..,_ I / - \ - / I I \ ~ / / - -' ,, I - D s o M E N T A R N I e o o NE I pagina 18 I pacchetti di Alfabeta Alfabeta 104 accettare il loro programma per una qualche alternativa radicalmente nuova rispetto alla modernità. In altri termini, era convinzione di Strauss che il fallimento dell'Illuminismo, il fallimento della civiltà borghese liberale europea del diciannovesimo secolo potessero essere corretti solo ritrovando la nostra direzione, una volta di più, in Platone e Aristotele. Strauss era una sorta di outsider nel mondo accademico americano: era un nemico del pragmatismo e delle scienze sociali, era un conservatore piuttosto che un progressista, era sostenitore del ritorno ai pensatori della classicità in un paese che rifiuta la storia della filosofia, o meglio, che l'ha rifiutata nel senso in cui la si studia in Europa, perché qui non c'è una preparazione storica. L'esortazione di Strauss a ritornare ai Greci fu considerata allora come reazionaria per ragioni politiche e contestabile per ragioni accademiche.· In ogni caso, Strauss ha formato una vasta scuola di personaggi estremamente capaci; quasi tutti si sono affermati nelle scienze politiche o nel governo. Negli ultimi quindici anni, a cominciare forse dalla presidenza di Nixon fino all'amministrazione Ford e ora a quella di Reagan, allievi di Strauss e allievi di allievi di Strauss sono diventati figure di non trascurabile importanza nel1' amministrazione pubblica, nel governo - non mi riferisco a cariche elettive, ma piuttosto come consiglieri e consulenti. Prenderò un solo esempio. Un allievo di Strauss, mio coetaneo, per via della sua attività finanziaria entrò in confidenza con il presidente Ford e tenne dei seminari settimanali sul pensiero politico alla Casa Bianca. Strauss ebbe una quantità di studenti che ora sono nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale, altri nel National Endowment for the Humanities (una sorta di potente ministero della cultura), alcuni lavorano come consiglieri privati di personaggi politici americani. A poco a poco gli allievi di Strauss hanno acquisito una certa importanza nella destra politica americana, e non ultima va ricordata l'influenza di Strauss nei cosiddetti conservatori qui negli Stati Uniti. Dunque Leo Strauss è ora una figura politica di considerevole importanza. Cellerino. In un libro molto discusso in questo momento negli Stati Uniti, The Closing of the American Mind, Allan Bloom sostiene che l'educazione universitaria negli Stati Uniti attraversa oggi una grave crisi di valori, e ha s6stanzialmente fallito l'obiettivo di educare i giovani alla democrazia. Gran parte della responsabilità di questa decadenza va secondo Bloom attribuita all'influenza del pensiero novecentesco, soprattutto Nietzsche e Heidegger. Qual è la Sua opinione in proposito? Rosen. Credo che sia un'assurdità, messo in questa forma è un'assurdità. L'influenza di Heidegger negli Stati Uniti è stata minima, e risale a non più di dieci anni fa. Allan Bloom, l'autore del libro e allievo di Strauss, ha portato la popolarità di Strauss ad una sorta di crescendo qui negli Stati Uniti: è stato persino dedicato a Strauss un lungo servizio sulla rivista «Newsweek», che è una cosa quasi incredibile in America, voglio dire il fatto che un filosofo venga discusso su riviste come «Newsweek» o «Time». Bloom ha volgarizzato anche delle critiche di Strauss alla sinistra o all'egualitarismo di tipo «liberal», in nome degli alti valori spirituali degli Stati Uniti. Quanto alle cause della decadenza, se così si può chiamare, del mondo intellettuale americano, essa non deriva certo da Heidegger. Deriva piuttosto dall'ala empirista dell'Illuminismo. In altre parole: il liberalismo americano, la sociologia ameiicana, il pragmatismo americano, l'egualitarismo americano: niente di tutto questQ ha a che vedere con Heidegger. Proviene dall'Illuminismo francese, disperso in cose come l'empiris~o inglese e, più di recente, il positivismo. Insomma, il tipo di obiezioni che Bloom muove all'intelligenza americana non va ricondotto ad Heidegger, ma alla tradizione anglosassone, che è tipicamente indigena americana, cioè soprattutto all'empirismo e al liberalismo politico. L'unico