pagina 32 ne e silenzio: splendore e morte insieme. Ma pri11:adi ogni altra considerazione lo spazio è materia o spazio materiale, che «accoglie o minaccia la libertà umana» (p. 16): e lo è come terra, come oceano, come cielo; solido, liquido, aereo. Nella geografia di Dardel ci sono infatti i colori, i profumi, le trasparenza, le luci e le ombre. Ma non bisogna lasciarsi ingannare né incantare perdendo di vista l'intenzione epistemologica di Dardel che definisce il senso e la peculiarità della scienza· geografiça. Essa non può essere un sapere qualsiasi: è un sapere che investe ed impegna l'uomo tutto. E quindi è anche scienza di confine e di sintesi, o anche «scienza limite» (p. 79), e come tale, si apparenta con la psicologia o con l'antropologia. La geografia deve chiamarci alla responsabilità verso la terra come verso noi stessi, nel tempo appunto irr cui il degrado ambientale comincia drammaticamente a maI pacchetti di Alfabeta nifestarsi, «nel .momento - dice Dardel - in cui si diffonde questa specie di uomini che riducono lo spazio a oggetto, la terra a materia prima o in fonte di energia industriale» (p. 82). E allora la geografia si fa, oltre che dominio, evasione, turismo, fuga. E si configurano le geografie della fame e della morte. E mi sembra, inoltre, di poter dire che in . questa «geograficità», che si configura sempre come concreta, stia l'elemento più proprio del discorso di Dardel, rispetto anche alle tante presenze, suggestive e importanti che risuonano nel suo discorso: Heidegger, Jaspers, Husserl, Bachelard, e insieme Novalis e la poesia dei paesaggi interiori e dell'incanto della terra: sono, queste presenze, solo la preistoria del testo o la storia intellettuale di Dardel. È, mi sembra di poter dire, nella geograficità che si dà il peculiare riferimento allo spazio, il suo ritrova- .mento come corpo e materia, oltre che linguaggio, perché lo spazio si definisce sempre come «esistenza». È allora che la terra ritorna ad essere acqua e cielo. È allora che lo spazio riappare negli «elementi», come spazio terrestre, acquatico, aereo. È dunque una geograficità in cui sapienza e scienza si riconnettono e il conoscere è anche un appartenere e «farsi invadere», è un sentire olfattivo, visivo, estetico. Un'ultima osservazione: al sorriso del mattino (al poeta Stefan George) Dardel lascia l'ultima parola: è un mattino e un sorriso: un'apertura dunque, che continua l'esergo tratto da Saint-Exupéry (Terres des hommes): «La terre nous apprend plus long sur nous que tous les livres». È la terra dunque che ci dice. Così Dardel con il suo testo torna come presenza inquietante e imbarazzante, strano personaggio lui stesso che prima del 1952 aveva scritto un libro sulla pesca marittima e poi sulla storia come scienza del concreto. È un personaggio dell'ombra che non scrive più dopo L'uomo e la terra, un Alfabeta 101 libro appunto che ci imbarazza perché non sappiamo cos'è e 'dove collocarlo. Nei saggi che accompagnano il testo di Dardel, tra gli altri, Giuseppe Semerari parla di filosofia della geografia, Franco Farinelli fa riferimento all'indirizzo fenomenologico nella geografia e altri a quello percettivo. In realtà il testo di Dijrdel sfugge .alle classificazioni: non c'è una filosofia della geografia così come risulta inquietante un testo di geografia dove nulla di ciò che la caratterizza come disciplina sembra apparire. Eppure è in questo testo di Dardel che c'è la terra che finalmente si mostra, è l'oggetto dominante e concreto, non dissolto nella cartografia e nella nominazione, non dissolto cioè in altro da sé (merci, distanze, costi). Qui la Terra è se stessa in rapporto con l'uomo. E la geografia è allora a sua volta veramente scienza della terra, non del suo uso o della sua dominazione. Bataille in discussione George Bataille: Il politico e il sacro A cura di J acquelin Risset Napoli, Liguori, 1987 pp. 193, lire 18.000 << George Bataille era un uomo molto bello, molto fine, abbastanza diverso dall'uomo che ha scritto le opere complete di George Bataille» (H. Mayer). Anche se egli è già a suo modo un classico, la nuova riscoperta che si sta compiendo potrà forse sgombrare il campo dall'interpretazione più leggendaria della sua opera, quella racchiusa fra gli estremi delle accuse di Breton nel Secondo manifesto surrealista (1929) - di essere un bibliotecario psicastenico tendente