Alfabeta - anno X - n. 104 - gennaio 1988

Alfabeta 104 Cfr pagina 23 Cfr lavoro delle riviste Mauro Bersani Bloc Notes Mauro Bersani D i riviste «ruspanti» parlava scherzosamente Romano Luperini riferendosi recentemente alle non poche testate di provincia nate negli ultimi anni che sperimentano anche senza propugnare una precisa linea sperimentale dal punto di vista tecnico e che agiscono sovente come se avessero alle spalle un deserto e cominciassero ad avventurarsi, ciascuna secondo una direzione diversa, per esplorare nuovi territori. «Bloc Notes», pubblicata nel Canton Ticino dal 1979 e giunta oçmai al 14°volume, è sicuramente «ruspante» in questo senso, anche se necessita di un paio di doverose precisazioni. Innanzitutto la sua provincialità è del tutto particolare. Il Canton Ticino è sì un'«area laterale» della cultura italiana, ma è anche un punto di contatto con ;;tltriversanti della cultura europea. Se è periferia italiana, è un po' anche periferia francese e tedesca: è un paradosso di periferia internazionale. In secondo luogo la «terra bruciata» che i giovani intellettuali della Svizzera italiana avvertono intorno a loro è molto più reale che in qualsiasi provincia italiana. Il ghetto dorato politico-sociale e il conservatorismo delle forme istituzionalizzate della cultura svizzera fanno sì che chi voglia fare un discorso intellettuale marcatamente di avanguardia debba per forza di cose partire da zero. È dunque vero che, quando è nata, «Bloc Notes» si è lasciata alle spalle un deserto, ma è stata questa la sua forza, cioè la capacità/necessità di inventare proposte e percorsi non legati a un discorso preformato e indirizzato. Punti di riferimento molto liberi si sono sposati con la vocazione al lavoro interdisciplinare. Marxismo, psicanalisi di marca lacaniana, linguistica, filologia e dialettologia sono ingredienti di «Bloc Notes», non certo chiavi definitorie. Mancanza di omogeneità? Sicuramente. Credo che i redattori della rivista non se ne vergognino affatto. Ciò che li unisce è la volontà di sviluppare un discorso di ricerca intellettuale polemicamente alternativo al quieto vivere e al quieto pensare del cantone. Con questo però finisce il carattere «ruspante» della rivista, che se avesse solo il compito di una provocazione locale ci interesserebbe relativamente. In realtà la vivacità dovuta a questo punto di partenza e l'interdisciplinarità che ha ispirato la rivista fino ad ora, uniti ovviamente alle indubbie qualità di ispiratori e collaboratori, hanno permesso di sviluppare tracciati originali, di produrre intersezioni suggestive e di presentare talenti inediti di sicuro interesse anche al di fuori del Ticino. Quanto ai tracciati e alle intersezioni vorrei far notare, ad esempio, la scelta di inserire a più riprese e in posizioni chiave, rilevanti questioni di diritto, di economia, Cfr/ L'idea che sopraggiunge Alberto Bertoni T roppe volte, nello spazio romanzesco, l'arbitrarietà del «classico» punto di vista sopraelevato (o, per converso, interiorizzato in toto) produce una sorta di cieca trasparenza dei nessi tra le voci e le cose, una fluidità alla fine insensata tra i nomi di oggetti o persone e la loro effettiva densità simbolica. Quasi mai, alla suspense «esterna» ricavata dal montaggio delle successive sequenze diegetiche corrisponde una concertata «verità» della scrittura. Il primo merito di questo secondo romanzo del ferrarese Stefano Tassinari (che segue a distanza di sette anni Riflesso di ruggine, uscito per i tipi della Coop. Charlie Chaplin) risiede proprio nella qualità avvolgente e polimorfa della parola raccontante che giustappone al puntp di vista univoco ma non onnivoro dell'interiorità del protagonista, Friedrich Heiner, quello contiguo - anche sul piano temporale - e para]lelo degli oggetti e delle situazioni che entrano nel suo campo percettivo. Così, l'orizzonte visivo del lettore risulta sempre un prodotto a più dimensioni; ottenuto per somma di progressivi slittamenti del senso, per metamorfosi «a vista» del ductus narrativo. E l'effetto di sospensione dato dalla strategia della trama risulta sempre raddoppiato e amplificato da questa pluralità costitutiva, da questa determinazione, o messa a fuoco, progressiva che dà alla percezione uno statuto aperto e non autosufficiente. La lenta, fruttuosa deducibilità del ritmo e dell'intenzione stilistica del romanzo si contrappunta alla logica induttiva propria del- !' «io» protagonista, cui corrisponde una «conclamata bravura nell'intuire la forma del seme dal colore della buccia». Ad un raffinato, intrigante, radicale «realismo;> percettivo, che non rinuncia ad di psichiatria nel tessuto di una rivista culturale a prevalenza letteraria. Non si tratta di voler ridimensionare la presenza o l'importanza del lavoro letterario della rivista, ma di confrontare questo lavoro, farlo interreagire con dibattiti di pensiero eccentrici a un supposto fulcro di elaborazione umanistica, verificarne le tecniche espressive con altre scritture. In quest'ottica gli indici della rivista non vanno tanto osservati per le presenze in assoluto, ma soprattutto per gli accostamenti, forse casuali, forse studiati, sempre più stimolanti. Quanto invece ai talenti vanno senz'altro citati alcuni «ospiti illustri» come il linguista ungherese Ivan F6nagy o Salvatore Veca, le glorie ticinesi come Giorgio e Giovanni Orelli, ma ancora di