Alfabeta - anno X - n. 104 - gennaio 1988

pagina 30 Il nuovo statuto del desiderio chiarisce il significato di un altro legame di torsione stabilito da Lacan, quello tra Kant e Sade. Se per Sade vale come legge il godere d'ogni altro essere umano, allora il mondo sadico si può considerare come uno degli sbocchi possibili di un mondo retto dall'etica kantiana e la Philosophie dans le boudoir, completanèlo la Critica della ragion pratica, ce ne fornisce la verità. Asserzioni molto recise e per nulla paradossali. In questo modo, Sade diventa kantiano nella stessa misura in cui Kant diventa sadiano - Lacan non sfugge a questa conclusione, e precisamente attraverso la nozione di dolore, che è evidentemente al termine, come «supplizio eterno», delle fatiche dei personaggi di Sade e che Lacan ritrova - ident~co?... - come conseguenza dell'intervento della legge morale nei confronti delle nostre inclinazioni. Ora, su questo punto particolare, il nesso stabilito tra Kant e Sade deve presupporre una notevole omissione: deve cioè cancellare il corrisp~ttivo positiv.o del dolore provato, nell'applicazione della legge, vale _adire il senso di rispet_toe di ammirazione nei confronti della «legge santa» e l'innalzamento dell'anima che esso. induce. A meno d! non equiparare questo godimento a quello propriamente sadico. Qui non s'intende certo tracciare una mappa delle differenze esistenti tra Kant -~ Sade. Importa invece notare il metodo seguito da Lacan, quel metodo di torsione che diventa tendenziale sottomissione ali'analogia. Questa, come nel caso Kant-Sade, finisce spesso per trasformarsi qa spunto euristico efficace in una gabbia del pensiero altrettanto solida, per l'insistenza con cui somiglianze o affinità parziali tra due situazioni vengono forzate a eq':}ivalenzetotali. L'analogia, da procedimento genialmente inventivo assume una funzione evocativa, affascinante e sterile nello stesso tempo. Per questa via si può intendere come più tardi, in un altro seminario (Encore), Lacan possa giungere a vedere nel super-io l'imperntivo del godimento: «Godi», aggiungendo ovviamente che il super-io è nello stesso tempo il «correlato della castrazione». Ma in questo seminario si tratta di un comandamento impossibile; qui come si è detto il dovere di desiderare non è legato al super-io; è legato invece alla presenza-assenza della Cosa, questo «temibile centro di aspirazione del desiderio», che precede qualsiasi formazione super-egoica. ' E sorprendente notare come in questo punto centrale vengano a sovrapporsi due situazioni diverse. La divisione originaria del soggetto è opera del significante: è infatti il nostro rapporto con il significante a porre il «cerchio incantato» che ci separa dalla Cosa. Questa si presenta dunque come il Nebenmensch Assoluto, originario - e mancante; il soggetto vi si rapporta in una dimensione di p~rdita, rimpianto, nostalgia ..Qra per Lacan questa madre assoluta implica invece nello stesso tempo la dimensione dell'interdizione - è il «bene proibito» dalla legge dell'incesto. Ma se c'è mancanza, l'interdizione è fuori luogo, superflua. Non c'è bisogno di proibire ciò che non c'è. L'interdizione dell'incesto vale invece per un'altra madre, quella del tutto presente nel rapporto col bambino e da cui la separa la legge patema. Ma qui siamo nell'ambito della relazione edipica, con i suoi tempi specifici del tutto Saggi estranei a quello della separazione originaria. La madre edipica è secondo Lacan interamente ridotta al suo rapporto con il fallo che le manca, una figura falloforica si potrebbe dire, riferendoci a quelle cerimonie greche in onore di Dioniso nelle quali i partecipanti portavano il simulacro del fallo. E la mancata distinzione tra questa madre falloforica e la Cosa fa sì che lo stesso sviluppo edipico venga schiacciato e condensato in un momento unico originario. Ma se l'Edipo è un Ur-Edipo, non c'è più Edipo. Ci si può chiedere quale sia la ragione di questa sorprendente sovrapposizione di mancanza e interdizione. La Cosa, si è visto, viene accostata al noumeno kantiano; se usciamo dalla torsione