I Traduzione contemporanea Georges Bataille: da L'Arcangelica [Alfabeta 96] La tomba I Immensità criminale vaso incrinato dell'immensità sfacelo senza limiti immensità che molle mi spossessa io sono fiacco l'universo è colpevole la follia alata la mia follia lacera l'immensità e l'immensità mi lacera sono solo ciechi leggeranno queste righe dentro interminabili tunnel sprofondo nell'immensità che sprofonda in se stessa lei è più nera della mia morte il sole è nero la bellezza d'un essere è il fondo delle cantine un grido della notte definitiva quanto ama nella luce il brivido che la rende di ghiaccio è il desiderio della notte mento e l'universo s'inchioda alle mie menzogne dementi l'immensità ed io smascheriamo le menzogne l'uno dell'altra la verità muore e grido che la verità mente la mia testa melliflua sfinita dalla febbre è il suicidio della verità il non-amore è la verità e tutto mente nell'assenza d'amore non c'è niente che non menta paragonato al non-amore l'amore è debole e non ama l'amore è parodia del non-amore la verità parodia della menzogna l'universo un suicidio gioioso nel non-amore l'immensità cade in se stessa non sapendo che fare tutto è per gli altri in pace i mondi volteggiano maestosi nella loro quieta monotonia l'universo è in me come in se stesso più nulla me ne separa sbatto in me contro lui nella quiete infinita dove le leggi lo incatenano slitta immensamente verso l'impossibile orrore di un mondo che gira su se stesso l'oggetto del desiderio è più la gloria dell'uomo per quanto grande sia è di volerne un'altra io sono il mondo è con me spinto oltre il possibile non sono altro che riso e la stupida notte dove l'immensità precipita io sono il morto il cieco l'ombra senz'aria come i fiumi nel mare in me la voce e la luce si perdono senza fine io sono il padre e la tomba del cielo l'eccesso di tenebre è lo splendore della stella lontano il freddo della tomba è un dado la morte ha giocato il dado e l'abisso dei cieli esulta per la notte che precipita in me. II Il tempo mi opprime io precipito e scivolo sulle ginocchia le mie mani tastano la notte addio ruscelli di luce non mi rimane che l'ombra la feccia il sangue attento il tocco di campana quando gettando un grido penetrerò nell'ombra. Un lungo piede nudo sulla mia bocca un lungo piede contro il cuore sei la mia sete la mia febbre piede di whisky piede di vino piede smanioso. di schiacciare oh scudiscio mio dolore mio tallone altissimo che mi schiaccia imploro di non morire oh sete implacabile sete deserto senza via d'uscita improvvisa bufera di morte dove grido cieco in ginocchio con le orbite vuote corridoio dove rido di una notte senza senso corridoio dove rido in uno sbattere di porte dove adoro una saetta scoppio in singhiozzi lo squillo di tromba della morte mugghia nelle mie orecchie. IV Oltre la mia morte un giorno la terra volteggia nel cielo io sono morto e le tenebre senza fine s'alternano al giorno l'universo si chiude su di me in esso cieco rimango consegnato al nulla il nulla non è che me l'universo non è che la mia tomba il sole non è che la mia morte i miei occhi sono la cieca folgore il mio cuore è il cielo dove scoppia l'uragano dentro di me nel fondo di un abisso morte è l'universo immenso sono la febbre il desiderio sono la sete la gioia che strappa le vesti e il vino che fa ridere di non averle più in una ciotola di gin una notte di festa le stelle cadono dal cielo tracanno la folgore a grandi sorsi riderò ai fragori della foìgore nel mio cuore. Traduzione di Roberto Carifi
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