Alfabeta 103 Materiali pagina 27 • sempreF.,J1aZista L a nostra tesi centrale è la seguente: quando Martin Heidegger decise di aderire al partito nazional-socialista, aveva già seguito un lungo cammino preparatorio, di cui dobbiamo cercare l'origine nel movimento social-cristiano austriaco, di natura conservatrice e antisemita, e nelle espressioni che esso aveva trovato nella regione in cui Heidegger nacque e cominciò i suoi studi (Messkirch, Costanza). Considerando inoltre le circostanze storiche e i testi giovanili di Heidegger (in particolare, il suo primo scritto, dedicato al predicatore Abraham a Sancta Clara, del 1910), si può vedere come si articoli progressivamente un pensiero pienamente nutrito da una tradizione autoritaria, antisemita, ultra-nazionalista, che, sacralizzando la patria intesa nel senso più locale, si sposava con un populismo radicale e comportava forti connotazioni religiose. Da un punto di vista sistematico, questo sviluppo sfocerà nelle riflessioni di Essere e tempo (1927) - sulla storicità, S\Jll'essere - in - comunità «autentico» e il suo rapporto con il popolo, con l'eroe, con la lotta (§74)- e nel rifiuto heideggeriano delle forme democratiche della vita sociale, rifiuto ispirato dalle idee di Yorck e Dilthey (§77). L'adesione di Martin Heidegg~r al partito nazional-socialista non derivava quindi in alcun_modo da un opportunismo improvvisato o da considerazioni tattiche. Ciò risulta chiaramente dal fatto che Heidegger aveva agito nella stessa direzione dei nazional-socialisti anche prima di divenire rettore dell'università di Friburgo, e in seguito dalla sua pratica politica effettiva sia come rettore sia come militante. Sia le sue iniziative in favore di una riforma universitaria nazional-socialista, sia i suoi testi di quel periodo, rendono manifesto che Heidegger fu politicamente attivo in seno a una frazione del partito che, nel 1933 e nel 1934, mirava a diventare egemonica. In questi anni, in cui la linea politica generale del nazismo era ancora oggetto di lotte violente tra le fazioni, Martin Heidegger optò per la linea rappresentata da Emst Rohm e dalle sue SA, e cercò di fondare questa variante del nazional-socialismo sulla propria filosofia, in opposizione alla corrente biologizzante e. razzista di Alfred Rosenberg e di Emst Krieck. In termini personali, questa opposizione si traduceva in un'aspra lotta per la direzione ideologica del movimento nazista. Nel giugno 1934, Hitler e la frazione di destra eliminarono Rohm, annullando così un progetto le cui esigenze troppo radicali avevano fatto correre il rischio di un intervento militare sostenuto dal grande capitale industriale e finanziario. Questa epurazione ebbe per conseguenza il crollo di tutto l'apparato intellettuale e politico che aveva sostenuto fino a quel punto l'azione politica di Heidegger (soprattutto le istanze dirigenti del movimento studentesco nazista) e una rottura tra il filosofo, ormai isolato, e la politica ufficiale del partito. Nasce qui la convinzione del filosofo che, a partire dal giugno 1934, i nazisti abbiano tradito la verità che era originariamente alla base del loro movimento. Agli occhi di Martin Heidegger, non era stato lui, ma proprio i dirigenti nazional-socialisti che avevano conquistato il potere ad aver abbandonato le autentiche idee naziste. Il regime, da parte sua, lo mantenne fino all'ultimo sotto controllo, e anche lo combatté, ma come un elemento frazionista, e in nessun modo come un avversario irriducibile. Martin Heidegger non spezzò mai i legami organici che lo univano al partito nazional-socialista. I documenti conservati negli archivi del partito nazional-socialista dimostrano, tra l'altro, che egli restò un militante attivo sino alla fine della guerra, continuando a versare le sue quote, e che non, fu mai oggetto né di ammonizioni né di processi politici interni al partito. È proprio attraverso l'esame della