lacaniana, che impone di trascurare l'origine a priori e non empirica del noum~no ii;i Kant, possiamo vedere nella Cosa l'ipostasi del rapporto çon la madre kleiniana. Una figura turbinosa, polimorfa, mare mosso e inqui~tante, che complica la descrizione edipica di Freud .:..e. che Lacan cerca di sottomettere all'imperio della Legge del padre. In qu~sto modo però la ricchezza della figura materna e la inaudita varietà dei suoi rapporti con il figlio (pasta s,correre pocbe pagine di Invidia e gratitudine per rendersi conto di quale sarabanda infernale yi si agiti, forse unico spostato corrispettivo moderno dell'Inferno dantesco) vengono sacrificate a beneficio di una figura ricondotta senza resti alla mancanza del fallo. La problematica del rapporto tra due madri - quella freudiana dell'interdizione e quella che si alza angosciosa, minacciosa dalle pagine di Melanie Klein - si presenta allora in Lacan come rapporto di interdizione esercitato dalla legge paterna n~i confronti del «quadro» in cui si dovrebbe inquadrare «il corpo mitico della madre», vale a dire la Cosa. Si può aggiungere: qui l'interdizione funziona quasi da protezione supplementare, rispetto a una situazione avvertita come minaccia assoluta. Si potrebbe persino dire che l'interdizione ha un significato esorcistico rispetto a questa minaccia che proviene dal nulla. E chiedersi quale limite precostituito venga a porre alla posizione e all'intervento dell'analista nel suo lavoro quotidiano. In ogni caso, le conseguenze dell'interdizione dell'incesto introdotta a questo livello sono immediatamente sensibili. Se tra la Cosa e il soggetto si alza la barriera dell'incesto, allora ogni avvicinamento ad essa acquista il significato di una trasgressione della legge - e siamo allora nell'ambito della perversione, esemplificata nel caso Sade - o di una deficienza della legge stessa, sua assenza parziale o totale - e allora eccoci davanti alla psicosi. Sono le conclusioni di Lacan. Se inve,ce la Cosa è caratterizzata .come madre primordiale divenuta «vuoto. centrale», irraggiungibile di per sé, allora il rapporto può avere il senso di un movimento asintotico verso di essa, non interrotto nel suo procedere da ostacoli o preclusioni esterne e soprattutto non connotato esclusivamente in senso patologico. Ma qui siamo già oltre Lacan, che insiste chiaramente sulla barriera dell'incesto, a costo di andare incontro a difficoltà .e impasse insuperabili. Ne diamo qui alcuni esempi. Per rappresentare il rapporto tra la Cosa e la legge, Lacan ricorre al celebre passo di san Paolo, in cui il peccato è \. Alfabeta 104 messo in rapporto con la legge: «È peccato la legge? No davvero. Ma il peccato io non conobbi se non per la legge. Ché io non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: 'non desiderare'. Ora il peccato, prendendo incitamento da questo precetto, ha eccitato in me ogni sorta di cupidigia; senza la legge il peccato è morto» (Romani, 7,7-8). Lacan sostituisce Cosa a peccato e rileva che il rapporto tra la Cosa e la Legge non potrebbe essere meglio • definito che in questi termini. Ma in questo modo egli omette che questo è per Paolo il vecchio rapporto con la legge e che Paolo si dichiara svincolato da questa legge, «è morto ad essa», per essere sottoposto alla novità dello Spirito e non più alla vetustas litterae. Riprendendo solo la prima parte del discorso di Paolo, Lacan _si condanna ad:essete maestro:della lettera,. della vecchia lettera, e non avverte il ' salto effettuato da Paolo - e con lui da un'intera cultura - co_nla nuova formula.zione, che non è certo una sostituzio'ne o un riassunto della vecchia legge. L'omissione di Lacan si profila qui come il sintomo dell'incapacità di ~ndare oltre l'ordine dell'obbedienza e della trasgressione. A proposito dell'«atto genitale»: ~<Senzadubbio in-quest' atto, in un solo momento, qualcosa può essere raggiunto per cui un essere è per un altro al posto vivo e morto insieme della Cosa. In quest'atto, e in que~to solo mome:nto, egli può simulare con la sua carne il compimento di ciò che non è da nessuna