Lafilosofiacontemporanea di Schulz • Walter Schulz Le nuove vie della filosofia contemporanea voi. I: Scientificità tr. it. di G. Costa presentazione di G. Vattimo Casale Monferrato, Marietti, 1986 pp. XIV-358, lire 25.000 Walter Schulz Le nuove vie della filosofia contemporanea voi. II: Interiorità tr. it. di M. Bonola Genova, Marietti, 1987 pp. 131, lire 18.000 e on questi primi due volumi l'editore Marietti ha iniziato la pubblicazione, prevista in cinque volumi, dell'edizione italiana dell'opera di Walter Schulz, Philosophie in der veriinderten Welt (1972). Questo lavoro è articolato in cinque sezioni, ciascuna centrata su un preciso argomento, e si propone di indicare le linee fondamentali del pensiero contemporaneo. Attraverso l'esame dei problemi della scientificità, Schulz tenta di «fornire una chiarificazione del presente dal punto di vista della filosofia» (voi. I, p. 2). Ma riflettere sul presente significa anche ripensare il percorso storico della filosofia, significa anche affrontare radicalmente i problemi della nostra epoca e in primo luogo il rapporto tra la filosofia e le scienze. A una prima osservazione, l'insieme storico e sistematico di questa ricerca sembrerebbe ricalcare progetti di storia della filosofia risalenti all'impostazione hegeliana, secondo cui la filosofia sarebbe «il proprio tempo appreso con il pensiero» e si svilupperebbe riflettendo sulla propria storia. Ma nonostante una certa tonalità sistematica, la storia della filosofia diventa in Schulz «storia di prospettive» e il lavoro teoretico diventa un gesto interrogativo, con il quale la filosofia interpreta il mondo mettendo in discussione se stessa. Secondo Schulz la storia della filosofia dovrebbe essere autocritica: per comprendere il presente la filosofia dovrebbe quindi impegnarsi in un confronto totale con i fondamenti del presente, anche a rischio di un autoridimensionamento. In questo modo le «nuove vie» della filosofia contemporanea sembrano diventare linee di fuga, analoghe a quelle «rette di fuga» che Dieter Henrich, altro osservatore della filosofia contemporanea, utilizza per interpretare l'attualità filosofica: linee che tracciano il «movimento» possibile del pensiero, senza fondare la costruzione metafisica nella sua stabilità architettonica. Infatti, piuttosto che esporre l'insieme o singoli aspetti del panorama teorico ~ odierno, Schulz intende presenta- -~ re i percorsi filosofici in una proiec:i.. zione che ne delinei le dinamiche e l"-. ~ -. gli orientamenti, partendo da una constatazione: la tradizione della -9 metafisica si rivela inadeguata per ~ ,_. i nuovi itinerari che si lasciano ~ scorgere, sia pure in forma soltan- ~ to germinale, nella situazione spirituale del nostro tempo. In tal ~ senso questa ricerca, analitica e l monumentale per ampiezza d'o- ~ rizzonti e capillarità dei riferimenti e delle fonti, si salda con una ben determinata proposta. In altri termini: aver riconosciuto l'impotenza, ma anche l'assenza, della metafisica in larghi settori delle riflessioni attuali significa anche ipotizzare un pensiero non metafisico o postmetafisico. Dell'intera mappa disegnata da Schulz possediamo per ora solo la traduzione delle prime due parti, dedicate ai concetti di scientificità e interiorità, ma, grazie anche alla Presentazione di Gianni Vattimo e alla lntrod1:1-zionegenerale, siamo in grado di ricostruire per sommi capi il progetto complessivo. La scelta di impegnarsi inizialmente in una discussione delle scienze si giustifica con la rilevanza che secondo Schulz esse hanno assunto in questi ultimi decenni. La scienza risulterebbe elemento determinante del nostro mondo e, pur avendo raggiunto una completa autonomia rispetto alla filosofia, non dovrebbe essere elusa, né per subordinarla né per accettarne la superiorità. Il primo volume dunque illustra gli argomenti dell'epistemologia contemporanea (positivismo logico, filosofia analitica), delle strutture delle scienze naturali (fisica, biologia) e di quelle sociali (sociologia, scienze dell'informazione, cibernetica), seguendo la traccia del