Architettura Città Luca Guareschi «L'architettura ha sempre fornito il prototipo di un'ppera d'arte la cui ricezione avviene nella distrazione da parte della collettività. Le leggi della sua ricezione sono le più istruttive», scriveva Walter Benjamin nel 1936; qualche anno prima Raymond Roussel aveva scritto un breve saggio per rendere esplicito «come» aveva scritto alcuni dei suoi libri. Così fra questi due momenti, la ricezione e il procedimento, si muove, forse essenzialmente, il ciclo di incontri Architettura Città organizzato dall'Istituto Gramsci di Parma e inaugurato il 27 marzo, al Palazzo della Pilotta, da una affollatissima lezione di Aldo Rossi. Sono int~rvenuti poi: Costantino Dardi (3 aprile), Vittorio Gregotti (10 aprile), Vico Magistretti (15 aprile), Roberto Gabetti (27 aprile), Guido Canella (7 maggio). Mario Botta (12 maggio). Lezioni-strumento per capire quando inizia un progetto di architettura, cosa vi è di trasmissibile nell'esperienza autobiografica autoriale, nello svelamento di un procedimento che è del singolo ma pertiene ad una teoria e ad una metodologia disciplinare, nell'incontro fra un architetto ed una città, la sua idea di città, ed in questo caso, poi, una sola città, dal momento che tutti e sette i progettisti sono impegnati a Parma nella costruzione di un loro progetto, in fase più o meno avanzata di attuazione e in un solo caso già completata. Il procedimento sta nel lavoro dell'architetto, che segue percorsi, incontra stazioni spesso impreviste ed imprevedibili e che vorremmo si rivelassero come avverebbe scoperchiando il tetto del singolo laboratorio progettuale: così com'è. Il procedimento sta nel mestiere mediante il quale avviene la costruzione logica dell'architettura, con i suoi principi costitutivi interni che ne permettono una trattazione, una trasmissione ed uno sviluppo. Il procedimento sta nello stile come costante determinata dalla cultura dell'architetto, dalla sua biografia, dalle sue stesse ossessioni. Un tentativo allora, da parte del Gramsci, per cercare di capire le strade che devono essere percorse per imparare a discutere di architettura, quando a parlarne insieme possono essere gli architetti, gli amministratori, gli studenti e i distratti cittadini di quella stessa città. Architettura Città A cura dell'Istituto Gramsci Palazzo della Pilotta Parma, 27 marzo-12 maggio 1987 Viaggio barocco nella mente Silvia Monti Pochi mesi fa, suscitò un certo scalpore la rilettura dell'Oracolo manuale del gesuita spagnolo Baltasar Gracian, proposta da Gianfranco Dioguardi (Viaggio nella mente barocca, Palermo, Sellerio, 1986). Ora, nell'ambito di un ritrovato interesse per questo autore, è stato pubblicato, per la prima volta in traduzione italiana, il voÌuminoso trattato Agudeza y arte de ingenio, la seconda delle tre opere maggiori di Gracian: la terza, El Critic6n, è un complesso romanzo simbolico. L'Acutezza, data alle stampe nella sua versione definitiva nel 1648, è una specie di summa dell'estetica barocca, del tutto indipendente dal trattato dell'italiano Matteo Peregrini Delle acutezze (ma il sospetto di esserne un rifacimento ha pesato a lungo ingiustamente sull'opera dello spagnolo). Giudicata dal Croce nient'altro che un'antologia delle preziosità stilistiche barocche, solo in tempi recenti la critica ha provato a sfatare il giudizio negativo che dal Settecento in poi circondava l'opera. Per fare ciò ha dovuto in primo luogo superare l'ostacolo rappresentato dallo scarto semantico subito negli ultimi secoli dai termini attorno a cui ruota il trattato del gesuita. «Acutezza», «arte», «concetto», «ingegno» hanno riacquistato trasparenza attraverso una minuziosa ricostruzione del loro significato nel contesto culturale dell'epoca barocca. Solo in seguito a questo processo ci si è accorti della straordinaria modernità dell'approccio analitico al testo lètterario utilizzato da Gracian. L'Acutezza, infatti, non è, nelle intenzioni del suo autore, una retorica normativa, ma proprio una «poetica della ricezione», basata sulla decodifica attiva del messaggio poetico e più in generale del discorso, sottoposto a un serratissimo lavorio di smontaggio e assemblaggio, di classificazioni e suddivisioni, con un metodo «quasi maniacale~ sicuramente ispirato, come è stato detto, alla casistica gesuita. Cristina Carry Nella ricchissima parte esemplificativa, Gracian non privilegia, come ci si potrebbe aspettare in ossequio al culto dell'ingegno, i poeti concettisti, principi riconosciuti dell'ingegnosità linguistica, ma accoglie in egual misura i culterani, oltre a un nutrito numero di scrittori estranei a entrambe le scuole. Se gli spagnoli predominano perché «l'acutezza prevale in essi, così come l'erudizione nei francesi, l'eloquenza negli italiani e l'inventiva nei greci», non mancano schiere di autori classici ed europei contemporanei, italiani, francesi, portoghesi; e poi poesia di tipo tradizionale; e, ancora, motti (l'acutezza gracianiana è stata studiata in rapporto al