MovimenloledSiu .entesco inFrancia I ntercorrono circa due settimane fra jl momento in cui le manifestazioni studentesche francesi guadagnano le prime pagine di alcuni giornali italiani, verso la fine di novembre, e il grande corteo che percorre, il 10 dicembre, le strade di Parigi, atto conclusivo di questa fase del nuovo movimento. Qui daremo una sintesi dei commenti pubblicati in tale periodo dai tre maggiori quotidiani italiani e da Le Monde, che nonostante gli acciacchi può tuttora considerarsi il più prestigioso giornale di Francia. Un'angolatura un po' diversa è offerta dagli editoriali dei due quotidiani economici di casa nostra, Il Sole 24 Ore e ItaliaOggi, e dei quotidiani economici più autorevoli in assoluto, The Wall Street Journal e Financial Times. Sullo sfondo delle solite e sempre più sconcertanti banalità, del tipo «perché 1'86 non è il '68», sembrano mettersi in evidenza due tratti: - la tardività e una certa evasività della grande stampa italiana nel commentare gli eventi francesi, in ispecie se si considera che, di solito, 1)9n si fa risparmio nell'elargire ai lettòri commenti, opinioni, editoriali e prediche di ogni g·enere; - la sorpresa con cui la stampa, non solo italiana, ha accolto eventi come quelli. che hanno caratterizzato il·dicembre 1986 in Francia. Per quanto riguarda il primo punto, è da dire che in più di due settimane (concludiamo la nostra rassegna il 13 dicembre) nessuno dei tre maggiori quotidiani ( Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa) ha pubblicato un editoriale o un articolo firmato dal direttore, limitandosi ai còmmenti dei corrispondenti da Parigi o a qualche sparuto «opinionista». Per confronto, si consideri che tutti i quattro giornali economici sopra menzionati hanno dedicato un editoriale all'argomento. Per quanto riguarda il secondo punto, possiamo restringerci a ricordare che in tutti i tre anni scorsi vi sono state grandi mobilitazioni studentesche in Francia o in Italia (senza andare a cercare più lontano), sempre su temi attinenti la riforma delle istituzioni scolastiche. Nel 1984la Francia assistette a manifestazioni, non meno imponenti di quelle del 1986, contro il progetto di legge Savary del governo socialista, accusato di voler sopprimere l'insegnamento privato. L'anno successivo ir. Italia si manifestò il cosiddetto «movimento dell'85», imperniato sulla denuncia dell'inefficienza della scuola di casa nostra. Nel 1986gli studenti francesi tornano nelle strade, questa volta contro il progetto di legge Devaquet del governo di centro-destra, accusato di voler introdurre una discriminazione inegualitaria nell'accesso all'istruzione; peraltro anche in Italia le istituzioni scolastiche galleggiano su acque tempestose. Ormai, ci sembra, c'è ben poco di cui stupirsi. Opportunamente, qualche anno fa, un editoriale del· settimanale inglese The Economist si stupiva che in Europa, con Index - Archivio Critico dell'Informazione un tasso di disoccupazione superiore al 10% (e ben più alto tra i giovani), non si fossero ancora manifestati grossi movimenti di protesta. The Economist non doveva attendere molto per vedere le barricate nelle strade di Birmingham; e se la matrice razziale della rivolta poteva dar luogo a interpretazioni riduttive, tuttavia gli episodi di collusione fra minoranze razziali e gruppi di giovani bianchi non potevano che destare qualche inquietudine. Diversi osservatori, del resto, fanno notare che fra le premesse del movimento francese dell'86 vi è la forte mobilitazione giovanile contro l'ondata di razzismo nell'Esagono. Queste considerazioni non intendono suggerire un'interpretazione puramente economica. Gli alti tassi di disoccupazione e altri inequivocabili segni di malessere sociale non sono peraltro sfuggiti agli osservatori economici più attenti. C'è da chiedersi in quale immaginario dorato da «tempo delle mele» e da Timberland generation fossero sprofondati gli opinion makers e i media, che pure non cessano di commissionare trivellazioni demoscopiche di una società ormai, sembra, più incomprensibile di una tribù amazzonica. Come spiegare la sequenza di errori compiuta dal governo Chirac, che tanto ha colpito il Financial Times? Sono errori che, tipicamente, occorrono quando si finisceper prendere le proprie rappresentazioni per realtà. I commenti sono pressoché unanimi nel sottolineare che i politici si sono fatti cogliere impreparati e si sono mostrati incapaci di interpretare i ~egni premonitori della tempesta. In un certo senso, essi rimproverano ai politici di aver creduto a quello che leggevano sui