concetto di Verwissenschaftlichung: scientificità o, più precisamente ma con esito piuttosto cacofonico, scientificizzazione. Ma il termine scientificità non è l'equivalente preciso di scienza e proprio su questa distinzione si innesta il lavoro critico. La scientificità sarebbe un processo che fluidifica i ristretti ambiti conoscitivi delle singole discipline, per condurre a nuove dimensioni scientifiche, caratterizzate dalla trasformazione del rigido schema opposizionale tra soggetto e oggetto. La dinamica della scientificità mostrerà allora il suo tenore filosofico: l'indipendenza sovrana della scienza confinerebbe con i debiti da essa contratti con la filosofia. Lo scenario contemporaneo presenterebbe una crescita del potenziale autoregolativo delle scienze, insieme· alla comparsa di problemi che irrompono in esse dall'esterno, cioè dall'ambito filoRenato Cristin sofico. Schulz motiva la propria analisi delle strutture scientifiche introducendo nelle loro operazioni il tema della «responsabilità»: il persistere dell'elemento etico giustifica così l'interesse della filosofia per la scienza. Nonostante la radicale autonomia di cui gode grazie al potere che esercita sul mondo-della-vita, la scienza deve alla fine rendere conto dei suoi processi a una sfera essenzialmente filosofica: cioè all'etica. Nella visione di Schulz l'etica contemporanea si sarebbe quasi completamente affrancata dall'onere della tradizione, ponendo le premesse per una sua trasformazione in senso postmetafisico. Quando la sua funzione di supporto del dogmatismo sarà cessata, quando il suo lavoro non sarà più collegato con la custodia dell'ordine metafisico e si applicherà a erodere i presupposti idealistici e metafisici dell'esperienza del mondo, l'etica diventerà la misura dell'agire e del conoscere. Percorrere le fasi e gli esiti della scienza moderna significa quindi in primo luogo preparare il confronto tra le tesi scientifiche e l'istanza etica della responsabilità. Per questo motivo il primo volume non rappresenta soltanto una rassegna delle posizioni della scienza, ma, dal momento che la prassi scientifica viene esaminata in relaAutore anonimo zione al problema morale, assistiamo a una sorta di verifica etica degli strumenti teorici e tecnici. Quando scrive che il «tentativo di fondare filosoficamente le scienze, cioè di sviluppare un'epistemologia generale, caratterizza oggi la situazione della filosofia», aggiungendo che «la filosofia sembra poter affermare ancora il suo diritto all'esistenza soltanto seguendo questa strada» (voi. I, p. 21), Schulz pensa alla possibilità di fornire senso etico al cammino filosofico e scientifico dimostrando come «i problemi di un inquadramento dell'azione che sia all'altezza dei tempi devono essere posti sotto la questione generale di come regolare in maniera ottimale la vita associata degli uomini» (ivi, .P· 206). Forse ora risulta più chiaro il motivo che fa scorgere a Schulz la via per superare la metafisica dogmatica: la forte interazione fra filosofia e scienza sul piano etico può condurre a un «nuovo concetto di realtà, il cui contrassegno è costituito dal superamento di un rapporto statico con l'oggetto a favore di un rapporto di scambio dialettico tra soggetto e oggetto» (ivi, p. 16). A questo punto il panorama così delineato perde qualsiasi connotazione di neutralità descrittiva, tingendosi di concretezza quasi operativa. Nel processo di disgregazione e di consunzione della metafisica il concetto di responsabilità è un fattore centrale, legato all'agire collettivo e rivolto verso l'intersoggettività. Attorno ad esso sembrano saldarsi i temi della scienza e della storicità del pensiero, della soggettività e della concretezza del mondo, in un nesso che Vattimo definisce «una storia di rimando circolare». Si tratta di una sostituzione progressiva della funzione costitutiva della coscienza con una dinamica di riconoscimento del vincolo dell'intersoggettività. Rispetto alla struttura ben organizzata della metafisica questa ipotesi ci spinge in un ambito instabile e indefinito, a proposito