Alfabeta - anno IX - n. 93 - febbraio 1987

goglio, si danno insomma delle arie. A Ni Zao sembrava però che quei compatrioti, quei ragazzotti ben vestiti all'occidentale, sebbene mostrassero esteriormente di sentirsi a loro agio in sua presenza, manifestavano tuttavia un'inspiegabile bassezza che si avvicinava alla desolazione. Ma perché del resto avrebbero dovuto mostrare interesse per uno incontrato per caso, con il quale non avevano niente a che spartire? In ogni angolo sperduto del mondo c'erano uomini come lui, dall'aspetto stralunato, malinconici, in una difficile situazione con se stessi e incapaci di suscitare simpatia. Lui stesso non era in grado di interessarsi di tutti quelli con i quali aveva a che fare. A ppena entrato nella stanza fresca e pulita, senza un granello di polvere, straordinariamente luminosa e confortevole, nonostante il soffitto basso e le piccole dimensioni, Ni Zao avvertì su di sé la presenza di quei due connazionali. Era come un'atmosfera di tragedia ... un'atmosfera di tragedia che lo avvolgeva con violenza, un sentimento nobile o piuttosto una bassa ostinazione che subito lo aveva toccato. Ni Zao scelse quello che gli stava seduto accanto, gli si rivolse sorridendo e gli passò il suo biglietto da visita. Il «tizio» estrasse a sua volta il proprio biglietìo da visita, leggermente azzurrato, con il nome sulle due facce, da una parte in inglese, dall'altra in cinese: Zhao Weitu, Professore associato, Facoltà di Storia e Letteratura dell'Università di H. Lo salutò con un leggero cenno del capo e anche con una certa meraviglia, che veniva dal fatto di scoprire che ancora vi fossero nomi simili. La conversazione fu portata avanti in maniera estremamente • superficiale, soprattutto da parte dei docenti tedeschi, che erano oratori brillanti ed eruditi. Ni Zao si sentì un po' più rilassato. Si mise ad ammirare la stanza, il lampadario ricavato da un grande vaso da fiori. Poi alzò lo sguardo fuori della finestra: due piccoli uccelli saltellavano tra i rami degli alberi. Gli uccelli cinguettarono per un po', fecero alcuni saltelli coordinati, ciascuno ruotò il piccolo capo e si pulì con il becco giallo tra le piume, poi se ne andarono tranquillamente. Ni Zao non riusciva a seguire la discussione. La diversità si notava persino nel modo di vivere degli uccelli, anche tra quelli che appartengono ad una stessa specie. Qui non potevano volare liberamente? Non sceglievano da soli dove andare? Erano o non erano uccelli dal destino libero? Non avevano la libertà di gridare la loro rabbia, la loro gioia? Il capo della delegazione di cui faceva parte Ni Zao parlava con fervore. «Per quanto riguarda la storia cinese degli ultimi cento anni, degli ultimi trent'anni, si è verificato un fatto che lascia perplessi, stupiti, un fatto difficilmente immaginabile, che rende difficilmente comprensibile anche quello che di per se stesso è del tutto comprensibile. Dico noi, che siamo cinesi da molte generazioni, che stiamo in Cina, che abbiamo preso parte agli avvenimenti, che siamo stati protagonisti di fatti così drammatici, persino noi ci sentiamo spesso perplessi, stupiti ... » Il discorso del capo delegazione dette origine ad una risata. Anche Ni Zao rise. Ridere è proprio un miracolo, pensava Ni Zao, una risata comune, dopo tutto, non è una forma di collegamento? «... nel 1949 il popolo cinese ha preso in mano il proprio destino, per mezzo della rivoluzione la società cinese è stata ribaltata, con la rivoluzione la società cinese ha subito trasformazioni radicali, questo è fondamentale, è grandissimo, è sacrosanto. Tuttavia la strada della rivoluzione non è piana ... » Il capo