Alfabeta 104 A più voci Taccuini La recensione 1. La recensione, antico strumento della critica giornalistica, è nella maggior parte dei casi diventata più giornalistica e meno critica. Ma neppure troppo giornalistica, almeno nel senso tradizionale del termine, dal momento che è anche scarsamente informativa, dal momento che non informa compiutamente il lettore del contenuto di un libro (gli «ultimi» recensori si dimenticano spesso di riassumere concisamente le trame dei romanzi e non riferiscono di parti essenziali di libri che si raccomandano proprio per le caratteristiche omesse da chi ne parla al pubblico). 2. Dice una bellissima poesia di Montale. Locuta Lutetia (1977): Se il mondo va alla malora I non è solo colpa degli uomini I Così diceva una svampita I pipando una granita col chalumeau I al Café de Paris; se il sistema delle recensioni funziona così male non è tutta colpa dei recensori. Il sistema della critica giornalistica è stato attaccato e eroso dall'effetto annuncio, che viene applicato dal marketing e che si sospetta sia una bella invenzione dei policy makers ( o viceversa, i policy makers l'hanno imparato dal marketing). Quando un libro viene «lanciato» i giochi devono essere fatti, e occorre evitare che intervengano disturbatori della quiete del mercato a manomettere i binari dell'imbonimento di massa. Anche nel caso in cui un critico e recensore riesca a prendere co- ~·-. '. ;Vi--'.. munque la parola, questa suonerà stonata e insignificante o non verrà nemmeno udita, sommersa dal boato del «lancio». 3. Notizie su «lanci» falliti se ne hanno invece pochissime e sarebbe invece auspic_abileaverne e dibatterne pubblicamente, ma i recensori «puri» sono restii a «sporcarsi le mani» con cifre e dati. 4. La stampa quotidiana, che ha imparato dai politici e dal marketing quanto rende l'effetto annuncio, favorisce il lancio; ecco moltiplicarsi con naturalezza i capolavori annunciati, i libri dell'anno, gli eventi del secolo ... Alle scomode e magari un po' oscure opinioni dei recensori il giornale preferisce l'intervista all'autore, la cronaca di una presentazione, le due chiacchiere col celebre scrittore di passaggio nella città (ovviamente ci è arrivato a spese dell'editore). Nella maggior parte dei casi una volta che se ne è parlato, di un libro, vale la regola che non si può più ritornarci sopra: premono alle porte altre mille finte notizie. 5. Di recente un recensore molto attivo ha confessato in pubblico che il sistema prevede altri ostacoli e metodi di deragliamento: il recensore che osa essere ancora un po' critico trova la strada sbarrata, nel giornale, da un «già richiesto e assegnato». «Basta dunque manovrare le assegnazioni, ha detto il recensore qui tirato in ballo, e il gioco della critica darà i risultati previsti.» Meglio allora il metodo del «scelto da», Ordineche li tienein Scdi1Vaeantt, a (cruire gli ll!uflrifs.&Keocrcn~ifsC. a_rdinaalil,Conc~- ue, ~ì diTauola,Joueh Scalchi prtfcntano le ,1- , 11 andc ddli RcucrcndifsA. llircuc:ditori. L ... più trasparente. Nel «scelto da» il recensore gioca la carta delle sue preferenze ed è già una buona indicazione per i lettori. 6. D'altra parte, si obietterà, gli uomini del marketing hanno ragione ad avere una certa fretta: se un libro non si muove nelle prime due o tre settimane viene tolto dal banco e prematuramente sepolto nell'area riservata al cimitero del mercato. Ma qui, ancora una volta, è il lettore che interviene a far dispetti: se il capolavoro annunciato non convince resta comunque fermo. È però altrettanto vero che il capolavoro annunciato, pur fallendo gli obiettivi di vendita, morirà sempre qualche settimana dopo gli altri, tenuto in vita artificialmente dalle macchine potenti della grande distribuzione. Il cadavere riesce così a fare qualche altro passo prima di schiantarsi al suolo. 7. A volte sono gli stessi recensori che si tagliano l'erba sotto i piedi, quando approfittano del prezioso spazio concesso per raccontarci che il tal narratore ha i capelli biondi e che assomiglia al protagonista del suo ultimo romanzo, oppure ci rassicurano sul fatto che hanno davvero letto l'opera dello scrittore o del poeta di cui sta_nnoparlando e invece di parlarci dell'opera messa in campo (recensori o) tengono a farci conoscere gratuite, immotivate opinioni di carattere generale; altri inseriscono nella recensione i famosi «consigli» all'autore, quasi fossero convinti che sarà lui l'unico l pagina 31 lettore interessato. Il lettore di un quotidiano non sa che farsene dei consigli all'autore, e pensa che siano un'ovvia formula retorica per avanzare delle riserve gravi. Non potrebbe il recensore scrivere una bella lettera, pensa il lettore, se proprio ci tiene, all'autore bisognoso dei suoi consigli e dire con chiarezza sul giornale che cosa va e che cosa non va, a parere suo, di un certo libro? Altra formula retorica che infastidisce il lettore di quotidiani è l'interrogativo che riguarda il futuro di uno scrittore o di un poeta: sì, tutto bene, ma qui siamo arrivati el limite, e dopo che cosa potrà dire ancora? Ma come, pensa il solito lettore, se il recensore lo liquida così, in extremis, questo povero scrittore, costringendolo in abiti privi di futuro, perché non lo ha liquidato subito, invece di lanciare un ultimo sasso e nascondere la manina? Poiché queste formule retoriche (consigli e ipoteche sul futuro) vengono m,ate da decenni, e da recensori di generazioni diverse, il lettore si convince che i direttori dei giornali hanno avuto, in certi çasi, o troppa pazienza o troppo poco interesse, e hanno sprecato spazio. Gioco facile, in questi casi, quello del marketing, che propone «notizie» e interviste: almeno ci si diverte. 8. Ma come definire quell'effetto annuncio di cui al punto 2.? Si tratta di dare come vere decisioni che nessuno ha intenzione di prendere; oppure di dare come prese deci-
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