giornali. «Un oggetto sociale non identificato» (Un objet social non identifié, numero datato 5 dicembre, in effetti del 4) è l'eloquente titolo del commento di prima pagina che Le Monde ha pubblicato nelle stesse ore in cui si radunava la grande dimostrazione di giovedì 4 dicembre, vero punto di svolta degli avvenimenti. «Di quale specie è la manifestazione del 4 dicembre? Ecco un bel soggetto di meditazione per i sociologi» scrive Frédéric Gaussen. «Troppo subitaneo per seguire una traiettoria conosciuta, il movimento che culmina nella manifestazione di giovedì è un nuovo soggetto sociale non identificato. Di qui la perplessità dei professionisti della politica, che non sanno che farne. Il governo attende con inquieta impazienza che un mutamento tardivo lo faccia rientrare in uno schema conosciuto (recupero da parte della sinistra o deviazione gauchiste), rendendolo più facile da gestire... Gli uomini politici più attenti hanno compreso la natura molto particolare del fenomeno cui erano posti di fronte. 'Bisogna rispettare il movimento e permettergli di esprimersi'.ha detto all'inizio della partita colui che ne è stata la prima vittima, Alain Devaquet». All'indomani della gigantesca manifestazione, La Repubblica rompe gli indugi ed esce in prima pagina con un commento di Bernardo Valli, Il grande sogno dell'e- . guaglianza. Continuano invece ad astenersi dai commenti il Corriere della Sera e La Stampa. Valli riprende il tema della «sorpresa» e traccia le grandi linee di una interpretazione che avrà fortuna. Ecco alcuni brani dell'articolo. «La Francia scopre in questi giorni, con stupore, i suoi giovani, quindi una parte rilevante, essenziale, di se stessa. E si accorge di essere diversa. Non come pensava di essere. La sorpresa si accompagna a numerosi interrogativi. Che tipo di 'oggetto sociale' misterioso è mai quel movimento studentesco che investe il paese come un'improvvisa pioggia tropicale, come un ciclone fuori stagione, come un uragano non classificabile per gli esperti, meglio ancora come una folata di passeri, come un grande fitto stormo di uccelli incruenti? Ce n'erano centinaia di migliaia, ieri, sotto il cielo limpido di Parigi, tra la Bastiglia e gli Invalidi. «È inutile cercare nel progetto Devaquet, tendente ad accentuare Il diavolo e la donna a messa, in Seeleuwurzgarten, Ulm 1483 la selezione universitaria, la spiegazione di quel fenomeno che per la dimensione ricorda, a livello studentesco, quello del maggio '68, ma che per natura è completamente diverso. Non si mobilitano tanti giovani, in così pochi giorni, con la paura di una legge approssimativa che il governo è pronto a rivedere. «Gli uomini politici sono stupiti, esterrefatti. A destra e a sinistra. Nessuffo se l'aspettava. [... ] Si dice che il movimento sia apolitico. Ed è esatto se ci si riferisce agli schieramenti tradizionali. Per questo nessun sindacalista o dirigente politico osa metterci le mani. Si è parlato di morale, più ancora di etica. I giovani che si riversano da dieci giorni sulle piazze di Francia provengono in parte da gruppi come 'Sos racisme' e 'Touchez pas à mon pote' ('Giù le mani dal mio amico') che per primi reagirono all'ondata di intolleranza contro gli immigrati magrebini, e dagli animatori dei 'restaurants du coeur' lanciati dal comico Coluche per aiutare i poveri, soprattutto durante i mesi d'inverno. E questo già caratterizza il movimento. Le motivazioni di fondo sono morali. La fame nel Sahel e la solidarietà per il compagno di scuola algerino mobilitano 1 giovani francesi, 1 quali respingono al tempo stesso ogni forma di ideologia. Ma questo non spiega ancora l'imponente protesta. «La Francia si vedeva - ed era giudicata - fino ad alcuni giorni or sono in modo diverso. In questo scorcio di secolo appariva un po' opaca, vaccinata per lungo tempo contro ogni tipo di slancio morale o ideologico, immersa nel pragmatismo del quotidiano, ancorata tenacemente a un individualismo non esente dall'egoismo. [... ] «È in questo clima che il governo di centrodestra si è lanciato in quello che la sinistra definisce un 'liberalismo selvaggio'. Ed è scattato il rifiuto. Il rifiuto di che cosa? Senz'altro di una concezione della società che non piace a molti francesi. E neppure a molti europei. I giovani che ieri hanno invaso pacificamente Parigi, dalla Bastiglia agli Invalidi, possono essere definiti 'liberali'. [... ] «Il loro sogno è in fondo quello americano, ma essi vogliono realizzarlo alla francese, o se si vuole all'europea. E questo significanell'ambito di una società in cui il principio