delegazione continuava a parlare. Ni Zao pensava che stava parlando molto bene. Nel disporsi ad ascoltare bene le parole del suo capo, Ni Zao aveva bloccato i movimenti del suo corpo, dopo essersi avvicinato alla caffettiera di vetro termico per versarsi una tazza di caffè. Zhao Weitu gli aveva fatto cenno di aggiungere lo zucchero e una polverina bianca - «l'amico del caffè» un surrogato del latte privo di grassi - ma ricevette solo un grazie. Al caffè nero Ni Zao era stato abituato da suo padre, fin da piccolo. «... ma per il fallill).entodella rivoluzione culturale provo un certo dispiacere ... » Il professore con il dito troppo carnoso e traslucido parlava cinese incespicando. Cercò l'interprete girando lo sguardo rapidamente, ma la signorina Bei Di non era al suo posto. Zhao Weitu gli si rivolse con un gesto come per dire «prego» e cominciò a parlargli nella lingua materna, dicendogli che gli avrebbe fatto da interprete. «Io ho un certo dispiacere per il fallimento delle guardie rosse. Nel 1966ero ancora studente universitario e pensavo che le guardie rosse sarebbero state un esempio universale, che i giovani cercassero una via per trasformare rapidamente la società, contro la tradizione, contro il sistema ... » Le parole del professore troppo carnoso furono una sorpresa per Ni Zao. Nell'uscire dal paese si era preparato ad affrontare ogni sorta di pregiudizi, di incomprensioni, di dubbi e persino di provocazioni. Ma non pensava che avrebbero affrontato argomenti di ultrasinistra. E poi sembrava impossibile armonizzare l'aspetto occidentale di questo signore con le sue opinioni. «Infatti è molto difficile realizzare una veloce trasformazione della società.» Il capo-delegazione aveva dato una risposta che non c'entrava per niente. Di nuovo ci fu una risata collettiva. Zhao .Weitu aggiunse qualche frase in inglese e poi si tradusse da solo. «Ho detto che sono contento di quello che lui chiama 'fallimento' delle guardie rosse, che esulto come un matto. Se non fosse stato un 'fallimento', la Cina e tutti noi saremmo finiti ... » Ni Zao si accorse subito che il cinese parlato dal professor Zhao non aveva l'intonazione che di solito hanno quelli che risiedono a lungo all'estero, al contrario pare-· va «uno dei nostri». Nello stesso tempo quelle poche frasi di Zhao facevano parte di una lingua in disuso, che immetteva in quella conversazione informale ed elegante una certa aria di pesantezza. Il cielo si era fatto improvvisamente scuro, i padroni di casa avevano acceso il lampadario. Ni Zao guardò l'orologio: non erano ancora le cinque. Guardò di nuovo fuori della finestra. C'era già la luna. I due piccoli uccelli non si vedevano più. Sembrava che si fossero spaventati per la pioggia che cominciava a cadere. Non era chiaro se gli uccelli di H. fossero in grado di trovare un riparo dalla pioggia... L'edificio sembrava sprovvisto di grondaie. Ad un tratto entrò la signorina Bei Di. Non incedeva col petto in fuori né ancheggiava per fare la graziosa, ma si presentò come una professionista leggermente strabica, che parlava con il nervosismo della persona efficiente. In realtà la signorina Bei Di era anc9ra molto giovane, ma il suo abbigliamento, le sue parole e persino il suo modo di ridere era di una semplicità tutta cinese. Ni Zao credeva fermamente in questa semplicità tutta cinese e capiva se uno aveva studiato un certo linguaggio, dal quale si poteva venire culturalmente influenzati. Ni Zao stesso aveva fatto questo tipo di esperienza. E inoltre era convinto che questo linguaggio serviva come orbita-culturale e non solo come modello ideale, e allo stesso tempo era un segno intercambiabile con