Don Giovanni alla Scala Mai come in occasione della prima della Scala del 7 dicembre 1987 si erano manifestate tante cautele e così profondi risentimenti da parte dei critici musicali di alcuni quotidiani. Due lunghi «cappelli» introduttivi, sostanzialmente simili, dj Michelangelo Zurletti («La Repubblica», 9 dicembre 1987) e di Piero Buscaroli («Il Giornale», 9 dicembre 1987) come espressione di un disagio ormai insopportabile di fronte al successo precostituito dalla potenza dei nuovi sponsor, quasi dei parafulmini per poter riuscire comunque esercitare la professione del critico. Da parte di Rubens Tedeschi («L'Unità», 9 dicembre 1987) ampie riserve e scatto d'ira finale: «Così ognuno ha avuto quel che gli spettava, concludendo l'annuale montatura dello spettacolo del secolo e la tradizionale e incivile reclusione degli esclusi; costoro, infatti, a differenza dei 'villani' del Don Giovanni, non sono stati invitati a Palazzo con vini e capponi, ma chiusi fuori come animali feroci, custoditi dagli armati». Ho ascoltato l'esecuzione su Radiotre e confesso che la mia delusione, e irritazione, non faceva che crescere. Non riuscivo a capire perché un grande direttore come Muti ci facesse ascoltare Verdi e Rossini molto più che Mozart. Non riuscivo a capire come mai Thomas Allen e Claudio Desideri Antonio Porta 1. Rudolf Wittkover Cfr evide11ziatore fossero così fuori forma. Che sia colpa della regia al buio? dei condizionamenti di una recitazione male impostata e male intesa? La radio, come si sa, non perdona, ma la mia era comunque un'opinione da dilettante. La freddezza iniziale del pubblico mi aveva fatto, per così dire, sperare nella rinascita di un senso critico diffuso, anche da parte di un pubblico come quello scaligero. Poi il trionfo mondano mi ha fatto sentire un reietto, per di più affetto da sordità. Sono rimasto in sfiduciata attesa. Inutile aspettarsi analisi serie e eventuali riserve nelle cronache farneticanti datate 8 dicembre. Perfino nel supplemento milanese dell'«Unità» certe critiche, molto dure, di alcuni giovani e competenti loggionisti sono state schiacciate dal titolo Il seduttore finisce tra le ovazioni che le faceva apparire stravaganti. Finalmente arriva la mattina del 9 dicembre e me ne sono consolato, come si diceva un tempo, ma resto in allarme, per quel che ho detto all'inizio, cioè per la manifestata difficoltà della critica a entrare nel vivo della questione (un Don Giovanni del tutto normale, accettabile, secondo Zurletti; neppure un buon Don Giovanni secondo Buscaroli e Tedeschi, altro che «spettacolo del secolo» ... ). La critica musicale è ormai una prova di coraggio civile e culturale; il critico vero rischia di passare per un «disturbatore della pubblica quiete» o poco ci manca. Ma il più grave è saltato fuori, sempre su Radiotre, durante l'intervallo tra il primo e il secondo atto. Il bravo Donati ha avutg l'ottima idea di intervistare lo scenografo Ezio Frigerio, pupillo di Strehler. Tutto bene o tutto male, a seconda dei punti di vista, ma il peggio di sicuro lo ha prodotto il Frigerio con un'affermazione poco ironica e anche troppo seria: «Siamo orgogliosi che non sia potuta venire la TV a fare le riprese». A causa del buio registico imposto da Strehler le riprese erano infatti impossibili. Soltanto un Re un po' folle avrebbe potuto osare una simile affermazione (si sa che gli aristocratici al popolo ci tenevano molto di più ... ), dal momento che la Scala, è ben noto, è tenuta in piedi dalla finanza pubblica, dunque dai cittadini che hanno pagato il sig. Frigerio e che hanno tutto il diritto di guardarsi la prima in TV. No, l'onorevole Strehler non può fare quello che vuole alla Scala, ci deve essere un contratto che glielo impedisce, che preveda cioè condizioni di luce tali da permettere una buona ripresa TV. Antonio Porta Millelibri Se il libro deve essere una merce come un'altra, è necessario venderla e, soprattutto, comunicarla, con tutta una serie di accorgimenti che provengono sia dal linguaggio pubblicitario sia dai grandi reportages di immagini e di testi. Se, invece, il libro deve mantenere una certa allure aristocratica, altre allora devono essere le tecniche e le culture simboliche per sostenerlo. Il nuovo mensile «Millelibri» della Giorgio Mondadori, diretto da Renato Olivieri, da questo punto di vista, non sa scegliere una precisa collocazione nel mercato e nelle cronache delle idee. Il modello di riferimento di questo mensile è il francese «Lire» anche se la severità grafica lo avvicina alla «New York Review of Books»; il risultato è una sorta di ibrido editoriale. Interessanti sono i tentativi di andare