Cfr. Il lavoro delle riviste Due numeri per Jabès Riccardo De Benedetti Si è ormai imposto, almeno qui in Italia, un modo di ascoltare l'opera di Edmond Jabès caratterizzato da una varietà di registri e di intenzioni interpretative in grado di svelare e tradire, nello stesso tempo, l'essenza di ogni possibile commentario. È stato proprio Jabès a mettere sull'avviso i suoi lettori-commentatori: «commentaire» significa «comment-taire» (come-t~cere) se solo si presti attenzione allo spezzarsi del vocabolo. Ma tacere di fronte al linguaggio, pur rimanendo nella forma del commento, come di fronte alla sua più propria possibilità è un rilancio, una valorizzazione non una semplice modalità difettiva della nostra natura di esseri parlanti. La sfida rappresentata dalla semplice presenza dell'opera poetica abbraccia ogni ordine di discorso, riguardando la possibilità stessa di un commento capace di imporsi come discorso secondo a fronte di un testo già di per sé tarato dalla consapevolezza, tutta moderna, di nascere dalle ceneri del già detto. Il raddoppio è evidente e, a ben vedere, irrimediabile se non fosse interrotto nuovamente da quegli oggetti parziali che sono i libri: sospensioni temporanee di un mormorio infinito. Due sono le occasioni per ritornare su questi problemi: il numero 1 della nuova serie di «Metaphorein», la rivista diretta da Ferruccio Masini, quasi interamente dedicata (per la cura di Alberto Folin) a Edmond Jabès e il numero 4 • di «Media & messaggi» che o_spita gli atti del convegno di Padova dedicato al «silenzio» e al «segreto». Da quei giorni di convegno sono uscite, come spiega la presentazione, diverse prospettive e diversi modi di orientarsi in esse: a) materiale per un'ontologia del silenzio (Il silenzio delle cose di W. Kaempfer, Il silenzio delle parole di Mare Le Bot; Il silenzio del potere, di I. Fetscher); b) appunti per una morfologia del silenzio (Al di là della lingua, di C. Wulf; Il segreto come genesi del silenzio, di G. Negri; / silenzi del gesto, di O. Longo; Il silenzio e la traccia, di A. Folin); e) considerazioni sul rapporto socialità/ritualità ( Una pratica di chiacchiere, di A. Turolla; Strategie del silenzio, di G. Mattenklott; Il sacro e il terrore, di H.D. Bahr; Enigma e mistero, di G. Contri); d) considerazioni sul segreto in rapporto alle strategie di comunicazione e di simulazione (Silenzio delle masse, silenzio del deserto, di J. Baudrillard; Le donne parlano troppo (per essere astoltate), anche in inglese, di D. Crampton; Perché non parli?, di G.F. Dalla Costa); e) esercizi di lettura su testi letterari (/ silenzi di Virginia Woolf, di M. Spinella; Elegia del silencio, di J.C. Iglesias; Il resto è il silenzio: off the record e segnali inauditi, di P. Fabbri). Risiedono forse in questa estrema varietà di linguaggi e di codici le ragioni della centralità assunta dalla presenza di Jabès: nel declinarsi di tanti saperi, più o meno parziali, di tante discipline, più o meno orientate alla totalità della comprensione, la parola di Jabès rimane vincolata fino in fondo all'immediata e innocente (perché colta nell'oblio delle tradizioni letterarie) esperienza del linguaggio nella sua purezza e radicalità. È una centralità non cercata, anzi, come accennavo prima, rappresenta un semplice addensarsi di mere possibilità sul tronco di una riflessione che percorre, nella sua integralità, buona parte della cultura contemporanea (filosofica e letteraria insieme). Il dubbio recato sul linguaggio, sulla sua essenza comunicativa e sociale, minaccia di estendersi all'intero arco delle attività simboliche dell'uomo se a fermarlo non si ponesse una seconda istanza, che proprio nel cuore di questo dubbio si installa e gioca le sue chance. Ma questo non avviene senza difficoltà, senza cioè un relativo scacco del «volerdire», della rappresentazione, scacco che si potrebbe indicare come il riposarsi del linguaggio nella sua essenziale paradossalità. È ciò che emerge dai saggi e dagli interventi raccolti in «Metaphorein». Scrivere l'assenza, infatti, non è soltanto un ossimoro (nessuno può più credere ormai alla «scrittura» come a una cosa semplicemente - presente - e allora si potrebbe segnalare la ridondanza: non si può più scrivere d'assenza e nell'assenza) ma il giungere a un punto di non ritorno nella messa in questione del linguaggio e, per Jabès, allo stesso modo importante, di coloro i quali si interrogano