Alfabeta - anno IX - n. 98/99 - lug./ago. 1987

Q uesto supplemento (ottavo della serie) è distinto nettamente in due parti, «al[a» e «beta», perché la prima parte contiene anticipi degli atti dell'incontro di Viareggio Ricercatori e Co. nello scorso aprile. Contiene l'introduzione di Francesco Leonetti e la relazione di Antonio Porta sulla poesia. E si può ritenere che il nuovo dibattito teorico artistico-letterario, ora in corso in più sedi e relativo alle tendenze di ricerca e all'incidenza nel contesto attuale, provenga dall'iniziativa Si presenta forse una controutopia, nella diffidenza verso lo stato di fatto. Io ritengo che di essa fanno parte da diversi anni anche le forme di grottesco, e anche le forme di tasparenza radicale. L'antiutopia o controutopia, da Swift in poi, è un grande modo del «disincantamento»: di cui la letteratura partecipa, specialmente nei periodi di uniformazione Francesco Leonetti Intendo essere breve e aforistico, col nichilismo sobrio attribuito un tempo a Benjamin. Che cosa è la ricerca oggi, la estetica (come dissi a Roma)? È una risposta variamente articolata che scarta almeno due diversi atteggiamenti: a) lo scetticismo dove «tutto va bene» o qualsiasi teoria «funziona», generalmente oggi in forma di efficientismo progressista residuo e rilanciato, che viene preso con qualche ironica distanza, ma come buono; partorendo in letteratura libri del come se tutto andasse bene, con una epifania; b) il dogmatismo, sia quello della certezza razionalistica di un tempo, sia quello di soluzione attraverso il cambiamento sociale assoluto, che nel settanta ha bruciato le ricerche stesse. Se si cerca; non si sa già, e si pensa che è possibile trovare, magari altro da ciò che si cerca, oppure è possibile dare un senso a ciò che si fa, oppure interrompere la ricerca stessa. È vero che le proposizioni di nuovo sperimentalismo e di nuova avanguardia nel cinquanta-sessanta (con un contrasto interno fra Supplemento ad Alfabeta n. 98/99 Luglio/Agosto 1987 che l'«Alfabeta» ha svolto dal 1984 a Palermo al 1985 a Roma e ora a Viareggio con intento triennale (aggiungendo la riunione sugli stessi temi tenuta a Lecce poco oltre in primavera). Poiché è previsto un fascicolo di atti (tutt'uno con un numero del giornale, in forma da studiare), possiamo dare solo alcuni anticipi, via via: precedentemente abbiamo dato gli studi di C. Martignoni su Boine e «La Voce», di N. Lorenzini su « Valori plastici», di P. Cataldi su «Che fare» e «Nuovo impegno», Sommario alfa Francesco Leonetti pagina I Antonio Porta pagina I beta Gianfranco Draghi Biblion cum figuris pagina III Prova d'artista Goffredo Parise pagina IV Cesare Viviani pagina V loro che venne esasperato e che oggi correggiamo) sembrano più nette. Ricerca è termine lato. È però condividibile con altri campi (e in tal senso lo discuteremo, spero, un anno venturo in sede teorica, tenendo conto che il modello d'invenzione dell'arte e letteratura oggi interessa anche la scienza e la filosofia). Per ora il termine tiene, indicando autonomia circoscritta/, nei riguardi di condizionamenti, convenzioni, norme, omologazioni, teorie multimediali e pratiche relative alla simulazione. Qui si dice però «ricercatori», segnalando una incertezza sulle tendenze emergenti. Nella prima ripresa a Palermo nel 1984 ci fu un prolungamento del moderno, da una parte, e dall'altra una tensione neoromantica, o neoclassica, anche anacronistica (come nelle arti e nella musica). Il confronto andrà ripreso, l'anno venturo, mi pare, e con le arti presenti. Raccogliendo invece alcune diffidenze francesi, più provinciali o avanzate che fossero, a Roma nel 1985 abbiamo scelto il tracciato di ricerca dei singoli operatori: riferendosi alle sole riviste, se mai, che sono solo luoghi in cui si scrive e si assemblano scritti, magari, con qualche compatibilità; ma sempre hanno un loro statement. Ed ecco il «Co» del nostro titolo terzo: le riviste dei precedenti novecenteschi e dell'oggi hanno un rapporto esplicito coi contesti (e tale rapporto è proprio anche dei testi, ma in termini più difficili). Se in anni remoti, inoltre, si presumeva di leggere rapidamente riviste storiche della cultura italiana. Dopo i due contributi in questo supplemento, prevediamo di dare la relazione di R. Barilli sulla narrativa, e alcuni tratti della.. discussione complessiva con interventi di Cesare Viviani, Romano Luperini, Anna Panicati, Bianca Maria Frabotta. La sezione letteraria del giornale (che è prevista di più pagine in autunno) avrà dunque questo incremento via via utile per riaprire la discussione, con materiali poi relativi all'incontro dell'anno successivo. Nanni Menetti 33, Barbary Coast pagina VI Giampiero Comolli L'uccello torcicollo pagina VII Tommaso Ottonieri Le strade che portano al Fucino pagina X Fausta Squatriti pagina XII Prova d'artista Gillo Dorfles pagina XIII alfa i nuovi auton 1scnth m quelle grandi correnti d'innovazione, oggi l'approccio è più incerto: e si adotta qui il filtro appunto dei gruppi e riviste, come accertamenti già locali e come proposte con varie costellazioni. Per fare ciò che meglio possiamo. Si