------- ,------~-------------.--:::::::::::::::::::::::::::,--r--------------,---------------, tamente si pone dei limiti formali («il senso di un testo poetico è la sua forma deliberata») spiccava tra gli altri, con frequenza di citazioni, il lavoro di Tomaso Binga, poetessa «giocosa» nel senso più libero del termine, coinvolgente e accattivante nella sua ricerca di vocalista spericolata; se invece era da considerare il concetto di «perfezione dell'opera» dal punto di vista in cui ne parlava Gianni Toti - intesa cioè come completezza del lavoro, raggiunto limite delle possibilità di sperimentazione, decretabile in questo caso soltanto dall'artista - allora il senso si allargava... fino a tentare di rintracciare la soglia più distante, o «liminarità», del linguaggio poetico: quel linguaggioche, secondo il citatissimo Heidegger, tende a lavorare su «realtà eterne», anzi a «fondare la permanenza»: «perciò si può lavorare sul mutevole, sui centauri e le farfalle», anche se «centauri zoppi, farfalle malate, e tutti gli altri del circo»... abbastanza, né correttamente ab- tissima, ben per tempo mi corse al bia scritto Giorgio Vasari ... ». Le pensiero di unir le sparse notizie Vite di Vasari sono la principale delle opere di quel valente, discufonte per la conoscenza dell'arte terne l'autenticità, indagarne il rinascimentale e manieristica ita- tempo e le circostanze, dame un liana, nell'Ottocento, però, questa cenno di descrizione, e discorrerimportante opera inizia ad essere ne i pregi e le mende ... » Anche in indagata criticamente, si comincia questo breve frammento emerge cioè un'analisi finalizzata ad accet- la duplicità di fondo: una forma di tare o confutare le informazioni in assonanza con il metodo filologico essa contenute. e un occhio di riguardo ad una BDWIIT&S nuova serie rivista bimestrale di cultura anno XLI direttore: Stefano Minelli comitato di redazione: ,Giulio Cittadini Giulio Colombi Paolo De Benedetti Enzo Giammancheri Tullo Goffi Giusto Marchese Massimo Marcocchi Stefano Minelli Felice Montagnini Giancarlo Penati dal sommario del n. 6 dicembre '86 Angelo Marchese: Lo stile poetico del Manzoni Alberto Frattini: L'esperienza della guerra nella poesia di Rebora Giuseppe Mario Pizzuti: Barth e la filosofia Jiirgen Moltmann: Es.serecristiani, essere uomini Abbonamento 1987: Italia L. 32.000 estero L. 40.000 Chiedere copia saggio a: Editrice Morcelliana - via G. Rosa, 71 - Brescia Morcelliana il Mulino Frederic V. Grunfeld Pr,ofetisenza onore L'Intelligenza ebraica nella cultura tedesca del Novecento Tra fin de siècle e anni Trenta, la popolata enciclopedia di una grande civiltà dispersa dal nazismo Peter Collier Mosaici proustiani Venezia nella «Recherche» Città dell'arte e della memoria, Venezia nel cuore della «Recherche» come fonte ed emblema della concezione proustiana dell'arte Michel Vovelle Le metamorfosi della festa Provenza/1750-1820 Nell'evoluzione della festa fra ancien régime e rivoluzione, il sintomo di quel terremoto nei comportamenti e nelle mentalità che apre la via all'età moderna Francesco Remotti Antenati e antagonisti Consensi e dissensi in antropologia culturale In un dialogo serrato con i padri fondatori e i contemporanei, un viaggio alla ricerca dell'identità dell'antropologia A questo proposito Filiberto Menna ricordava la necessità, per il discorso critico, di porsi come «discorso discreto» - evitando, se possibile, la tentazione neodecadente, neointernazionalistica, di privilegiare il discorso poetico (mitico-mitologico) sul discorso logico - e citando, nell'elenco degli approcci possibili, quello psicoanalitico. ·Per Freud la condizione del «simbolico», che definisce la struttura poetica, è assai vicina a quella allucinatoria, si pone come (egno intermedio tra il fantasma e la realtà; tipico dell'artista sarebbe questo «movimento a delfino» che oscilla tra la notte e il giorno, che porta alla luce nuovi materiali raccolti oltrepassando continuamente, con movimento appunto «oscillatorio», la soglia tra conscio e inconscio: non può amare il giorno chi non ama la notte - e soprattutto chi non ama l'alba, il momento di trapasso che porta con sé questa «fosforescenza» della poesia, che è qualcosa di «baluginante», una specie di «luce notturna» che viene dalla