,I Alfabeta 101 1. A favore dei premi letterari si dice che servono a dare «dignitosamente qualche lira agli scrittori». Obiezione: la «moneta» dei premi è oramai a così basso livello che gli scrittori potrebbero continuare a morire di fame, soprattutto se hanno famiglia. 2. Il costo dei premi letterari. Un «grande» premio come il Campiello costa cinquecento milioni all'anno (la dichiarazione è ufficiale) ma agli scrittori vincenti si danno solo trenta milioni. Ma non servivano a dare soldi agli scrittori? Sì, ma pochi e senza dignità in rapporto ai costi generali. N.B.: il regolamento del Campiello prevede che «devono essere segnalate» dai giurati le opere indipendentemente dalla volontà di autori e editori. Alla luce delle cifre sopra indicate questa «chiamata» può essere definita precettazione o forse meglio: lavoro forzato non retribuito. 3. Ci sono premi senza responsabilità e premi con responsabilità critica. Senza responsabilità sono i premi a giuria «allargata»; quelli con responsabilità critica si impegnano invece in discussioni e motivazioni che coinvolgono in pieno i singoli giurati. Quelli senza responsabilità (leggi: Strega e Super-Campiello) sono i beneamati dalla TV di Stato, che è poi quella che determina l'efficacia, sul piano delle vendite, del premio medesimo. 4. I premi fanno vendere. No, non fanno vendere per niente. Solo due fanno vendere: Strega e Campiello. Non è vero nemmeno questo: in alcuni casi sì, in altri clamorosamente no. Il pubblico fa i dispetti? 5. I premi tentano di conciliare l'inconciliabile: valori e promozione delle vendite, giudizio critico e pubblicità. Quindi perdono sia la capra che i cavoli. 6. Per conciliare quanto sopra, al punto - ' A più voci Taccuini 4., i premi necessariamente eliminano i libri di conflitto, i libri di rottura, e fanno passare i «valori» medi: prose patetiche e liriche, o altro di innocuo, sono le preferite. Gli scrittori «nuovi» che vengono segnalati e lanciati devono avere dato prova di assoluta malafede nella ripetizione di modelli collaudati per inefficacia. 7. Per vincere i premi l'editore gioca d'anticipo e privilegia i libri più facili. 8. Perché i grandi editori impegnano energie e denaro nel concorrere ai premi? Sembra un controsenso, dal momento che i premi non danno neppure la sicurezza di vendere di più. La risposta è semplice: perché sono gli stessi scrittori a richiedere ai grandi editori non solo la normale partecipazione ai premi ma anche garanzie di vittoria. 9. Un piccolo editore di Bologna pubblica tutti gli anni un volumetto-repertorio con tutti i premi previsti. Ne vende 30.000 copie. C'è anche una rivista specializzata in premi letterari e il suo editore gode di buona salute finanziaria. Si calcola che i premi siano circa 2000 all'anno. 10. Ci sono responsabilità gravi degli scrittori in questa situazione? Pare proprio di sì. Se gli scrittori di un certo valore, anche quelli non «facili», fanno tanti capricci e alzano così alti lamenti in prossimità del premio cui ambiscono, perché le migliaia di scrittori di serie B e C e D non do':rebbero reclamare una loro particina nello spettacolo cosiddetto di serie A? 11. I premi hanno premiato troppi libri mediocri e il pubblico ha voltato le spalle agli autori italiani. Il pubblico abbocca una volta, magari anche una seconda, ma poi si stufa (e fa i dispetti). 12. Gli scrittori importanti partecipano ai premi letterari perché dicono di voler vendere un po' di più i loro libri difficili. .. ,,. GtUf o. Cflt UN r!>tORNO Avfo' UNARI v,s-rA $A1IR/eA CoN PG-Ni~O UN JfJ5(R,o PI FI l o50Fl.4,,, Obiezione: ma a chi vogliono vendere, a che tipo di pubblico? A quello che abbocca o a quello che non abbocca? Forse a tutti e due. Effetti dello strabismo da marketing. 13. Poiché gli autori italiani vendono poco, cioè in misura del tutto inadeguata rispetto agli investimenti, i responsabili editoriali si consolano con i premi ricevuti e possono dire agli azionisti insoddisfatti: il Tal dei Tali vende poco, è vero, ma ha vinto un Gran Premio. Scelta'sbagliata scelta premiata, e l'editor si mette in salvo. Di conseguenza l'editor, con altri apparati della Casa editrice, occupa più tempo nelle manovre dei premi che nella selezione delle opere da pubblicare. Ha dunque ragione chi sostiene che l'industria culturale è «impropria». 14. Per essere sicuri di vincere, e tener fede alle garanzie di cui al punto 8., i grandi editori tentano di influenzare le giurie, soprattutto quelle senza responsabilità. Se l'operazione non riesce, ecco la sorpresa. Si premia il libro facile di un editore minore. È lecito, in questo caso, parlare di «sco- ... pagina 3 j perta» letteraria? Gli stessi che sostenevano il valore dei premi fino al giorno prima, in caso di sconfitta dicono subito che le giurie «allargate» sono inattendibili. Pensano dunque che sia più facile avvicinare e persuadere i giurati autorevoli? 15. Per mezzo dei premi la società letteraria esercita il suo potere in forma ritualizzata. Eliminare il rito dei premi comporterebbe, in premessa o come conseguenza, l'abolizione o l'iJ.utocancellazione della medesima società letteraria. 16. I premi possono essere modificati, migliorati, accentuandone la responsabilità critica, che a sua volta dovrebbe essere oggetto di critica. 17. Una vera modifica sarebbe questa: trasformare i premi in borse di studio, come quelle delle foundations negli U.S.A. Un comitato scientifico sceglie uno scrittore e lo stipendia adeguatamente per qualche anno (per esempio 100.000 dollari in quattro anni). Lo scrittore autenticamente beneficiato può scrivere quello che gli pare, facile o difficile, tanto sa di poter campare, almeno per quei quattro anni. 18. Una raccomandazione. Le giurie dei premi «con responsabilità» non devono essere troppo numerose. Se ci sono troppi giurati autorevoli (16, 21 ecc.) si è costretti a soluzioni di compromesso. Poiché molti giurati autorevoli sono anche eminenti cattedrattici, i riti univérsitari si sovrappongono a quelli della società letteraria. La lotta, in questi casi, divampa tra due opposte ritualità e gli scrittori rischiano di rimanere schiacciati come noci. 19. Le opinioni autorevoli qui riportate sono state tutte regolarmente espresse in luoghi pubblici vari e in alcuni casi anche scritte su giornali o riviste. Non sono tutte da buttare. *** ..
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==