[ ] L'idea che la Terra • • • si~ viva è forse vecchia quanto l'uomo. Prima del XIX secolo anche gli scienziati ne erano convinti. James Hutton, spesso riconosciuto come padre della geologia, in una conferenza tenuta alla Royal Society di Edimburgo intorno al 1790, affermò: «Ritengo che la Terra sia un super-organismo e che la fisiologia sia la scienza più adatta per studiarla». Hutton proseguiva istituendo un'analogia tra la circolazione del sangue, scoperta da Harvey, e la circolazione degli elementi nutritivi della Terra, e parlando del modo in cui la luce del sole distilla l'acqua dagli oceani in modo che essa possa poi ricadere sotto forma di pioggia e rinfrescare la Terra. Questa visione globale del nostro pianeta venne meno nel secolo successivo. La scienza si sviluppava rapidamente, e ben presto si spezzettò in una serie di specializzazioni quasi indipendenti l'una dall'altra. Divenne il regno dell'esperto, e rimase pochissimo spazio per la riflessione interdisciplinare. Tale ripiegamento era inevitabile. Le informazioni da raccogliere e selezionare erano moltissime. Capire il mondo era un compito difficile: si trattava di mettere insieme un puzzle di dimensioni planetarie. Nel cercare e nello scegliere i pezzi era facilissimoperdere di vista l'insieme del quadro. È stata la ricerca della vita su Marte che ci ha fatto ripensare alla Terra di Hutton. Visto dallo spazio all'infrarosso il nostro pianeta è un'anomalia strana e meravigliosa, se confrontato con Marte e Venere. Il profondo squilibrio tra i componenti chimici dell'aria fa sì che la Terra emetta nell'infrarosso un segnale che costituisce la prova immediata della presenza della vita. È un segnale così forte che potrebbe essere riconosciuto da un'astronave anche molto al di là dei confini del sistema solare. Ma noi sappiamo inoltre che l'atmosfera instabile della Terra persiste e non è un fatto casuale. E questo squilibrio permanente che fa pensare che il pianeta sia vivo, almeno nella misura in cui condivide con gli altri organismi viventi la meravigliosa proprietà dell'omeostasi, cioè la capacità di controllare la sua composizione chimica e di mantenersi stabile quando cambia l'ambiente esterno. Quando nel 1970, sulla base di questa evidenza, avanzai per la prima volta l'ipotesi Gaia, secondo cui la Terra è viva, essa non fu ben accolta. La maggior parte degli scienziati la ignorò o la criticò come teleologica e non verificabile. Non so se avrei avuto il coraggio di andare avanti se non avessi ricevuto il fido sostegno dell'eminente biologo Lynn Margulis. Fu il romanziere William Golding a suggerire il nome Gaia, nome che i Greci avevano attribuito alla dea della Terra. Sono passati 17 anni e molte nuove prove si sono accumulate, ma Gaia non è ancora un fatto scjentificamente accettato. [ ... ] Le previsioni più stimolanti della teoria Gaia sono quelle riguardanti la teoria dell'evoluzione. Secondo Gaia l'evoluzione delle specie e l'evoluzione del loro ambiente fisico e chimico sarebbe un unico processo strettamente integraL 'i oìiii i Gaia P /.E. Lovelock . to; ci sarebbero lunghi periodi di omeostasi separati da rapidi cambiamenti da uno stato di stabilità a un altro. Ciò fornisce una base teorica per la proposta di evoluzione «puntuata» di Gould e Eldredges. Secondo un'altra ipotesi, esisterebbero alcuni meccanismi che regolano il ritorno di elementi fondamentali, quali lo zolfo e lo iodio, dal mare, dove abbondano, alla superficie terrestre, dove scarseggiano. Esaminiamo tutto questo più in dettaglio, perché è un buon modo per illustrare il funzionamento di un meccanismo gaiano. Negli anni sessanta ci si accorse che i dati sulla quantità complessiva dello zolfo non quadravano: lo zolfo trasportato dai fiumi era più stanza sarebbe stata ricercata o trovata. Ma allora quale potrebbe essere il meccanismo? Per