Cfr. Progetti editoriali Hopeful Monster Stefano Isola L'iniziativa «Hopeful Monster» è nata all'inizio del 1986, dopo mesi di incontri e discussioni, che hanno permesso al gruppo che la compone di raggiungere una chiarezza di impostazione che consenta una praticabilità effettiva di un progetto editoriale come questo. Le persone che fanno parte della Casa Editrice non costituiscono affatto ciò che suole chiamarsi un gruppo «compatto»; infatti, tanto il tipo di esperienze quanto il tipo di «ambiente» culturale a cui ciascuno fa riferimento, sono in generale molto diversificati. Non un' «unità» di prospettive quindi, ma piuttosto una sorta di alleanza, sotto il segno di una comune necessità di rintracciare, oggi, ciò che vi è di essenziale nel sapere e nell'esperienza contemporanei, al di là dei confini disciplinari. Il programma editoriale si muoverà, all'interno di un'unica collana, attraverso forme del pensiero e della conoscenza differenziati e, a volte, contrastanti. La scelta dei testi non sarà comunque regolata dal semplice «gusto»per le preziosità o le raffinatezze, né tantomeno da una volontà di divulgazione o di generalizzazione del sapere, sull'onda dell'effetto spettacolare e ornamentale che la cultura ha nella nostra era. .Nel «compimento» dell'era moderna, in cui ci troviamo, nella «derealizzazione» della vita e del1'esperienza sociale, la funzione fondante e socializzante della cultura, non è più svolta, infatti, dal sapere, nelle sue forme della scienza, della critica o dell'ideologia, ma piuttosto da un immaginario, da un sistema di simulacri che non hanno alcun bisogno di essere legittimati da una conoscenza fondante. Ma, paradossalmente, possiamo pensare che mai un'epoca è stata tanto «teoretica», nella sua essenza, come la presente. Proprio perché il sapere e le sue «forme», così apparentemente «inutili» e spaesati, proprio perché non più «necessari», possono rinunciare allo statuto che era stato loro assegnato dalla metafisica e possono «diluirsi» nell'esperienza, possono diventare «cose»che dialogano con altre «cose», e, in questo senso, costituire forme di esperienza. È pensabile e praticabile, adesso, un sapere che è un'interrogazione sul mondo, ma anche e allo stesso tempo; un'interrogazione su se stesso, in una forma de-disciplinare (piuttosto che inter-disciplinare) che è quella che caratterizza l'esperienza artistica. In particolare, l'interesse che spinge questo tipo di «operazione» è centrato sui due aspetti focali e dicotomici del sapere, che sono quelli dell'esperienza artistica e dell'esperienza scientifica. Il nostro impegno sarà volto alla pubblicazione, da una parte di testi di artisti moderni e contemporanei (che non saranno mai testi «aggiunti» o «al contorno» dell'opera propriamente detta di un artista, ma costituiscono essi stessi momenti insostituibili della sua ricerca), dall'altra di opere del pensiero scientifico ed epistémologico contemporaneo, con una attenzione particolare alle OP.erelegate alla fondazione ed alla riflessione sulla biologia teorica, che si trova ad essere la scienza «di frontiera» per eccellenza. Oltre al fatto che tutti i libri che pubblicheremo hanno un carattere ed un contenuto teoretico e filosofico, ci occuperemo anche di numerose opere di filosofi più o meno contemporanei, particolarmente di quel pensiero che sfugge alle certezze fondanti della tradizione metafisico-scientifica, per muoversi verso l'esplorazione di ciò che non è riducibile a una definizione univoca e definitiva, come il quotidiano, l'indeterminato, l'immaginario. Queste scelte derivano tanto da una volontà di «rendere disponibili» testi spesso fondamentali e comunque importanti, quanto dalla ricerca di un'interrogazione sul sapere (e non di un'«operazione culturale»!) attraverso