Alfabeta - anno IX - n. 98/99 - lug./ago. 1987

Archi ura ton E non è colpa mia s'esistono spettacoli con luci e raggi laser Franco Battiato 1. Rock me Cauteruccio Krypton è il pianeta di Superman: un nome costruito su assonanze con la tabella di Mendeleiev, dunque buono per un gruppo teatrale che vede nell'ars electronica il punto di coagulo di un rinnovamento linguistico in cui, per dirla con Ginsberg, lo scienziato è il nuovo poeta; ma anche un marchio di fabbrica mutuato dai fumetti, che ripropone la natura spuria del «teatro di ricerca» ribadendo il clima post-moderno di commistione con la cultura di massa. Krypton funziona come un gruppo rock: è la sigla sotto cui un leader (Giancarlo Cauteruccio, che firma sempre «progettazione e regia») lascia confluire uno stile riconoscibile, mentre gli assolo dei vari artisti collaboratori (pittori come Alfredo Pirri e Brunello La Vergata, musicisti come i Litfiba ecc.) fungono da special guest come se ogni spettacolo fosse una specie di jam session. Teatro di fusion, dunque, in cui la partitura - un po' come avviene nella musica ex machina - non può più disgiungere la composizione (il Testo) dall'esecuzione (la Recita). Teatro neofuturista, anche, in cui l'eclisse della centralità attoriale (già vaticinata da Fillia e Marinetti) lascia il posto al dispiegamento delle forze tecnologiche, fino a proporre una laser-terapia della drammaturgia contemporanea. E dunque ancora teatro polemologico, poiché l'elettronica è una tecnologia di guerra (il laser è un'arma fin dai tempi di Goldfinger) che fonda ciò che Virilio chiama «una logistica della percezione». Video-theatre o meglio disco-theatre, perché - pur senza l'esibizione dei monitor che spesso caratterizza la messinscena delle avanguardie - l'intersezione di disco-music e techno-décor si pone all'insegna della «clipizzazione del mondo» già avviata dalla video-music e dalla pubblicità televisiva. 2. La macchinazione ambientale Ogni arte è una semiotica applicata, una pratica della menzogna, ma il teatro lo è in modo particolare. Le cosiddette arti visive sono distinguibili in base al supporto utilizzato (tela o muro per la pittura, bronzo o marmo per la scultura °' ecc.), invece il teatro non ha pro- ~ priamente un supporto: a meno di .5 non teorizzare, come ha fat- ,,, / ~ to Grotowski, che lo spe- f" t--... cifico teatrale è il corpo ~ dell'attore. Il teatro ...... .9 non produce ogget- ~ ti cÒncreti, né è i i - legato a luoghi e mezzi tecnologici precisi: come ci hanno insegnato in tanti, e soprattutto il Living e l'Odio, il teatro non ha bisogno del teatro con la stessa imprescindibilità con cui la televisione ha bisogno del televisore o il cinema di proiettore e telone. Il luogo del teatro non è topologico (istituito dal metodo di produzione/distribuzione) bensì rituale (istituito da un patto di fruizione): vi è teatro laddove si circoscrive uno spazio sacro, una demarcazione di confine fra l'azione (falsa) e la reazione (nulla), il tracciato di un perimetro in cui parte della realtà si aggiudica - pur quando si presenta con i tratti della «crudeltà», da Artaud alla Comuna Baires - la soMarcello W. Bruno pulcini), ma solo indagine di un perimetro delimitato, sottolineatura delle componenti parziali mediante giochi di luce, creazione allucinatoria di nuove prospettive per mezzo di diapositive, digitalizzazione dello spazio con il laser usato quasi come scanner. Un più recente titolo di Krypton, Intervallo (1983), pone le stesse istanze: la teatralizzazione dell'Arno si dà nel discernimento di un pezzo (un intervallo di fiume, giustappunto) in cui l'intervento degli attori/operatori è quello della ri-segnificazione (rituale, dunque effimera) delle superfici (sia quella dell'acqua che quella degli edifici a lato). spensione del giudizio. 