pagina 38 dialettica del dialogo sono ipotesi distinte e non facilmente conciliabili. E siccome il pilastro centrale della koiné ermeneutica si reggeva sulla base appunto di tale conciliabilità, a essere posta in discussione è proprio la stabilità dell'intero edificio. • 2 Ciò che Vattimo ancora non vede, e forse dalla prospettiva della koiné non può vedere, è la causa • del suo stesso malessere e anche di questo suo attuale imbarazzo nei confronti del maestro, che lo induce a dare ragione ad Habermas e a parlare di dialogo, storicità ed emancipazione, ma anche a ribadire la tesi dell'ontologia del linguaggio e ad appellarsi ad Heidegger. Non vede, insomma, che ontologia del linguaggio e dialettica del dialogo determinano atteggiamenti opposti, che chiamerei rispettivamente atteggiamento simbolico e atteggiamento allegorico. Nell'atteggiamento simbolico, che sinora è stato quello largamente dominante nella koiné ermeneutica, il linguaggio è un primum ontologico. Anche due pensatori ben lontani fra loro come Derrida e Gadamer s'incontrano appunto su tale priorità: se per l'uno l' écriture è la sede di una traccia, di un'essenza unica, di un significante senza significato che finisce con l'essere in realtà un ipersignificato originario, per l'altro la linguisticità precede - come si legge in Verità e metodo - «tutto ciò che è riconosciuto ed enunciato come essente». La natura sociale e la dimensione pragmatica del linguaggio non vengono ovviamente considerate. Ne consegue una sacralizzazione del linguaggio o, anche, una sua demonizzazione, o addirittura una commistione di entrambi questi atteggiamenti. Nel linguaggio la verità si rivela, o in esso irrimediabilmente si perde. Nel primo caso prevale un'ontologia della rivelazione, nel secondo una della privazione. In entrambi, si presuppone comunque un legame fra particolare e universale, fra finito e assoluto, o per celebrarlo o per constatarne l'assenza e il caos che ne deriva: o la Verità o il Nulla. Ebbene, tale legame è appunto l'essenza stessa del simbolo. L'ontologia del linguaggio può battere contemporaneamente e alternativamente le due diverse strade della verità e del nichilismo perché muove dall'intento di rintracciare questa espressione nella scrittura e attraverso la scrittura. La poesia e la retorica diventano un campo privilegiato, in quanto in entrambe l'essenza del linguaggio si rivelerebbe con maggior evidenza e pregnanza. Se Vattimo esalta il primato della poesia in quanto modello «debole» («L'esperienza postmoderna della verità- egli scrive- è un'esperienza estetica», e poi: «Non solo la poesia va letta con Centri del dibattito intenti ontologici, ma l'ontologia può dispiegarsi solo in una forma poetica») e se Gadamer vede in essa il trionfo del bello e dell'esperienza ermeneutica della verità, nella ipostatizzazione derridiana e decostruzionista la scrittura si pone come sede della indecidibilità dei significati e della disgregazione delle pretese logocentriche. Così, nei decostruzionisti più rigorosi- penso soprattutto a de Man - il modello della retorica è assunto per toccare con mano l'assenza di qualsiasi possibilità di senso e anzi per recidere alle radici il significato là dove esso nasce e in tal modo constatare la disgiunzione irrimediabile, sino all'inconciliabilità assoluta, fra dimensione epistemologica e dimensione etico-pratica, con la conseguenza dell'assoluta svalutazione di quest'ultima. L'illeggibilità è il coerente punto d'arrivo di un'impostazione che accuratamente evita di prendere in considerazione il contesto - anche quello presupposto nel concetto gadameriano di tradizione - e che di fatto trasforma l'ontologia del linguaggio in una ontologia della retorica. L'essenzialismo, così vistosamente contestato da lui come dagli altri decostruzionisti, è in realtà postulato ineliminabile e punto di partenza di tutta l'operazione. In altri termini, il decostruzionismo rimane prigioniero del proprio bersaglio polemico perché resta saldamente • all'interno delle coordinate ideologiche che pure vorrebbe 'distruggere. Proprio perché di fatto postula un'idea di verità scientificamente o metafisicamente fondata che