Alfabeta - anno IX - n. 98/99 - lug./ago. 1987

CesareViviani I Vi lascio fare i turisti e fotografare il cedro che tutti ammirano, un fusto che ci vorrebbero dieci e più ad abbracciare. Sono finito nell'indifferenza, ridete pure se dico che oggi m'ha chiamato a sé il Signore: è la verità. Vi lascio mirare il suggestivo panorama della rocca, se vi fermaste a lungo - «ma siamo stati tanto» - no, molto di più! e se aveste guardato a fondo nel paesaggio m'avreste visto, con quest'aspetto nuovo che ho bianco e immobile. II La Liliana di Corbetta fu la mia prima vera fidanzata, sgraziata ricordo una volta che per baciarmi scivolò sbatté la testa sulla tavola - pensi che meglio di me lo dice il narratore lombardo l'ultimo grande scrittore del Novecento, penso che sei vicino ma che ti manca la decisione - se è solo questo io vorrei portarla in India Liliana nei monasteri tibetani, ricordo un film che raccontava di una valle dove si vive il doppio, e dirle «ecco Liliana staremo qui per il resto dei nostri giorni». III Come nelle spartizioni mi afferrasti dicendo: «Questo è mio». E poi sono stufa del tuo spirito, capitano, hai sempre da fare ironie sul primo passante col tuo più fedele. Strappato a tutto - famiglia, affari - in questo carro mi trovo, diretto in Alta Renania, proprietà di Hafermann, e so che non è un soldato ma sotto l'uniforme è una donna. IV Mi trovo a scrivere alla mia bambina: non essere gentile con gli sconosciuti, guardati nei luoghi pubblici, sui treni, alle stazioni e non le posso dire di non amare... w che aspetto - non oso dirlo - che sua madre sia vecchia e stanca da non sentire male, da non reagire quando la mia bambina le farà capire chi è il suo amore. V Non mi aveva detto che era uno scheletro, e non mi interessa se ha combattuto e ha perso il rosa, il bianco del sorriso, la pupilla, non voglio avere uno scheletro. E io che dirti, Pamela, di me dei miei parenti, quello caduto in guerra mi venne in mente ... No, musica! - onore a te che mi hai chiamato nel tuo castello e la mia pelle ammiri e la seta che vesto, si faccia festa hai voltato pagina hai messo fine alla crudeltà. VI Avevi ragione a dirmi: ma che resti a fare, a verniciare quel filo di precisione dei colori di casa, a pulire frange pavimenti vetri, oh i vetri sai a cosa servono, una volta ci separammo coi vetri e volevo spaccarli e tu mi convincesti ... Mi convincesti. Ora che resti a fare, a prolungare la vita, i giorni, a rifare quello che abbiamo fatto insieme. VII Qual è Tiberio? È quello. Presa la mano legati senza più ritegno fino a comprare creme o a farle con la pappa, la saliva, i più chiari escrementi dei volatili, gli sputi di piacere e di rabbia - fino a negarsi, il ragazzo impazzire disperato bussare voler entrare lasciato fuori - ieri al mercato ho messo un po' a riconoscerlo, visto da lontano per scivolar via non visto, per ritornare a casa, in giardino dalle mie piante. VIII Sarà Biolcati il mio amore, di un paesino del varesotto in ate, nessun altro è stato, nessuno, e sarà il sogno di gioventù le rime ritrovate. Dice: «Scendi a prendere qualcosa per il mio stomaco», e io vado e mi trovo nella stazione di Varese, mai stato prima, ora vecchio spero che sia capace di scegliere presto la cosa buona, di gusto. Pensa, più nessuno che mi conosca. I genitori, gli amici e quei vantaggi tutti mi hanno lasciato. Morti. Gli amori tanto inseguiti furono niente. Oh parole, oh prole! Ora nessuno a cui parlare di me. Sono solo con Biolcati, il mio asciutto amore, non è fine il vestito, non si può certo pretendere altro che questo grande amore, anima silenziosa, secca, la sua, ora che riprende a correre il treno, quei monti di cristallo, attraenti, fantastici ancora una volta li vedo, verso il confine. IX Finito io è finito tutto - dice Vittorio - sì tutti lo possono dire ma nel mio caso è diverso. È vero, Vittorio, ma era per questo che lottavi, perché tutto s'appiattisse, gioire morire, e la luce diventasse un rosa pastello, falsa, e tutti burattini uguali a sgambettare, domanda e risposta, e smancerie, anche la matrice, prima era in fabbrica, è scomparsa, non si capisce più chi li fa questi omini di legno.

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