Alfabeta - anno X - n. 104 - gennaio 1988

Alfabeta 104 Cfr pagina 15 Recensioni Imari di Laila Romano N ei mari estremi, l'ultima opera di Laila Romano, è la storia di un grande amore tra un uomo e una donna (la scrittrice ed il suo compagno) raccontato come un viaggio che giunge a toccare quel punto estremo dell'esistere che è la dissoluzione fisica dell'uomo; e che da qui, dal «luogo» fatale della sparizione, viene sospinto, dalla memoria poetica di chi è sopravvissuto e dice «Io», verso l'altro polo o topos estremo, quello cioè dell'inizio della storia. La voce che tiene insieme le varie fasi del viaggio, se non si cela e non si raffredda mai, perché è uno dei protagonisti e perché i suoi commenti e le sue considerazioni accompagnano puntuali tutti gli episodi di cui è intessuta la storia, non si accampa mai al centro della stessa, ponendosi invece in quella particolare posizione di personaggio e osservatore d'angolo che è tipica della Romano. Considerata la peculiarità del mondo della scrittrice, costituito da avvenimenti, emozioni, sentimenti attinti dalla propria esistenza, nel senso lato di esperienza biografica e poetica, i temi della sofferenza, dell'amore, della malattia erano già stati affrontati in opere come Maria, Tetto murato, La penombra che abbiamo attraversato, Una giovinezza inventata di D opo due attente letture della più recente raccolta poetica di Gilberto Finzi, ho tentato (come si fa d'abitudine) di raccoglierne nella mente un'immagine sintetica, a libro chiuso; e più precisamente (come son solito) ho richiamato al pensiero questo testo quando mi sono trovato in un contesto nettamente diverso, non letterario: in questo caso, un concerto, in cui una giovane e promettente pianista si batteva coraggiosamente e non senza successo con alcuni grandi pezzi del pianismo romantico. Eravamo in una di quelle che si chiamano «arene estive»: e, nelle pause dell'esecuzione, la donna doveva passarsi velocemente le mani sul volto per stornarne qualche insetto reso folle dalle luci della ribalta. Questo gesto mi ha fatto pensare a come la peculiare difficoltà di chi lotta (in qualunque mezzo d'arte) per esprimere sentimenti ed emozioni sia la necessità di sfidare il grotteAnna Maria Catalucci ecc. In questa ultima però, lo stimolo, l'emozione sono stati offerti dal «modo» in etti il compagno (già personaggio costante delle altre opere) ha affrontato e patito tutte le fasi di una malattia fatale. Ad un'artista come la Romano, che ha sempre sentito il male, la sofferenza come bellezza, nel senso primitivo, espressionistico del termine (basti ricordare il bello del bambino rachitico ne L'ospite) un tale avvenimento, vissuto dialetticamente come partecipazione affettiva e momento estetico-conoscitivo, ha imposto uno spostamento semantico di tutto il proprio sistema di valori, e un bilancio critico di tutte le proprie opere. La figura e il tempo di Marta, la propria giovinezza, i sogni, gli amori, le amicizie, la morte della madre, del padre, della sorella, i sogni del figlio e del proprio compagno; la vitalità, la tristezza, la pietà, la carità, la «noncuranza» galileiana di costui vengono illuminati dall'avvenimento fatale e colti nel loro valore di premonizioni, mentre l'ordine di apparizione delle opere della scrittrice acquista il senso di una necessità intrinseca alla vita di «lui» e al suo morire. Come avviene in tutte le opere tragiche della letteratura e dell'arte, la morte, la preparazione alla morte, mettono a nudo il senso ... della vita di chi muore, ma rivelano anche quello di tutte le esistenze che con «quella» si sono legate. E quindi, per la Romano, anzi, soprattutto in modo spietato e crudele per lei, come persona intimamente fusa nel personaggio-artista, si apre l'abisso della propria vanità, della propria crudeltà, della propria impotenza, di fronte alla «crescita della non-presenza», alla grandezza del «materialismo [... ] coscienza severa, fermezza non esibita, indifferenza, ironia» con cui l'altro vive la sua esperienza di morte. Nella dimensione estrema in cui il lettore è trasportato, la realtà poetica, i segni (il plaid-sudario che avvolge il corpo del morente, e prima, la poltrona vicino alla finestra in cui lui si siede, la rilettura dei Vangeli) hanno i connotati di una povertà anch'essa estrema: parole ridotte a graffio, sprezzanti ogni ricercatezza formale, reticenti, ma intense, quasi note di un cantico tragico innestate su una base di sonatine fuggevoli, lievi. Sconvolti e sovvertiti nello spazio della scrittura il tempo e lo spazio reali, («Decisi di rallentare il tempo ... Una lentezza cosmica dilatò il tempo, perché il tempo era così poco») la suddivisione dell'opera rende felicemente l'operazione «eversiva». Ad una prima parte, Quattro anni, suddivisa m trentasette capitoletti che occupano sessantasei pagine, segue la seconda, Quattro mesi, di centoquattro capitoletti che occupano centocinquantanove pagine: due scelte estreme, l'inizio e l'arrivo di tin viaggio, due ritmi che, soprattutto nella seconda parte, si intrecciano, si contrastano, si intensificano nel confronto. Al ritmo agile, da sonatina della prima, venata qua e là da qualche «nota» anticipatrice, presaga, segue il ritmo volutamente lento, lentissimo della seconda, colla sua tensione, le sue punte di ironia, pietà, il suo rapido precipitare nella dimensione della tragi-commedia e la sua repentina ripresa verticale: nella direzione dell'adeguamento alla realtà, della sicurezza che segue ad una prova il cui valore di misura e autenticità rimarrà indistruttibile. «Avevo detto al geometra che volevo anche il mio nome sulla tomba [... ] Dopo alcuni mesi trovai il mio nome ... Però •non saremo accanto. Sotto la pietra ci sono due loculi non affiancati, ma sovrapposti._ Mi domandarono - dobbiamo metterlo sotto o sopra?