profondità. Del resto, «la miglior definizione di poesia che abbia mai sentito» dice Gianni Toti (presente alla rassegna anche in veste d'autore, con tre splendidi videopoemetti della serie presentata alla mostra L'immagir,.ario scientifico alla Géode di Parigi la primavera scorsa) «è del 1525, ed è questa, di Francesco Patrizi: facitura di cosa che prima non era»; molto vicina, aggiungerei, alle definizioni che si danno da parte di psicologi e psicoanalisti contemporanei: «Se si vuole parlare di creatività - sostiene ad esempio Musatti - bisogna che nasca qualche cosa di nuovo, qualche cosa che prima non c'era e poi c'è». Fra gli altri critici, sono intervenuti: Achille Mango, Carlo Villa, Stelio Maria Martini, Raymond Vincent. Fra gli artisti presenti vanno ricordati: la vocalista Carla Bertola, Bruno Tramontano col suo breve film surreale (Quella sera che mio padre tornò dall'America), il delizioso cabaret eroticofemminista di Anna Santoro (Ah, l'amore!... ), le perfette esecuzioni - o «seduzioni» - dell'«Ensemble vocale di Napoli», le foto di Gianni Rollin contaminate da Gianna Ciao Pointer. Il catalogo, con la spiritosa grafica da «libro giallo», si può richiedere all'editore-libraio-antiquario Colonnese di Napoli. Centauri, farfalle e, appassionatamente, tutti gli altri Indagine sui linguaggi poetici Napoli 23-25 ottobre 1986 Istituto Francese Grenoble, «Araba felice», Regione Campania, Ministero Beni Culturali. Un filologo dell'arte: Carlo d'Arco Lucia Corrain Per celebrare i trent'anni di insediamento industriale a Mantova la Montedipe ha promosso la ristampa, in copia anastatica, del testo di Carlo d'Arco Istoria della vita e delle opere di Giulio Pippi Romano, pubblicata, a spese dell'auto- Carlo d'Arco procede, dappri- analisi critica. Quello che emèrge ____ 11 ____ 1 __ 1 _______ ...._________ ------1 è, quindi, una sorta di catalogo ragionato delle opere di Giulio Ro- IO mano che Carlo d'Arco mette a punto in anni di lavoro compiuto del non solo sui documenti custoditi in Il mensile italiano dell'alimentazione e della cultura materiale letto in tutto il mondo. Perchè è scritto nel linguaggio del gusto. LaGola Un linguaggio che da gennaio avrà un nuovo formato (cm 24 x 34). 80 pagine a colori Lire 7 .000 Per chi si abbona undici numeri costano come dieci, Lire 70.000 buona parte nell'archivio gonzaghesco di Mantova, fedelmente pubblicati nell'appendice, ma servendosi anche di un'analisi eseguita sulle stampe, «e più di tutto le antiche che furono sui dipinti e sui disegni di Giulio operate». E l'indagine compiuta sulle stampe permette di rendere più completo il campo generale dell'attività giuliesca. Tuttavia il compito che si è proposto lo studioso non si limita al catalogo delle opere mantovane: egli in anni precedenti aveva soggiornato a Roma, città dove Giulio condusse la prima metà della sua vita, soggiorno questo che gli permise di produrre, con i mezzi e i metodi a sua disposizioInviare l'importo a Cooperativa Intrapresa ne, l'attività del pittore nel suo Via Caposile 2, 20137 Milano complesso, di dare vita, cioè, a Conto Corrente Postale 15431208 --------------.-------------- quello che lui stesso definì un re, nel 1838. Un'opera che, oltre ad essere la prima monografia sull'artista, ha il merito di costituire la prima tessera per un approfondimento conoscitivo della produzione artistica di Giulio Romano. Ad una analisi globale il minuzioso lavoro compiuto da Carlo d'Arco propone un quadro pressoché completo dell'attività svolta dall'allievo di Raffaello, ed è uno studio che rappresenta, ancora oggi, una tappa obbligata per lo studioso che voglia interessarsi alla personalità e all'attività del pittore-architetto. Sono varie le componenti che entrano nel tentativo di inquadrare storicamente il testo di Carlo d'Arco. Da un lato la monografia presenta varie tangenze con il metodo filologico della storia dell'arte, dell'ambito tedesco del XIX secolo, dall'altro invece, queste tangenze si fanno meno evidenti quando Carlo d'Arco esce dalla logica propria del controllo delle ma a controllare la fonte letteraria vasariana integrandola, via via, con altre citazioni scritte di vario genere, dall'Aretino a Quatremère de Quincy, ricostruendo parallelamente quella che, in termini più contemporanei, potrebbe