Prove d'artista Marica Larocchi Allo scriba Libretto p~r musica Parte 1• [Alfabeta 97) Foiolo opaco, scanocchiate trippe qui s'intelaiano sulle ginocchia, mentre nel chiosco delle vertebre rabbrividisco in fronde. Servitù d'ossa! Eredità cui m'ingiungono motti, non più schiavi d'inanellarsi di sillabe! Né priamo né l'amo arpionato a sostanze ad affetti: piuma o goccia al trespolo sospesa, risalgo la rampa dei sensi e al lume del divieto dagli avoli agli avelli aggiorno lo scabro mio peccato. Una scaglia s'incrina fino al mento del cielo; eppure questa lente dal basso del cuore trafugata sotto il calamo si sbreccia nel dettaglio; seme di manzia. Nella calotta dei sogni è mio dovere sangue ammassare, riassumerlo negli acini nei tini dove mi risano io pure e d'un tratto frugo il bosco che si calza ai colli. Puntuale sprizza il siero dalle memorie; deterge colpe gustate a tergo quando di consonante l'asta si stocca appena. Stacco allestisco il trionfo d'invetriate, avanti il gallo, ma la rossa lamella, tuorlo d'anima, orma dispettosa non riesco a espettorare. Ah, linfa, bibita d'affetti, tra le cosce mi scorri, ghianda, carruba, mia calligrafia! Invano agghindavo di piastrine il collo al figlio: un esproprio di sperma mi confinò alle proprietà del foglio. A forza, nell'identico carme camuffato, eiaculo alle stelle e slitto ad ogni capo verso su nomignoli falsi di famiglia, finché avrò eletto all'indagine la sferza, l'unica foia che all'autore fama decreti. Saetta; qui sotto tuono, m'orno d'un vuoto venerabile le vene; m'accovaccio di sbieco. Lembo dei miei lombi requisito, vincastro nel cui ricciolo l'inchiesta si ricuce! Titoli, spirito a pertiche, la mia prole: tutto ho consegnato; l'indice nell'ulna occidentale! .. Mi levo, incendio, espiro: come sul lobo della voce giusta tracce d'orbato genitore. Dallo scettro perciò disincrostato, via dalle siepi, sguarnito di mentale olfatto, né figlio né padre né fratello amante il piede ostendo, ma le maniche svasate del pensiero, quelle, mi lacera la belva d'un balzo fuor di fronte a ricomporre magica la fonte dell'ibis, a suggere nell'ansa del gracile pennino mosto di popoli, proprio là dove stringhe invisibili sibilano. In vetta raschio l'aria fino al buttone di palma, alla bitta schiarita che ordisce nel bisso le rovine, se la figlia immemore induce alla maglia di refe il duplice passo a galla sull'invasione della luce. ~ ...... c:::s .s ~ t::),, I'-. ~ ...... <:> ~ .~ bo I'-. °' ~ !::! Cl,) .I:) ~ L...------------;__~...;,.......:..:__;_...;......a..;___:.-'--:..:...---'~_:..;.-:......;'-'---------------------------------------------------- ~ •
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