Alfabeta - anno IX - n. 95 - aprile 1987

Q uesta conversazione è apparsa originariamente su « Libération» (2 e 3 settembre 1986). La traduzione italiana della monografia di Deleuze su Foucault è in libreria in questi giorni (Foucault, ed. Feltrinelli, trad. it. di Pier Aldo Rovatti e di Federica Sossi). Robert Maggiori. Quando e in quale occasione ha conosciuto Miche/ Foucault? Gilles Deleuze. È più facile ricordare un gesto o una risata che le date. Lo conobbi verso il 1962, quando stava finendo di scrivere Raymond Roussel e Nascita della clinica. Poi, dopo il 1968, mi avvicinai al gruppo Information Prisons al quale avevano dato vita lui e Daniel Defert. Ho molti ricordi, quasi involontari; mi prendono alle spalle, e la gioia a cui mi riportano si confonde con il dolore per la sua morte. Purtroppo, negli ultimi anni della sua vita non l'ho più visto. Dopo La volontà di sapere attraversò una crisi a tutti i livelli, politica, di vita, di pensiero. Come per ogni grande pensatore, la sua ricerca procedeva sempre per crisi e per scosse, quasi fossero condizioni di creatività e di coerenza estrema. Ebbi l'impressione che volesse essere solo, andare là dove non si sarebbe potuto seguirlo, eccezion fatta per alcuni intimi. Avevo molto più bisogno io di lui che non lui di me. Maggiori. Da vivo, Miche/ Foucault le ha dedicato vari articoli. Lei stesso ha scritto a più riprese su di lui. Tuttavia non si può non vedere un non so che di simbolico nel fatto che oggi, dopo la morte di Foucault, lei pubblichi un Foucault. Vengono in mente molte ipotesi: è il risultato di una «commemorazione»? È forse un modo di rispondere «per due» alle critiche di anti-umanismo venute di recente sia da destra che da siniSupplemento ad Alfabeta n. 95 • Aprile 1987 Con Gilles Deleuze A cura di Robert Maggiori pagina I Con Marshall Berman A cura di Antonio Attisani pagina III Con Nadine Gordimer A cura di Itala Vivan pagina IV Con Niklas Luhmann A cura di Franco Volpi pagina VII • ConGillesDeleuze stra? Un modo per segnalare la fine di una certa «erafilosofica»? O invece un appello a proseguire lungo il solco tracciato? O niente di tutto ciò? Deleuze. Questo libro è anzitutto una nec~ssità per me. È molto diverso dagli articoli, che vertono su nozioni determinate. Qui, io ricerco l'insieme del pensiero di Foucault.L'insieme vuol dire ciò che lo spinge a passare da un livello a un altro. Cosa lo spinge a scoprire il potere sotto il sapere, cosa lo spinge a scoprire dei «modi di soggettivazione» al di fuori delle costrizioni del potere? La logica di un pensiero è l'insieme delle crisi che attraversa. Tutto ciò assomiglia più ad una catena vulcanica che ad un sistema tranquillo, prossimo all'equilibrio. Non avrei sentito il bisogno di scrivere questo libro se non avessi avuto l'impressione che questi passaggi, queste spinte, questa logica di Foucault fossero fraintesi. Anche una nozione come quella di enunciato mi sembra che non sia stata compresa in maniera sufficientemente concreta. Molte letture consistono nel criticare delle risposte di Foucault, colte in modo impreciso, senza tenere nella minima considerazione i problemi che vi stanno dietro, come nel caso della «morte dell'uomo». Ogni volta che un grande pensatore muore, è fenomeno diffuso che gli imbecilli si sentano sollevati e facciano un baccano d'inferno. È allora un appello a proseguire il lavoro, malgrado l'attuale volontà di regressione? Forse, ma esiste già un centro Foucault in cui si raggruppano quelli che lavorano nelle direzioni o secondo metodi vicini a quelli di Foucault. Un recente libro di Ewald, l' Etat-providence, è profondamente originale (in definitiva una nuova filosofia del diritto) ma, nel contempo, non Robert Maggiori avrebbe potuto esistere senza Foucault. Non è una elaborazione del lutto, non elaborare il lutto richiede molto più lavoro. Se il mio libro potesse essere qualcos'altro ancora, mi richiamerei ad una nozione costante in Foucault, quella di doppio. Foucault è abitato dal doppio, compreso nell'alterità propria del doppio. Ho voluto cogliere un doppio di Foucault, nel senso che egli dava a questa parola: «ripetizione, doublure, ritorno dello stesso, strappo, impercettibile differenza, sdoppiamento e fatale lacerazione». Maggiori. Negli anni sessanta-settanta, Miche/ Foucault e lei siete stati - anche senza volerlo, anche facendo di tutto per evitarlo - dei ma'ìtres à penser, soprattutto per alcune generazioni di studenti. Questo ha creato una rivalità tra di voi? I rapporti Foucault-Deleuze - sul piano personale, professionale, intellettuale - sono stati del tipo Deleuze-Guattari, Sartre-Aron o Sartre-MerleauPonty? Deleuze. Non io purtroppo ma questo libro vorrebbe essere un doppio di Foucault. I miei rapporti con Félix Guattari sono per forza del tutto diversi, dato che abbiamo un lungo periodo di lavoro Melville ©David Levine (1973) Courtesy Studio Marconi • e:..:....:·

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