Alfabeta - anno IX - n. 102 - novembre 1987

Alfabeta 102 rire le sequenze di lessigrammi digitate. Un tasto speciale, la cui funzione è analoga a quella del punto fermo nella nostra scrittura, permette d'indicare la fine della frase e d'informare il computer che il messaggio è terminato. Utilizzandolo più volte si ottengono lessigrammi che determinano la funzione della frase: interrogativa, negativa, imperativa ecc. 11 sistema è doppio: comprende due tastiere, una delle quali si trova nella camera sperimentale dove vive L'ana, mentre l'altra è esterna, a disposizione del ricercatore. Ogni volta che Lana usa la tastiera, i lessigrammi relativi appaiono sui visori dell'apparecchio del ricercatore e viceversa. Vale la pena di sottolineare un aspetto originale dell'esperienza: grazie alla tastiera, Lana può modificare personalmente il suo ambiente, senza intervento umano. In effetti, il computer comanda certi dispositivi meccanici: distributori di cibo e di bevande, uno sportello automatico la cui apertura permette di vedere il mondo esterno, un proiettore di film e diapositive, un magnetofono. Quando Lana, la cui vita si svolge interamente nella camera sperimentale, vuole che uno di questi dispositivi s'avvii, le basta digitare correttamente sulla tastiera la sequenza dei lessigrammi corrispondenti: l'apparecchio entrerà automaticamente in funzione. Lana aveva due anni all'inizio dell'esperimento. Dopo sei mesi d'istruzione, soddisfaceva tutti i suoi bisogni alimentari utilizzando esclusivamente la tastiera di comando: in quest'ambito aveva acquisito un'indipendenza totale, alla pari con l'uomo. Ora, ogni comunicazione linguistica comporta un aspetto strumentale, nel senso dell'agire sull'ambiente. L'apprendistato cui era stata sottoposta Lana accentuava questo aspetto strumentale, perché la produzione corretta d'una sequenza di lessigrammi comportava la distribuzione d'una ricompensa precisa. Va detto, anzi, che secondo certi scienziati tutta la performance di Lana non è che un caso di condizionamento strumentale: premendo i tasti del suo apparecchio, Lana si sarebbe comportata, più o meno, come i piccioni di B.F. Skinner, che avevano imparato a compiere un dato percorso per ottenere una ricompensa. Questa critica, tuttavia, non tiene conto di un fatto: la comunicazione differisce dagli altri tipi di comportamento su un punto fondamentale. Quale che sia il mezzo di comunicazione impiegato (gesto, parola, lessigramma), una comunicazione in forma di domanda specifica la natura della risposta che il soggetto si attende. Lana non era disposta ad accettare dell'acqua quando batteva sulla tastiera l'ordine «Per favore macchina dare latte». Quando, per necessità di sperimentazione, si verificava un fatto del genere, protestava senza indugi, scrivendo frasi del tipo di «Niente latte in macchina» o-anche «Tu mettere latte in macchina», e persino «Tu togliere acqua da macchina». Lana, insomma, aveva ioiparato che ogni sequenza di lessigrammi comportava un risultato diverso: in altri termini, che ciascuno di essi aveva il suo significato. D'altronde, le proteste che formulava quando le si dava dell'acqua al posto del latte richiesto, dimostrano la sua attitudine a utilizzare i lessialfa bis. I grammi in un contesto totalmente diverso da quello della fase d'apprendistato e combinarli in maniera originale. Uno degli esempi più notevoli di questa attitudine si è verificato quando, per la prima volta, Lana ha domandato qual era il nome (come a dire il lessigramma) di un oggetto che voleva ottenere, ma che non sapeva denominare. Nel corso degli esperimenti precedenti aveva appreso il significato del lessigramma «nome di», che esprimeva la relazione semantica tra un oggetto e il suo nome. Ora, un giorno, il suo istruttore, Tam Gill2, le mostrò una scatola di cartone, nella quale depose una delle caramelle preferite dallo scimpanzé. La scatola, però, era fuori portata dell'animale. Per ottenerla, Lana provò a utilizzare due lessigrammi che aveva imparato da poco: «scodella» e «pentola». In ricompensa, ottenne, appunto, una scodella e una pentola, entrambe vuote. Allora scrisse sulla tastiera: «Tim dare a Lana nome di questo?» Immediatamente Tim rispose: «Scatola nome di I sensi senza esitare Lana usò il nuovo lessigramma