più i giovani nati e cresciuti con la rivista, come Fabio Pusterla, premio Montale per la poesia lo scorso anno. Percorsi vagabondi, si diceva, senza itinerari fissi e riferimenti prestabiliti. Fino a un certo punto, però. Infatti, soprattutto sotto la direzione di Gilberto !sella, cioè dal maggio 1983, «Bloc Notes» ha una dimensione più nitida. Se c'è una continuità per la componente ticinese e svizzera interna nelle scelte della rivista, si nota invece un legame privilegiato con alcuni centri accademici italiani, primo fra tutti Pavia, che non era presente nei primi numeri. Va detto che certi collegamenti sono naturali, in quanto in alcune università italiane esistono feconde colonie di studenti ticinesi che lasciano e raccolgono segni di creatività e tensione intellettuale, e creano rapporti umani che possono facilmente diventare rapporti di lavoro culturale in comune. Merito di Gilberto !sella è stato quello di utilizzare questo patrimonio, dare spazio a giovani ricercatori, ticinesi e italiani, vivificando la rivista con contributi arrivati dritti dritti da alcune delle officine di studio più serie e innovative del panorama accademico. Senza per questo voler fare una rivista di carattere scientifico-universitario. . «Bloc Notesnon ha mai rinunciato alla militanza culturale «di strada», ma ha saputo guardare a un gruppo di ricercatori «professionisti» arricchendo la rivista con esempi. di metodologie aggiornate e rigorose. «Esempi» è la parola giusta perché «Bloc Notes» non è e non penso sarà mai la rivista dei filologi e dei semiologi pavesi o dei linguisti di Urbino, ma è la rivista che cerca di offrire spunti di lettura e di riflessione epistemologica tanto dai dibattiti a sfondo locale (ma sempre con interessi teorici sprovincializzanti) quanto dalle esperienze italiane e internazionali più sofisticate. «Bloc Notes» Direttore: Gilberto !sella Bellinzona Frs. 15, lire 12.000 a numero trilibri una vocazione o ricerca di totalità, corrisponde allora un gioco di fiabesche allegorie che «mettono in scena» arredi privati e urbani, in una Vienna soprattutto notturna e monumentale, animata da una coscienza della propria fine tanto sfaccettata e «vissuta» da far dimenticare subito la sua valenza ovvia di iperbole nostalgica della Mitteleuropa al tramonto per assurgere a correlativo oggettivo (ovviamente postumo e residuale) della nostra fine secolo e della qualità cimiteriale del nostro odierno rapporto con la «capitale» metropoli. Vienna diviene così un autentico alter ego del protagonista, non più scenario ma personaggio attivo, nella doppia «dialogante» natura della sua minuziosa attendibilità topografica e toponomastica e delle sue proiezioni fantasmatiche ed emozionali sul «filo» del racconto quando non sulla voce stessa del narratore: «Sulle conseguenze immediate di quell'incontro non si hanno notizie precise, ma soltanto supposizioni molto vicine al vero. Secondo la ricostruzione fornita dalla Linzer, rimasta sveglia a pattugliare la notte, l'uscita dal ristorante tradì toni confidenziali e trasparenti ... ». L'intendimento profondo del romanzo è dunque quello di narrare il movimento dell' «idea che sopraggiunge» (intesa come costruzione progressiva di una realtà complessa, non certo come «trovata» esistenzialistica) e si fa linguaggio, racconto, scoperta: ma non linguaggio della quotidianità minima, della «chiacchiera» insensata (come in molte prove dell'«assurdo» o dell'attuale «minimalismo»), bensì espressione 'magmatica e lucida ad un tempo della molteplicità di conseguenze e di dolori, di spaesamenti e di incubi che ogni nostro «vero» atto progettuale o cognitivo implica. Tassinari, in sostanza, mostra di credere ancora nella decifrabilità originaria del «reale» che è dentro di noi e che dal fuori ci invade, nell'ultima «verità» del rapporto interpersonale e dello Nanni Balestrini Il ritorno della signorina Richmond commentovisivodi GianfrancoBaruchello "li ritornoinItaliadellasignorinaRichmondavvienenell'estate1984,ecoincide casualmenteconquellodel suobiografo in versi,chedopocinqueanni di esilioin terraprovenzaleerastatodalla gimti-· zia italiana amabilmentedichiarato innocentdeeipiù graviatti di terrorismo politico". Goffredo Parise Arsenico conun saggiodi AndreaZanzotto ... "te.riroivelatoreS. iaper i temitocrati, siaperil continuoinmsparsideldettato nell'incalzaredella sintassie ne/l'impennat11rdael lessicos,iaperlaforza di /fil flmso atrabiliare che i11vestfein dall'inizio/'elaborazionsetilistica,esso siponein una zonaco111ig11a. a certesùmografigeaddianeoaddiritturaa Céline" ... Edizioni Becco Giallo Via Garibaldi _1>W26 Oderzo (TV) Te!. (0-122) 712-172 collana "Biblioteca di Storia Contemporanea" diretta da Gabriele De Rosa 1 Alfonso Botti La Spagna e la crisi modernista Cultura sociale, civile e religiosa tra Otto e Novecento Uno scenario inedito e sorprendente nella 'cattolicissima' ·spagna tra la fine del secolo scorso e l'inizio del nostro: profonde inquietudini, aspirazioni insoddisfatte, ampia accoglienza ai fermenti modernisti di Francia, Italia, Germania, Inghilterra. pp. 328, L. 22.000 nella stessa collana presso la Morcelliana: Giorgio Campanini (a cura di) I cattolici italiani e la guerra di Spagna Studi e ricerche Prefazione di Gabriele De Rosa pp. 238, L 20.000 Morcelliana ✓ a G Rosd - 1 2"J 1 2' Brl·Sc ,l

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