dell' égalité sia rispettato, e non venga sostituito da quello di élite.» Sempre il 5 dicembre (numero datato 6); Le Monde esce con un editoriale, L'Europe des jeunes, che mette l'accento sull'estensione continentale dei nuovi movimenti giovanili. «Parigi, certo, ma anche Roma, Madrid e Bruxelles: la fronda universitaria e liceale si allarga in Europa occidentale. Una gioventù che si diceva amorfa e convertita agli incanti dell'individualismo ritrova il cammino dell'azione collettiva e le virtù della solidarietà militante, con grande sorpresa dei governanti, si tratti dei conservatori in Francia o dei socialisti in Spagna». Il 6 dicembre La Stampa pubblica in prima pagina un articolo del sociologo Luciano Gallino, L'ombra delle superscuole. In effetti, l'articolo, più che sul movimento francese, è centrato sulle ragioni per cui «nel nostro Paese la situazione è diversa»: «l'ombra delle superscuole per pochi eletti, che tutte le università sarebbero tenute a imitare, non dovrebbe quindi turbare i sonni degli studenti italiani», i quali «avrebbero invece motivo di 'Preoccuparsi dinanzi alla prospettiva d'una reale limitazione dell'accesso agli studi universitari». Nel week-end, fra il 6 e 1'8 dicembre, la situazione francese precipita~scontri nel quartiere Latino; documentata infiltrazione di provocatori nelle manifestazioni, uccisione dello studente Malik Oussekine da parte di una squadra di polizia; lunedì 8, alle dimissioni del ministro Devaquet, si aggiunge l'annuncio del ritiro, da parte del governo di Chirac, del progetto di legge al centro della contestazione. Il silenzio dei commentatori di professione prosegue nei tre maggiori quotidiani italiani. Su Le Monde dell'8 (datato 9), il direttore André Font~ine non trova di meglio che denunciare la «lacerazione» del tessuto nazionale... (La déchirure). Martedì 9 è ancora La Repubblica a rompere il digiuno, con un articolo di Giorgio Bocca nel quale si riprendono gli argomenti di Ben.ardo Valli, rovesciandone però il segno (E l'Europa per ora marcia... ). • «La marcia antifisco, la marcia per la pace, la marcia antinucleare e ora la marcia egualitaria degli studenti francesi. Uno spirito sardonico direbbe che oggi, in Europa, si protesta con i piedi e in parte coglierebbe una verità: con il tramonto delle ideologie e delle grandi utopie, i tradizionali canali politici e organizzativi dei sentimenti collettivi, i partiti, sono passati ad altre funzioni o diventati inaffidabili. Non ci sono più né 'duci', né maestri da seguire. La gente si muove da sola, seguendo vaghi desideri e vaghe paure, maree che salgono, maree che rifluiscono. «Dicono che la marcia degli studenti francesi nasca dal sogno dell'eguaglianza e dalla 'generosità' giovanile. Sarà certamente così, ma questo nobile sentimento è anche il segno dell'idiosincrasia, non solo francese ma europea, per la grande rivoluzione tecnologica in corso, un'altra manifestazione del generale desiderio di capitalismo 'dolce' che passa per tutti gli Stati liberali e assistenziali della vecchia Europa. Come tutte le società decadute o destinate a inevitabile decadenza, l'europea rifiuta il capitalismo 'duro', le scelte scientifiche implicite nella rivoluzione tecnologica, una rivoluzione per nulla dispensatrice di eguaglianza e di appagamenti generali. [... ] «I giovani studenti francesi non vogliono, ci informa Valli, né un capitalismo americano né uno giapponese. Ne vogliono uno all'europea. E non sono i soli a volerlo, i sondaggi di opinione dicono che questo è il desiderio di almeno il settanta per cento degli europei. Questo è certamente il desiderio della maggioranza degli italiani, un desiderio sostanzialmente conservatore ma che si dà veste e linguaggio progressisti. Ed è su questo diffuso desiderio che si fonda il residuo consenso della nostra partitocrazia, è per mantenerlo che essa marcia ineluttabilmente sulla via dell'indebitamento pubblico a crescita esponenziale. [ ... ] «Quando Enrico Berlinguer tentò di fare accettare dal popolo comunista l'ideale della austerità, ~ fu criticato e deriso come un ana- .s cronistico cultore di Madonna po- ~ vertà. Ma quali sono le altre scelte ::: realistiche? ~ «La sinistra europea, la sinistra italiana una risposta convincente non l'hanno ancora trovata. [... ] «La marcia degli studenti fran- ......, .9 o:::s ~ t ~ cesi è stata pacifica all'inizio ed è diventata violenta, in gran parte i::1 per colpa della polizia, alla fine, ~ ma il suo significato, il suo moven- ;g_ te non sembrano poi molto diversi ~
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