nella frase: «Tim dare a Lana questa scatola?» In seguito aumentò considerevolmente il suo vocabolario, domandando spontaneamente il nome di questo o quell'oggetto che non conosceva. Di fronte a questi esempi, è difficile negare che in Lana non esistesse una certa concezione di che cosa siano i nomi e del modo in cui si può farne uso nella comunicazione. [... ] Q u_estotipo di «comunicazione spontanea», tuttavia, non rappresenta la prestazione più notevole constatata nel corso degli esperimenti con gli scimpanzé. Essi si sono dimostrati capaci anche di creare delle combinazioni di segni diversi per inventare le «parole» che mancano loro. Per esempio, una volta, Lana, che aveva appreso il lessigramma che designava il colore arancio, l'utilizzò molto a proposito quando vide per la prima volta un'arancia, battendo: «Per favore Tim dare a Lana mela che è arancio». È un esempio, questo, che mostra l'attitudine a dar conto d'una nuova combinazione di caratteristiche percettive utilizzando in una nuova sequenza certi segni appresi in circostanze di combinazione e di obiettivi affatto diverse. Per concludere, vorrei citare uno studio che ho compiuto sulla competenza grammaticale di Lana, esaminando la totalità delle sue produzioni linguistiche nel corso d'un mese. Ho compiuto, tra di esse, ttna scelta, tenendo conto della lunghezza delle sequenze, tra frasi grammaticalmente corrette e frasi scorrette. Tra le frasi corrette ho scartato le domande stereotipe riguardanti il cibo, le bevande, i giochi e, in genere, tutto quanto poteva essere considerato il risultato d'un addestramento speciale, nonché tutta una serie di frasi che erano state oggetto, nel mese, di uno studio speciale. Al contrario, ho tenuto conto della totalità degli errori commessi da Lana durante il periodo in esame. Infine, tra le sequenze corrette, ho ulteriormente scelto quelle che comprendevano delle nuove combinazioni di lessigrammi. Ora, prendendo in considerazione la combinazione di sei lessigrammi, cioè le frasi più lunghe, quelle in cui ci si attenderebbe di trovare il massimo di errori, ho trovato, in tutto, settantun frasi diverse scorrette e settantasei frasi diverse corrette. Se si tien conto del fatto che la tastiera di Lana comprendeva in quel momento ben settantaquattro lessigrammi, più il punto finale (il che permette un numero molto alto di combinazioni di sei lessigrammi in sequenza), la percentuale delle combinazioni corrette rispetto a quelle scorrette è sorprendente. Lo è ancora di più se si considera che tra le settantun frasi scorrette, sessanta non sono state prodotte che una sola volta, mentre la maggior parte delle frasi corrette sono apparse a più riprese. Le osservazioni relative alle combinazioni di cinque o quattro lessigrammi, infine, sono identiche. 3 Il problema è quello di come fa Lana a combinare correttamente i pagina lii lessigrammi. Benché la lingua che le è stata insegnata (lo «Yerkish») sia probabilmente più semplice di qualsiasi linguaggio umano, comprende tuttavia un gran numero di «regole», che influiscono sulla scelta non solo del lessigramma immediatamente adiacente a un lessigramma dato, ma di quelli più lontani nella frase. In altri termini, non è possibile formare delle frasi per associazione libera di lessigrammi una via l'altro. Nel 1950 K. Lashley ha postulato l'esistenza di schemi d'azione globale, capaci di determinare l'ordinamento in sequenza di certi atti dati, quando questi atti non sembrano contenere in sé delle regole d'associazione che permettono di legarli l'uno all'altro. 4 Bisogna ammettere che, per commettere un numero tanto basso di errori e produrre un numero tanto alto di frasi grammaticalmente corrette, Lana ha dovuto acquisire certi schemi globali, nel caso, certe regole grammaticali. Ma siamo ancora ben lontani dal poter precisare in che cosa consistano queste regole e come l'animale abbia potuto acquisirle. Tutto ciò che possiamo dire è che Lana, come gli altri scimpanzé.sottoposti ad analoghe esperienze, sembra perfettamente in grado d'impararle. Forse un giorno questo mistero sarà chiarito, grazie alle ricerche attualmente in corso in due direzioni diverse. Secondo Emi! Menzel,5 una miglior conoscenza dei tipi di comunicazione naturale esistente tra gli scimpanzé