Alfabeta - anno IX - n. 94 - marzo 1987

Louis Aragon La Défense de l'influi suivi de Les Aventures de Jean-Foutre La Bite Présentation et notes d'Edouard Ruiz Paris, Gallimard, 1986 pp. 375, 95 FF. Le con d'lrène a cura di Lucia Omacini con un saggio e una nota bio-bibliografica di Daniel Bougnoux tr. di Christiane Dollo Gaggiato Milano, Serra e Riva editori, 1984 pp. 118, lire 12.000 I n seguito alla rottura ormai definitiva con lo spirito negatore di Dada, gli anni 19231924segnano, nella storia del movimento surrealista, il momento decisivo in cui, forte dell'arrivo di nuove leve, il gruppo fondatore, ad esclusione di Soupault, si ricostituisce e si consolida agli occhi del mondo letterario rivendicando esplicitamente la sua denominazione surrealista. Il fervore creativo degli uni e degli altri non riesce però ad obliterare del tutto lo smarrimento delle due figure centrali, Breton e Aragon confrontati l'uno come l'altro con la necessità di definire la loro posizione nei confronti della letteratura (E-. luard, si sa, preferì assentarsi e partì in viaggio per il mondo). Sono per essi anni di gestazione che trovano il loro esito nella pubblicazione, alla fine del 1924, prima di Une vague de réves e, immediatamente dopo, del Manifeste du Surréalisme, entrambi proclami del nascente movimento anche se il secondo è riuscito a fare quasi dimenticare il primo. La teoria sembra allora prevalere sulla pratica. Almeno per quanto riguarda Breton che annunciò, un po' frettolosamente, la sua decisione di non scrivere più. Per Aragon, come al solito, le cose sono più complicate. Turbato dall'attivismo e dall'intransigenza degli ultimi arrivati che non sembrano conoscere limiti nella loro fede surrealista egli è costretto ad operare una radicale scissione nella sua feconda produzione. Esiste di fatto una frattura, mai rimarginata, tra la sua partecipazione - leggermente arretrata - alle attività collettive del gruppo (era assente durante la fase culminante dei «sonni» e non praticò mai sistematicamente la trascrizione dei sogni) e il suo lavoro individuale di scrittore sviluppato nel segreto dell'interdetto che sempre più drasticamente condannava ogni velleità romanzesca. E non sarebbe certo erroneo affermare che scrisse Une vague de reves anche per alleviare la tensione della sua contraddittoria necessità di riconoscimento (da parte di Breton) e di emancipazione (dai dettami degli ,altri). Il suo scopo sembra essere !stato di dimostrare la convergenza tra i suoi esercizi d'invenzione fondati sul gioco dell'arbitrario e il surrealismo del gruppo. Infatti, quanto il Manifeste, Une vague de reves interroga, per trarne la lezione, la scrittura automatica quale Breton la scoprì, insieme a Soupault, nel 1919, esaltando gli eccezionali poteri poetici da essa liberati, il meraviglioso alla portata di tutti in essa contenuto. Ma, diversamente dal Manifeste, postula l'equivalenza tra la sorpresa che sgorga dagli incontri imprevisti con il reale e quella che sgorga dalle profondità dell'inconscio. E del surrealismo, per l'occasione diventato, certo non casualmente, «surreale», propone una definizione non del tutto canonica: «[... ] le surréel [... ] est un rapport entre l'esprit et ce qu'il n'atteindra jamais. Quand l'esprit a envisagé le rapport du réel dans !eque! il englobe indistinctement ce qui est, il lui oppose naturellement le rapport de l'irréel. Et c'est quand il a depassé ces deux concepts qu'il imagine un rapport plus général ~ ce roman-fantòme (... ]» (p. 25). Quattro anni più tardi avrà scritto 1500 pagine condannate dalla ortodossia del gruppo e per questo bruciate a Madrid, nell'autunno del 1927. Si trattava dell'ormai mitica Défense de l'infini. Mitica perché dei frammenti finora pubblicati non si riusciva a postularne la totalità se non con uno sforzo archeologico di scarso successo. E poco purtroppo è cambiato con la recente impresa editoriale di Gallimard che pubblica una sbrigativa quanto poco corretta edizione di de ma génération. Ansi, semblant ressusciter le conte ou la raison, j'étais pris de la griserie d'innover, de détruire le roman par ses propres moyens» (ora in Le libertinage, Gallimard, 1981). Testo programmaticamente trasgressivo, diabolico nel suo rifiuto di qualsiasi omogeneità sia delle forme del contenuto che di quelle dell'espressione, La Défense de l'infini racchiude in sé tutte le potenzialità creative della sua generazione. Modulata dai registri più alti a quelli più bassi, le istanze di zione curata da Lucia Omacini, trova qui una definitiva conferma. Nella sua inaudita dilatazione dello spazio referenziale, la scrittura polifonica della «meravigliosa primavera surrealista» di Aragon, non conosce altro limite che quello che costeggia l'irrapresentabile, l'indicibile - l'infinito in cui avrebbero dovuto convergere tutti i personaggi del romanzo, se esso non si fosse costantemente sottratto, conducendo l'impresa alla sua fine, a quel fuoco dal quale lo scrittore rinascerà altro. Studio per «Porta di zinco», 1950-1952, olio su pagina di elenco telefonico, 27,4 x 22,9 cm 11 volume s'apre con Le con d' lrène, il più compiuto dei testi raccolti, quello in cui meglio s_pi ercepisce la vocazione orfica della scrittura aragoniana. Più