3. Enea il dandy elettronico Il lavoro teatrale di Giancarlo Partito dal vuoto assoluto, grande Cauteruccio è partito da questa vi- zero della spazialità (teatrica e arsione architetturale del teatro: il chitetturale) in cui la «sperimentateatro è la «spettacolarizzazione» zione» era esperimento percettodello spazio, la riduzione del luo- logico sadomaso sullo spettatorego da campo dell'interazione a og- cavia (ridotto a recettore di «presgetto dello sguardo (spectare = sioni sensoriali» consistenti in stiguardare ). Un vecchio titolo del moli sonori e luminosi di varia inMarchingegno, Space Computing tensità), Cauteruccio è infine ap- (1980), evidenzia esemplarmente prodato alla partitura narrativa l'assunto: niente attori (se non con l'happening multimediale -----....... Eneide (1982). Qui il carattere astratto ed effimero che caratterizza gli «interventi» e le «installazioni» firmate Krypton, e che pone questo gruppo presupposto teatrale nella tradizione della land art e degli environments pittorici, si stempera nel riferimento al testo classico. Ma Virgilio, a ben vedere, è solo una scusa per ricucire in moduli figurativi (il cavallo disegnato dal laser, le colonne greche stilizzate col neon ecc.) delle intuizioni creative che si alimentano soprattutto di possibilità tecnologiche. Proporzion fatta, l'Eneide di Cauteruccio sta al poema di Virgilio come l'Ulisse di Joyce sta al poema di Omero: non una riproposizione di temi o un'attualizzazione di trame, ma lo sfruttamento di una memoria scolastica per dare un asse portante alla disseminazione linguistica. Eneide è il passo compiuto verso l'integrazione (sotto l'etichetta obsoleta di teatro) dei vari sistemi a bassa definizione tecnologica o linguistica (danza aerobica, body art, diaproiezione, computer lightning, disco music);' l'effetto sommatorio è una specie di videogame a grandezza naturale scandito dagl'interventi del laser. ~-li,.' ~~ "' 4. L'invenzione del vortice rs «U.S. Army: amalo o lascialo» @R. Cobb Lo spettacolo Angeli di luce (1985), fintamente ispirato all'Apocalisse di Giovanni, è in realtà (nonostante la presenza di un attore valido come Gianni Leo) soprattutto un'esercitazione su questo tema: come spettacolarizzare lo spazio mediante la luce coerente, come «innaturalizzare» il teatro, ovvero come creare un ambiente-laser. All'inizio della sua sperimentazione, Cauteruccio aveva usato il raggio verde come protesi dell'occhio (quasi una materializzazione delle teorie di Pitagora, esposte da Ruggero Pierantoni in Ideologie della visione) e come metafora dello sguardo (in un video con Regina Martino l'oggetto privilegiato dell'indagine è il corpo nudo femminile); poi lo ha usato per ritagliare spazi, coltellQ nell'acqua o nell'aria (installazioni a Forte dei Marmi e altrove). In Angeli di luce il fascio si allarga, si imbuta, si mescola col fumo fino ad assumere la consistenza di una membrana cellulare, e quindi si vaginizza fino a diventare una sorta di utero elettronico in cui attori e spettatori si trovano nella posizione di ovuli e spermatozoi. L'ultimo Codice (1987) è una specie di sintesi del lavoro precedentemente svolto, e quasi - come, ancora una volta, il titolo apparentemente pigro lascia trasparire - una sua codificazione. Si tratta di un codice ternario: un terzetto di ballerini body-artisti nel ruolo di Lui, Lei e il Terzo Escluso (o l'Interposta Persona); una tripletta spaziale costituita da palcoscenico (abitato dagli attori), sala (abitata dagli spettatori, ma anche dal laser-tunnel e dai suoni, fra cui spicca un magnifico registrato in dialetto calabrese) e fondale (abitato dai fantasmi della diaproiezione computerizzata); una ininterrotta triangolarizzazione del volume scenico, effettuato da lame di luce laser ottenute specularmente. Un gioco matematico e geometrico, come si vede, ma non privo di ironie. La «crudeltà» di Cauteruccio, abbandonati i sadismi delle «pressioni sensoriali» e delle guerre stellari (le lance-laser puntate contro il pubblico dai guerrieri di Eneide), si manifesta in un'innocente presa in giro: la contraddizione fra la mimica degli attori, che all'inizio e alla fine fànno psss psss agli spettatori quasi a volerli chiamare sul palco, e l'agghiacciante duetto registrato in calabrese, in cui sentiamo ripetere avvertimenti come «statevi accorti» e «andatevene». Mentre gli altri gruppi storici della sperimentazione teatrale italiana sembrano volgersi a una drammaturgia della parola o della narrazione, magari mutuata dalla letteratura ( Come è dei Magazzini da Beckett) o dal cinema (Ritorno ad Alphaville di Falso Movimento da Godard), Krypton rimane ancorato al suo codice pre-attoriale (non scordiamo che Cauteruccio, accademicamente parlando, è architetto), al suo amore-odio per il teatro giocato fra snobismo («andatevene») e sfida («statevi accorti»).

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