t-- <:::s .s El uscito di recente, da Seui/, un altro volume dei «Séminaires» di Jacques Lacan, sull'Etica della psicoanalisi, naturalmente nella trascnzwne-imprimatur di Jacques-Alain Miller, discepolo e genero. Sulla forma scritta dei Seminari, che non sono uno scritto di Lacan, c'è già stata una lunga discussione, che può protrarsi a piacimento. Si può sostenere che, a differenza degli Écrits, i Seminari, non essendo scritti, si leggeranno in ogni modo, in una varietà di modi. Uno, che mi viene in mente adesso, sarebbe di legare i Seminari, quali ce li consegna l'edizione Seui/, al rapporto socer generque, dunque al rapporto familiare Lacan-Miller, secondo un certo motivo di filiazione. Intervistato sul suo status di trascrittore, Miller rispondeva a François Ansermet: «c' est une position difficile». Vale quanto dire: che non si danno posizioni facili di fronte alla psicoanalisi; nemmeno quando l'occasione sia scopertamente miA Plazade Mayo Umberto Curi Q uando arrivo a Plaza de Mayo, una lama di luce accecante colpisce in pieno il monumentale palco eretto proprio allo sbocco della grande Avenida che immette nella piazza. Per una coincidenza, probabilmente non del tutto fortuita, all'avvio della manifestazione il sole che tramonta alle spalle del Palazzo del Congresso proietta l'ombra del palco sulla Casa Rosada, la sede del presidente destinatario della manifestazione peronista. Mancano ancora due ore all'inizio dei discorsi ufficiali, sicché c'è il tempo per tentare di capire, anche visivamente, quali caratteristiche assumerà questa «giornata della lealtà peronista», indetta dagli esponenti del peronismo renovador, in polemica con la dirigenza «ortodossa» del movimento. Sotto il gigantesco striscione «Giustizia, democrazia, partecipazione», sovrastante il palco, agli attivisti che distribuiscono gagliardetti biancocelesti con i ritratti di Per6n e di Evita, si alternano venditori di bibite, torroni, noccioline, in un andirivieni disordinato ma, almeno apparentemente, tranquillo. I potentissimi altoparlanti, disposti in modo da far giungere i suoni fino all'estremità opposta della lunghissima Avenida, diffondono brani dei discorsi del leader scomparso, intervallati dall'inno che comincia con l'appello ai muchachos peronistas; ma tanto le parole, quanto la marcetta (incredibilmente simile alla colonna sonora del film L'armata ~ Brançaleone, con la variante di :::, «Per6n» in luogo di «leon»), sono ~ coperte dal frastuono assordante ~ di una batteria di tamburi che non -~ -e -e ~ smetterà mai di farsi sentire durante tutte le cinque ore della manifestazione. ~ Quando, come d'improvviso, i::: cala la notte, gli ingredienti principali della manifestazione sono ormai chiaramente delineati: sarà s ~ -e ~ ~ un'orgia di suoni e slogan, un ereCercamdiovenonsono nore, di divulgazione giornalistica, come capita per il supplemento che il quotidiano « La Repubblica» ha dedicato a Duemila psicoanalisi a cura di Giorgio Dell'Arti e di Franco Prattico - titolo speditivo, contratto secondo l'uso , con sottotitolo di piccolo allettamento al pubblico: Alla ricerca dell'amma. Quando i mezzi di massa inciampano nella psicoanalisi (non solo nella psicoanalisi!), che come ognuno sa è un impossibile, emerge subito un'impossibilità supplementare: quella di far convivere l'utilità di saperne sempre di più e sempre più correttamente con l'esigenza di proteggere il nucleo di verità dalla Doxa Educativa, vale a dire dalla segmentazione in microelementi ad alta deglutibilità e digeribilità. Si tratta, allora, di parlarne parlandone il meno possibile? Mallarmé, in preda a una prose de jeunesse, si rammaricava che il primo venuto potesse entrare di colpo in un capolavoro letterario, Giuliano Gramigna e rimpiangeva simbolicamente i fermagli d'oro «des vieux missels» e i geroglifici inviolabili dei papiri, come limite alla protervia della «comunicazione per tutti». Non siamo certo a questo candido elitarismo per la psicoanalisi, di lasciarla cioè in mano ai soli «addetti ai lavori», anche perché essa sembra piuttosto il «lavoro di tutti». Però i modelli correnti dell'informazione a più largo raggio, producono disturbi che non •conviene tacere - se non altro a scarico di coscienza, non si dirà di «anima». Il fascicolo che è solo occasione di questa nota, e a suo modo, nelle sue assunzioni, certamente non malfatto, cumula materiali svariati ed erratici punti di vista. Confidenze di noti analizzati o magari analizzanti (da Enzo Forcella a Piera degli Esposti, a Giuliana Morandini, a Enrico Manca); interviste con autorità garantite della psicoanalisi (da Musatti a Matte Bianco); compendiose mises en scène della vita e delle teorie dei grandi protagonisti