l'accostamento di approcci diversi, a volte irriducibili, della conoscenza, che si trovano così portati «all'avventura», fuori dal loro ambiente «naturale», come fanno i mostri pieni di speranza (Hopeful Monster) della teoria dell'evoluzione, che devono fare i conti con la selezione naturale. Primi libri previsti in uscita entro il dicembre 1986 presso Hopeful Monster editore: H. Atlan, Tra il cristallo e il fumo. Saggio sull'organizzazione del vivente, prefazione all'edizione italiana dell'autore. F. Alquié, Filosofia del surrealismo. più, il significato ebraico e cristiano di un luogo di delizie, ove la colpa originale non abbia ancora dato luogo alla scissione tra uomo e natura; e tanto meno, come oggi sappiamo, a quella del soggetto stesso, alla scissione dell'Io, alla scomposizione, come dice il titolo di questa raccolta, in vari e sovente opposti piani dell'esistere. Ma «paradiso» è anche il luogo ove l'universo vegétale costituisce lo sfondo primario - ce lo dice anche il Genesi che pone la sua creazione prima di quella degli animali e dell'uomo - di ogni forma del vivente; suo nutrimento originano. Nella molteplicità dei temi e delle variazioni da cui germina la linfa poetica di questo libro di Antonietta Dell'Arte, il lettore, anche soltanto poco attento, non può non riscontrare l'insolita frequenza con cui questo mondo vegetale appare, e si impone. Sin dall'inizio della prima composizione, Spazi-ali, troviamo «le foreste», e poi «i rami», «le venature delle foglie», «le cortecce», «il girasole»: immagini, referenti, che ci accompagneranno in tutta la raccolta, reiterate, variate, insistite: ceppi, fiori, pistilli, fili d'erba, radici, linfa, rami di pesco, alberi gremiti di frutta, spighe, ciclamini, fragole e more, prati, castagne, cachi, foglioline, campanule, canneti, germoglianti erbe, tronchi, grappoli, pini, o naturalmente, più Antonietta Dell'Arte Piani S. Ilario d'Enza, Tam Tam, 1986 pp. 70, lire 12.000 Note su una recitazione impedita Eugenio Vitarelli Mi tocca far cenno a una recitazione che molti avrebbero gioito di vedere e pochi hanno vista, che meritava di andare avanti in susseguirsi di serate teatrali ed è caduta vittima di divieto. Eppure questo frammento di primo atto di Aspettando Godot era stato programmato dalla palermitana compagnia di Teatro Teatés nel romano Metateatro. C'era un pubblico che aspettava di assistervi. Ma sulla messa in scena è prevalso il non s'ha da fare, precisato da lettera che notifica il diritto di esclusività di esecuzione della commedia acquistato da un'organizzazione teatrale. Nessuno può recitare Aspettando Godot ( o forse potrà farlo dopo richiesta e remunerata concessione). Lo faranno liberamente solo gli attori legati a quell'organizzazione teatrale (e c'è da chiedersi se i depositari del diritto-monopolio di interpretazione saranno poi i migliori interpreti). Fortunato insieme a pochi altri, ho fatto in tempo ad assistere alla prova generale di questo frammento di atto primo che non ha 1---------------......_---------------1 avuto seguito scenico, e sono in Gennaio 1987 Numero 41 Anno 5 Lire 5.000 Do~ier 41 Scienza Esperienza Fusionenucleare:unabuonasoluzione? Speciale: Annegheremo nel latte Clima: Pioggia o sole: è solo un caso Media: Davvero immagµ1ario il malato televisivo? Corpo: Dimmi che odore hai ... In tutte le edicole e nelle migliori librerie EdizionMi ediaPressesrl- ViaNinoBixio,30 - 20129Milano grado di riferirne. L'apparenza di spezzone potrebbe far sospettare che questa recitazione sia uno dei tanti abusi e infedeltà che infieriscono sui testi di Beckett. Abbiamo ascoltato e guardato, invece, una recitazione compiuta e fedele del frammento. Tanto più compiuta e fedele quanto più falsante potrebbe sembrare l'insolito veicolo recitativo proposto da Perriera, e cioè il fatto che l'interpretazione dei personaggi della commedia, che sono maschili, è affidata a quattro attrici di fondata sensibilità e bravura. Non attrici che rendono femminili i personaggi maschili (che sarebbe arbitrario e grossolano quanto la pratica di inserire battute o toni comico-cabarettistici in testi beckettiani) ma attrici che rendono i personaggi insieme maschili e femminili, senza soffio alcuno di 1---------------....