il Mulino WilliamA. McClung Dimore celesti l'architettura del paradiso Dalla Bibbia a Le Corbusier, il paradiso come paradigma mitico su cui si misura !'·immaginazione dell'artista, la progettualità dell'architetto· WernerBeierwaltes Platonismo e idealismo Da Platone all'idealismo tedesco: storia di una eredità intellettuale GabrieleLolli La Macchina e le dimostrazioni Matematica, logica e Informatica I dibattiti e le polemiche che hanno accompagnato l'introduzione della scrittura formalizzata della matematica in linguaggi simbolici StefanoBaiassone AngeloGuglielmi Corsari e nobiluomini La pubblicità in Italia A colpi di spot all'arrembaggio di una nave miliardaria: il business della pubblicità li lavoro delle riviste Un «Arsenale» di poesia GiannaSarra «Perché 'Arsenale'? Possiamo riconoscerlo: perché la parola ci piace»: così candidamente confessano nell'editoriale al numero zero della rivista (dicembre-ottobre 1984) i redattori; e anche noi volentieri ammettiamo che questa parola - o insegna - «ci piace». Nata dall'apparente casualità d'una serie d'incontri fra persone «consapevoli che in questo momento non è possibile fare una rivista di tendenza» (chi dà delucidazioni è il direttore Gianfranco Palmery) la rivista si pone come spartiacque tra la fine di un periodo letterario «agitato, fazioso, che non ha lasciato frutti ben definiti ma una proliferazione molteplice» e un'esigenza «di riflessione e confronto, con un'attenzione al mutamento, particolarmente avvertibile». In questo clima d'indefinibilità e mutevolezza «Arsenale» vorrebbe esprimere un'idea di «letteratura totale»; anche se ci troviamo di fronte a scelte non imparziali («l'imparzialità è impensabile»). «Basta con questo ridicolo manicheismo: da una parte la scrittura sciatta 'testimone del vissuto', dall'altra uno sperimentalismo dissociato dal reale e infine gratuito»: qui si vorrebbe realizzare una nuova sintesi o meglio - attraverso scelte in cui si trovino riuniti la presenza dei significati e il lavoro dello stile - «dare per forti esempi il senso della letteratura». Tra le forme privilegiate di que- .,..------i sto tentativo c'è la poesia (1'80% dei redattori - tra cui Valerio Magrelli, Giovanna Sicari, Francesco D'Alessandro, lo stesso Palmery - fanno poesia); «poesia come forma di conoscenza» cui non a caso Karl Jaspers Verità e verifica Filosofare per la prassi Prefazione di Antonio Ponsetto pp. 244, L. 18.000 nella collana Quaderni di «Humanitas» Karl Jaspers Filosofia Scienza Teologia a cura di Giorgio Penzo pp. 240, L. 10.000 Karl Jaspers e la critica a cura di Giorgio Penzo pp. 160, L. 15.000 Morcelliana v,a G Rosa. 71 - 25121 Brescia si affianca spesso la filosofia: «una poesia intesa quindi come luogo deputato al porsi le domande radicali che riguardano la nostra etica, il nostro linguaggio, il nostro sapere» (chiariva Mario Fortunato in un articolo sul!'«Espresso»). Inoltre, gusto e interesse sia per autori classici italiani e stranieri, trascurati o non adeguatamente valutati, sia anche per i contemporanei: così «Arsenale» mescola «nei suoi eleganti ma come sussurrati sommari, nomi da antologia (in passato Caproni o Brandi, adesso Borges e Betocchi) con nomi di mili.tanti (Iolanda Insana) o di emergenti» (Antonio Debenedetti, «Il Corriere della Sera»). Sul significato d'una rivista letteraria oggi, «si legge spesso - dice Palmery - questa grande sorpresa, come se le riviste non si fossero mai fatte: la storia letteraria è stata fatta sulle riviste - sorpresa da ignari! si dice spesso che non servano a niente: è un'idea molto pigra ed egotista. Io penso invece che le riviste siano importanti; tra l'altro rappresentano la possibilità, per l'autore, di avere una pronta verifica per il suo lavoro - se non fossero circondate da indifferenza - e, per il frettoloso lettore moderno, uno sguardo d'insieme su quanto si va dicendo». Ad esempio, sull'ultimo numero di «Arsenale», il 5-6 (gennaiogiugno 1986) particolarmente ricco di contributi saggistici e narrativi, il «lettore di riviste» troverà: uno studio di Giorgio Agamben sui rapporti tra filosofia e poesia, Il filosofo e la Musa; delle prose aforistiche molto scintillanti di un poeta cubano, Cintio Vitier, tradotto da Francesco Tentori, una grammatica floreale fantastica; un saggio di Ginevra Bompiani sul «dopo Chernobyl»; un racconto insolito di Gabriele D'Annunzio riproposto da Valerio ~jlgrelli; un altro racconto molto feroce contro lo scientismo di Charles Cros; poesie di Margherita Guidacci, Patrizia Cavalli, Chiara Scalesse, Gianfranco Palmery, del quale esce in questi giorni una raccolta L'opera della vita, per l'elegante editrice romana La Cometa. La rivista è accompagnata da un progetto editoriale, una minima casa che presenta due collane: «I raggi» (collana d'arte a carattere monoNuovo romanticismo Michele Cometa In un tempo di smobilitazione ideologica come il nostro una rivista con un titolo così «compromettente» e perentorio può suscitare qualche perplessità. Ma questo titolo, Nuovo romanticismo, non sottintende alcuna velleità programmatica o volgarmente movimentista. Come avverte il suo direttore, Salvatore Lo Bue, nel primo numero, «Nuovo romanticismo» è il tentativo di ripensare il «romantico», al di là delle categozioni critico-filologiche su alcuni aspetti della koiné preromantica e romantica, tendono a sottolineare che in gioco sono i nostri destini. È