motto di spirito di Freud), aforismi, detti celebri, risposte acute, secondo il criterio della più ampia varietà preannunciato nel prologo. La traduzione italiana è stata esemplarmente condotta sull'editio princeps nel 1648 dall'ispanista Giulia Poggi, che si è sobbarcata un'estenuante mole di lavoro, come si può facilmente immaginare data la complessità e le insidie lintire le 400 pagine del trattato, ne costituisce un agevole strumento di approccio, imprescindibile anche per il lettore specialista. Ma non è tutto: il volume nel suo insieme si configura come un invito non solo all'opera di questo gesuita in perenne disaccordo coi gesuiti, ma anche a una migliore conoscenza di tanti testi e tanti autori. Baltasar Gracian L'acutezza e l'arte dell'ingegno Tr. di Giulia Pogg'i Introduzione di Mario Perniola Palermo, Aesthetica edizioni, 1986 pp. 493, lire 45.000 Goethe a von Stein Rodolfo Montuoro La neonata casa editrice «Lettere», che Rosellina Archinto ha voluto consacrare agli epistolari, parte in bellezza. Le Lettere alla signora von Stein di Goethe, tradotte da Rosina Spaini Pisaneschi, inaugurano degnamente il catalogo. È buona norma, infatti,. cominciar coi «classici». E classico è, .............................. ·~· ......... . e e e e • e e • e e e e e • • e e e e e e • e e e e e e e e e e e e e e e e e e ■ I . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ' .... ' .... ' . . . . ... . t ■ ■ ■ • I ■ ■ •• I :~:~:~:~:~: MarcoLodoli :~:~:~:~: o • ■ ■ • I •••• I • • • • • • ••• ::=:=:=:=:: s1·1v1B·arie =:=:=:=:: ..... , ..... • • • • • • ••• I e e e e ' e e e e I • • • • • • ••• I e •• • e •• f • • • • • • ••• I e e e e • e e e e f ········•·· Snack Bar ·•·•·•·•· • • • • • • ••• ) • • I • • C • • • • • • ••• t • • ' • • • • • • • • ••• t • • I • • f • • • • • • ••• t • • I • • t • • • • • • ••• ···••1 •••• , tir;: Budapest =====:::: quella rara forza della sensibilità che sa imbrigliare le intemperanze del «genio». E Goethe è un genio davvero impenitente. Tra le parole tenere delle lettere alla sua Lotte luccica il turbinio di un fare senza posa: mentre compone le opere che lo immortaleranno, dipinge, scolpisce e si innamora, provvede personalmente al suo giardino sul Rosemberg, sovrintende ai lavori delle miniere di Ilmenau; e, intanto, si inerpica sui monti cercando pietre millenarie, fruga nel teschio dell'anatomista e scopre l'os intermaxillare. In questo universo vorticoso Charlotte rappresenta un punto fermo, una stella polare: una presenza provvida e certa ma tenuta a distanza perché Goethe la vuole vicina e immota, come una musa. Le assegna il centro della sua vita mobilissima ma fa sempre in modo di appartarla. La tiene estranea alle sue corse centrifughe ed affida all'epistolario il compito di preparare i suoi ritorni. Gli espedienti di questo amoroso esercizio di distanziamento si avvertono in certi passaggi della scrittura e, ogni tanto, si sente il loro stridore tra le pieghe delle righe cortesi o appassionate: «È davvero un'indicibile beatitudine quando, tra due esseri, c'è uno scambio di pensieri e sensazioni senza pericolo di urtare niente o di essere trattenuti o intimoriti» . Goethe rivendica fino alla fine questa «beatitudine» senza «trattenimenti» e, quando si sente insidiato, si allontana. Il 3 settembre del 1786parte per l'Italia, in gran segreto. Lotte non sa nulla. Riceverà un biglietto da Terni, ad ottobre; poi, in una breve missiva da Palermo, Goethe le rivela la cifra nascosta del suo amore: «Addio, mia cara, anima mia, ora che la grande lontananza, l'assenza, ha spianato tutto ciò che negli ultimi tempi si è frapposto tra noi, è tornata a splendere nel mio cuore la bella fiamma dell'amore, della fedeltà, del ricordo». i----------------..---------------- Johann W. Goethe guistiche del testo. Molte delle acutezze di Gracian, impossibili da rendere nella traduzione, sono state restituite in nota, così come in nota (sono quasi un migliaio) appaiono le traduzioni di tutti i testi poetici, nonché la loro puntuale identificazione. Tale inusitato apparato critico-esplicativo, accompagnato da abbondanti benché selettive indicazioni bibliografiche e da una pregnante introduzione di .Mario Perniola, lungi da appesanin un certo senso, anche il testo adoperato a mo' di prefazione, tratto da un noto volume goethiano di Pietro Citati. Goethe incontra Charlotte von Stein nel 1775, appena giunto a Weimar, e stringe subito con lei un intenso rapporto affettivo e intellettuale, per molti anni ininterrotto, fino al suo viaggio in Italia (1786). Charlotte incarna alla perfezione il romantico modello femminile: è bella, •colta, dotata di Lettere alla signora von Stein Prefazione di Pietro Citati Milano, Lettere, 1986 pp. 260, lire 20.000 I Fisici di Diirrenmatt Federico Vercellone In questa messa in scena dei Fisici, a cura del Teatro Teatés, per la regia di Michele Perriera, il testo di Diirrenmatt viene accolto come un'occasione per un rinnovato
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