Alfabeta - anno IX - n. 97 - giugno 1987

Giornale dei giornali DaVolcker'.Vàenezia S u cento italiani, quanti sanno chi è Paul Volcker? Non lo sappiamo, con precisione, ma sospettiamo che siano pochi, forse pochissimi. Ciò spiegherebbe la situazione imbarazzante in cui si sono trovati i quotidiani italiani nel preparare i titoli del 3 giugno scorso. Si trattava di dire, in modo conciso, qual si conviene ad un titolo, che Ronald Reagan aveva annunciato la decisione di Volcker di non accettare un terzo mandato come presidente della Federai Reserve (la massima autorità monetaria degli Stati Uniti), e aveva già designato Alan Greenspan quale successore, allo scadere del mandato di Volcker in agosto. Era senza dubbio una notizia molto importante, particolarmente nella delicatissima congiuntura attuale dell'economia Usa, e dell'economia mondiale m genere. Quindi, i maggiori giornali italiani hanno, giustamente, deciso di mettere la notizia in prima pagina, alcuni addirittura nei titoli di testa. C'era però un problema non trascurabile: il nome di Volcker non dice molto al grosso dei lettori italiani. A ben vedere, neppure la carica di presidente della Federai Reserve è molto più perspicua. Quanti italiani sanno che cos'è la Federai Reserve? È piuttosto interessante vedere quali soluzioni siano state date al problema dai maggiori quotidiani. La soluzione più «fantasiosa» è forse quella di Repubblica. Il titolo di apertura del 3 giugno suona, infatti: Il «Re del dollaro» abbandona Reagan. E sotto: Mercati in allarme ~r l'addio di Volcker. La parentela semantica fra «addio» e «abbandono» conduce alla conclusione che il signor Volcker sia, appunto, il «re del dollaro» in questione. La dizione «re del dollaro» è senz'altro adatta a colpire l'immaginazione; rimane tuttavia il problema di che cosa significhi. Per fortuna, il lettore può sempre ricorrere al sommario dove si spiega: «Il mandato del governatore della banca centrale sarebbe scaduto in agosto». Purtroppo, il contesto, e il condizionale, lasciano intendere che Volcker abbia già lasciato la Federai Reserve, il che non è vero. Il Corriere della Sera colloca anch'esso la notizia nel titolo di apertura, ma opta per una formula più austera: Cambia il custode del dollaro/Bufera sul mercato dei cambi e a Wall Sireet. L'espressione «custode del dollaro» è altrettanto metaforica di quella «re del dollaro», ma è meno impropria, se non altro perché siamo più abituati a sentir designare il governatore della Banca d'Italia, un po' enfaticamente, come il «custode della lira». In ogni caso ci si può rivolgere all'occhiello: «Greenspan nuovo presidente della Federai Reserve». (L'errata impressione che la successione sia già avvenuta è però corretta dal sommario: «Il governatore ha rinunciato al terzo mandato - In agosto il passaggio delle consegne».) Una soluzione opposta si trova nella Stampa. Si decide che il lettore sappia di che cosa si stia parlando: Volcker lascia la Riserva federale. Ma, a riprova di quanto detto all'inizio, una simile formula non è ritenuta adatta a sostenere un titolo vero e proprio, tantomeno un titolo d'apertura; perciò La Index - Archivio critico dell'informazione Stampa colloca la notizia in un piccolo riquadro a una colonna, che rinvia all'articolo nelle pagine dell'economia. L'unica concessione semantica fatta al grosso pubblico è quella, piuttosto opinabile, di tradurre «Federai Reserve» m «Riserva federale»: purtroppo in italiano «riserva» non è sinonimo di banca centrale e di istituto di emissione. Nella pagina economica, in compenso, si va a briglia sciolta. Il titolo è: Volcker lascia la Fed; qui i lettori sono gente di mondo, la Federai Reserve può essere addirittura citata col nomignolo adottato dalla stampa americana e dalla stampa specializzata. A controprova, guardiamo Il Sole 24 Ore. Il titolo è in apertura; non c'è alcun timore che il lettore non sappia di che cosa si parla: Finisce l'era Volcker. Nell'insieme, la cosa si limiterebbe a un buon esempio di semantica dell'informazione se non ci fosse un risvolto alquanto sostanziale. L'indomani, 4 giugno, in un articolo pittorescamente intitolato Storia del «Fuehrer del dollaro», Vittorio Zucconi scrive sulla Repubblica: «Non c'è poltrona washingtoniana, forse neppure alla Casa Bianca, che offra oggi al· suo occupante tanto potere reale e immediato sulla vita dell'America come la Federai Reserve». Non si tratta certo di un'opinione stravagante. A conferma, sul Sole 24 Ore del 3 giugno, l'articolo di un esperto come Giacomo Vaciago afferma: «Nei giorni scorsi, indiscrezioni giornalistiche avevano Paolo Baratel/a: Il drago sottolineato che la debolezza dell'amministrazione Reagan avrebbe imposto la riconferma per un terzo quadriennio