attraversandolo. Agamben sottolinea, in una breve quanto intensa lettera a Jabès, il cenno che il suo ultimo Livre du Partage contiene verso la possibiliquello di Dio, cui pure la sua vita è legata. Incatenata al nulla dalla creazione, l'esistenza dell'uomo possiede un'atroce somiglianza con quella delle cose. «L'enigma di una violenta separazione tra Dio e l'uomo che la 'somiglianza' non basta a colmare, l'enigma di una perversa divisione del tempo: all'uomo non appartiene che un frammento del tempo. Anzi la sua superficie, che sa solo la complicità con l'apparenza del creato, con un vedere e un sentire imprigionati nel presente». Per Prete la poesia di Jabès è sospesa a un «eppure», perché è da questo presente che «l'uomo potrà ricomporre il suo tempo, e rappresentare il passato e il futuro a partire dal fremito di una foglia. .. Completano il fascicolo poesie di Giovanni Giudici, Caproni e Luzi e saggi di Alberto Folio, Gianni Scalia, Katia Migliori, De Santi, Carlo Pasi, Riccardo De Benedetti e un'intervista a Jabès di Loredana Bolzan. Scrivere l'assenza Per Edmond Jabès «Metaphorein», nuova serie n. 1, 1987 Il silenzio, il segreto Atti del Convegno su Jabès Padova 24-26 maggio 1984 «Media e messaggi» n. 4, primavera 1987 Analfabeta università e altro È in preparazione una rivista studentesca sui problemi dell'Università. Nel marzo scorso si è svolto a Venezia presso l'Istituto di Architettura un incontro nazionale dei collettivi universitari studenteschi. Vi hanno partecipato circa 25 collettivi di diverse facoltà e provenienti da più parti d'Italia (Bologna, Venezia, Milano, Roma, È uscito il primo numero di MetbQQQlogia Rivista quadrimestrale diretta da Felice Accame, Carlo Oliva, Marco M. Sigiani A cura della Socie.tà di Cultura Metodologico-Operativa Comitato scientifico: Bruno Bara (Università di Milano, Istituto di Psicologia); Marco G. Bettoni (Eigenossische Technische Hochschule Ziirich); Silvio Ceccato (Istituto Universitario di Lingue Moderne, Milano, Linguistica); Paolo Facchi (Università di Trieste, Filosofia del Linguaggio); Ernst von Glasersfeld (University of Georgia. Department of Psychology, Athens, GA.); Robert E. Innis (University of Lowell, MA. Department of Philosophy); Vittorio Somenzi (Università di Roma, Filosofia della Scienza); Giuseppe Vaccarino (Università di Messina, Filosofia della Scienza) Un numero L. 15.000 Abbonamento annuale (3 numeri) Lire 40.000 Edizioni Intrapresa tà di un'altra presenza. Una presenza accolta nel cuore dell' Assenza e incapace di con-dividersi con gli altri, con i lettori che li costringe ad occuparsi dei limiti entro cui appare il linguaggio della loro appartenenza. Nel e attraverso il linguaggio siamo posti in un'eredità non voluta, originaria in senso pieno, e proprio per questo data alla nostra esperienza nella deiezione e nella diaspora, senza che per questo possiamo cessare di riferirci ad essa come a ciò che più ci appartiene senza essere nostro. Anche l'intervento di Antonio Prete ( Genesi I, 27. Variazioni per un commento) è attento agli aspetti di con-divisione (come Agamben ha tradotto partage) raccolti nelle pagine di Jabès che interrogano la creazione. Adamo nasce nell'angoscia e per l'angoscia di un «pensiero estraneo», Parma, Torino, Padova, Pisa, Catania, Bari, Urbino, Trieste, etc .. ) È stato un segnale intere~sante nell'università desertificata delle comode culture dell'accettazione passiva dell'esistente delle filosofie yuppistiche e della totale assenza di desiderio politico. Dopo «secoli» ci si è trovati a discutere, seppur caoticamente, senza memoria e in una babele di linguaggi, della condizione studentesca e dello stato dell'università. L'incontro ha messo insieme molti collettivi che lavorano per la «ricostruzione di un discorso critico»; sono spesso tentativi «alla cieca» privi di coordinate certe e di consumati programmi politici ma decisi a muoversi sul difficile terreno dell'analisi delle attuali condizioni di produzione e di trasmissione della conoscenza e del1' accesso sociale ad essa. In tutti questi anni la maggioranza dei docenti sembra essersi ingoiata la lingua a causa delle apprensioni carrieristiche, altri (i migliori) si sono chiusi in un luttuoso silenzio come se nulla fosse più possibile dire. In una situazione ove ìl «bossismo» partitico e le lobbies che obliquamente attraversano la società sembrano ridurre la cultura a niente più