la propria lingua i:nadre e persino una condizione indispensabile per studiare bene quel linguaggio. La signorina Bei Di si diresse immediatamente verso Ni Zao, prese una sedia e si sedette accanto a lui, informandolo sottovoce: «Sono andata a prendere informazioni su Shi Fugang. Dopo il suo ritorno dalla Cina, ha sempre insegnato in questa università. Nel novembre dell'anno scorso è andato in pensione. Spesso è fuori, fa dei viaggi in Asia oppure va in campagna. Dicono che non molto tempo fa lui e la sua signora sono stati di nuovo in Cina, adesso invece pare che marito e moglie stiano a Manila. Il professor Shi è pensionato, tuttavia ha avuto un contratto dall'Università delle Filippine ... » «Mi sta dicendo insomma che non ha trovato· né lui, né la sua ... signora.» Quest'ultima espressione, ormai in disuso, era stata pronunciata da Ni Zao con una sfumatura insolita. Fuori sembrava che già cadesse una pioggia fitta e minuta. Si vedevano tremare le foglie, i piccoli rami degli alberi e gli schizzi sollevati dalle macchine per la strada. La finestra aveva un ottimo isolamento acustico, il rumore della pioggia non entrava dentro la stanza, cosicché sembrava di guardare qualcosa che assomigliava ad un quadro. Da lontano il colore dei monti/da vicino l'acqua senza suono/in primavera i fiori non cadono/e gli uomini non spaventano gli uccelli. Era una filastrocca che gli aveva insegnato la zia. «Gli uccelli non sfuggono gli uomini - pensava - perché nessuno li molesta. Perché non ci mettiamo in testa che gli uccelli vanno protetti? Non è il caso di arrivare a proporre una legge per questo. Ci sono quelli che si sentono molestati da uccelli innocui ed almeno una volta hanno molestato anche gli uomini. E poi essi finiscono per ... » «Sì, il loro appartamento è vuoto. Purtroppo non potrà vedere il suo vecchio amico», disse la signorina Bei Di, con voce compassionevole, ammettendo la sua assoluta impotenza. «A quanto pare non potrò vederli ... » Ni Zao vi mise una leggera intonazione. Non si capiva bene se si sentisse liberato o afflitto. Zhao Weitu lo guardò e si mise a ridere. L'incontro era finito. Gli altri si preparavano ad andarsene. Zhao Weitu si incamminò per uscire, poi girò appena il corpo all'indietro, verso Ni Zao: «Lei, scusi, desidera vedere Shi Fugang o la sua signora?» «Ah! Lei lo conosce?» Le sopracciglia di Ni Zao si spianarono. «Li conoscevo non molto a fondo.» Aveva pronunciato «li conoscevo» con una certa enfasi, un po' come nei drammi moderni di prima della liberazione, un po' come ... no, non come parlano oggi i cinesi della madrepatria. «Secondo le notizie più recenti che ho io, la signora Shi è già tornata, è arrivata l'altro ieri sera con il volo di una compagnia spagnola che ha tariffe più convenienti. A quanto ne so, le cose stanno così.» Mentre parlava faceva ogni tanto un cenno alla signorina Bei Di, come se le cose stessero così per merito suo, come se la signorina Bei Di non fosse stata abbastanza zelante. «Potrebbe essere così gentile da aiutare il professor Ni Zao a mettersi in contatto con la signora Shi?» disse la signorina Bei Di con un tono allegro e scherzoso. S econdo il programma originario, la delegazione sarebbe dovuta rientrare in albergo. Alle sei e mezzo sarebbero andati a cena da un'anziana signora. Questa signora da giovane aveva sposato uno degli studenti cinesi, uno di quei radicali che si erano recati a studiare all'estero, poi era rientrata in Cina con lui e insieme si erano uniti al movimento rivoluzionario, insieme avevano accolto la Liberazione nel 1949, lei aveva ottenuto la cittadinanza cinese ed era diventata famosa. Da vecchia era tornata