pratica politica di Heidegger che si possono ricostruire con la massima esattezza i legami che l'univano al movimento nazional-socialista, e lo spi'rito da cui egli era animato rispetto ad esso. Abbiamo studiato, a questo proposito, diversi nuclei tematici che ci sembravano cruciali. In primo luogo, ricordiamo l'attività di Heidegger nel movimento che si era prefisso lo scopo di distruggere l'Associazione delle università tedesche, per far posto a un'organizzazione di natura esclusivamente militante. È di concerto con i settori nazional-socialisti più radicali che Martin Heidegger, in un telegramma indirizzato a Hitler, reclamò una totale neutralizzazione delle università tedesche, che, .. secondo lui, non erano ancora state sufficientemente «rivoluzionarizzate». Un secondo nucleo tematico riguarda i suoi sforzi miranti a costituire una nuova organizzazione universitaria che, inizialmente tenuta di riserva, doveva sostituirsi alla vecchia Associazione, giudicata da Heidegger incapace di assumere le responsabilità che esigeva la nuova era. Heidegger lavorò in questo caso in collaborazione con Ernst Krieck, già prima di divenire rettore, e si sforzò di incorporare in questa associazione parallela perfino degli importanti rappresentanti dell'ufficio diretto da Alfred Rosenberg. Un terzo nucleo riguarda il modo in cui Heidegger fu eletto rettore dell'università di Friburgo, nonché alcuni episodi che chiariscono il modo in cui egli doveva esercitare le sue funzioni. La nostra analisi tratta anche dei rapporti di Heidegger con il movimento degli studenti nazional-socialisti: questo movimento, controllato dalla frazione di Rohm, costituiva un'avanguardia nazista estremamente radicale, e l'attività politica di Heidegger, nel suo significato più generale, era intimamente e essenzialmente legata alle manovre della base studentesca. Una forma di patto politico molto particolare univa il Fii.hrer spirituale e questa base «popolare», il cui sviluppo tendeva a trasformare le strutture «anchilosate» della tradizionale università tedesca. Un quinto gruppo di problemi, singolarmente importante, è legato alle nomina di Heidegger come professore nelle due università più importanti del Reich: Berlino e Monaco. Non c'è dubbio che gli rifiutasse entrambe le cattedre: nondimeno, l'esame dei due procedimenti di nomina chiarisce la natura dei rapporti di Martin Heidegger con il regime, sia nel periodo 1933-1934 sia in seguito. È per questo motivo che ci è sembrato importante ritornare, a fini di comparazione, sui procedimenti di nomina anteriori al periodo nazional-socialista: al tempo della repubblica di Weimar, Heidegger era stato designato per l'insegnamento a Marburgo, Friburgo, Gottingen e Berlino. Questo esame conferma pienamente che, ad onta delle divergenze, il nazismo e le sue istanze ufficiali non considerarono mai Heidegger come avversario irriducibile, e che egli stesso non si comportò mai come tale. Che questa relazione armoniosa tra Heidegger e il regime non sia mai stata spezzata, viene dimostrato da numerose sue attività posteriori alla sua dimissione dal rettorato di Friburgo. Pensiamo, evidentemente, alla sua dichiarazione, _almomento della morte di Hindenburg, in favore dell'assunzione, da parte di Hitler, della carica di cancelliere e di capo dello stato. Ma possiamo citare anche l'affare ~ell' Accademia degli insegnanti del Reich: non soltanto Heidegger fu pregato dal ministero di elaborare un progetto dettagliato, ma i documenti che abbiamo potuto consultare dimostrano che il ministero dell'Educazione esaminava la possibilità di nominare Heidegger presidente di tale accademia, concepita per selezionare in base a criteri politici la nuova generazione di professori universitari. È anche molto significativo che Martin Heidegger sia stato chiamato, con Rosenberg e altri gerarchi del partitonazional-socialista, dal Reichsjustizkommissar Hans Frank, a