Einaudi DarcRy ibeiro Utopisaelvaggia Il destino di una civiltà nell'avventura fantastica e scandalosa del negro Pitum, ospite-prigioniero delle Amazzoni. A cura di Daniela Ferioli. «Supcrcoralli•, pp. 169, L. 18 ooo HarolPdinter Proust Pinter racconta Proust: la sceneggiatura del film mai realizzato sulla Recherche. Traduzione di Elio Nissim e Maria Teresa Petruzzi. «Nuovi Coralli•, pp. 189, L. 1~ ooo Beowulf La storia della lotta tra un eroe umano e un mostro assassino nel primo testo poetico della letteratura anglosassone. Con un ricco apparato illustrativo di famosi San Giorgio medievali e quattrocenteschi. A cura di Ludovica Koch. «I millenni., pp. LVI-281,L. 40 ooo ArthuSrchnitzler Amoretto Le eleganti menzogne della società viennese fin desiècle. A cura di Paolo Chiarini. «Collezione di teatro,., pp. IX-61, L. 6000 RicharKdrautheimer Trecapitacliristiane Un famoso storico dell'arte ricostruisce le complesse relazioni tra religione, architettura e ideologia, che hanno determinato lo sviluppo di Roma, Costantinopoli e Milano tra il IV e il v secolo. Traduzione di Renato Pedio. «Saggi,., pp. xxv-203 con 106 illustrazioni nel testo, L. 28 ooo ZygmunBtauman Memordieiclasse Quando la memoria diventa un ostacolo a comprendere e vivere il presente: le contraddizioni degli storici e le tendenze neocorporative della società industriale. Traduzione di Alfredo Salsano. «Papcrbackn, pp. v-256, L. 26 ooo Riproposte: DanielDeelGiudice Atlantoeccidentale Tradotto in dodici lingue, il romanzo di Del Giudice è ora anche in edizione tascabile. «Nuovi Coralli•, pp. 177, L. 12 ooo HenryJames DaisMy iller La spregiudicatezza e l'innocenza della giovane America nel libro piu fortunato diJames. Con una nota introduttiva di Italo Calvino. «Gli struzzi., pp. 83, L. 6ooo MarcePlroust L'Indifferente La novella che anticipa l'atmosfera e il gioco dei sentimenti della Recherche. «Nuovi Coralli•, pp. 81, L. 6000 HarolAdcton GliultimiMedici Il declino della dinastia medicea in una puntuale ricostruzione storica e psicologica. ,, «Gli struzzi•, pp. xvn-338, L. 16 ooo • pio al significato dell'oro per noi e per l'uomo medioevale, il che consente di fare confronti, dunque di rilevare differenze, cioè di vedere con completezza. Per capire la scena della Deposizione del Mantegna si suggerisce e si attua la sua ri-messa in scena. Si fa fare, si fa sperimentare al proprio corpo qualcosa che consentirà di capire a fondo vedendo, di vedere a fondo. Il libro in partenza sarebbe il diario di un viaggio, di una sequenza di occasioni concrete e di circostanze istituzionali, ma basta dare uno sguardo al sommario per rendersi conto di quanto sia diventato manuale. Si comincia con il tema dell'inquadratura. E si caratterizza così l'universo dei quadri. Per passare all'esplorazione di un unico dipinto, e così se ne evoca la plurivocità, la molteplicità dei punti di vista e dei discorsi che si possono fare su di esso. Definito nei fatti l'oggetto, il quadro, si passa alle tecniche cioè a tutte le maniere di disporre tratti, colori, ecc., il che fa emergere quanto ogni possibile quadro dipenda dalla sua tecnica. E poi si passa ad analizzare una singola tecnica materica (l'oro), il che manifesta la pluralità dei suoi significati. Si scandagliano poi gli elementi/parametri di ogni raffigurazione: la luce, lo spazio e il tempo. Conclusa poi la parte sintattica si passa ad esplorare una serie di motivi iconografici esemplari e intriganti: le «cene e i cibi», gli «alberi», gli «animali» e l'«abbigliamento». Poi si affronta il tema forse più importante per la pittura e la raffigurazione: il ritratto. Ho parlato poco o niente di bambini e di pedagogia artistica, ma non ne sono del tutto pentito anche se il libro parla esplicitamente ad educatori e animatori. Vi si manifesta infatti una sorta di discrepanza fertile fra intenzioni pragmatiche «chiare e distinte» ed espansione a tutto tondo della facoltà di fare intrecci. L'ultimo capitolo riassume tutto il metodo con un virtuosismo concettuale sopra un tema protagonista della pittura: la tela come supporto, come soggetto e come oggetto. Quello della pedagogia finisce per funzionare come un artificio retorico che riesce ad insegnare a tutti gli uomini in divenire e non soltanto ai bambini, «come è fatta» l'arte. Renate Eco A scuola col museo Guida alla didattica artistica In collaborazione con Renato Gié>vannoli Milano, Bompiani, 1987 pp. 216, ili. 320, lire 20.000 Dalla vendetta alla guerra Maurizio Ferraris La proposta di uno spazio culturale mediterraneo, avanzata qualche anno fa dal ministero francese