numeri svaniscono comunque in un attimo, non senza però aver concesso per quell'attimo al lettore una parvenza di verità. E qual è di settimana in settimana la novità, l'attualità di questi numeri? Nessuna, perché è solo un gioco combinatorio volutamente eguale a se stesso. La vignetta di Altan, nell'ultima pagina di «Panorama», o quella di Pericoli all'inizio dell'«Espresso», sono un medesimo tipo di disegno applicato ad una cronaca in sviluppo. Qui invece si allineano esclusivamente dei numeri e il lettore del futuro che leggesse solo questa rubrica non riuscirebbe a stabilire un ordine e una sequenza. Mi chiedo se questo elemento volutamente assente non costituisca proprio la chiave della trovata, che dà un certo fascino a questa pagina e la solleva, per dir così, all'altezza dei tempi.
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