far parte della Commissione per la filosofia del diritto, un'importante istanza dell'Accademia per il diritto tedesco diretta e organizzata dallo stesso Frank, istituzione che aveva il compito di rimpiazzare il diritto romano con il nuovo diritto germanico. Nello stesso periodo, Heidegger tenne delle conferenze alla scuola politica più importante del regime: la Deutsche Hochschule fii.r Politik di Berlino, con Rudolph Hess, Joseph Goebbels, Hermann Goring e Alfred Rosenberg. Heidegger proseguì la sua attività di conferenziere almeno fino al 1935. Un altro nucleo tematico riguarda l'attività letteraria di Heidegger sotto il nazismo e il modo in cui i suoi scritti erano recepiti dal pubblico in generale, e dal regime in particolare. In questa analisi rientrano l'esame del contesto politico in cui i suoi testi furono pubblicati e la cronologia delle loro edizioni. Abbiamo così potuto constatare non soltanto che il Discorso di rettorato del 1933 fu ristampato nel 1937, ma che il testo su Holderlin e l'essenza della poesia, pubblicato dalla rivista Das innere Reich, era quello di una conferenza tenuta a Roma nel 1936, nel quadro di una collaborazione del regime tedesco e di quello italiano nell'ambito delle attività dell'Istituto germanico di Roma. .Analogamente, la pubblicazione del saggio Andenken rientrava nel contesto della celebrazione dell'anniversario della morte di Holderlin (1943), grazie a un appoggio ufficiale che mirava, al di là della pubblicazione del volume in cui rientrava il testo di Heidegger, a una manipolazione della Società Holderlin. Bisogna tener ugualmente conto del modo in cui ha potuto essere pubblicato il testo su Platone e la teoria della verità in una raccolta curata con scadenza annuale da Ernesto Grassi. Malgrado un veto iniziale dell'ufficio diretto da Rosenberg, la pubblicazione dell'articolo di Heidegger fu resa possibile da un intervento diretto di Mussolini presso Goebbels, nel 1943. Questo intervento mette in evidenza non soltanto le relazioni politiche di cui disponeva Heidegger ancora in questo periodo, e l'influenza che era capace di esercitare, ma ugualmente le contraddizioni, legate a una lotta permanente per l'egemonia, che non cessarono mai di attraversare le istanze ufficiali. Attraverso questi diversi nuclei tematici, l'attività politica e filosofica di Heidegger appare in una prospettiva inedita, che ci permette di considerare in modo nuovo le sue implicazioni sistematiche. Ciò resterebbe tuttavia insufficiente, se non si tenesse conto anche dell'evoluzione filosofico-politica successiva di Heidegger. Le nostre ricerche ci hanno condotto alla conclusione che, anche se quest'ultimo vedeva le cose in modo diverso dopo la sua «rottura» con il movimento nazional-socialista reale, non si potrebbe comprendere autenticamente la sua evoluzione ulteriore senza tener conto della sua evidente fedeltà a un certo fondo propriamente nazional-socialista, tradotto in forme e in uno stile che certamente gli appartengono. Ne sono testimonianza non solo il fatto che nel 1953 Heidegger si guarderà dal rinnegare le sue opinioni sulla «grandezza e verità interna» del movimento nazista, ma anche il suo rifiuto, netto e reiterato, di fare ammenda onorevole, tenuto conto delle mostruosità dell'hitlerismo, ormai largamente note. Se si considera tutto il ciclo che conduce dai corsi consacrati alla filosofia di Nietzsche fino all'intervista (pubblicata postuma) concessa al settimanale «Der Spiegel» (nella quale, egl{afferma per esempio che quando i francesi si mettono a pensare, si vedono costretti a parlare tedesco), appare chiaramente che Martin Heidegger restò sempre fedele a tutta una serie di proposizioni caratteristiche del nazional-socialismo [... ]. Da V. Farias, Heidegger et le nazisme, Verdier, Paris, 1987, pp. 16-20.Traduzione di Alessandro Dal Lago. Mario Spinella
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==