essere definita la fortuna critica del pittore. L'indagine condotta sulla vita vasariana, integrata con altri autori che si sono interessati all'opera giuliesca, si svolge attraverso due processi: uno esterno di parcellizzazione e uno interno di verifica. Il primo consiste nella scomposizione della fonte letteraria e nella ricerca delle fonti che l'hanno generata. Il secondo, sulla base delle informazioni tratte dalle fonti primarie, procede alla costruzione di una nuova e più corretta testimonianza che può essere in accordo, o dissentire, o modificare la fonte letteraria di partenza. Un'operazione quindi, che integra la rielaborazione di precedenti descrizioni scritte con la ricerca e la «monumento istorico». La monografia giuliesca esce, invece, dallo schema filologico, dal catalogo ragionato, quando l'autore intraprende un tipo di indagine critica, quando indaga «i pregi e le mende» di Giulio Romano. Non è possibile, al fine di meglio esplicare questa seconda tendenza, non far riferimento ai fondamenti culturali e al mondo intellettuale che gravitava intorno a Carlo d'Arco. Lo studioso si era formato, dapprima, ali'Accademia mantovana di Scienze, Lettere ed Arti, fondata da Maria Teresa d'Austria, aveva completato gli studi ali'Accademia di Brera e rimarrà, per tutta la vita, in stretto contatto con l'ambiente padovano. E dall'ambiente padovano trarrà, specie dall'insegnamento di Pietro Selvatico, alcuni spunti che ritroviamo nei suoi scritti. Selvatico, un critico dell'arte purista che costruisce le sue teorie sulla base del motivo moralistico pedagogi- __ T_e_m_i_: _ _____ allàbda ___.._.._________ I_ne_d_i-ti_: _ co, sostiene che «lo scopo vero dell'arte debba essere la manife- Letteratura, Lettere di Cangiullo la questione a Balla, stazione delle potenze morali e politica, LaQuinzaine ricette delle idee dello spirito, de' grandi pittura ,;,...,";... di Casa Depero, movimenti dell'anima e del carate scultura, Volume speciale bilingue lettera tere». Un aspetto che si fa sentire, architettura, (francese/italiano) di Saint-Saens seppur in forma controllata anche musica, a cura di: a Marinetti, in Carlo d'Arco, specie quando, teatro, danza, Serge Fauchereau, lettera di Kulbin insieme ai molti elogi rivolti al pit- 'otogra'11·a Anton1·0 Porta a Marinett1·. 1 ' 1 ' ' ' tore, emergono forme assimilabili pubblicità, Claudia Salaris moda, cucina, l68 pagine a colori, a giudizi di valore. Le «riserve» futurismi stranieri, attualità formato cm. 24 x 34, nei confronti dell'artista si fanno Edizioni Intrapresa Via Caposile 2, 20137 Milano Lire 18.000 più forti soprattutto quando Carlo In edicola e in libreria d'Arco riscontra alcuni tratti, che la critica successiva identificherà come precipui dell'artista, quali una certa stravaganza rispetto ai moduli classici tradizionali («Bizzarro capriccio d'interrompere nel cortile l'architrave con un triglifo»). Uno spirito critico che risulta ben sintetizzato nelle ultime pagine del volume, quando sostiene che «Giulio amò in architettura il grandioso componimento, una ro- ---------------.-------------- busta solidità nel complesso delfonti per giungere ad un inquadramento critico dell'opera giuliesca. La fonte letteraria scritta che costituisce la trama di fondo del lavoro nel suo complesso, è la Vita di Giulio Romano scritta da Giorgio Vasari. Come precisa, con altre implicazioni, lo stesso Autore nella prefazione: «giacché parevami, e lo dirò senza esitazione e senza timore d'esser tacciato d'arroganza, che di Giulio Romano né pubblicazione dei documenti d'archivio. Nella prefazione dell'autore si possono individuare le coordinate di fondo che regolano la monografia giuliesca. Lo studioso dopo un breve riferimento all'amore che lo lega alla pittura, arte nella quale lui stesso si cimentava con discreto successo, delinea il terreno generale di riferimento: «... nel darmi allo studio di quest'arte prediletl'opera (qualità a cui pare che tanto propendesse da non saper moderarsi anche quando le circostanze lo esigevano) e la ricchezza degli accessori e delle membrature». Carlo d'Arco Istoria della vita e delle opere di Giulio Pippi Romano Ristampa anastatica dell'edizione del 1838 Mantova, Montedipe, 1986
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