che altrove il narratore (e il suo doppio, l'avo paralitico) rivela la sua natura di «essere di parole» che volentieri gira le spalle al reale per sostituire alle sue carenze la fecondità della scrittura, vero veicolo del desiderio: «[... ] Talvolta ti avvicinavi a me. Il cuore mi batteva forte. Sapevo che girarsi voleva dire farti svanire. Non mi giravo. Scrivevo. A poco a poco acquisivi maggiore sicurezza. Sentivo il tuo respiro. Non mi giravo» (pp. 30-31). E proprio perché di desiderio si tratta, di un desiderio frutto della casualità, dell'automatismo delle parole - «Venivo trascinato dalle mie stesse frasi. Erano abbastanza ampie per trasportare nelle loro pieghe alcuni nomi che non risvegliavano nessun ricordo in me, ma tornarono poi, meno discretamente, e assunsero un senso. Fu così che da un carrettiere che si chiamava Gentil-Daniel, feci la conoscenza di Irène. Apparve all'improvviso, nella voluta di un periodo. Venuta dal nulla[ ... ]» (p. 34)- frustra ogni attesa narrativa. Immerso nel «presente della scrittura che lo attualizza» (Omacini), il testo procede in modo paratattico, rifiuta di farsi storia. A chi non lo avesse capito - ed è chiara la polemica con i surrealisti - il narratore, lo ribadisce in chiusura: «Tutto questo diverrà alla fin fine una storia per la crema, il fior fiore, il meglio, il nonplusultra dei fessi. È una mania borghese questo voler fare di tutto una storia. A piacer vostro se avete clienti. Lo dico perché si capisca bene che non sto seguendo pian piano, sotto nomi diversi il mio percorso, così come [... ] una palla di cannone segue, nell'aria, la sua où ces deux concepts v01sment, qui est le surréel». Nozione dialettica sottesa da un'irrimediabile malinconia che ne accentua la dimensione propriamente moderna, il «surreale» aragoniano si estende fino ai limiti, per i surrealisti invalicabili, dello spazio sconfinato del «mentir-vrai» già esplorato nei racconti del Libertinage e oggetto, in quel momento, di un'esasperata· quanto sotterranea sperimentazione. Nella primavera del 1923, grazie ad un aiuto economico di Jacques Doucet, Aragon, in preda ad una grave crisi esistenziale, si allontana da Parigi. Nella distanza che lo separa sia dagli amici sia da colei che ama sehza poterla possedere, inizia la stesura, mai portata a termine, di un romanzo follemente smisurato, «enorme», nel senso etimologico, di cui dirà più tardi: «Avrai dire tout ce que j'écrivais, je prétendais le faire entrer dans questo <ifeuilleton gigantesque». Presentato come inedito nella fascetta (mentre lo è in una parte ridotta che riguarda innanzitutto Les aventures de Jean-Foutre la Bite,.testo scritto su commissione, dopo l'autodafé spagnolo), il volume rimane gravemente lacunoso nella sua dolorosa impossibilità a dare corpo a ciò ~he è stato irrimediabilmente distrutto. Però, se oltre alle pagine inedite (i frammenti Voyageurs, Je te déteste univers, L'instant, e una nuova versione del Cahier noir), il libro riesce ad offrire qualcosa di nuovo è quanto risulta dall'accostamento, per forza arbitrario, dei frammenti- l'immagine eminentemente moderna del «mostrum» evocato vent'anni prima, nella prefazione alla ristampa del Libertinage e di Anicet ou le panorama in una rievocazione pacata del tumulto di allora: «[... ] Je voulais apporter dans ce royaume interdit la lumière noire discorso interferiscono in una mol- traiettoria» (p. 80). tiplicazione delle voci narrative Pubblicato nel 1928 e da allora che sottomette il linguaggio ad sempre considerato un capolavoro una delle più rudi prove mai soste- della letteratura erotica, Le con nute. Senza soluzione di continui- d'Irène oppone all'inventario metà, in un continuo slittamento ana- todico che, nella prima parte del morfico, si passa dalle proiezioni Paysan de Paris, descrive, con una fantasmatiche della finzione alla-------_precisioqnueasi clinica, la visita al violenza iconoclasta del pamphlet, bordello, un più intenso bisogno dalle tentazioni identificatorie del- di lirismo, una rinnovata esigenza l'io autobiografico alla rriessa a di- d'immaginario romanzesco. La stanza dell'uso epidittico della ter- realtà non vi è mai evocata come za persona pronominale, dalla ra- fine a se stessa, mai autenticata. ~ ....... diografia scopica del racconto Lievitata, introduce nelle maglie <::::1 _osceno alla sfrenata espansione della scrittura il gioco necessario .!:; ~ della prosa lirica. E così sarebbe all'epifania del meraviglioso, del l::l.. stato se mai il progetto avesse tro- lirismo. Basta a .questo proposito "' ~ vato un'articolazione definitiva leggere - vero esercizio di «reali- ....... nella misura in cui ogni frammen- smo surrealista» (Breton) - la de- e ~ to, pur nella sua radicale eteroge- scrizione del sesso femminile nella <::::1 neità, sembra costituire una mise quale non vi è più traccia di osce- E en abyme dell'insieme dell'opera. nità, il cui coinvolgimento erotico ~ Ciò che poteva essere in qualche viene ampliato da un soffio quasi :: modo intuito alla lettura del Con epico (pp. 57-60). ~ d'lrène, il romanzo erotico propo- Come viene precisato, in modo l sto qualche anno fa nella bella edi- non del tutto chiaro, nella nota ~

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