dovrebbe darsi nel linguaggio considerato come orizzonte totalizzante dell'esperienza umana, de Man è costretto a ritrarsi ogni volta deluso e a ripetere ogni volta la dimostrazione dell'assenza di qualsiasi fondamento della verità dal punto di vista di un'astratta ontologia. E, certo, se accettiamo le sue premesse e la segreta logica simbolica che a queste presiede, possiamo anche concordare con lui: ma perché mai dovremmo seguirlo sul terreno di quella totalità e di quella fondatezza che egli poi s'impegna a decostruire con uno zelo che, a veder bene, le presuppone? Da questo punto di vista, la ricerca di de Man appare addirittura esemplare del bivio a cui si trova di fronte, oggi, la indagine teorica sul tema della interpretazione e del linguaggio. O, muovendo dall'atteggiamento simbolico, consideriamo l'erranza perpetua del linguaggio e accettiamo di andare alla deriva con lui, o la blocchiamo nel momento in cui essa si fissa nella dialettica del dialogo, incarnandosi in significati storici e nella loro relativa e pragmatica verità. Ovviamente ciò comporta uno spostamento da una concezione ontologica della verità e del linguaggio a una piuttosto legata alla prassi e quindi a momenti e a comunità storicamente determinati e insomma il superamento di una conceAlf abeta 103 zione della verità come fondamento assoluto e come oggettività scientificamente accertabile non meno che del nichilismo che deriva dalla crisi di tale assunto. D'altra parte, sia l'evocazione dell'Essere sia la contemplazione del Nulla appaiono bloccate nella ripetizione della scoperta di una verità ogni volta rivelatasi nello scacco, ogni volta confermato, dell'assenza e della miseria. Occorre probabilmente battere una diversa strada di ricerca: forse, voglio dire, tra verità concepita come rivelazione e assenza nichilistica della verità, tertium datur. L'atteggiamento simbolico riconosce e teorizza se stesso nello statuto che riconosce e teorizza nell'o- 3. pera d'arte. Se il linguaggio è un primum ontologico, la scrittura non sarà che la sua emanazione. D'altronde nella logica del simbolo, la catena analogica rinvia a un universale già implicito nel particolare e quindi dà per scontata la loro simultaneità. Nel saggio sull'Attualità del bello Gadamer precisa tale assunto con esemplare chiarezza: «L'incontro con il particolare, e la manifestazione del vero nella forma della particolarità, contraddistinguono per noi l'arte come qualcosa di mai esauribile e superabile. Il senso del simbolo, o del simbolico, era appunto il fatto che qui abbiamo una paradossale specie di rinvio che incarna in sé, e persino garantisce, il significato al quale essa rinvia>>.E poco prima: «Nell'opera d'arte non si rimanda propriamente a qualcosa [... ] piuttosto in essa vi è propriamente ciò a cui si rimanda». Questa decisa affermazione dell'arte come simbolo si accompagna alla negazione che essa possa essere «in nessun caso» allegoria, in quanto - si spiega - nell'arte il significato o «il contenuto del suo dire» sono «in se stessa», mentre nell'allegoria vanno cercati altrove. L'affermazione è tanto più significativa in quanto, quindici anni prima, in Verità e metodo Gadamer aveva dedicato non poche pagine a una svalutazione della teoria romantica dell' Erlebniskunst e a una riabilitazione dell'allegoria. Dopo aver osservato che il simbolo «presuppone un legame metafisico fra visibile e invisibile», che in esso il sensibile è sempre «emanazione e riflesso del vero» e che proprio tale coincidenza di sfere diverse rende il simbolo impensabile al di fuori di «una funzione gnostica e dello sfondo metafisico relativo», e dopo aver trovato che l'allegoria è invece «arbitraria assunzione e stipulazione di riferimenti» fondata su una tradizione culturale e su un patto sociale, in quanto essa «non presuppone una originaria affinità metafisica, quale invece pretende il simbolo, ma p'iuttosto una coordinazione istituita mediante una convenzione e una fissazione dogmatica»; egli aveva sviluppato la tesi della svalutazione dell' ErSETTIMANALE D' /DEE ED' /DEALI ----------/N TUTTE LE fDICOLE-----------
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