Alfabeta - anno X - n. 104 - gennaio 1988

Einaudi ManuePluig Stelledelfirmamento I sogniche modellano la vita di tutti i giorni nel teatro d'un maestro della narrativa sudamericana. A cura di AngeloMorino. «Supcrcoralli», pp. v-165, L. 18 ooo AlbertSoavinio Hermaphrodito L'enigma metafisico, il tema del vuoto, l'ingegno surreale nel primo libro di Savinio. Con una nota · di Gian Carlo Roscioni. « Nuovi Coralli», pp. 2 58, L. 14 ooo CarloDsrummond deAndrade Sentimendtoelmondo La vocepiu alta della poesia brasiliana in trentasette poesie sceltee tradotte da Antonio Tabucchi. «Collezione di poesia», pp. x- 134, L. 9000 GianfrancCo ntini Ultimi esercizi edelzeviri Gli scritti 1968-1987= l'espressionismoletterario, Gadda, gli elzeviri, le var,ianti,gli epicedi. pp. IX-408, L. 55 000 DonatLaevi Cavalcaselle Il pionierde llaconservazione dell'artIetaliana All'indomani dell'Unità d'Italia, un grande conoscitore affronta i problemi-della conservazionee dello studio della pittura italiana. «Saggi», pp. 1.-450con 81 illustrazioni fuori testo, L. 50 ooo JeromKeagan Lanaturdaelbambino La biologiadello sviluppo, il ruolo dell'ambiente: una serrata revisione critica di molti miti sul bambino. Traduzione di Igor Legali. «Saggi», pp. xv11-300, L. 30 ooo PeterBrown Lasocieteà il sacro nellatardantichità I santi, gli asceti, i veggenti, l'arte e la letteratura, gli uomini e i luoghi in cui l'invisibile e il visibile s'incontrano sulla terra. Traduzione di Liliana Zelia. « Paperbacks », pp. v11-284,L. 34 ooo Teatro Le sorelle,ovveroCasanova a Spa di Arthur Schnitzler esce nella versione di Claudio Magris per la collana« Scrittori tradotti da scrittori» (pp. X-I 17, L. 9000). Nella «Collezionedi teatro» La scuoladellemogli di Molière, a cura di Cesare Garboli (pp. IX-88, L. 7500) e Amadeus di Peter Shaffer, nella traduzione di Masolinod'Amico (pp. Vl·ll2, L. 8500). FilosodfielNovecento acuradiEckharNdordhofen Wittgenstein, Popper, Lévi-Strauss,Heidegger, Jaspers, Arendt, Bloch, Horkheimer, Adorno: in nove ritratti la vita, il carattere, il pensiero dei maggiorifilosofi del nostro secolo. Traduzione di Anna Maria Marietti. «Pbc», pp. xu-199, L. 14 ooo ,, pagina 14 prendere l'ontologia blochiana, la sua «realtà utopica» come realtà capace di portare in sé il riferimento a qualcosa che non si è ancora realizzato, senza radicarla nella scoperta di una dimensione opaca, inarticolata, compressa del reale, che vive nelle profondità di un vissuto non del tutto oggettivabile. La «differenza ontologica» si presenta, in Tracce, attraverso immagini concrete: la «porta», la «cornice», come figure di confine, con un'ambiguità di entrata e uscita, di apertura e chiusura, che ri- • manda alla particolare dialettica ~ ,.. ~ ~ Cfr dell'attimo vissuto, al ritmo di sprofondamento e oltrepassamento che attraversa tutta l'opera blochiana. Il ricorso alla narrazione che, al posto dell'argomentazione concettuale, ritornerà spesso, del resto, anche nelle opere più sistematiche di Bloch, non è casuale o estrinseco rispetto ai contenuti. Il «pensiero narrativo», nel suo carattere dinamico, temporale, nel suo andamento allusivo, metaforico, spesso sospeso e inquietante, che esprime l' «incostruibilità» di quell'assoluto a cui tuttavia esso aspira, riesce a dilatare le dimensioni schiacciate del presente, cogliendo la speranza nelle sue «trame»: trame inconcluse, sperimentali, che mirano, più che a costruire intrecci compatti, ad aprire interstizi, a tessere uno spazio d'avventura, in cui possa darsi l'esperienza molteplice del presente. Il «tramare» della speranza, che rimane comunque tensione a uscire dal «deserto», dal vuoto, non cerca di connettere, di mediare i vari aspetti del reale, ma mira paradossalmente a far emergere le interruzioni, le smagliature di ogni «totalità». La speranza, come atto etico-pratico, è, secondo la Boella, un'interrogazione contiRecensioni n po~!an.swa. L 'utenzi (o utendi) e