della cultura, sembrò sulle prime l'idea nazionalistica di una Francia, assediata dalla estensione planetaria della cultura nord-americana e - in misura minore ma non irrilevante - dalla presenza delle culture centro-europee, di quella tedesca in particolare, con cui tradizionalmente i francesi non hanno dialogato moltissimo. Può darsi che questi argomenti avessero - e ab-· biano ancora - un certo peso; e tuttavia un fenomeno caratteristico degli ultimi anni è l'imporsi sul piano internazionale di iniziative culturali che riflettono effettivamente la vitalità di una cultura almeno geograficamente mediterranea (senza che necessariamente questa collocazione geografica significhi l'affermazione di peculiari - e danque più o meno sospetti - valori sud-europei). È il caso della recente fioritura culturale della Spagna, ma anche del riaffermarsi del prestigio culturale di città italiane mediterranee, come Napoli (si pensi, per esempio, alla ingente attività di una istituzione come l'Istituto italiano di Studi filosofici patrocinato dall'avvocato Gerardo Marotta, che organizza annualmente seminari e cicli di conferenze a cui partecipano i maggiori studiosi italiani o di altri paesi). È probabilmente in questo quadro che va collocata la recente fondazione, in Sicilia, della Scuola internazionale di scienze umane, presieduta da Umberto Eco, con la segreteria di Ignazio Buttitta, e con un comitato scientifico che comprende tra gli altri Bettetini, Sebeock, Petitot, Fabbri. La Scuola è attiva tutto l'anno, con cicli di conferenze (si è già avviato il ciclo I maestri della ricerca, a cui hanno preso parte Greimas e Détienne, e che si configura come l'autopresentazione di personalità eminenti nell'ambito delle scienze umane). Accanto ai cicli annuali, che si tengono nella sede di Palermo (villa Malfitana, fondazione Wittaker) e che prevedono, per facilitare la frequenza, l'assegnazione di borse di studio e di perfezionamento post-laurea, la Scuola ha avviato una serie di stages estivi, con sede a Gibellina. Il primo, organizzato in collaborazione con la Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, si terrà dal 7 al 17 settembre, e ha per titolo: Dalla vendetta alla guerra: riflessioni di antropologia politica a partire da esempi africani e mediterranei. Responsabili del seminario sono E. Terray (della Eco le des Hautes Etudes) e M.P. Di Bella (del Cnrs). Il calendario dei lavori è il seguente: Lundi 7 (après-midi), lntroduction: E. Terray Mardi 8 (matin), Les grandes théories en anthropologie politistice pénale du 19" siècle ou comment lutter contre la vengeance: E. Claverie (CNRS) Mardi 15 (a-m), Discussion: L. Boltanski Mercredi 16 (m), Discussion: E. Claverie Mercredi 16 (a-m), Le guerre sainte: V. Lanternari (Università di Roma) Jeudi 17 (m), Discussion: V. Lanternari; Conclusion: M.P. Di Bella Dalla vendetta alla guerra Scuola internazionale di scienze umane Gibellina, 7-17 settembre 1987 Per informazioni, scrivere a: dott. Enrico Stassi, Museo Civico, 91024Gibellina; tel. (0924) 6742867300 Cfr. Progetti editoriali Aelia Laelia Giacomo Conserva Mentre scrivo attendo l'uscita di Ferlinghetti Bar, di Enzo Crosio - dopo 10-e-più anni di esistenza clandestina, pezzi comparsi in momenti divefsi sulle riviste di quello che un tempo si chiamava il movimento, manoscritti persi. «Tutti i suoi denti erano idee», si dice nel racconto di E. A. Poe Berenice. E, come noto, le idee sono anche forze materiali. E una casa editrice non è una struttura chiusa e autosufficiente ma un insieme di concatenamenti, di linee di fuga, di erranze, di deterritorializzazioni e riterritorializzazioni, di buchi neri pure. Vi è il rischio LaGola1'8 Nuova serie Mensile del cibo e delle tecniche di vita materiale 84 pagine a colori, Lire 7.000 In questo numero Gioacchino Rossini Musici e pittori di Cremona Cremona, la musica e la pittura I tabù alimentari Il velo e il tappeto Eat-art Abbonamento per un anno ( 11 numeri) Lire 70.000 Inviare l'importo a Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2. 