all'ossessivo e al malsano - e le accuse di Sartre (1943) di essere un «nuovo mistico»: è la leggenda appunto di grande scrittore della trasgressione, una formula che non si tratta di smentire ma semmai di ridimensionare rispetto alle implicite raffigurazioni di solitudine e di ineffabilità che vi si accompagnano. Il convegno romano del Centro Culturale Francese ha avviato dall'anno scorso quell'opera di rivalutazione del Bataille politico e organizzatore culturale che recenti studi hanno reso possibile. Ecco dunque che lo scrittore maledetto e . trasgressivo si rivela al tempo stesso uno straordinario e continuo promotore di riviste e di gruppi di studio, in un crocevia di relazioni con l'ultrasinistra, i post-surrealisti, gli etnologi, gli storici delle religioni, i critici d'arte, che persegue il sogno politico di una comunità informale come rivoluzione vivente, quasi una terza via (per ricorrere al linguaggio dei nostri giorni) che denunzia la «complicità profonda» di fascismo e stalinismo prefigurando una rivoluzione diversa, in cui il ricordo del Soviet come spontaneità del sociale si sottragga al mito violento della presa del potere per dare luogo a una società senza testa, acefala, «che dia agli antagonismi fondamentali della vita un'uscita esplosiva costante ma limitata alle forme più ricche». L'antropologia della politica in Bataille si fonda sul riconoscimento del carattere liberatorio del fantasma e sulla negazione che alle origini del sociale vi sia il «contratto» poiché la società è un fenomeno totale (Mauss) in cui l'effervescenza delle rappresentazioni collettive (Durkheim) rivela l'importanza delle «forme affettive» come fondamento stesso della coesione e disgregazione sociale. La ripresa dell'aforisma di Nietzsche sulla rivoluzione come nuova immaginazione sociale («Le guerre sono per il momento il più forte stimolante dell'immaginazione, adesso che le estasi e i terrori del cristianesimo hanno perduto.la loro virtù. La rivoluzione sociale sarà forse un avvenimento ancora più grande») sfJinge Bataille a una Attilio Mangano ipotesi di lettura delle energie nascoste del sociale come motore di un'alterità che i regimi totalitari incanalano e alienano: occorre pertanto dar luogo a un'analisi della Struttura psicologica del fascismo per riconoscere come gli elementi di eterogeneità sociale vengono immunizzati e ridotti a omogeneità tramite lo spostamento delle zone impure nell'interdetta di un potere che si propone come sacro ( dotato di sovranità imperativa). Bataille pubblica questa sua analisi (preceduta dall'altrettanto famoso saggio sulla nozione di dispendio improduttivo) su una rivista dell'ultrasinistra come «Critique sociale» di Souvarine, nella speranza - mal corrisposta - di trova- «unione di lotta degli intellettuali rivoluzionari». Ne scaturisce l'esperienza informale, di volantinaggi e azioni di strada, del gruppo di Contre-Attaque, ennesima sperimentazione di micro-comunità politica e culturale. Il manifesto inaugurale di Contre-Attaque invita all'azione coloro che «esigono di vivere conformemente alla violenza immediata dell'essere umano» e, al punto 13, invita a riconsiderare la strategia fascista stessa, che è capace di utilizzare ai suoi propri fini politici «l'aspirazione fonda; mentale degli uomini all'esaltazione affettiva e al fanatismo». È una tesi coerente con l'analisi batailliana del fascismo e delle sue strutture psicologiche, ma essa provoca edizioni Libreria Sapere Pallonetto S. Chiara. l:i - 8013-+:--Japoli- Telefono: 201967 2239-+8 A. Arcomanno, L. Terreni, Pedagogia, La prosa educazione di Paul Celan e istruzione pp. 173, L. 15.000 nel!'Italia unita (1860-1877) pp. 280, L. 30.000 F. Liberatori C. Bordoni, G.B. De Cesare, Il romanzo Nozioni di storia senza qualità. della lingua Sociologia e di grammatica del nuovo rosa storica spagnola pp. 184, L. 17.000 pp. 189, L. 20.000 re nelle correnti dello spontaneismo rivoluzionario i suoi interlocutori, così come propone al gruppo della rivista «Masses», luxemburghiano, diretto da René Lefeuvre, un corso di sociologia che spazi dall'analisi della famiglia come oppressione sociale a quella delle forme moderne della politica a quella delle forme libere dell'àttività sociale (la festa, il gioco ecc.). È un ciclo di lezioni che non si terrà, travolto forse da quegli stessi avvenimenti (la manifestazione fascista del 6 febbraio 