lo shairi sono i due tipi più tradizionali della metrica swahili. L'utenzi è il metro dei poemi epici (come Chuo cha Herekali, Utendi wa Liyongo 1 , o Utenzi wa Mtume): ogni verso è composto da otto sillabe e le strofe sono formate da quartine rimate secondo lo schema AAAX BBBX ... , per cui l'unità strutturale è assicurata, fra l'altro, dalla rima finale che viene ripetuta identica in tutto il poema, indipendentemente dalla sua lunghezza. Lo shairi costituisce la forma più comune della metrica swahili: sedici sillabe (mizani) per verso divise in due emistichi uguali rimati secondo uno schema ben determinato, che, però, ha subìto trasformazioni dovute all'impiego del ritornello, di vari tipi di collegamento, dell'iterazione, ecc., per cui vari sono i tipi dello shairi, come pure variabile ne è la lunghezza: anche se si può arrivare fino a decine di strofe, solitamente, però, le poesie composte in questo metro sono alquanto brevi. Lo shairi è comunemente usato nella lirica erotica, politica, _sociale, polemica, ecc., e da tre secoli, ormai, è il metro preferito da famosi poeti swahili come Muyaka bin Haji al-Ghassaniy o Abdilatif Abdalla. Accanto a queste due forme di prosodia, esistono naturalmente anche altri schemi metrici, come, ad es., la tahamisa, il kisarambe (metro tipico delle poesie religiose), l'wimbo,2 ecc. Diversamente da quanto accade abitualmente per la poesia dell' Africa subsahariana - che non conosce particolari strutture metriche - la lirica swahili tradizionale non ammette il verso libero, che, del resto, è rifiutato o misconosciuto anche dai poeti contemporanei. Infatti, non è ancora sopita del tutto l'accesa polemica suscitata, nel 1974, dalla pubblicazione della raccolta di versi liberi Kichomi (Sofferenza) di Euphrase Kezilahabi, di cui esiste ora una vigile e sempre accurata traduzione in italiano a opera di Elena Zubkova Bertoncini. Comunque, si sbaglierebbe a voler limitare al solo livello formale la differenza fra poesia swahili tradizionale e moderna. Infatti - come scrive la Bertoncini nella sua introduzione a Sofferenza - mentre la poesia tradizionale «riflette i valori della comunità (islamica, adesso anche tanzana o pan-africana), le poesie moderne sono spesso intensamente personali. Quindi gli autori non solo adottano una nuova forma, ma introducono nuovi temi di carattere individualistico». Euphrase Kezilahabi 3 è, dunque, il primo poeta swahili a usare «sistematicamente» il verso libero. 4 Le ragioni di questa scelta sono espressamente indicate in Ushairi («Poesia»), il componimento di apertura di Sofferenza: «Se qualcuno mi domanda / Perché le rime e i metri/ Non uso e i versi e I Le strofe non faccio combaciare con le frasi/ Gli dirò: Amico/ Ci sono molte strade per andare/ Nel sa dell'ujamaa (il socialismo africano) come in Namagondo, e, dall'altro, la condanna del colonialismo. Quanto a quest'ultima, si legga Hadithi ya mzee («Il racconto del vecchio»), dove, in forma metaforico-simbolica, i colonialisti inglesi e i loro lacché neri sono paragonati a cavallette (nzige) che «non si saziano e non si fermano / E il loro lavoro è di mangiare e inghiottire» (ma il testo swahili, grazie alle ·allitterazioni e alla sintassi, è ancora più espressivo). E quello che - a noi occidentali, ormai alquanto stanchi di certo «realismo» - potrebbe apparire un po' semplicistico in questo lungo «racconto», si riscatta appieno nello stupendo finale, L'Editore Crocetti annuncia l'uscita di PIISII diretto da Patrizia Valduga Il primo mensile italiano di cultura poetica internazionale Da metà gennaio nelle edicole. L'abbonamento annuo può essere sottoscritto versando L. 50.000 sul conto corrente postale n. 43879204 intestato a Crocetti Editore. CROCETTI EDITORE Via E. Falck 53, 20151 Milano, tel. (02) 3538.277 giardino». 