Alfabeta - anno IX - n. 102 - novembre 1987

pagina 20 di trasformazione interna. Attualmente le figure del gallerista, del critico e dèll'artista appaiono ancora slegate tra loro, perché manca l'abitudine ad affrontare insieme bisogni e problemi comuni. Esiste però, soprattutto da parte dei galleristi, una precisa volontà di strutturare l'attività in maniera più coerente tenendo anche presenti le rivendicazioni degli artisti riguardo ad una maggiore penetrazione delle idee dell'arte nel processo di comunicazione e distribuzione. Più differenziato risulta il panorama della giovane critica. A presupposti arganiani si riallacciano la corrente con interessi iconografici-simbolici, che gioca su una scrittura lirico-letteraria, con reminiscenze ipaterialistiche o postfenomenologiche, e quella eclettica che sfrutta i paradossi dei codici artistici per creare metafore. Su presupposti sociologici e mass-mediologici è invece attestato un indirizzo di tipo enfatico e spettacolare, che pratica la scrittura critica come un montaggio di significati, contestualizzati nella veloce situazione post-industriale. Non nascondiamo la nostra propensione per una quarta direzione, distinta ma interrelata alle precedenti. Si tratta del tentativo «intertesttiale» di ricostruire una metodologia aperta, che affronti il problema etico ed ermeneutico senza pretendere di porsi come una «logica», incoerente con la dimensione «extra-logica» e irrazionale dell'arte. Il nuovo sistema dell'arte Convegno organizzato nell'ambito della Mostra internazionale di Arte contemporanea Milano, 26-28 maggio 1987 Byars e Parmiggiani Remo Guidieri I I «Perfetto Quesito» (J. L. Byars dixit & fecit) è paradigma: annuncia esemplarmente quella scelta tendenziosa, falsamente futile, falsamente koan, che il medesimo Ciambelliere in tuta dorata esprime asserendo «I love maybe». Non si tratta solo di dichiararsi attratto dalla indeterminatezza che il quesito, qualunque esso sia, espone. Si tratta piuttosto di cogliere quanto vi è sempre di positivo nella domanda se la domanda è adeguatamente posta: se la domanda, in altri termini, è radicale, cioè apodittica. Sì: Zenone e Zeami, in gemellaggio. Non per caso la formula è il titolo perfetto per un'impresa chiamata «opera» e non il titolo di una proposizione logico-mistica. Non credo che Parmiggiani sia estraneo a questo modo calcolato di rischiare l'aporia con un'opera quando dichiara, parlando di se stesso e dei suoi lavori, di tenersi sul filo «che dalla Luna scende alla Terra» e non viceversa. Esiste infatti per entrambi e in entrambe le opere così come sono esposte quest'anno a Diisseldorf e a Vienna, affinità involontarie nel modo in cui vengono metodicamente ricercati equilibri paradossali, cioè Domande Perfette (ma impossibili se restassero prigioniere di un contesto puramente linguistico: se fossero cioè discorsive), tra giocosità e gravità, referenza e presenza, nostalgia e presente. Forse è appunto il rischio che li accomuna. Esistono poi, ovviamente, contrasti notevoli. Il divario rispecchia le loro origini (nel senso cuiCfr turale del termine). Ma piuttosto che parlare di divario culturale, preferirei chiamarlo geologico, come si parla di terre diversamente fertili e diversamente coltivate. Le due imprese si nutrono di humus opposti: rispettivamente, praterie e Asia - e aporie come egloghe; Emilia e Russi - e steli come poemi dipinti. Anche se per entrambi Il Mediterraneo «l'arte può sostituire il libro» (benché l'opera non sopprima mai la parola), e la magia appare come una referenzialità eidetica dichiarata trattandosi di una ricerca d'unità tra soggetto e oggetto, materia e logos. In ciò li vedo entrambi filosofi, ma proprio nel senso già indicato: in quel modo di considerare l'opera come testimonianza di un destino che incombe al senso (e ai sensi). L'opera e non il dicibile come Perfetto Quesito. Senza dubbio, è il rapporto al passato-antichità, saggezza tradizionale, che orienta diversamente questi due contemporanei. Nonostante l'Asia e Wittgenstein (così come l'oro e il nero alchemici, o ritualmente asiatici, scorza e addobbo cultuale per glosse più patafisiche che zen) dell'americano, Byars, rimanda, con una fedeltà a volte sconcertante, alla tradizione che prima ancora di essere minimal è puritana, quella del preacher, della purezza contaminata, ai ceremoniali «selvatici» di Thoreau, alla messa in scena della dannazione e della redenzione, scandita da vittorie brevi e da follìa, da silenzi e da litanìe, che troviamo ad esempio nell'occidentalizzato Mishima. Mentre per Parmiggiani è «l'antichità a portata di mano»,come dice lui stesso, a nutrirlo. È questa antichità perennemente riesumata e in lui perennemente in germoglio, che lo aiuta a compiere i viaggi «da Prassitele ai braccianti di Luzzara», che gli fa scoprire quelle hallucinations simples proposte da Rimbaud che l'immergono nella modernità non tanto per scartare l'impuro quanto per riconoscere che il tesoro da scoprire giace tra Chiffon e Copia. «La terra e il sangue, prima dei colori a olio», dice della sua iniziazione Parmiggiani: ciò che importa è di sapere come preservarli in unluogoidoneo,quello,appunto, del Perfetto Quesito, come fu già autorevolmente espostQ da Morandi e dai Metafisici, in altri, definitivi, «luoghi riassuntivi». Si può così cogliere in Parmiggiani quella «maniera» nel senso vasariano del termine: quella «forAlfabeta 102 te tempra umanistica inclìne alla dottrina» (così parla Brandi del Cinquecento emiliano), «passione per la bellezza velata di nostalgia», la «tenera indole padana». Tutto ciò esposto però in un contesto alterato dall'eterogeneità contemporanea, nella quale il rimando -all'antico, se non controllato al limite del rischio, pu'ò essere un vezzo, un alibi più che un ricorso. Voler assumere un tale retaggio ed iscriversi modernamente in tale genealogia, essere cioè «filosofi-in-arte», fuori da boschetti ameni, vincere il bizantinismo glossologico e lo scadimento della ragione, in arte come in filosofia, significa assumere rischi forse ancor più grandi di quelli che ai tempi di De Chirico, nonostante tutto, restavano ancora deboli. Nella situazione contemporanea dell'arte, quella italiana in particolare, contraddire con l'immagine un significato, o tdtimoniare dolorosamente di tale.disaccordo, senza barcollare nel gioco del collage-décollage, nell'ingenuo gioco del metaforico, significa, appunto, fissarlo in uno dei rari Perfetti Quesiti che ci sono consentiti di scoprire. I quali poi, sia in Parmiggiani che in Byars, sollevano il problema di sapere quale conoscenza oggi, in arte, è in pericolo e può fruttuosamente essere rischiata. James Lee Byars Palast der Philosophie Stadtische Kunsthalle Diisseldorf ottobre-novembre 1986 Catalogo a cura di Jurgen Harten Claudio Parmiggiani Retrospettiva Museum Moderner Kunst Vienna, maggio-giugno 1987 Catalogo a cura di Dieter Ronte MONTEDISON PROGETTO CULTURA PER LA SCIENZA Dal 15 al 18 settembre 1987 si è 'tenuto a Milano un simposio internazionale sui grandi progetti dell'astronomia, organizzato dall'Osservatorio Astronomico di Brera, in collaborazione con Montedison Progetto Cultura, per commemorare il bicentenario della morte di Ruggiero Boscovich, astronomo e matematico che nel 1764 fondò la Specola di Brera. Boscovich, di origine dalmata - era nato a Ragusa, oggi Dubrovnik, nel 1711 - oltre al merito di aver fondato una delle più prestigiose e moderne, per l'epoca, istituzioni scientifiche europee, ha contribuito in maniera significativa al progresso delle tecniche di osservazione astronomica. Egli fu, infatti, un pioniere dei moderni sistemi di taratura degli strumenti scientifici ed un anticipatore di alcuni dei risultati conseguiti dalla fisica nel ventesimo secolo. La partecipazione di Montedison Progetto Cultura al simposio astror:iomico internazionale non si è limitata ad un semplice contributo all'organizzazione, ma si concretizza anche nell'assegnazione di una borsa di studio biennale di specializzazione negli Stati Uniti per un giovane astronomo italiano. Non