del/'A vventura (Freud, Jung, Lacan, Melanie Klein, Winnicott); poi via via, il sogno, la caduta moderna del desiderio, i tranquillanti, i test... Tutti gli ingredienti della vulgata sono messi nel contenitore. Ma il contenitore, quanto più inzeppa, tanto meno riesce a dissimulare che qualcosa continua a mancare - insomma, l'inadeguatezza di fondo di questa divulgazione di questo oggetto. Si prenda la serie di testimonianze personali d'esperienza d'analisi: quantunque in genere oneste e sincere, cascano giù opache e povere d'interesse per il lettore (Forcella se ne accorge, e lo dice... ). È vero che non tutti possono essere il presidente Schreber o, per usare un aforisma perfido di Lacan, ne devient pas fou qui veut - almeno agli effetti della persuasione sulla pagina. Simmetricamente, ritratti, interviste, riassunti esibiscono perfetta conformità al metodo (non sarà una ideologia?) dell'informazioDaBuenoAsires scendo di tensione febbrile ritmato dal rullio dei tamburi, un'occasione per esprimere scompostamente rabbia e anche disperazione, un appuntamento utile per regolare i conti fra le diverse «anime» del movimento, nello scontro violento fra gruppi contrapposti. In questo copione, puntualmente interpretato dai fautori della «lealtà peronista», agli oratori ufficiali è lasciato il ruolo di comprimari, di sbiadite caricature dell'unico protagonista da tutti venerato, presente «in spirito» con alcuni brani dei suoi discorsi. Dopo tre ore di attesa, nell'aria tersa e frizzante di una primavera che sembra essere finalmente esplosa, la tensione ha raggiunto il colmo: la massa accalcata sotto il palco è scossa sempre più frequentemente da fremiti persistenti, che assumono spesso la forma di ondeggiamenti paurosi; più che di vere e proprie risse, si tratta di una sorta di marea di violenza sorda, che si allunga risalendo l'Avenida, raggiungendo in un baleno la coda della manifestazione. Dai lati della piazza, d'improvviso, precedute da urla minacciose, compaiono le famigerate patotas, i gruppi di penguistas, le bande di giovani che aggrediscono e derubano, che pie- .chiano selvaggiamente e indiscriminatamente, levando in alto, quasi a giustificare politicamente il proprio teppismo, due dita nel segno della vittoria peronista. Abituata, già preparata a questo esito, la gente resta quasi indifferente, cercando tutt'al più di ripararsi sotto le colonne del porticato che chiude la piazza. La polizia se ne sta in disparte, a qualche decina di metri di distanza, preoccupata unicamente di evitare che la manifestazione dilaghi in direzione della Casa Rosada; i membri del servizio d'ordine controllano con distacco che i tumulti non raggiungano la scalinata che conduce al palco sul quale, nel disinteresse generale, si avvicendano Antonio Cafiero e Roberto Garda, Carlos Grosso e Manuel de la Sota. Il peronismo rappresenta oggi la più nitida dimostrazione dei rischi connessi all'avanzare di un processo di modernizzazione che sia basato sull'emarginazione sistematica, anziché sulla forte valorizzane insieme approssimativa e perentoria, sostenuta da una convinzione di fondo: che di una certa cosa, di una qualunque cosa, se ne può sapere sempre abbastanza. Ma abbastanza rispetto a che? Basta qui un minimo di irritabilità epistemologica per capire che niente è più distante dallo statuto di un supposto sapere psicoanalitico; o si dica, dal modo d'essere della psicoanalisi tout-court. Difatti, meno paradossalmente di quanto sembri, lo scritto di Filippini sulle teorie di Lacan è di gran lunga il più efficace e corretto, proprio perché lascia che il suo oggetto gli si sfili di mano. Fra le resistenze alla psicoanalisi s'iscrive a buon diritto un certo tipo di interesse per la psicoanalisi. Così, la sintomatologia divulgativa che anima pratiche del genere rientra nel grande quadro. La lettura di certe pagine forse fa udire una vocina dell'inconscio: vieni a cercarmi dove non sono! zione, della classe operaia e delle sue organizzazioni. Risucchiate in una spirale crescente di pauperizzazione e di degrado umano e sociale, le forze lavoratrici tendono a perdere ogni definita identità di classe e, con essa, ogni possibilità di reale incidenza politica, finendo per funzionare come massa errante, come soggetto collettivo manovrabile da burattinai più o meno occulti, come terreno di coltura di tentazioni golpiste. Nell'ancor fragile quadro democratico argentino, tuttora attanagliato dal fresco ricordo della dittatura militare e dall'umiliazione patita con la guerra delle Malvinas; in un paese in cui, nonostante i positivi risultati prodotti dall'austerità economica, l'inflazione galoppa tuttora al rit-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==