-. Io dissi: - nel vagone letto lui si metteva sotto e io sopra. Fate così.» Laila Romano Nei mari estremi Milano, Mondadori, 1987 pp. 228, lire 20.000 Recensioni • proposito ilbertoFi11zi Paolo Valesio sco. Credo che sia questo timore del grottesco - o addirittura del ridicolo - che trattenga tanti artisti al di qua della frontiera dei sentimenti, e li porti spesso a rifugiarsi nel territorio dall'apparenza difficile, ma in realtà privo di veri rischi, dello sperimentalismo intellettualistico. È il non aver rifiutato di affrontare questa lotta ciò che marca l'interesse di questo libro di Gilberto Finzi - sopra tutto nella sua prima parte (la serie intitolata Arcani e quella detta Stanze nere). Nella seconda parte del libro prevale il giuoco linguistico, di tipo barocco - aggettivo che non intendo usare corrivamente: infatti in certi testi (Il Mondo caldo, per esempio) si scorge un'ombra genealogica della gran poesia tardorinascimentale, con possibilità di qualche precisazione ispanica. Quando si apprende (dalla Nota autorale) che le poesie di questa seconda parte sono in generale più vecchie rispetto ai testi della prima, si può abbozzare un'ipotesi sulla direzione in cui stia procedendo il lavoro poetico di Finzi. Il quale si afferma con gli effetti migliori nelle due prime sezioni già citate; dove è fine e costante lo scavo delle emozioni (la primissima delle poesie, tutto marcisce per un'altra vita, mi sembra anche la meglio calibrata in tutta la raccolta); dove i dati culturali (per esempio, certi stravolti riferimenti danteschi: «Arthur Alighieri» a p. 19, echi della voce di Arnaut Daniel a p. 22) sono assorbiti in una dizione compatta. In una colta fiaba che Finzi (il quale è critico e saggista, oltre che poeta) ben conosce, per averla a suo tempo presentata (// ramoscello d'oro della Signora d'Aulnoy), si descrive a un certo punto la lotta sottilmente angosciosa d'una principessa che tenta una porta per la sua fuga: «Ma questa era coperta di tele di ragno, ella ne tolse una e ne trovò un'altra, tolse anche questa e ne vide una terza; la toglie, e ce n'è un'altra che precede un'altra ancora; insomma quelle orribili portiere di tela di ragno erano senza fine». Non troppo dissimile è la lotta di quanti fra noi vogliono lacerare le tele di ragno dell'intellettualismo per giungere a esprimere i sentimenti, i dilemmi esasperantemente semplici e profondamente radicati, della vita. Poesie come queste di Finzi offrono non solo speranze ma risultati poeticamente maturi e autorevoli, per il buon esito di questa: lotta. (E dopo tutto quella principessa ci riuscì, a uscire verso la salvezza ... ) Gilberto Finzi L'oscura verdità del nero (1980-1985) Milano, Garzanti, 1987 pp. 83, lire 8.500 Via dei Liburni, 14 00185 Roma Tel. (06) 4955207 I PARTITI ITALIANI TRA DECLINO E RIFORMA a cura di Carlo Vallauri tre volumi per complessive 1600 pagine, L. 150.000 La ricerca complessiva si è estesa ai seguenti partiti e movimenti: Democrazia Cristiana, Movimento Comunità, Movimento Sociale Italiano, Partito Comunista Italiano, Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, Partito Liberale Italiano, Partiti e Movimenti Monarchici, Partito d'Azione, Partito Repubblicano Italiano, Partito Sardo d'Azione, Partito Socialista Democratico Italiano, Partito Socialista Italiano, Partito Socialista Italiano di Uriità Proletaria, Unione dei Comunisti, Partito Radicale, Sudtiroler Volkspartei, A.C.P.O.L. e M.P.L., Federazione Anarchica Italiana, Lotta Continua, Democrazia Proletaria, Federazione Giovanile Comunista Italiana, Federazione Giovanile Socialista, Avanguardia Operaia, Potere Operaio, Comunione e Liberazione, Movimento Popolare, Movimento federativo Democratico, Unità Popolare, Union Valdotaine, nonché gruppi femminsiti L'opera completa si compone, oltre ai volumi su citati: LA RICOSTITUZIONE DEI PARTITI DEMOCRATICI tre volumi pe"rcomplessive 1758 pagine, L. 150.000 L'ARCIPELAGO DEMOCRATICO due volumi per complessive 1070 pagine, L. 90.000 edizioni Libreria Sapere Pallonetto S. Chiara. 15 801J4 Napoli Telefono: 201%7/22.19-lH A. Arcomanno, Pedagogia, educazione e istruzione nell'Italia unita (1860-1877) pp. 280, L. 30.000 L. Terreni, La prosa di Paul èelan pp. 173, L. 15.000 E. Fiandra, Stifter e i suoi lettori. Storia critica del « Witiko» pp. 80, L. 15.000 M. Argentieri, L'asse cinematografico Roma Berlino pp. 130, L. 15.000 F. Liberatori - G.B. De Cesare, Nozioni di storia della lingua e di grammatica storica spagnola pp. 189, L. 20.000 C. Bordoni, Il romanzo senza qualità. Sociologia•del nuovo rosa pp. 184, L. 17.000 R. Runcini, Lineamenti di sociologia della letteratura pp. 115, L. 8.000 C. Bordoni, Il piacere della lettura pp. 120, L. 15.000

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