pagina X alfa bis. I Alfabeta 102 Traduzione inedita Che cos'è un testo? e hiamiamo testo ogni discorso scritto. Il fissarsi come scrittura è, secondo questa definizione, costitutivo del testo stesso. Ma cosa esattamente viene fissato dalla scrittura? Si è detto: ogni discorso. Ciò significa che il discorso deve essere anzitutto formulato fisicamente o mentalmente? che ogni scrittura è gia stata, almeno potenzialmente, una parola? Qual è, cioè, il rapporto tra il testo e la parola? Si sarebbe tentati di dire che ogni scrittura si appoggia a una parola preesistente. In effetti, se si intende per parola, con Ferdinand de Saussure, la realizzazione della lingua nell'atto del discorso, la produzione cioè di un singolo discorso da parte di un singolo locutore, allora ogni testo avrebbe rispetto alla lingua, lo stesso grado d'effettuazione della parola. La scrittura è, inoltre, come istituzione, posteriore alla parola di cui sembra destinata a fissare, con grafismo lineare, tutte quelle articolazioni già proprie dell'oralità. II successo, quasi esclusivo, delle scritture fonetiche conferma che la scrittura non aggiunge nulla al fenomeno della parola, si limita a fissarla permettendone la conservazione; la scrittura, dunque, è una parola fissata, l'iscrizione, grafismo o registrazione, è iscrizione di parola, iscrizione che assicura alla parola la sua durata, grazie alla sussistenza dell'incisione. L'anteriorità psicologica e sociologica della parola sulla scrittura non è in discussione. Ci si può solo chiedere se l'apparizione tardiva della scrittura non abbia radicalmente modificato il nostro rapporto con gli enunciati stessi del nostro discorso. Torniamo allora alla nostra definizione: il testo è un discorso fissato dalla scrittura. Ciò che viene fissato dalla scrittura è dunque un discorso che si sarebbe potuto pronunciare, un discorso scritto perché non detto. Il fissarsi in scrittura sostituisce la parola, occupa il posto dove Paul Ricoeur la parola avrebbe potuto nascere. Sembrerebbe allora che il testo sia veramente testo non tanto perché trascrizione di parole anteriori quanto piuttosto perché immediata iscrizione in lettere del senso del discorso. A sostegno di quest'idea di un rapporto diretto tra il voler dire dell'enunciato e la scrittura si può pensare alla funzione della lettura rispetto alla scrittura. Tra lettura e scrittura infatti esiste un rapporto che ci permetterà, in seguito, di introdurre il concetto di interpretazione. Per ora ci si limiterà a dire che il lettore occupa il posto dell'interlocutore così come, simmetricamente, la scrittura occupa il posto della locuzione e del locutore. II rapporto scrivere-leggere non è un caso particolare del rapporto parlare-rispondere, non è un rapporto interlocutivo, non è un caso di dialogo. Non basta dire che la lettura è un dialogo con l'autore attraverso la sua opera; bisogna dire che il rapporto tra lettore e libro è di tutt'altra natura. Il dialogo è uno scambio di domande e risposte; ma questo scambio non esiste tra scrittore e lettore, lo scrittore non risponde al lettore. Rispetto al ·testo, anzi, l'atto di leggere e quello di scrivere sono su due versanti opposti e non comunicanti; il lettore è assente dalla scrittura, e lo scrittore è assente dalla lettura. Il testo produce dunque una doppia occultazione, del lettore e dello scrittore; e in questo modo si sostituisce alla relazione dialogica che collega la voce dell'uno all'udito dell'altro. Questa sostituzione della lettura a un dialogo che non ha avuto luogo risulta evidente quando, ad esempio, incontrando e parlando con un autore (poniamo del suo libro) ci accorgiamo che quel particolare rapporto creatosi con l'autore attraverso la lettura della sua opera subisce un profondo mutamento. Mi piace dire che leggere un libro significa considerare il suo autore come già morto, e il libro come postumo. E, in effetti, è solo con la morte dell'autore che il rapporto col libro diviene completo, in un certo senso intatto; l'autore non può più rispondere, resta solo la lettura della sua opera. Questa differenza tra l'atto della lettura e quello del dialogo conferma la nostra affermazione che la scrittura è un'effettuazione simile alla parola, parallela alla parola, un'effettuazione che si sostituisce alla parola, in un certo senso, la intercetta. Ecco perché si è potuto affermare che ciò che perviene alla scrittura è il discorso in quanto volere dire, e che la scrittura è l'immediata iscrizione di questa volontà, anche se, storicamente e psicologicamente, la scrittura è nata come trascrizione grafica dei segni della parola. La liberazione della scrittura, che prende il posto della parola, è l'atto di nascita del testo. Ora, che cosa accade all'enunciato quando, anziché pronunciato, viene direttamente iscritto? Si è già notato che lo scritto conserva il discorso facendone un archivio disponibile alla memoria individuale e collettiva. Si può aggiungere che l'allineamento dei simboli permette una traduzione analitica e distintiva di tutti i tratti successivi e privati del linguaggio, aumentandone così l'efficacia. Non è tutto. Conservazione e accresciuta efficacia sono solo risultati della trascrizione del linguaggio orale in segni grafici. Ma la liberazione del testo dall'oralità comporta anche un profondo cambiamento nel rapporto tra linguaggio e mondo, e nel rapporto tra il linguaggio e le diverse soggettività coinvolte, quella dell'autore e quella del lettore. Abbiamo già visto qualcosa di questo secondo cambiamento quando distinguevamo la lettura dal dialogo; per andar oltre occorrerà ora partire dal cambiamento che interessa il rapporto referenziale del linguaggio col mondo nel momento in cui il testo prende il posto della parola. e osa si intende per rapporto referenziale o per funzione referenziale? Questo: rivolgendosi a un altro locutore il soggetto del discorso dice qualcosa su qualche cosa; ciò di cui parla è la referenza del suo discorso; è la frase, come sappiamo, la prima e più semplice unità del discorso, ad attuare questa funzione referenziale. Il suo scopo è di dire qualcosa di vero o di reale. Almeno nel discorso dichiarativo. La funzione referenziale è così importante Morte di un uomo famoso
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