parte». È difficile sottrarsi all'impressione di una valutazione intrinsecamente contraddittoria. Essere al posto della Cosa, luogo centrale del desiderio, non può ridursi a una simulazione, a un fingere e far apparire qualcosa che non c'è. Ora, questa valutazione si ripercuote in formulazioni successive. Per esempio in Encore il «godimento fallico» è puro «godimento d'organo» e nello stesso tempo esiste un «godimento al di là del fallo». È per questa via che Lacan può giungere a incontrare la mistica e i mistici, spesso presenti nella sua opera e, si direbbe, interpellati direttamente (per esempio, in questo seminario, Eckhart a proposito di das Ding), ma nello stesso tempo rinviati o sottomessi ad altro. Con la Cosa Lacan si avvicina ad essi (il roveto ardente della Bibbia è, esplicitamente, «la Cosa di Mosè»), ma se ne allontana nel momento stesso in cui si renderebbe necessaria una configurazione specifica, che oltrepassi le «formule gnomiche» usate abitualmente. L'esperienza mistica è al di là della barriera dell'incesto e in essa si manifesta un aspetto antropologico sinora rifiutato, o temuto, o assimilato tout court all'impostazione religiosa. E così la gioia eccessiva, che è al cuore dell'esperienza estatica, viene trascurata. All'orizzonte del raggiungimento assoluto della Cosa, c'è soltanto, essenzialmente, il dolore, come ci insegna la coppia satanica Kant - Sade. Eppure lo stesso Lacan, seguendo Freud, ha individuato una diversa linea di condotta. È quella in cui il rapporto con la Cosa è governato dalla preoccupazione di evitare, non il~olo!~,.ma un «eccesso di piacere» - siamo nell'ambito del cerimoniale ossessivo; o di «rispettare»il vuoto di una particolare forma di sublimazione - la religione. Dunque: il cerimoniale ossessivo e la costruzione religiosa come modo per circoscrivere e salva -guardare il «roveto ardente» della gioia eccessiva. «HM• lliglielli dàvisita D piccolo Hans diretto da Sergio Finzi ·Verso una deftnizlone di ''nevrosi di guerra" Sul trauma: Sergio Finzi. Sul gioco: Sigmund Pfeifer. E saggi di F. Ferro, M. Ranchetti, M. Spinella, G. Gramigna, F. Rella A N T E R E M Rivista di ricercaletterariadiretto da Flavio Ermini e Silvano Martini via Cantarane 10, 37129Verona laboratoriopoesia (illustrazione e applicazionedi tecniche poetiche contemporanee) con Franco Beltrametti, Corrado costa, Rita degli Esposti, John Gian~Annando Paiàlicb e Tom .Rawonh. a Cusigbedi Belluno: 18-27 apto a Venezia: 1-10settembre Corpo 10 Raccoglie alcune tra le più significative esperienze Mila scritturo contemporanea Via Maroncelli 12, 20154Milano Telefono 654019 Al servizio si acceM per abbonamento anlUUJle. Do un minimo di 6 inserzioni o un massimo di 33 inserzioni. I moduli disponibili sono: semplice cm. 5,lxl,4 Lire 30.008, doppio cm. 5,lx3 Lire 50.000. Per informazioni più Mttagliale scrivere o ~le/o1Ulll o: Cooperlllivo lntropruo, via Caposik 2, 20137 Milano. Telefoni (02) 5451254 - 5451692. Ufficio Pubblicilà, servizio Biglietti da ·visito. 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Sitta Edizioni del Laboratorio Via Monte Sabotino 69 - 41100 Modena - ltaly FOiii di lnfonnulaee Documenti e ricercheper l'elaborazione di praliche ol~rnatf~ in.campo psichiatrico eu111Uzwnale Nuova Serie n° 116 Abbonamento annuo L. 25.000; abbonamento sostenitore L. 50.000; abbonamento enti, associazioni, estero L. 35.000, da versare sul ccp 12386512 intestato alla Cooperativa Centro di Docwn1aziaae, ç. . 347 51100Pistoia. per informazioni: Pozzi, Cannaregio, 4975 3Ql21Venezia, tel. 041/89385 fine iscrizioni 30 aprile 1986 Sottotrac:da arti visive, nuova danza, nuova scena trimestrale diretto da Marco Jannuzzi Abb. a 4 numeri L. 20.000, ccp 54692009 V.le Carlo Felice 95 00185Roma Libri Enzo Ungari Scene madri di Bernardo Bertolucci Nuova edizione con 2 capitoli illustratissimi su Ultimo Imperatore a cura di Donald Ranvaud Libri quadrati Ubulibri Ferdinando Grossetti Contra-Cantica (polsie, sujet, kriture) con epistola di Emilio Villa • . Lire 14.500 - Inform.Tel. 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