Alfa beta 103 liquidando dopo aver sfruttato il suo nome). Praticamente Heidegger - dalla sua avventura politico-amministrativa come rettore dell'Università di Friburgo e anche dalla partecipazione che ebbe nella progettazione,di un nuovo statuto dell'università tedesca (che era uno statuto di tipo autoritario) - finì con l'uscire in maniera grottesca, cioè come quello che non aveva fin dall'inizio dominato in alcun modo questo tipo di tecnica della comunicazione sociale. Heidegger non fu capace di «comunicare» proprio nulla della sua impostazione, né ai suoi colleghi, né ai lontani né ai vicini, né ai politici, né agli studenti, ai seguaci e neppure ai nemiei. Non riuscì a comunicare assolutamente nulla. Questo dimostra semplicemente il rigore dell'atteggiamento non tanto epocale, quanto «epochizzatore», cioè di questa impostazione di stampo fenomenologico-husserliano (di radicalismo epocalizzatore) che Heidegger portava con sé. Da questo punto di vista, penso che, più emergerà questo aspetto essenziale dell'avventura heideggeriana (che, d'altra parte, già negli anni sessanta è stato messo in luce in maniera essenziale da F. Fédier in un famoso intervento su «Critique» e, quindi è una vecchia storia) tanto più si scoprirà quanto profondamente Heidegger sia stato allievo di Husserl. Materiali Dal Lago. Vorrei tornare sul caso Heidegger solo per illustrarne un aspetto. Che egli incarni proprio quella dissonanza di cui si parlava prima non significa che anche nella sua filosofia manchi la consapevolezza del significato assunto dal nazismo. Penso ai corsi su Nietzsche, e in particolare a quelli elaborati intorno al 19391940. In essi lo sviluppo della metafisica secondo l'asse Cartesio-Nietzsche coincide con [affermarsi della volontà di potenza, e quindi con la tecnica. Ora, se anche nel 1933 Heidegger ha visto illusoriamente nel nazismo una rottura rispetto al moderno (dato proprio il carattere romantico-agreste del suo temperamento, come sottolineava Marini), all'inizio della guerra egli comprende che il nazismo è proprio la variabile estrema della volontà di potenza. Non si può non vedere in quei corsi non una critica politica, di cui Heidegger sembra proprio incapace, ma una chiara diagnosi dell'epoca. A riprova di questo fatto, si può citare il rapporto che Heidegger aveva con i due fratelli Jiinger, Ernst e Friedrich Georg. Se L'operaio di Ernst Jiinger poteva essergli sembrato, negli anni trenta un manifesto del prometeismo, ora gli appare come una rappresentazione della tecnica e della mobilitazione della potenza. I saggi su Nietzsche sono, secondo me, influenzati profondamente dalle pagina 25 riflessioni dei due Jiinger sulla tecnica, come lo stesso Heidegger riconosce nel suo carteggio filosofico con Ernst Jiinger, ora tradotto in italiano in Segnavia. Insomma, io non sopravvaluto il significato politico di queste prese di posizione di Heidegger sulla tecnica, ma è chiaro che la sua seconda filosofia, se vogliamo chiamarla così, non si accorda con il luogo comune secondo cui egli sarebbe sempre rimasto nazista. Per fortuna, la sua filosofia è ben più problematica sia delle sue uscite in pubblico, sia della retorica politica di qualche suo critico. Dal discorsodi Rettorato: <<L'autoaffermazione dell'universitàtedesca>> [ ] Dalla decisione del corpo studentesco te- • • • desco, di fronteggiare il destino tedesco nella sua estrema indigenza, proviene una volontà diretta all'essenza dell'università. Questa volontà è una volontà vera in quanto il corpo degli studenti, grazie al nuovo diritto studentesco, pone se stesso al servizio della legge della propria essenza e con ciò delimita e definisce prima di ogni altra cosa, tale essenza. La libertà suprema consiste nel dare a se stessi la legge del proprio agire. La tanto decantata libertà accademica è stata cacciata dall'università tedesca; infatti non era vera, genuina libertà, in quanto era volta esclusivamente a negare. «Libertà accademica» significa prevalentemente indifferenza, piacere di dare libero sfogo alle proprie intenzioni e tendenze, nell'assenza totale di vincoli tanto nel costruire quanto nel distruggere. Ma il concetto di libertà del corpo studentesco viep.e ora ricondotto alla sua verità. E da tale concetto proveng~- no gli obblighi e i servizi cui sarà chiamato nel futuro._ Il primo obbligo è rivolto alla comunità del popolo. Esso obbliga alla partecipazione in comune agli sforzi, alle aspirazioni e alle possibilità di ogni corporazione e di ogni cittadino del popolo tedesco. Questo obbligo verrà in seguito stabilmente fissato e radicato nell'esserci studentesco mediante il servizio del lavoro. Il secondo obbligo è rivolto all'onore e al destino della nazione nel concerto degli altri popoli; esige la disponibilità al sacrificio supremo - è disponibilità resa sicura di sé nel sapere e nel potere e maturata nella disciplina. Questo obbligo comprende e penetra ormai l'intero esserci studentesco come servizio delle armi. Il terzo obbligo è rivolto alla missione specifica del popolo tedesco. Questo popolo agisce sul proprio destino