al di là della parola, i pezzi sulle copertine e intorno all'oscuro e misconosciuto lavoro del redattore editoriale; ma non sempre incisivi sul piano dell'informazione sono i contenuti culturali degli stessi articoli, come anche quell1 dell'intervista clou del numero, in questo caso ad Alberto Moravia. Che cosa sono queste pagine? Informazione pubblicitaria, analisi letteraria, descrizione di alcune fasi del lavoro culturale? Non si capisce; come d'altronde non si comprendono per la stessa ragione, i criteri di compilazione della Vetrina del Libraio. Personalmente poi trovo di una pesantezza qua~i accademica, in contrasto con lo spirito leggero e coerente dei testi, il progetto grafico su due colonne, con alcuni disegni sparsi qua e là, non sempre ordinatamente inseriti nel tessuto La classificadi tipografico, quasi a scusarsi per l'intrusione in una gabbia fitta fitta di parole. La formula potrebbe essere interessante, ma sarebbero necessari un maggiore coraggio culturale e capacità d'investimenti editoriali, senza il timore di essere troppo originali. Per esempio, l'intervista a un grande personaggio della letteratura dovrebbe consistere in un vero e proprio reportage sul lavoro dello scrittore, mettendo per alcune settimane alle costole dell'autore un grande fotografo e un intelligente redattore culturale. Solo così il risultato editoriale andrebbe al di là di un prodotto che già esiste, che già possiede i suoi luoghi di esposizione e d'informazione. «Millelibri» dovrebbe essere un vero e proprio news magazine dell'editoria italiana e internazionale; potrebbe essere utile una breve sintesi in inglese degli articoli fondamentali. Insomma l'impressione generale del primo n.umero di questo nuovo mensile è che è stato, forse, progettato troppo in fretta, sull'onda di una serie di intuizioni, giuste e intelligenti, ma risolte un poco superficialmente. Altre potrebbero essere le potenzialità di un mensile di cultura letteraria, anche sul piano più strettamente merceologico. Giorgio Mondadori e l'amministratore delegato Giorgio Trombetta Panigadi sono uomini nati e cresciuti nel mondo dei libri e dei periodici; sarebbe il caso di ripensare, anche solo parzialCarlo Formenti l. Stephen Jay Gould Giovanni Raboni 1. Dante Giuseppe Pontiggia 1. Giuliano imperatore Allegoria e migrazione dei simboli, saggio Il sorriso del fenicottero, raccolta di saggi Commedia A cura di E. Pasquini e A. Quaglio Alla madre degli dèi Milano, Fondazione Valla - Mondadori, 1987 Torino, Einaudi, 1987 pp. 356, lire 45.000 2. Francesca Sanvitale La vita è un dono, racconti Milano, Mondadori, 1987 pp. 286, lire 22.000 3. Hans Magnus Enzensberger La furia della caducità, poesia Milano, SE, 1987 pp. 128, lire 18.000 4. L'arte della cucina in Italia A cura di Emilio Faccioli Torino, Einaudi, 1987 pp. 880, lire 70.000 5. Renato Barilli Il ciclo del postmoderno Milano, Feltrinelli, 1987 pp. 228, lire 33.000 6. Il grande dizonario Garzanti della lingua italiana A cura delle redazioni Garzanti dirette da Lucio Felci con la collaborazione di Alberto Riganti e Tiziano Rossi pp. 2270, lire 59.500 sulla teoria dell'evoluzione Milano, Feltrinelli, 1987 pp. 373, lire 50.000 2. Erwin Schrodinger L'immagine del mondo, raccolta di saggi sulla filosofia della scienza l' edizione nella Universale scientifica Boringhieri, Torino, 1987 pp. 384, lire 25.000 3. Michel Serres, L'hermaphrodite. Sarrasine sculpteur, saggio Paris, Flammarion, 1987 pp. 158, FF 60 4. Franco Rella Limina. Il pensiero e le cose, saggio Feltrinelli, Milano, 1987 pp. 166, lire 25.000 5. Francisco Varela Scienza e tecnologia della cognizione, saggio Firenze, Hopefulmonster, 1987 pp. 90, lire 12.000 6. Il buon selvaggio A cura di A,shley Montagu, antologia di saggi di antropologia Milano, Elèuthera, 1987 pp. 269, lire 18.000 Milano, Garzanti, 1987 pp. 1532, lire 65.000 2. G .M. Hopkins Il naufragio del Deutschland, poesie Milano, Edizioni SE, 1987 pp. 93, lire 13.000 3. Giovanni Macchia La letteratura francese Milano, Mondadori, 1987 pp. 1518, lire 45.000 4. Italo Svevo Zeno A cura di M. Lavagetto Torino, Einaudi, 1987 pp. 940, lire 42.000 5. Il dizionario di tutti i tempi e di tutte le letterature Milano, Bompiani, 1987 4 voli., pp. 2550, lire 120.000 pp. XC-351, lire 35.000 2. Vincenzo Consolo Retablo Palermo, Sellerio, 1987 pp. 161, lire 8.000 3. Juri Lotman-Boris Uspenskij Tipologia della cultura Milano, Bompiani, 1987 pp. 298, lire 30.000 4. Eliodoro Le Etiopiche Torino, Utet, 1987 pp. 596, lire 70.000 5. Baltasar Gracian L'eroe. Il saggio Parma, Guanda, 1987 pp. 168, lire 20.000
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