Alfabeta - anno IX - n. 96 - maggio 1987

luppo, sarà difficile sfuggire alla spirale recessiva (estratti del rapporto sono stati pubblicati dal Wall Street Journal dell'll maggio). Secondo The Wall Street Journal, il rapporto segna una crescente inclinazione degli organismi tecnici dell'OCSE verso la «supply-side economics», I' «economia dell'offerta» basata sulla riduzione dell'onere fiscale che sta alla base della reaganomics. Se così fosse, assisteremmo a una specie di vittoria postuma della reaganomics, data per spacciata da molti, persino da Amintore Fanfani. A giorni alterni, The Wall Street Journal, alfiere dell'economia reaganiana, tuona contro il «neomercantilismo», cioè contro la L a televisione ha una caratteristica che la spinge inesorabilmente verso i margini del sistema della comunicazione. Trasmette solo ciò che è deciso lontano e distante da chi può solo guardare ciò che altri han deciso di trasmettere. I bambini si accorgono immediatamente di questo limite. Vogliono vedere il treno e son costretti a guardare i cavalli; vogliono vedere i cavalli e trovano mare, pugni, Puffi, tutto, ma non cavalli. Si piazzano allora davanti al televisore per diventare adulti, per rinunciare il più presto possibile alle fantasie. Per vivere da grandi, imbambolati davanti al teleschermo come i grandi lo sono davanti alla vita vissuta. Un teleschermo che propone quello che gli pare e una vita i cui aspetti sembrano ormai del tutto incontrollabili, ai grandi ancor più che ai bambini. Questi ultimi debbono imparare l'incontrollabilità e la labilità del sapere adulto contemporaneo. Loro che sono abituati a conoscere per ripetizione costante sempre degli stessi gesti, vengono forzati ad una conoscenza che passa in un secondo, incontrollabile e alienante, ma che li fa diventare adulti. Li fa sentire grandi. Guardare la televisione è una delle poche cose che possono fare nello stesso convinzione (in particolare nippotedesca) che lo sviluppo dei consumi interni riaccenderebbe l'inflazione e aumenterebbe i costi di produzione, con una conseguente perdita di quote del mercato internazionale: meglio esportare a casa altrui. Se le cose si avvicinano vagamente allo scenario dipinto dal Wall Street Journal, può bastare una virtuosa aspirina a conciliare un conflitto di visioni e di interessi così profondo? Come rileva Business Week,· il mondo oggi dispone di una sovracapacità produttiva, e non si vede da dove possa venire la domanda che la· riassorba. Certo non dal Terzo Mondo, oberato di debiti e di interessi. •. -.. ·•. --~-.;?:: .. -~- .-·; .. ~-~ ·\.::.··.i.·' ..•• Dopo 54 mesi di espansione economica, i 24 paesi dell'OCSE ospitano 31 milioni di disoccupati. Una recessione, o una fase di prolungata stagnazione, farebbe salire questa cifra verso limiti intollerabili. Alla vigilia della sessione ministeriale dell'OCSE, le associazioni degli industriali e i sindacati dei 24 paesi membri hanno inviato all'organizzazione un messaggio congiunto, nel quale si esprime preoccupazione per il rallentamento dello sviluppo economico mondiale e si chiede che i governi adottino politiche per riportare la crescita al disopra del 3% e quindi per riassorbire la disoccupazione il più rapidamente possibile. Se industriali e sindacati sono Indice della comunicazione -~~0'. d'accordo nel chiedere ai governi di adottare politiche orientate verso alti tassi di sviluppo, quali sono le forze che vi si oppongono? Dare una risposta è piuttosto difficile. Ma è abbastanza evidente che delinea una contrapposizione fra coloro che ritengono lo sviluppo una premessa indispensabile per ridurre gli squilibri commerciali, monetari, finanziari, e coloro che ritengono, al contrario, che prima bisogna ridurre tali squilibri, mentre un ritmo elevato di sviluppo non farebbe altro che ràfforzarli. Particolare curioso: la notizia del messaggio all'OCSE di industriali e sindacati l'abbiamo letta sul Financial Times del 5 maggio (OECD urged lo focus on growth). L'abbiamo cercata sul Sole 24 Ore Imbambolati davantial teleschermo lndex - Archivio critico dell'informazione modo in cui la fanno gli adulti, basta sedersi e guardare. I programmi hanno il sapore delle prime sigarette, fumate non per bisogno né per gusto, ma per sentirsi grand{ Tutto sta nell'essere pronti a non capire e non agire, a subire le immagini, i valori e gli umori di chi passa davanti al video. Come i grandi, che debbono subire le idee, gli umori e