5 Come si può capire, Kezilahabi introduce anche un'altra innovazione, ossia l'enjambement, che in una lirica come Afrika na watu wake ( «Africa e la sua gente») acquista particolare peso, specie nella seconda strofa. Come ben precisa la Bertoncini, le poesie di Kezilahabi «riguardano essenzialmente due grandi temi: da una parte la politica e la critica sociale (i valori della comunità); dall'altra l'angoscia esistenziale e la lotta fra il bene e il male nel cuore umano, lotta che era stata finora trattata sempre nell'ottica religiosa». Quanto alla sfera politica, due sono i centri d'interesse del poeta: da un lato, la difecon i bambini che restano «stupiti»6 quando il vecchio pone fine al suo racconto, dopo aver denunciato la prolificazione di «piccole cavallette nere», minaccia ancor maggiore delle bianche per il Rispetto, l'Unità e la Pace, fondamènti dell'utu (umanità). Ancor più incisive le poesie dettate da solitudine e dolore. Si veda la conclusione di Nimechoka («Sono stanco»): «... Gli uomini pregano. / Ora cantano. Non voglio i loro canti; poiché/ Io ancora dondolo e i pali non sono stati tolti. I Ma piano piano comincio a sorridere. I Non sono ancora arrivato al punto di ridere: poiché sono stanco. I Una sofferenza mi ha Alfabeta 104 nua rivolta al presente, proprio nei suoi caratteri di assenza e di negatività, che, mentre ne mette in luce la frammentarietà e l'incompiutezza, il suo eccedere la coscienza, anche attraverso l'emergere di uno spazio interno alle cose, indipendente dall'uomo, la ripropone continuamente come luogo di apertura. • Laura Boella Ernst Bloch. Trame della speranza Milano, Edizioni Universitarie Jaca, 1987 pp.306, lire 25.000 .... •... ~-- .... - - ~ pervaso e non sono ancora caduto». Qui, come scrive la Bertoncini nell'introduzione, «con le ripetizioni ossessionanti e frasi molto brevi, [Kezilahabi] crea un'atmosfera allucinante», ben resa nella traduzione. O, ancora, si pensi ai versi (di Namagondo) in cui il poeta esprime tutta la sua nostalgia per Namagondo, il villaggio dove è nato «sotto il sole e le stelle». 7 Ma, conclude la Bertoncini, anche quando «tratta le sue proprie esperienze, Euphrase Kezilahabi non si isola dal contesto sociale del proprio tempo; e sebbene influenzato chiaramente dalla cultura occidentale, il contenuto delle poesie è profondamente africano - e i temi dei suoi versi, e il senso del tormento che li pervade, sorio simili a quelli di altri poeti swahili suoi contemporanei». Euphrase Kezilahabi Sofferenza Introduzione e traduzione di Elena Zubkova Bertoncini Napoli, Plural, 1987 pp.100, lire 15.000 Note (1) Utendi wa Liyongo si può leggere in trad. inglese in A.A. Jahadhmy, Anthology of Swahili Poetry, LondonNairobi-Ibadan-Lusaka, 1977. (2) Una trad. inglesedi canti (nyimbo) d'amore swahili è data nell'antologia di J. Knappert, A Choice of Flowers. Chaguola maua, London-Ibadan-Nairobi, 1972. (3) Euphrase Kezilahabi è nato nel 1944 a Namagondo (Tanzania).Oltre a Kichomi, ha scritto anche romanzi: Rosa Mistika (1971), Kichwamaji («Testa di legno» o «Lo spostato», 1974), Dunia Uwanja wa Fujo («Il mondo è un campodi battaglia», 1975) e Gamba la Nyoka («La pelle del serpente», 1979). Attualmente·,Kezilahabi è professoredi letteratura swahilie africana al dipartimento di kiswahili dell'università di Dar es Salaam. Per ulteriori informazioni,V.E. Zubkova Bertoncini, Profilo della letteratura swahili, Napoli, 1985. (4) Va comunqueprecisatoche anche altri poeti (comeMugyabusoMulokozi e KulikoyelàKahigi) hanno preso le distanzedai rigidischemimetricitradizionali. (5) Ma si noti che nel testo originale «Nelgiardino» è espressoconun'unica parola: bustanini (letter.: «giardino-dentro»),che fa dunqueversoa sé. (6) Il testo swahiliha wakashangaa: la sequenzadi a ci fa quasivedere le bocche dei bambiniaperte allo stupore. (7) Specie gli ultimi versi di questa poesia («Nakililiakijiji mahali nilipozaliwa / Mahali nilipozaliwachini ya Jua na nyota») hanno il ritmo struggente delle nenie.

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