gli oppositori di Gaia è inconcepibile che le alghe marine degli oceani abbiano a che vedere col benessere degli alberi, delle giraffe o degli uomini. E allora, come stanno effettivamente le cose? In un.Jempo molto remoto le alghe marine, lasciate sulla spiaggia dalla bassa marea, furono esposte ai periodici effetti dell'essicazione. Col passare del tempo alcune di queste alghe escogitarono dei metodi per difendersi dagli effetti dannosi dell'essicazione; sintetizzarono dei soluti neutri che all'interno delle loro cellule si comportavano come l'acqua, ma che, a differenza dell'acqua, non evaporavano se lasciati a secco. Le specie sintetizzadiceva il vostro illustre connazionale Vilfredo Pareto, «Datemi un errore fruttuoso, che contenga in sé i germi della propria correzione». Poco importa se la teoria Gaia è giusta o sbagliata, perché fornisce già una visione nuova e più produttiva della Terra e degli altri pianeti. Un compito facile, dato che le teorie tradizionali dell'ecologia e della biogeochimica sono paralizzate dall'apartheid delle scienze. L a teoria Gaia ci consente di mettere in luce che: 1. La vita è un fenomeno che si produce su scala planetaria. Non esistono fenomeni di vita isolati, così come non può esistere mezzo animale. Gli organismi viventi devono regolare il proprìo L'ultima tentazione del succubo, Bibliotecanazionale, Parigi di quello che veniva restituito dal mare. A quel tempo si riteneva che lo zolfo mancante tornasse sulla terra mediante l'emissione di H2S dagli oceani. Ciò era assai poco convincente, perché l'H2S si os- $ida rapidamente nell'acqua di mare; inoltre puzza, e qualcuno avrebbe pur. dovuto rilevarne la presenza. Per trasferire lo zolfo all'atmosfera occorreva un composto più stabile. Il candidato più probabile era il dimetilsolfuro, e Challenger aveva già dimostrato che esso era prodotto da un'alga marina. Per verificare questa idea salpai nel 1971, a bordo della nave Shackelton, per un viaggio dall'Inghilterra ali'Antartico e viceversa. Durante il viaggio misurai tutta una serie di gas e composti volatili, compreso il dimetilsolfuro, presenti nell'aria e nel mare. In tutti i mari attraversati dalla nave venne riscontrata la presenza 9i dimetilsolfuro. Negli ultimi anni una imponente mole di rilevazioni effettuate da altri scienziati ha confermato che questo composto è effettivamente il veicolo dello zolfo in natura. Senza lo stimolo della ipotesi di Gaia è improbabile che questa sote da questi soluti non volatili sopravvissero e lasciarono discendenti. Ora lo zolfo è abbondante nel mare, ed è facile per le alghe dare vita a una sostanza chiamata propionato di dimetilsolfuro. Questo composto si decompone rapidamente, liberando nell'aria dimetilsolfuro quando le alghe muoiono. Le brezze che spirano dal mare trasportano questo zolfo volatile verso la terraferma, fornendo zolfo agli organismi terrestri, che ne sono avidi. La forte crescita di questi ultimi rimanda poi un flusso maggiore di sostanze nutritive all'oceano. Non è difficile vedere che nel lungo periodo le alghe che sintetizzano propionato di dimetilsolfuro per proteggersi dall'essicazione saranno favorite dal flusso di sostanze nutritive provenienti dalle piante terrestri. Via via che questo sistema geofisiologico si evolvè, aumenta l'area di mare e di terra aperta alla colonizzazione. Le stesse considerazioni valgono per la produzione di metilioduro da parte delle alghe marine e forse anche per il dimetilselenio. Le teorie vengono giudicate per il valore delle loro previsioni e delle intuizioni che dischiudono. Come pianeta, altrimenti le forze ineluttabili dell'evoluzione fisica e chimica lo renderebbero inabitabile. 