si tratta, perciò, di una sponsorizzazione a fini promozionali né di generico mecenatismo; ma di tin evento che si inquadra in una precisa strategia culturale che ha come scopo lo sviluppo della Scienza. Con primaria attenzione alla chimica ·ed alla fisica, ma senza •di'sdegnare comunque le altre discipline scientifiche, l'interesse di Montedison Progetto Cultura per la Scienza fa parte, infatti, delle motivazioni alla base del suo programma. Da quando Montedison Progetto Cultura prese l'avvio, nell'autunno del 1983, tre sono le sue linee guida: 1. Ritrovare e valorizzare le radici storiche, culturali e imprenditoriali del Gruppo Montedison. 2. Valorizzare la ricerca e le tecnologie del Gruppo evidenziando le sinergie e le interazioni di queste con la cultura e con la scienza prodotte dal mondo moderno. 3: Trasferire valori, conoscenze, interrogativi e sollecitazioni in forma di contributo disinteressato alla Società e, in particolare, alla scuola cioè ai giovani e a tutti coloro che influiranno sul futuro. .. A mano a mano che le attività di Montedison Progetto Cultura si sono sviluppate, anche i contenuti sono diventati sempre più aderenti alle linee programmatiche. Nell'ambito delle attività di una holding industriale, quale è il Gruppo Montedison, la ricerca scientifica è riservata ad appositi organismi come, per esempio, l'Istituto G. Donegani di Novara o la Direzione Ricerca e Innovazione. Montedison Progetto Cultura non si sostituisce agli organismi istituzionali della ricerca, ma si propone come suscitatrice d'interesse per la Scienza cercando di fungere da interfaccia tra le punte avanzate della ricerca scientifica di tutto il mondo ed un pubblico di giovani, di studenti e di semplici curiosi. Con tale attività, inoltre, Montedison supplisce a quelle carenze che da più parti concordemente si riscontrano nel campo dell'informazione e formazione scientifica in Italia. Montedison Progetto Cultura propone ogni anno un programma di iniziative scientifiche che poi diffonde utilizzando vari strumenti della comunicazione (dalle conferenze al cinema, alla stampa, alle mostre). In particolare vengono organizzate due serie di pubbliche conferenze (Letture Nobel e Frontiere della Scienza e della Tecnologià) tenute da noti scienziati che illustrano i più avanzati temi della ricerca scientifica contemporanea. Il programma, però, non si esaurisce nella semina abbondante ed indiscriminata; ma è anche pronto a coglie& le indicazioni e i frutti più maturi di quanto prodotto dagli scienziati di tutto il mondo. È il caso, per esempio, del convegno svoltosi nel 1986 a Washington dove un centinaio di scienziati italiani e statunitensi si sono riuniti per presentare e discutere i grandi progetti scientifici da affrontare entro il 2000. Accanto a queste iniziative, Montedison Progetto Cultura non trascura le problematiche legate alla didattica delle discipline scientifiche, argomento nel quale interviene con convegni e seminari di formazione. A tutto ciò va aggiunta una corposa attività di sostegno alla ricerca attraverso l'assegnazione di numerose borse di studio che, per l'anno accademico 1986-87, sono state 108 destinate a diplomati, laureandi e laureati di facoltà scientifiche delle università italiane. Inoltre Montedison Progetto Cultura non trascura i grandi progetti e le "sfide" innovative come infatti dimostra l'interesse al progetto del professor Dulbecco per la "mappatura" del genoma umano e al programma del professor Giacconi per lo "Space Telescope". Montedison Progetto Cultura costituisce un esempio di programma culturale che, nato in una grande azienda industriale, funge da ponte tra la Scienza, senza aggettivi, ed il pubblico generico e degli specialisti. Progetto Cultura della Montedison integra questa funzione di collegamento con quella di divulgatore di informazioni, di suscitatore di interesse, di valorizzatore di potenzialità e di promotore di iniziative di studio e ricerca in ambito scientifico.

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