ponendo la propria storia là dove si manifesta la ultra-potenza delle forze dell'esserci umano che danno forza al mondo: e ottiene quindi nella lotta, in modo sempre nuovo, il suo mondo spirituale. Così esposto alla più estrema problematicità del proprio esserci, questo popolo vuole essere un popolo spirituale. Esige da sé e per sé, nei suoi capi e custodi, la severa e spietata chiarezza del sapere più alto, più ampio e più ricco. Una gioventù studentesca che trova ben presto il coraggio di entrare nell'età virile e dispiega la propria volontà per il destino futuro della nazione, obbliga se stessa radicalmente al servizio di un siffatto sapere. Il servizio del sapere non potrà più essere per questi giovani l'opaco, oscuro e rapido addestramento ad una professione «onorata». Poiché l'uomo di stato e l'insegnante, il medico e il giudice, il parroco e l'ingegnere, sono nello stato le guide dell'esserci nazional-patriottico e hanno il compito di sorvegliare le potenze formatrici dell'esser-umano, queste professioni e l'educazione necessaria per il loro esercizio, sono rimesse e affidate al servizio del sapere. Il sapere non è al servizio Martin Heidegger delle professioni, ma al contrario: le professioni ottengono e custodiscono quel supremo ed essenziale sapere del popolo intorno all'intero suo esserci. Ma tale sapere a sua volta, non è la pacifica acquisizione dì conoscenze intorno all'essente e ai valori in sé, sibbene il più alto cimento dell'esserci nel cuore dell'ultra-potenza dell'essente. La problematicità dell'essere in generale esige dal popolo lavoro e lotta e vincola indissolubilmente il popolo allo stato, al quale ultimo appartengono le professioni. I tre obblighi - mediante il popolo in direzione del destino dello stato ne~'orizzonte ultimo della missione spirituale - sono aspetti cooriginari dell'essenza tedesca. I tre servizi che ne scaturiscono - servizio del lavoro, delle armi, del sapere - sono uguali per necessità e rango. Il sapere che lavora per il popolo, il sapere che si tiene pronto per il destino dello stato in uno con il sapere che riguarda la missione spirituale, formano l'originaria, compiuta essenza della scienza, la cui realizzazione ci è assegnata a condizione che noi siamo disposti ad accogliere e a far Corrado Costa nostra la remota ingiunzione dell'inizio del nostro esserci storico-spirituale. A una scienza così intesa ci si riferisce quando l'essenza dell'università tedesca viene definita come la scuola di studi sµperiori che dalla scienza ~ mediante la scienza educa e forma nella disciplina più severa i capi e i custodi del popolo tedesco. Questo originario concetto di scienza non solo obbliga e vincola alla «oggettività» effettiva ma innanzitutto all'essenzialità e semplicità dell'interrogare nel cuore del mondo storico-spirituale del popolo. Sì - solo a partire da tale concetto può fondarsi per la prima volta una verace oggettività cioè solo quest'ultima può trovare il modo e i limiti del suo essere. La scienza così intesa deve diventare la potenza formatrice del corpo dell'università tedesca. In ciò vi è un duplice aspetto: corpo insegnante e corpo studentesco devono, nel modo che è loro proprio, lasciarsi afferrare dal concetto di scienza e in ciò perseverare. Ma nello stesso tempo questo concetto di scienza deve penetrare e intervenire nelle istituzioni fondamentali al cui interno professori e studenti svolgono quotidianamente il loro lavoro scientifico: nelle facoltà e nei politecnici. La facoltà è veramente tale se evolve fino a diventare una istituzione radicata nell'essenza della propria scienza, se diviene capace di dare a se stessa leggi spirituali per poter inscrivere nell'uno e identico mondo spirituale del popolo le potenze dell'esserci che la incalzano. Il politecnico è veramente tale se si pone a priori nell'ambito di tale legislazione spirituale e con ciò spezza i limiti della specializzazione e oltrepassa tutto il superfluo e l'inutile connessi ad un addestramento professionale puramente esteriore. Nel momento in cui le facoltà e i politecnici riprendono sulle loro spalle le questioni essenziali e semplici della scienza da cui traggono origine, professori e studenti sono già afferrati dalle stesse ·necessità ed esigenze ultime dell'esserci del popolo nel suo stato. Tuttavia il prender forma deWoriginaria essenza della scienza esige un tale grado di rigore, responsabilità e super·iore perseveranza che rispetto ad essa hanno ben poca importanza l'ubbidienza coscienziosa o la solerte revisione di procedure tradizionali di comportamento. Ma se i greci hanno impiegato 'tre secoli per porre sul suo giusto terreno e in una direzione certa la questione dell'essenza del sapere, noi non dobbiamo pensare che il chiarimento e lo sviluppo dell'essenza dell'università tedesca possa aver luogo nel semestre corrente o in quello futuro. Una cosa tuttavia sappiamo a partire dall'essenza dell'università che abbiamo indicato: che l'università tedesca può acquistare potenza e forma solo se i tre servizi - lavoro,
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