2. Gaia modifica la nostra interpretazione della grande visione darwiniana. Forse non è più sufficiente dire che hanno successo coloro che lasciano la progenie più numerosa; è necessario aggiungere che ciò avviene a condizione che essi non danneggino il proprio ambiente. L'evoluzione delle specie e l'evoluzione delle rocce sono strettamente collegate in un unico processo indivisibile. 3. Gaia amplia l'ecologia teorica. Considerando insieme le specie e il loro ambiente fisico diviene possibile per la prima volta costruire modelli ecologici in grado di giustificare la diversità. Ora siamo in grado di razionalizzare il disgusto che proviamo per gli eccessi dell'agricoltura e delle attività collegate. Abbiamo finalmente una giustificazione della nostra collera per l'eliminaziò'ne sconsiderata di determinate specie, e una risposta per chi afferma che si tratta di puro sentimentalismo. Non dobbiamo più giustificare l'esistenza delle foreste umide tropicali con la debole motivazione che esse potrebbero contenere piante con sostanze medicamentose in grado di curare le malattie. Gaia ci costringe a vedere che le foreste tropicali offrono molto di più: grazie alla loro capacità di produrre grossi volumi di vapore acqueo, servono a mantenere fresco il pianeta mantenendo una sorta di cortina parasole formata da bianche nuvole riflettenti. La loro sostituzione con terreni coltivabili potrebbe provocare un disastro di portata mondiale. I sistemi geofisiologicicrescono grazie all'attività di singoli organismi. Quando la crescita dell'organismo è benefica per l'ambiente come per l'organismo stesso, la sua diffusione viene aiutata e alla fine l'organismo e il cambiamento ambientale associato ad esso presenteranno un'estensione globale. È vero anche l'inverso: una specie che danneggia l'ambiente è condannata; ma la vita continua. [ ... ] Io vedo il mondo come un organismo vivente di cui siamo una parte; non i proprietari, non gli affittuari, e neppure - come vorrebbe una metafora obsoleta - passeggeri dell'«astronave Terra». Sfruttare un mondo vivente nella misura in cui noi lo stiamo sfruttando è altrettanto sciocco che attribuire ai nostri cervelli un valore fondamentale considerando le cellule degli altri organi sacrificabili. Scaveremmo forse nei nostri fegati per trovare elementi nutritivi che ci garantiscano benefici a breve termine? Ci raderemmo forse a zero i capelli e pianteremmo pomodori sui nostri crani? Poiché viviamo nelle città, siamo ossessionati dai problemi umani. Anche gli ambientalisti sembrano più preoccupati per la riduzione di un anno o due di aspettativa di vita a causa del cancro di quanto lo siano per il degrado del mondo naturale causato dalla deforestazione e dai cambiamenti climatici, tutte cose che potrebbero provocare la morte dei bambini. La moderna vita cittadina ci allontana da Gaia. Quanti di noi sanno elencare i fiori selvaticie gli insetti delle nostre zone o notare la rapidità della loro estinzione? Come dev'essere stata diversa Firenze ai suoi inizi! L'omeostasi gaiana parte dall'attività locale dei singoli organismi. Ciò significa azione a livello personale. «E allora», vi chiederete, «cosa posso fare?» Davanti a noi ci sono molto scelte elementari tra cose non dannose se in quantità moderata ma pericolose se in eccesso, come le automobili, il bestiame e le motoseghe: potreste mangiare meno carne migliorando la vostra salute, così come potreste alleggerire la pressione sulle foreste tropicali. La filosofia di Gaia non è umanistica, ma non riesco a non preoccuparmi per lo stato futuro della Terra. Ho otto nipoti, e vorrei che ereditassero un pianeta sano. In un certo senso, il destino peggiore che posso immaginare per loro è di essere costretti a fare da medici e infermieri per un pianeta invecchiato, con il compito interminabile e opprimente di mantenerlo vivo in funzione del nostro tipo di vita. Versione provvisoria non rivista da~'autore.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==