20137 Milano Conto Corrente Postale 15431208 Edizioni Intrapresa que: J.L. Amselle (EHESS) Mardi 8 (a-m), Discussion: E. Terray Mercredi 9 (m), Guerres de lignage: l'exemple Bété: J.P. Dozon (ORSTOM) Mercredi 9 (a-m), Discussion: ~ J.L. Amselle Jeudi 10 (m), Guerre de domination et apparition de l'Etat. Le cas de Segu, Afrique de l'ouest: J. Bazio (EHESS) Jeudi 10 (a-m), Discussion: J.P. Dozon Vendredi 11 (m), La vendetta nel Mediterraneo: M.P. Di Bella Vendredi 11 (a-m), Discussion: J. Bazin Samedi 12 (m), Discussion: M.P. Di Bella; Prémière conclusion: E. Terray Lundi 14 (a-m), Les mécanismes de la dénonciation: L. Boltanski (EHESS) Mardi 15 (m), Homogénéisation de la notion d' égalité dans la jucostante di ricadere nella feticizzazione del prodotto, di un suo utilizzo narcisistico: di un uso dell 'opera non per aprire la strada all'ispirazione (per fare affluire i fantasmi) ma per chiuderla. (Ci si può anche sentire molto raffinati, seppure un po' démodé, se nell'età della comunicazione multimediale si scrivono e pubblicano libri). Se ripenso all'attività di Aelia Laelia (che preferisco collocare sotto il segno di Gérard de Nerval in Pandora che non sotto quello di C. G. Jung di Mysterium Coniunctionis), penso che possa esservi un altro modo di considerare il problema, di ristrutturarlo appunto: non un corpus di opere (più o meno valutate allo stock del mercato dei valori), ma una opera di patchwork e bricolage, che si ramifica e si estende. Mi viene in mente l'assemblaggio (ed il disassemblaggio) dei testi. Insiemi di enunciati astratti (come una landa in cui si possa costruire tutto, non ha importanza cosa, costruire e poi distruggere un capriccioso e fremente caleidoscopio / Lei non c'era. Sono entrato ma dentro non c'era./ Vidi la sagoma della barca spuntare dietro il promontorio / gli internati si - ribellano - almeno una volta / Il 24 febbraio 1967 mangio il fungo delle allucinazioni) e giustapposti. Momenti di cui quei testi e quegli oggetti che chiamiamo libri sono stati parte o occasione: ricordo così il mio gesto di con'segnare ad una mia amica a Parma Marianna la pazza, da cui ero stato profondamente commosso; di avere stipato in una valigia, dovendo andare in treno da New York a Washington, Georgetown, una copia di Fiabe vegetali che mi era stata affidata per Elisabeth S.; e questa non è che una elencazione disincarnata oltre che parziale. Bisognerebbe evocare le intensità, i corpi, la musica di quegli istanti. C'è un dare ed un avere, naturalmente, e ci sono i prezzi che si pagano (una prefazione per Ferlinghetti Bar rifiutata; la scoperta - da Peter Bichsel - che pure James Joyce aveva sognato dell' America; la decostruzione del Desiderio di vivere in una torre d'avorio - di Beppe Sebaste e Giorgio Messori - in rapporto al Wunsch ein Indiane, zu sein di F. Kafka; la stessa idea di una letteratura minore - che per molto tempo considerai come sic et simpliciter subalterna, minimalista, segno e indice di una sconfitta introiettata; e, complementariamente, la mia dichiarazione di anni fa di non voler entrare nel progetto, perché a me interessava «fare lo psicoterapeuta»). Il patchwork dell'arte ha senso, credo, quando, come più o meno disse Blanchot, viene portato avanti con cattiva coscienza; il mito della parola «piena» trascura in ogni caso la violenza della lettera, le coazioni della linearizzazione, la cefalizzazione della mano e del corpo. Ma non si può fare a meno, mentre si vive, di lasciare tracce, attaccate magari a steli d'erba, calpestati sotto le suole mentre si cammina. L'importante è quali vie vengono aperte, quali processi messi o mantenuti in moto, quali fantasmi (Lyotard) vengono scambiati, quali complotti vengono orditi. Questi libri alludono a qualcosa oltre la loro autosufficienza; complottare è bello. Per dirla in un altro modo: se Genet scrisse in Notre-Dame des Fleurs queste parole che tuttora non posso non trovare toccanti (Puisque Divine est morte, le poète peut la chanter, conter sa légende, la Saga, le dict de Divine. La Divine-Saga devrait etre dansée, mimée, avec de subtiles indications. L'impossibilité de la mettre en ballet m'oblige à me servir de mots lourds d'ideés précises, mais je tacherai de les alléger d'expressions banales, vides, creuses, invisibles) esse non sono senza rapporto con il successivo Flowers di Kemp; o, per tornare a noi, il problema non è solo continuare a fare uscire e a leggere (a frammenti o per intero - dall'avanti o dall'indietro) libri; il problema è danzare (Artaud, Lyotard, Derrida), camminare un po' anche noi sul wild side (Lou Reed, naturalmente). Giorgio Messeri - Beppe Sebaste, L'ultimo buco nell'acqua; Amelia Rosselli, Appunti sparsi e persi (1966-1977); Livia Candiani, Fiabe vegetali; Carlo Bordini, Pericolo; Patrizia Vicinelli, Non sempre ricordano; Peter Bichsel, Il lettore, il narratore; Roberto Parpaglioni, Marianna la pazza; Marco Papa, Le birre sonnambule; Enzo Crosio, Ferlinghetti Bar. & oc5 °' ~ s ~ ~ ~ - -----------=-~--,-,-:--''-----------------"----------------1.----------------L---------------'1:s
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