intende anche - come l'ultimo supplemento del giornale illustra - che la critica stessa con i suoi problemi interni è omologa al letterario, non è funzionale: né ad esso strettamente né tanto meno al mercato. Pur se è seconda rispetto al testo, non ne dipende. E ha dunque tre pinze: una è la teoria (tanto più decisiva quanto meno è detta, mostrando pragmatismo o puro gusto); l'altra è la metodologia, mediazione verso gli oggetti; infine ha la presa descrittiva degli oggetti stessi, da cui riparte. Io ritengo che ciò di cui siamo in difetto oggi, e che presumiamo di assestare un poco nel triennio dei nostri lavori, è il criterio discretivo e apprezzativo esteso sul «nuovo» di questi anni. Ciò deriva dalla carenza di un'aggregazione forte di nuovi ricercatori, capace di fare tutti i conti con noi vecchi (spostandoci) come abbiamo fatto in gioventù noi stessi, dinosauri ancora freschi, verso i maestri del Novecento e delle altre e anteriori «mentalità». Ma siamo mancati noi stessi nel trovare le nuove categorie prensili e senza etichette, né eccessi d'identificazione, né compiacenze per l'esterno. A me pare che è possibile in breve indicare due grandi difficolPur essendo la tornata di quest'anno a Viareggio riferita esplicitamente al «nuovo», e cioè agli autori giovani e al lavoro delle riviste storiche e di quelle attive oggi (con attenzione in un supplemento speciale al lavoro teoricocritico), manteniamo saldo qui un presupposto interpretativo e di metodo: perché non operiamo più oggi in una situazione di assetto o di evidente serie di tendenze, tale da consentire valutazioni già orientate e dunque di approccio critico sicuro ai testi. C'è invece Angelo Mainardi Scena di romanzo pagina XIV «Lei bella, lui più bello,. Cristina Annino Richard Held Lucio Mariani Guido Oldani pagina XV Prova d'artista Tommaso Cascella pagina XVI tà successive del letterario, escludendo le vecchie definizioni, sia quelle palermitane, sia quelle storiche («intimismo all'ombra del potere», ecc.). Fra settanta e ottanta, nella fase d'involuzione conservativa che si è svolta con effetti evidentissimi ora (riprivatizzazione delle aziende, nucleare, selezione scolastica) i nuovi intellettuali e letterati hanno certo cresciuto una letteratura dei personaggi romanzeschi e delle Stimmungen ( escludendo i mostri della ragione che avevano stravolto noi) ... Non hanno potuto avere un riferimento unitario autentico. Si è perso il filo, come accade ai nomadi. Ora forse cresce l'esigenza di avere un futuro, una prospettiva, connettendo lo studio e la discussione di fondo. E si presenta forse una contro-utopia, nella diffidenza dello stato di fatto. Io ritengo che di essa fanno parte da diversi anni anche le forme di grottesco, e anche le forme di trasparenza radicale. E col termine di utopia, che ha una carica valorizzante, indico certo il duplice senso che è in Baczko: un luogo introvabile in avanti, e un luogo felice (eu-topos). L'antiutopia o controutopia, da Swift in poi, è un grande modo del «disincantamento»: di cui la letteratura partecipa, specialmente nei periodi di uniformazione. In quanto la letteratura è un esercizio linguistico che viene dall'antropologia, e vive nell'interlocuzione umana e percettiva, producendo accertamenti e modelli della nostra identità. un disordine dispersivo, oltre che diversi fenomeni di recessione e di montatura, come si sa, e dunque la trasparenza delle scelte e delle scritture richiede più momenti di attraversamento. Qui, nella seconda parte, «beta», i testi vanno dunque per conto· loro, non sono connessi all'incontro di Viareggio •e ai suoi propri orientamenti, e non sono né prove né proposte, ma, certamente, pacchetti giunti ad «Alfabeta». Bisogna assolutamente cercare un ponte - che chiamo comunicazione - tra l'artista e la società, proprio perché senza questo ponte non è neppure possibile un neo-moderno critico Antonio Porta Qualche giorno fa ho parlato con Vittorio Fagone, che è uno dei commissari internazionali della mostra Documenta di Kassel, che si inaugurerà il 12 giugno. Kassel sostanzialmente è una mostra di arti figurative, ma non solo, perché il programma di Kassel, che è cominciato nel 1949, è sempre stato quello - come dire - di scovare lo spirito dell'Occidente dentro l'arte. Da che punto hanno cominciato a lavorare i commissari di Kassel? Da una constatazione: che la ventata neo-espressionista è finita, che anche il soggettivismo ipertrofico ha dato tutto quello che poteva dare, come la trans-avanguardia, considerata un episodio chiuso. Così pure il periodo del postmoderno - che come sapete è cominciato negli anni cinquanta, con l'architettura, negli Stati Uniti - si pensa abbia dato tutto quello che poteva dare; ha contribuito ad allargare la possibilità delle forme, del recupero di molte forme dimenticate e soprattutto ha scaricato quell'eccesso di ideologia che· gravava dentro il moderno. Quindi ci si è trovati, come dire, in una strada che seIT).bravasenza uscite, senonché si è sC0perto in questi anni di ricerca che gli artisti, molti artisti nel mondo, hanno

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