a casa per curarsi e per trascorrervi il tempo che le era rimasto, ma aveva ancora nostalgia della Cina. Dopo cena, alle otto e mezzo, sarebbero andati all'opera e il giorno dopo il programma sarebbe-stato più serrato. Il professor Zhao suggerì: «Lei dovrebbe rinunciare alla cena da quella signora, così noi possiamo cenare in una trattoria e poi andremo a trovare la signora Shi. Per le otto e mezzo l'accompagnerò a teatro ... Così avrò la possibilità di parlare più liberamente con lei». «È una buona idea.» Prima che Ni Zao accettasse, i suoi compagni dissero che la cosa era fattibile ed espressero a turno la loro approvazione. Ni Zao, sebbene non avesse mai visto l'anziana signora, provava un certo rimorso, ma pensò che, mancando ancora più di tre ore, avrebbe potuto riposarsi un po'. Gli sembrava che ne avesse davvero bisogno. E poi aveva intuito che Zhao Weitu volesse ancora dirgli qualcos'altro. Gli fece cenno col capo, che aveva deciso di accettare. Zhao Weitu, come se la proposta fosse stata accettata da lui .90po aver ricevuto un suggerimento, appariva allegro. Estrasse dalla tasca una piccola rubrica telefonica con i nomi scritti nella sua lingua materna, trovò la pagina con il numero di casa di Stephens Wolfgang (Shi Fugang). Prese il ricevitore, fece il numero appoggiando leggermente le dita sulla piccola tastiera che ad ogni impulso emetteva un suono modulato. Dopo qualche secondo Zhao Weitu con voce ispirata disse: «Lei è la signora Shi? Mi scusi se la disturbo ... Sono ... lei forse non si ricorderà di me... con quel rumore del motore, sull'aereo. Sono Zhao ... » Tutta la frase di Zhao Weitu, il tono di voce, la sua espressione, lasciava vedere che non c'era niente in comune con il pezzo di terra sotto i loro piedi, con lo stato europeo, con la città di H., con la nazionalità della «signora Shi», né con la pura denominazione europea del «signor Shi». La voce che usciva chiaramente dal microfono aveva un vistoso sapore pechinese. E per di più la voce della signora aveva il sapore della vecchia Pechino: «Ah! Zhao ... che tipo intelligente! Come hai fatto a ritrovarmi?» Per un attimo Ni Zao dimenticò dove si trovava. Era soltanto uno che sta vicino al telefono pubblico tra la folla e le bancarelle del mercato di Long Fu. «È arrivato da Pechino un amico, suo padre era un vecchio amico del signor Shi... Lei ne ha sentito parlare? Forse no, si chiama Ni. Ni Zao». Ci fu un attimo di silenzio senza alcuna reazione dall'altra parte. Ciò dette un leggero fastidio a Ni Zao. Ebbe persino il dubbio se non si era allontanato di migliaia di chilometri per fare quella domanda. Stasera, si domandava, aveva fatto bene a lasciare il gruppo, andandosene per i fatti suoi? Zhao Weitu coprì il microfono con la mano e con un tono completamente diverso da quello della conversazione telefonica, ma ugualmente gentile, disse: «La signora Shi chiedeva se suo padre si chiama Ni Wuchen». «Sì, si chiama proprio Ni Wuchen!» «Ha detto di sì», disse Zhao Weitu al telefono, tutto eccitato. «Il figlio del professor Ni Wuchen è qui e vuole vederla ... no, non veniamo a cena, abbiamo già un impegno ... sì, se ne andrà prima delle otto, alle otto e mezzo deve ~ <:::! stare in un posto ... bene, saremo .:; da lei alle sette e venti, le rubere- ~ mo una mezz'ora ... No, non si ;:: preoccupi se non ha niente da of- ~ ...... frirci, lei del resto è appena torna- .si ta ... Ma non ha portato i mango ;:: dalle Filippine? E poi va bene una :2 tazza di tè soltanto.» ~ Mise giù il microfono con una o< sonora risata. I:! a <u Traduzione dal cinese di 1 Vilma Costantini ~

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