1934 e lo sciopero proletario del 12 febbraio) che vedono lo scrittore seguire con passione il corteo che avanza verso la porta di Vincennes cantando l'Internazionale: la «moltitudine rossa prende coscienza della sua forza, precisamente nel momento in cui le è scappata». La vittoria del nazismo in Germania e il suo dilagare in Europa spingono Bataille a . proporre, in casa di Lacan, un riavvicinamento a Breton e il tentativo stesso di una E. Fiandra, M. Argentieri, Stifter L'asse e i suoi lettori. cinematografico Storia critica Roma Berlino del « Witiko» pp. 130, L. 15.000 pp. 80, L. 15.000 R. Runcini, C. Bordoni, Lineamenti Il piacere di sociologia della lettura della letteratura pp. 120, L. 15.000 pp. 115, L. 8.000 scandalo a sinistra, le viene rimproverata una forma di apologia indiretta e oggettiva del fascismo stesso, un «super-fascismo». Breton fa pubblica ammenda e rinnega la sua partecipazione al movimento di Contre-Attaque. Il discorso comunitario di Bataille tende allora verso la costituzione del «Collège de Sociologie» per indagare la presenza attiva del sacro nelle società moderne nonché «i punti di convergenza tra le tendenze ossessive fondamentali della psicologia individuale e le strutture direttive dell'azione sociale». È un momento straordinario di elaborazione e di confronto, a metà strada tra la fondazione di un'antropologia politica che riconosca la funzione e le forme dell'immaginario sociale e la strutturazione di una comunità esoterica di studi, vista con sospetto estremo dall'intellighentia di sinistra. Si deve al prezioso volume di Denis Hollier a esso dedicato (1979) il riconoscimento di tutta la sua importanza e ricchezza, mentre Blanchot è riuscito a ricostruire i percorsi della «Comunità inconfessabile» (Feltrinelli, 1984) di Bataille stesso. B ataille organizzatore culturale e intellettuale politico è insomma il punto di incontro e di messa in parallelo di lezioni diverse: dirigendo tra il 1929 e il 1930 una rivista come «Documents» giustappone volutamente la nuova attenzione critica al documento proposta dalla scuola delle «Annales» alla lezione surrealista di un senso «altro», affiancando alle sezioni tradizionali (Dottrine-Archeologia-Belle Arti-Etnografia) una rubrica di Variétés che si occupa di jazz, music-hall, cinema sonoro, letteratura popolare; lo spostamento dei materiali, la loro ripartizione diversa, è un modo di «pensare la discontinuità» (Foucault) promuovendo una continua messa in scena dell'altro e mettendo a fuoco la critica del logocentrismo, dell'etnocentrismo e dell'antropomorfismo della cultura occidentale. Ma è anche la traduzione di quello sforzo, portato avanti dalla scuola sociologica di Mauss, di conciliare la postulata unità della natura umana con le diversità e spesso le incompatibilità delle sue manifestazioni singole. E la direzione di «Acéphale» fra il 1936 e il 1939 è il modo più coerente di coniugare la proposta politica di una società appunto acefala, una comunità senza capi, con la lezione di Nietzsche. È chiaro che in questo singolarissimo comunismo nietzscheano, nella proposta batailliana di una comunità «segreta», associazione elettiva a forte densità, i congiurati sacri di cui parla Bataille stesso non hanno niente a che vedere col complotto politico: l'unione intellettuale non è sufficiente, «la continuità dell'esistenza è totale messa in gioco dell'essere, è aprirsi alla propria morte 'qui dépasse l'homme'» (Laserra). E il misticismo della proposta è indubbio. Come è indubbio che i partecipanti stessi al «Collège de Sociologie» avessero fra loro divergenze tali da far naufragare lo stesso progetto, a partire dallo stesso Roger Caillois (in quegli anni stretto allievo e collaboratore di Dumézil) che vi esercitò l'influenza più significativa. Bataille pone la questione di una totalità dell'essere che la modernità ha frammentato dando luogo a un «funzionariato multiplo» in cui la parte è isolata dal tutto. Se «l'homme de la science», «l'homme de la fiction» e <<l'hommede l'action» sono uomini di una società post-sacra altamente specializzata, la comunità deve ricomporre l'essere, compiendo la possessione rituale dei suoi miti. Caillois ha in mente invece una comunità di aristocratici, quasi una nuova compagnia di Gesù che sappia riconoscere dentro le radici del rapporto fra il
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