-----------------1 ambiguità: ms1eme totalmente V. Jankélévitch, Il paradosso della morale. D.R.H. Hofstadter, Ambigrammi. J. P. Dupuy, Ordini e disordini. Indagine su un nuovo paradigma. Nei primi mesi del 1987usciranno: G. Paolini, Del più e del meno. Breve storia del vuoto in dodici stanze. B. D'Espagnat, Un atomo di saggezza. B. Livsic, L'arciere da un occhio e mezzo, prefazione e note a cura di J.C. Marcadé. F. Mairocker, Passaggio attraverso la notte. M. Merz, Voglio fare subito un libro. H. Xt:lan, A torto e a ragione. Intercritica della scienza e del mito. Cfr. Schede Il paradiso e la scissione Mario Spinella Il nostro «paradiso» deriva da una parola del greco antico che vuol dire «giardino»; ma vi aggiunge, in volte, la simbolica rosa di tutti i poeti. Se dunque, nel motivarsi e nel contrastarsi della sequenza lirica, volta a volta, troviamo i segni del dolore, della sofferenza, e persino del fiele, del sangue, della droga, del male fisico, del suicidio - i segni della scissione - è sempre possibile, per Antonietta Dell'Arte, un ritorno - un ritrovamento - a queste metaforiche radici «terrestri», a queste «violefantasmi»ove è ancora realizzabile un «amorevelluto», e gli «ucci bambinucci» non sono «mai / adulti mai tristi»: un paradiso terrestre cui - forse - dà adito proprio la tensione della scrittura, del fare poetico, di «virgole e punti». Un fare poetico, un poiein, un creare e costruire, che Antonietta Dell'Arte persegue in modo sapienziale, con piena consapevolezza dei sotterranei segreti del verso, che spesso fiorisce in allitterazioni («svetta / scivola svelta sul velluto / della s semmai è scontrarsi / scorrerti»), («vale la pena che / viva il verde nella mente che / la voglia sia un mare aperto»); e persino talvolta (per esempio, nella poesia datata 2.5.81) nell'antico incanto della rima (roccia-goccia, c::ipelli-fuscelli-coltelli, approdi-nodi). A stringere, e insieme a sciogliere, se si vuole, i «nodi» dell'esistenza, dolce e amara insieme, così quale è. maschili e femminili, perché è l'umano che esse tirano in ballo. E lo fanno con voci (in Estragone e Vladimiro mangiucchiate e arrochite dagli anni e dall'esistenza abbandonata, in Pozzo lucidata dalla demonialità) che mentre sono femminili sono maschili: un susseguirsi di contrari vocali e gestuali rivelati (beckettianamente) in identità nel recitante. Insomma la visione che Michele Perriera ha di Aspettando Godot stimola e offre una qualità della recitazione di spessore profondissimo. Le parole che vi passano (dallo sgomento alla smemoratezza, dalla cattiveria alla soavità, dall'ironico al tragicomico e al drammatico, in quel fitto di toni e modi che muove e articola la vicenda drammatica beckettiana) vengono fuori dal magma più profondo dei personaggi e lo palesano. Così i momenti di affiorante tenerezza, di improvvisa caduca cognizione d'essere l'uno la sola speranza dell'altro, o i lampi di non risibile comicità, del dialogo di Estragone e Vladimiro portano in luce lo spessore testuale grazie a questa qualità del recitante, alla palese valenza che lo pervade e con arte eccellente si serve di sé per attuarlo. Ed è su questa valenza che Pozzo e Lucky tengono la loro difficilissima misura, al di là della quale tutto diruperebbe nel grottesco.
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