può aiutarci a comprendere i.Itipo di regole che questi animali sono in grado d'apprendere fondandosi unicamente sulla loro esperienza. L'altra corrente di ricerche, naturalmente, è quella situata nella linea dell'esperimento che ho qui descritto, e fa appello a un tipo d'apprendistato nettamente «artificiale». Qualche anno fa, comunque, era impensabile di potere, un giorno, domandare a una scimmia come arrivasse a fare questa o quella cosa, e quali regole utilizzasse. Oggi, niente c'impedisce di credere che presto potremo fare delle domande del genere agli scimpanzé, e che loro ci risponderanno. Note (1) E. von Glasersfled, H. Warner, P. Pisani, D.M. Rumbaugh, D.M. Gill, C.L. Beli, Computers and automatization, 22,4, 1973; D.M. Rumbaugh. E. von Glasersfed, H. Warner, P. Pisani, T.V. Gill, J.V. Brown, C.L. Beli, Behavioral Research Methods and lnstrumentation, 5, 385, 1973. (2) T.V. Gill, Conversations with Lana, in D.M. Rumbaugh (a c.d.) Language Learning by a Chimpanzee, Academic Press, 1977. (3) E. von Glasersfeld, The Yerkish Language and lts Automatic Parser, in D.M. Rumbaugh (a. c.d.), cit. (4) Karl S. Lashley, The Problem of Serial Order in Behavior, in L.A. Jeffress (a. c. d.), Cerebral Mechanisms in Behavior, Wiley, 1951. (5) E.W. Menzel, Proceedings of IV lnternational Congress of Primatology, v. I, Karger, 1973. Traduzione di Carlo Oliva Les schimpanzés et le langage, da cui è tratto questo brano, è apparso in «La Recherche» (92,1978), e costituisce uno dei capitoli di Linguaggio e comunicazione nel costruttivismo radicale di Ernst Von Glasersfeld. Tale volume, con prefazione di Vittorio Somenzi, verrà a far parte di Metope, una nuova collana di testi in coedizione fra la Cooperativa Libraria Universitaria del Politecnico di Milano (C.L. U.P.) e la Società di Cultura Metodologico-Operativa. Einaudi ItaloSvevo Zeno La coscienza di Zeno e dintorni: la storia e la fisionomia di un personaggio decisivo del Novecento letterario attraverso i testi di Svevo, per la prima volta raccolti sistematicamente in un solo volume. A cura di Mario Lavagetto. «Biblioteca dell'Orsa», pp. LVII-940, L. 42.000 TeofiloFolengo Macaronemeinori ZanitonellMa,oscheidEep, igrammi Una edizione curata in modo esemplare ripropone uno dei grandi «classici» meno frequentati della nostra letteratura, offrendo un testo filologicamente sicuro, un commento sistematico e un glossario. A cura di Massimo Zaggia. «Nuova collana di classici italiani annotati» diretta da Gianfranco Contini, pp. XXIll-839, L. 60.000 Nella collana «Scrittori tradotti da scrittori» Lavitadellaforesta diW.H.Hudson tradottdaaEugeniMo ont~le Una irpportante traduzione degli anni '40, ritrovata fra le carte di Montale. A cura di Maria Antonietta Grignani e Rossana Bonadei. pp. 342, L. 18.000 Itrelibrdi iTartarino diAlphonsDeaudet nellatraduziondeiAldoPalazzeschi Le storie di Tartarino, prototipo degli antieroi mediterranei, hanno trovato un interprete congeniale nel giovane Palazzeschi. Con un saggio di Antonio Faeti. pp. 610, L. 24.000 JackLondon LacrocierdaelloSnark Un'avventura autobiografica: London, marinaio improvvisato, attraversa il Pacifico a bordo di un piccolo ketch, tra paesaggi di sogno e pericoli d'ogni genere. Traduzione di M.L. Giartosio e Piero Arlorio «Gli struzzi», pp. 261, L. 12.000 GernoGt ruber LafortundaiMozart Due secoli di ricezione mozartiana, dal mito che avvolge il Requiem alla fortuna attuale. Un intero capitolo di storia della cultura ripercorso con mano felice. Traduzione di Mirella Torre «Saggi», pp. XI-265, L. 26.000 E.H.Gombrich Antichimaestrni,uoveletture Studsi ull'artedelRinascimento Giotto, Leonardo, Raffaello, Giulio Romano, Michelangelo alla luce di nuove interpretazioni e di documenti sinora ignorati. Traduzione di Andre Cane. «Saggi», pp. XXIII-200, con 157 ili. nel testo, L. 30.000 Modeldliicittà Strutturefunzionpiolitiche AcuradiPietroRossi Una storia comparata dei diversi modelli di città( considerati sotto il profilo politico, dal mondo antico a oggi, nei vari continenti. Una ricerca a più mani cui hanno preso parte storici, sociologi, antropologi, filosofi. «Biblioteca di cultura storica», pp. XXI-581 con 22 ili. nel testo e 25 tavole fuori testo, L. 60.000

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