di Paul Volcker. Ma, a ben guardare, ne sarebbe risultata una situazione politica ancora più anomala dell'attuale, diventando universalmente accettato che il centro del potere a Washington si fosse ormai definitivamente spostato da Pennsylvania a Constitution Avenue. La sostituzione di Volcker ribadisce che così non è». (È morto il re. Evviva il nuovo re). È facile comprendere che siamo di fronte a una situazione paradossale. Il ruolo di presidente della Federai Reserve, a detta degli stessi quotidiani, è il più influente degli Stati Uniti, insieme a quello del Presidente degli Stati Uniti. Nel caso di Volcker, poi, che era in carica dal 1979, il suo potere era tale da rivaleggiare addirittura con quello del Presidente. Allora come mai il nome Volcker, e la sua stessa carica, sono tanto poco conosciuti da costringere i giornali italiani a invenzioni e circonlocuzioni semantiche di ogni tipo? Perché i media italiani, dal 1979, non hanno spiegato e illuminato l'importanza del signor Volcker? D'accordo, Paul Volcker non è Diego Maradona. Ma, a suo tempo, il dottor Kissinger diventò una star di prima grandezza quando non era altro che un semplice consigliere del Presidente. Naturalmente, anche i giornali italiani, quando se ne presentava l'occasione, avevano parlato di Volcker e della Federai Reserve. Né, crediamo, c'era da parte dei giornali la deliberata volontà di tenere all'oscuro il pubblico circa il ruolo decisivo del presidente della Federai Reserve sull'economia di tutto il mondo. Pensiamo, piuttosto, che vi sia un meccanismo, più o meno inconscio, in base al quale si classificano gli affari monetari foternazionali come una «cosa complicata» e poco «popolare», .da addetti ai lavori. Se così fosse, l'unico comportamento coerente sarebbe quello della Stampa, che ha evitato di mettere la notizia in primo piano, dandola in una forma adatta a «chi ne sa già». Viceversa si può vedere nelle scelte della Repubblica e del Corriere della Sera, opposte a quelle del quotidiano torinese, il segno di un nuovo atteggiamento. Personalmente, riteniamo che La Repubblica e il Corriere della Sera abbiano fatto una buona scelta. Speriamo che continuino e che la prossima volta non ci sia bisogno di spiegare al volgo che cos'è la Federai Reserve. Anche perché, tradizionalmente, gli alti e bassi del dollaro e della lira sono fra gli argomenti di finanza internazionale più frequentati nelle titolazioni di prima pagina. Non sarebbe male spiegare al pubblico che, al riguardo, le decisioni di mister Volcker o di mister Greenspan sono più influenti di quelle di altri personaggi, come Ciriaco De Mita o Nicolazzi o Pannella, per stare nell'ambito dei frequentatori più abituali di quelle titolazioni. La notizia sulla «rinuncia» di Volcker era importante anche per un altro motivo. È giunta, infatti, nei giorni immediatamente precedenti il vertice dei Sette a Venezia. E qui saltano fuori altri risvolti interessanti. La Repubblica del 3 giugno ha scritto in proposito: «Il mandato di Volcker sarebbe scaduto in agosto, ma Reagan ha voluto bruciare i tempi anticipando la nomina di Alan Greenspan. Fra i motivi di tanta fretta quello di evitare che la conferma di Volcker diventasse argomento di 'trattativa' al tavolo dei Sette a Venezia. La mossa ha provocato panico a Wall Street e su tutti i mercati valutari». Non sappiamo se questa interpretazione sia esatta. Certo è abbastanza sorprendente, almeno sotto il profilo strettamente istituzionale. Non risulta che la guida della massima autorità monetaria degli Stati Uniti sia aperta a una «trattativa» con altri paesi, tanto da costringere Reagan a creare il fatto compiuto per mettersi al riparo dalle pressioni dei principali partner economici. Più o meno attendibile, comunque questa interpretazione sottolinea il peso, a livello anche internazionale, esercitato da Volcker. Ciò può spiegare anche il clima di generale, enfatico cordoglio che molti giornali hanno creato intorno alle sue quasi-dimissioni. Una stella polare per la finanza titola Il Sole 24 Ore, in un articolo che si apre con questa citazione: «Se avessero dovuto inventarlo non ci sarebbero riusciti». «È accaduto l'impensabile ma oo ~ il mondo continua» è invece la ci- ~ tazione scelta da Rodolfo Brancoli -5 ~ per il commento del 4 giugno sulla t:l.. Repubblica, il cui titolo definisce ~ esplicitamente «allarmante» la de- ....... cisione di Reagan (L'allarmante 2 scelta della Casa Bianca). «Il mon- ~ do faceva il tifo per Volcker» ag- "::: giunge, poco sotto, lo stesso Bran- °' coli. Volcker come Maradona. t: In questo quadro, si inserisce la ~ tendenza di molti quotidiani di ca- ;! sa nostra a sottolineare le reazioni ~

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