i colori di un Santa/massi, di un Vespa, di un Levi, di uno Zucconi, pena la perdita di informazione. Nello scorso numero (Alfabeta, n. 95, Tratti sul consumo di mass media) abbiamo poi visto come la televisione sia consumata anche attraverso i giornali, ed è certamente utilizzata anche come elemento di socializzazione non già perché la si consuma insieme ma perché tutti la consumano. O almeno la consumavano. Oggi infatti il consumo di tv è in declino, ed al fondo di questo declino c'è la sua impossibilità di base, collegata alla saturazione raggiunta dal pubblico verso programmi che pur con nomi e titoli diversi propongono sempre la stessa cosa. In tanti anni la televisione non ha saputo creare nulla di meglio dell'informazione per distinguersi come media. A tutt'oggi i programmi preferiti dai consumatori di Tv sono i Telegiornali. Se cade il consumo di televisione non diminuisce invece il tempo che ciascuno dedica al televisore. Televisore che, in paesi meno tecnologicamente arretrati del nostro, veicola una serie di media e di proposte di consumo. Una di queste ha ispirato un libro-almanacco a Gregorio PaoliGustave Doré, disegnatore e incisore, presso C.H. Chardon, Paris, (1868) ni: Il tuttovideo. Guida all'acquisto del videoregistratore e alla formazione di una completa- videoteca (Mondadori). Il videoregistratore, l'attività di videoregistrazione e di consumo di cassettepre-registrate, sono appunto uno dei modi di utilizzare il televisore per guardare la televisione. L'Italia è uno dei paesi a più bassa densità di videoregistratori (Vtr). Secondo una recente ricerca sono fra il sei e il sette per cento le famiglie italiane che possedendo un televisore posseggono anche un Vtr, contro il 45% del Nord America, il 50% della media paesi europei e il 55% dell'Estremo Oriente (Giapone, Singapore). Nella sua prefazione al volume Carlo Sartori offre anche qualche risultato delle ricerche motivazionali che sono state compiute «cercando di sintetizzare al massimo possiamo dire che l'acquirente di Vtr è un individuo generalmente di sesso maschile; compie il gesto d'acquisto sulla base di una spinta di consumismo tecnologico, ulteriormente motivata da un generico desiderio di registrazione di film o di altri programmi». In realtà le potenzialità del Vtr sono tante: «In Giappone un ingegnere cerca nella sua videoteca le informazioni necessarie all'aggiornamento professionale», dichiara Umberto Virri, della Walt Disney Home Video, «per adesso siamo solo all'inizio». Nel 1986 sono state vendute in Italia circa un milione ottocentomila videocassette, cui vanno sommate almeno altrettante cassette pirata, inoltre la vendita non è che una parte ,. ~ ' •· ' ' • dello stesso giorno, ma non l'abbiamo trovata. È strano che il quotidiano della Confindustria sottovaluti il punto di vista delle associazioni confindustriali del mondo occidentale. In sé, !'«incidente» è piuttosto banale. Capita anche nelle migliori famiglie. Tuttavia è indicativo dello strano clima che si è creato nel nostro paese. Un clima che è destinato a riflettersi anche sulla campagna elettorale. Ma è soprattutto dopo le elezioni che i partiti dovranno fare seriamente i conti con l'orizzonte dell'economia internazionale, recessione o no. Un motivo in più perché gli elettori ci pensino prima. del mercato, che si basa molto anche sul noleggio. La maggior parte dei consumatori si orienta verso i film e lo sport, sempre in virtù della possibilità di goderseli quando vuole. In Italia solo di due film sono state vendute più di diecimila cassette: La spada nella roccia (Walt Disney) e La chiave (Domovideo, regia di Tinto Brass, con Stefania Sandrelli) stando ai dati forniti dalla rivista « Videomagazine» (aprile '86). Il libro di Paolini è appunto un indice incredibilmente vasto di film che sono o saranno commercializzati in videocassetta, e di film che «meritano la registrazione» quando saranno programmati dalle emittenti televisive. Per ogni film una scheda tecnicafornisce le indicazioni su regia, protagonisti e anno di produzione, ne narra brevemente la trama e fornisce altre interessanti indicazioni. Meritevole ad esempio quella che indica la qualità della cassetta. Riprodurre film per la visione sul piccolo schermo non è infatti semplice come sembra, e viene anche spiegato il perché. Gregorio Paolini Il Tuttovideo Milano, Oscar Mondadori, 1987 pp. 418, lire 9000

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