così per esempio nel profondo e articolato saggio di Fabrizio Desideri, dedicato alle «anomalie» della temporalità nel preromanticismo tedesco, Messianismo romantico. Dell'idea di futuro in F. Schlegel e Novalis. In questo saggio Desideri, dopo un'attenta lettura dei testi aurorali dei due autori, reinterpreta il nesso teorico «nostalgia dell'origine» e «attesa messianica», alla luce di una «escatologia simbolica» in cui è possibile, sia pure solo immaginal1---------------------------------1 mente, superare i paradossi della Un suggestivo romanzo AntonioAltomonte I CARI Il conflitto tra due amici d'infanzia che scoprono di avere poche affinità e molti contrasti. L'occasione per queste verifica è l'attentato a Hitler. temporalità «complessa» del Moderno. Alle metamorfosi delle figure del pensiero è pure dedicato lo studio di Franco Rella su La tragedia del nuovo e il pensiero della trasfigurazione, nel quale l'autore, percorrendo trasversalmente un itinerario romantico..che dalle Affinità elettive di Goethe giunge sino alle avanguardie, pone le basi teoriche per un pensiero del «nuovo». Nuovo romanticismo dunque che si costringe a pensare il tragico (e con esso la catastrofe e anche la redenzione) pur di arrivare a progettare la trasfigurazione. A progettare modalità cioè che colgano il mondo nel suo darsi mutevole e precario. A questa disciplina ci hanno abituati proprio i preromantici. E non è certo un caso che Sergio Givone si serva della figura della «marionetta», dal celebre saggio kleistiano, per darci la misura di un tale progetto. Ma nello studio di Givone 1---------------~---------------l scompaiono i toni tutto sommato grafico più testi letterari autonomi) e «I grani» (di prosa e poesia o miscellanei) di cui sono usciti rispettivamente i primi due volumi: Autoritratti senza lo specchio di Nancy Watkins, con testi di Valerio Magrelli e Domenico Vuoto; e Storie innaturali di Domenico Vuoto. Come per la rivista, si tratta anche in questo caso d'una presenza d'arte non illustrativa, di voler ristabilire rapporti fruttuosi con l'arte e gli artisti, soprattutto gli rizzazioni della storia letteraria, come figura eterna dello spirito, di uno spirito che si pone il problema della ragione poetica, e con essa e in essa del pensiero tout-court. Non v'è nostalgia, né solipsistico ripiegamento nel «c'era una volta» della grande speculazione romantica, ma lo sforzo di coniugare ancora e comunque i due termini di ogni questione del Moderno: pen- • siero e poesia, Dichten e Denken Ormai al suo quarto numero, «Nuovo romanticismo» approda agnostici e rasserenanti che era possibile scorgere nello studio di Rella. Per Givone la «trasfigurazione» non è semplicemente esperimento del possibile ma, come nel paradosso della marionetta, prima di tutto passione fino allo scandalo, sino al sacrificio. La grazia non passa per il rigoglio dell'essere ma per il suo irrigidimento, e, al limite, per la morte. Dio e marionetta, i due massimi estremi, quello dell'onniscenza e quello dell'innocen1----------------..__---------------1 za - come acutamente interpreta Givone - sono i due poli entro cui si tende la vicenda umana. Pensare questi due poli, pur essendo immersi nella caducità, è il compito «romantico» d'ogni pensiero della trasfigurazione. Ad un altro «paradosso» del pensiero romantico, o più esattamente che il pensiero romantico ha portato scandalosamente alla luce è dedicato lo studio di Giorgio Franck, Critica e paradosso. Osservazioni sul «sublime» e sul!' «arcaico». Partendo da una serrata analisi della nozione di «sublime» in Kant, Franck - ·con delle tonalità di pensiero per altro molto vicine a Givone - ne indaga le trasformazioni nel Moderno. Ci si accorge così che al «sublime» dopo Kant è strappata, dai fatti del mondo, ogni proprietà analgesica o comunque catartica. Se il «sublime» riusciva ancora per Kant a trasfigurare il «terribile», I'«orroroso», o - per dirla in termini etici - il «male», dai romantici in poi esso rischia di divenire la parodia di se stesso. Nessuna morte sublime è pensabile - qui Franck fa te1----------------r----------------l soro della lezione di Adorno - doautori di opere grafiche, a parità di autonomia con i testi: «si potrebbe parlare di reciproco contagio». «Arsenale» Rivista trimestrale di letteratura Edizioni «Il Labirinto», via Leonori 67, 00147 Roma. La rivista è distribuita anche all'estero, in USA, e arriva nei dipartimenti d'italianistica di varie università europee. adesso ad un numero monografico dedicato esplicitamente al Romanticismo come momento della riflessione moderna. Si tratta di fare i conti con la nozione filosofica ed estetica di romanticismo, così come si è dato storicamente nella cultura tedesca tra Settecento e Ottocento, pur non perdendo mai di vista il riverbero che quelle problematiche proiettano sul presente. Tutti gli autori del fascicolo infatti, pur impegnandosi in ricognipo Auschwitz. Il sublime, e l'arte tutta, nel loro stravolgimento «clownesco», possono darsi solo nella memoria di un arcaico paesaggio primordiale stravolto dalla miseria e dallo sfacelo. A quest'eredità del romantico si oppone con grande urgenza Hegel che non riconosce alla forma della caducità sperimentata dai romantici alcun diritto di cittadinanza sulla terra e nel pensiero. Alla critica hegeliana del romanticismo e
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