motivo per cui Heidegger può essere incolpato è per la sua influenza sull'élite intellettuale, e per l'enfasi che egli pone sulla storicità della verità: l'idea, in sostanza, che la verità sia qualcosa di storico, e non al di sopra della storia. È. solo in questo senso che si può dire che Heidegger ha contribuito alla partecipazione dell'avanguardia intellettuale alla decadenza, che tuttavia nella sostanza non ha che fare con Heidegger ma con l'empirismo. Ora, la questione interessante è semmai questa: qual è la relazione tra HeideggeÌ- e la tradizione heideggeriana, da un lato, e dall'altro la tradizione empirista e scientifica accomunate nella decadenza americana? Questa è la domanda interessante. Ma non si troverà una risposta a tale domanda nel libro di Bloom. Cellerino. Professor Rosen, uno dei punti principali della sua critica al nichilismo della filosofia contemporanea è l'idea secondo cui se non si fonda la razionalità sull'idea del bene, alla maniera di Platone, si perde ogni criterio per discriminare fra bene e male, nella morale come nella politica. Non crede che Heidegger, o meglio, la filosofia ermeneutica di derivazione heideggeriana eviti proprio questo relativismo filosofico grazie all'importanza che essa riconosce alla tradizione come trasmissione di norme etiche e di valori che costituiscono la chiave per la comprensione del presente? Rosen. Non c'è dubbio che l'ermeneutica heideggeriana enfatizzi il legame con la tradizione e con i valori della tradizione storica, ed in questo senso è vaccinata, almeno per un certo tempo, contro relativismo e nichilismo. Tuttavia la mia critica si situa ad un livello più profondo: qual è il fondamento filosofico dell'eredità della tradizione? In altre parole, se si fondano i propri valori nella propria tradizione si è poi incapaci di radicare i valori della propria tradizione in qualche altro fondamento, diciamo, ontologico: la tradizione stessa non ha altro valore intrinseco se non la lealtà dei suoi membri. Molto schematicamente, il legame che Heidegger stabilisce fra verità e storicità, che a mio parere è una sorta di versione metafisica della filosofia nietzscheana del prospettivismo, ha la conseguenza di privare lo specifico storico e la tradizione in cui si vive del loro intrinseco valore. In questo senso credo che la scuola ermeneutica che si richiama ad Heidegger sia solo un palliativo temporaneo contro il relativismo. Anche se non c'è dubbio che sia superiore al relativismo caratteristico dell'empirismo. Cellerino. Ma non le sembra un po' azzardato tacciare di relativismo l'ermeneutica di Gadamer, ad esempio? Rosen. Prendiamo un esempio preciso. Gadamer insiste molto sulla phronesis, nel senso di intelligenza pratica. Ma in Aristotele la phronesis è fondata nel concetto di physis, in una concezione della natura umana che in se stessa non è storica. La nozione di phronesis in Gadamer non ha un fondamento nella physis perché, e in questo sono molto heideggeriano, per Gadamer l'interpretazione della physis è essa stessa una condizione storica. Ciò non vale per Aristotele. L'interpretazione della physis non è interpretazione: innanzitutto essa è theoria. C'è una grande differenza tra Auslegung (interpretazione) e theoria. L'interpretazione è sempre qualcosa di soggettivo, theoria nel senso greco significa «vedere come le cose sono». È una differenza fondamentale. La moderna ermeneutica heideggeriana fa dell'interpretazione, dell'Auslegung: il che implica ancora la dottrina moderna della soggettività. La nozione greca, giusta o sbagliata che sia, è completamente libera. da qualsiasi genere di soggettività. Così, quando l'ermeneutica contemporanea parla di phronesis, parla di una capacità pragmatica e storicamente relativa di trovare la propria strada all'interno di una tradizione. Mentre quando Aristotele parla di phronesis, parla della capacità dell'uomo di «vedere come le cose sono», e di conseguenza che cosa l'uomo è in grado di fare sulla base della propria natura, della natura umana, e non della tradizione. Questo era solo un esempio, ma mostra le ragioni per cui io penso che la filosofia ermeneutica sia una filosofia debole.
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