che orpello, decorazione, spettacolo, crediamo occorra porre una domanda sul ruolo e sulla funzione dell'intellettuale e sulle attuali caratteristiche della produzione e della circolazione di cultura: è la cultura destinata alla sua ineffettualità, consegnata alla proliferazione convegnistica-mondana o alla mera sopravvivenza accademica, comunque incapace di produrre un'interrogazione critica sulla nostra attualità o una riflessione dignitosa sull'attuale forma dell'organizzazione e finalizzazione delle conoscenze? Dallo stesso incontro di Venezia è nata la proposta di realizzazione di un periodico studentesco a carattere nazionale che abbia la capacità di stimolare la nascita e lo sviluppo di un dibattito ampio e profondo sulle questioni sopra citate e che riesca a funzionare anche come guida e riferimento per tutti quei collettivi uni_versitariche nascono spesso come aggregazioni casuali su problemi specifici di una Facoltà o di un corso di laurea. In Italia non c'è un vero dibattito sulle questioni universitarie (ma su quante questioni non c'è un vero dibattito?) eppure mille sono i problemi che oggi sempre più urgentemente si pongono e sembrano tutti intrecciati fra di loro: le polemiche sull'Università di massa e sul numero chiuso, le forme della partecipazione studentesca, il degrado delle routine didattiche, l'autonomia universitaria così come è posta dal progetto di legge Falcucci-Covatta, la penetrazione degli interessi bellici e delle lobbies nucleari nella ricerca accademica ecc. I Collettivi che già stanno lavorando al progetto della rivista la concepiscono «specifica sull'università» ma non organo di una sorta di corporativismo studentesco e sono alieni da ogni concezione che tende a sganciare i problemi della «città intellettuale» da quelli del modo di produzione e della società nel suo complesso. Il tentativo ci appare arduo. Sembra impossibile richiamarsi ad una esperienza intellettuale accumulata. Lo sforzo deve essere nel senso di connettere tentativi di indagine e una cauta formulazione teorica alle evidenze immediate della quotidianità universitaria. Vogliamo sottolineare l'originalità di questo progetto: sarebbe la prima rivista nazionale direttamente prodotta da collettivi studenteschi. Per ora si è costituito un gruppo redazionale al quale partecipano circa 10 collettivi e si sta costituendo un ampio comitato di collaboratori al quale hanno già aderito molti docenti e intellettuali. Probabilmente la rivista uscirà ad ottobre di quest'anno, si chiamerà «Analfabeta» e sarà autofinanziata. Per tutte le informazioni i contributi e gli interventi rivolgersi alla redazione di Analfabeta c/o coop Bold Machine via Mura di P. ta S. Felice 1, 40122 Bologna te!. 051/523446 A questo progetto partecipano i seguenti collettivi: Coli. Specchio di Dioniso Bo., Coli. di Lettere e Filosofia Bo., Damsterdamned Bo, Coll. di Scienze politiche Bo, Gruppo studio Mi, Architettura Mi, Assemblea Permanente I.U.?.V. Ve, Coll. Architettura To., Circolo Roots Pd, Gruppo redazionale Aleph Roma. Theodor Fontane J enny Treibel Commedia grottesca delle crudeltà borghesi. Un classico. «Narrativa» Pagine 190, lire 25.000 Mario De Micheli Le circostanzedell'arte Dall'America all'Europa, fra personalità, avvenimenti, ideologie e linguaggi. «Saggistica» Pagine 270, lire 38.000 Vladimir J ankélévitch Il non so che e il quasi nulla Inafferrabile. ed essenziale, il profumo della verità. La traduzione integrale di un'opera molteplice e feconda. Georges Mounin Poesia e società Prefazionedi AlbertoBeniscelli Il pubblico, l'insegnamento, gli editori, i critici, i poeti. C~i uccide la poesia? il Mulino Jean-Pierre Vernant La morte negli occhi Figure dell'Altro nell'antica Grecia Fra antropologia, mitologia e religione, il ruolo della morte nella civiltà greca Michel de Certeau Fabula mistica La spiritualità rellglosa tra Il XVI e Il XVII secolo Smarrimenti e furori, follie e deliqui: alle radici dell'esperienza mistica in un'indagine che attraversa religione e psicoanalisi, arte e letteratura Victor Brombert Victor Hugo e il romanzo visionario Una nuova lettura dell'opera narrativa di Hugo: il ritratto di un romanziere allucinato che porta sulla pagina i fantasmi più profondi dell'io Cari Dahlhaus Analisi musicale e giudizio estetico Per un incontro di critica e gusto nella valutazione dell'opera musicale
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