del quale Schulz parla anche, in un recente libro, di «metafisica della sospensione» (cfr. W. Schulz, Metaphysik des Schwebens, Pfullingen, 1985). Si tratta di una sfera in cui la metafisica viene disattivata progressivamente, sciolta nei suoi fondamenti e dispersa in un 'etica «all'altezza dei tempi», un'etica cioè che non si basa esclusivamente sulla «privata moralità interiore» né sull'autoriflessione delle scienze storiche dello spirito, ma si orienta verso «l'agire in vista del futuro», rivolgendosi «verso problemi concreti .nella prospettiva di una forma da dare al futuro» (ivi, p. 5). Il taglio talvolta manualistico del libro cede complessivamente il passo a un progetto che fa convergere i problemi della scienza, della soggettività, dell'antropologia e della storia nel centro etico. Ma il recupero di questa dimensione coincide con un confronto serrato con la tradizione filosofica. Mentre nel primo volume vengono discusse le forme della scienza, nel secondo si esamina lo sviluppo storico della nozione di interiorità, intesa come «tratto fondamentale e generale della storia dello spirito occidentale» (voi. II, p. 3). Analogamente a quanto si è detto a proposito della scientificità, la Verinnerlichung (interiorizzazione) è una tendenza, in questo caso la tendenza filosofica all'autocoscienza. Secondo l'Autore, il concetto di interiorità deve essere superato, nel quadro del globale oltrepassamento della tradizione. Si impone una «distruzione della tradizione a partire dalla prospettiva filosofica del presente» (ivi, p. 2), con l'obiettivo dichiarato di oscillare tra ascolto e rifiuto del patrimonio tradizionale. Dovremo allora riflettere sugli aspetti positivi della metafisica cercando al tempo stesso di disfarci del dogmatismo. Quelli che potremmo chiamare i classici dell'interiorità - da Agostino a Descartes, da Kant a Husserl, dall'idealismo tedesco a Kierkegaard - vengono interrogati in questa duplice prospettiva: criticati cioè come metafisici e valorizzati come momenti dell'unità genetica della tradizione. «Se si vuole conoscere quali nuove vie il filosofare debba oggi intraprendere per adempiere ai compiti che ci sono assegnati», sembra necessario usare questo criterio. Un esempio di questo procedimento è l'interpretazione di Fichte (ivi, pp. 23-26 e 116-128). Nella teoria fichtiana dell'io Schulz critica l'attività trascendentale del soggetto, ma scorge anche un tentativo di autolimitazione dell'io, un sottrarre potere alla soggettività arrestandosi dinanzi al limite costituito dall'altro soggetto. Quindi l'idea fichtiana del razionalismo su cui si conformerebbero i destini dell'umanità e della storia deve essere respinta (quasi una pars destruens dell'approccio di Schulz), mentre con la tesi del valore etico della conoscenza dell'altro, Fichte avrebbe «incondizionatamente ragione» (questa sarebbe la pars construens). Ciò vuol dire che preparare il terreno per un pensiero non metafisico equivale a impegnarsi sul terreno della metafisica stessa: «paragonata con una totale indifferenza, la distruzione di questa tradizione significa prenderla sul serio [,.,], La distruzione deve pertanto sfruttare proprio le possibilità della tradizione che appaiono positive a partire dal presente, e per questo il confronto con il nostro passato acquisisce anche il carattere della conservazione» (ivi, p. 2). Notiamo che l'espressione «prendere sul serio» la metafisica rinvia a quella heideggeriana di «approfondimento»: sia per Heidegger che per Schulz i concetti di oltrepassamento e distruzione della metafisica devono essere pensati in parallelo con quelli di approfondimento e accettazione. Potremmo aggiungere che i nuovi percorsi tracciati in quest'epoca rappresentano una virtuale applicazione del metodo heideggeriano di distruzione/appropriazione della metafisica. Nel tentativo di dissolvere la metafisica cercando di attraversarla, la riflessione sulla scienza diventa fase centrale, poiché è nella scienza che vediamo condensarsi i fondamenti teorici della nostra
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