Alfabeta 101 Nel maggio dello stesso anno, a Roma, viene organizzato il convegno Lo sport tra natura e cultura, suddiviso nelle seguenti sezioni: La natura dello sport; Sport e psiche; La cultura dello sport; Sport e società; Sport vissuto e autoriflessioni; La mediazione giornalistica nello sport. Incomincia a delinearsi, in questo incontro, la polisemica interdisciplinarità degli studi sul fatto sport che conducono la riflessione in direzione della sportologia. In particolare emergono due differenti assi di osservazione, autonomi e complementari: il primo individua una dialettica tra trasparenza delle emozioni e ragione nascosta, il secondo assume lo sport come fatto sociale totale. Più recentemente, nel 1986, a Genova, Sport: spettacolo o rito?, esplicitando nel sottotitolo Incontro internazionale di studi sportologici una certa intenzionalità fondativa, ha messo a confronto differenti discipline nel tentativo di tracciare un'ampia de-scrizione del fatto sport, dalle strutture elementari del ludico sino alle più complesse manifestazioni sociali. Antropologia, sociologia, semiologia ed estetica sono i paradigmi disciplinari che hanno suggerito la partizione in quattro scene primarie: le premesse, i conflitti, l'incontro, le mutazioni. Ciò nondimeno, in luogo di un quadro organico, è emersa una partitura rapsodica che non deve essere attriCfr buita ad una accidentalità estrinseca, bensì ad una intima necessità indotta dalla sovrabbondanza di significati dell'universo sportivo. In tale direzione la sportologia si qualifica come rifiuto di modelli precostituiti, indisciplinata multidisciplinare forma di comprensione. Anti-materia del sapere come, secondo Jeu, lo sport è anti-materia della storia, la sportologia rinvia a due significati: riconoscimento del fatto sport come genere culturale autonomo e, di conseguenza, necessità di un approccio comprendente che ne espliciti strutture, funzioni e significati. A tali intenti rivolge ormai da diversi anni la sua attenzione il Centre de recherche en analyse du sport del dipartimento Sport, Cultura e Scienze Umane della università di Lilla III. Nel volume De la vraie nature du sport sono riuniti, in forma sintetica, i risultati di dieci anni di studi interdisciplinari, compiuti sotto la direzione di Bernard Jeu. Lo sport viene preso in esame secondo una deduzione circolare che rinvia a tre trilogie: logica, morale e politica; estetica, simbolica e archeologia, storia, sociologia e prospettive. Lo sport viene affrontato da differenti punti di vista nel tentativo di individuare una dialettica categoriale che connetta reale e immaginario, presente e passato, essere e dover essere. La circolarità del metodo consente di circumnavigare il fatto sport, di comprenderlo, evitando le deformazioni e gli sgretolamenti causati dalla ragion critica. D'altro canto la sportologia non è una disciplina per indagare un tutto, ma un tutto per conoscere un campo specifico, per eliminare l'egemonia dell'uno nei confronti di un campo che sfugge proprio per la sua pluralità. Dal pensiero quadrato degli anni settanta al pensiero rotondo degli anni ottanta, in una sorta di analisi della sociabilità e non solo del sociale. Rotondità che si qualifica nella continua ricerca della specificità, attraverso l'impiego, la commistione di differenti linguaggi, unica garanzia della polisemicità necessaria alla comprensione del fatto. Non il fenomeno, ciò che si estrinseca, ma il fatto, l'identità culturale, più denso di significati, carico di valenze e passibile di diversi assi di osservazione. Assi che, nel loro ruotare, intrecciarsi e congiungersi, fanno concrescere la sua comprensione. Una cultura marginale, quella dei giochi fisici di competizione, che discendendo dalle gare rituali dei primitivi, dagli agoni del mondo classico e dai giochi popolari tradizionali si è trasformata, nel nostro secolo, in marginalità di massa, trasgressione collettiva: una koiné universale che permea di sé l'intera trama societaria. Uno spazio, nel contempo, periferico e sotterraneo, parallelo e trasversale che ci costringe ad abbandonare la tribuna della storia e a scendere .pagina 27 sulle gradinate del quotidiano. Ma la sportologia, oltre a rendere giustiza all'universo sportivo, rappresenta, altresì, paradigmaticamente, quel volgersi verso oggetti di studio considerati minori o frivoli che Michel Maffesoli ne La conoscenza ordinaria attribuisce alle epoche di crisi come la nostra. La fragorosa irruzione del ludicoagonale nell'olimpo del sapere diviene possibile solo al crepuscolo, quando anche le sfere di esistenza più marginali, non più oscurate dalle pesanti ombre delle culture dominanti, possono finalmente mostrarsi. Sapere di sport A cura di Stefano Jacomuzzi Milano, Guanda, 1983 pp. 253, lire 16.000 Lo sport tra natura e cultura A cura di M. Canevacci - V. Padiglione - M. Panunzio Napoli, Guida, 1984 pp. 278, lire 17.000 «Lancilloto e Nausica. Critica e storia dello sport» Quadrimestrale Roma, Antonio Pellicani n. 1, 1987 pp. 122, lire 10.000 Centre Lillois de recherche en analyse du sport De la vraie nature du sport Paris, Vigot, 1985 pp. 84, s.i.p. Cfr/ trilibri Immagine e parola Franco Basso e Stefano Giusti L a validità delle fotogr~fie come mezzo espressivo, che ha raggiunto la piena maturità, è data dalla sempre più frequente produzione di testi che coniugano l'immagine e la parola alla ricerca di nuove forme di comunicazione. A questo proposito una serie di recenti pubblicazioni, che vanno al di là degli usuali cataloghi di mostre o del normale uso iconografico, sono una convincente dimostrazione di quanto scritto; si veda, ad esempio, il volume di Lalla Romano Le trecce di Tatiana, edito da Einaudi con foto di A. Ria. In questo filone s'inseriscono due volumi pubblicati recentemente dall'editore Tranchida di Milano, con la collaborazione tecnica della Rank Xerox. Il primo che rientra nelle manifestazioni dedicate a Firenze capitale della cultura, è intitolato Firenze, lo spazio e le parole ( con testi tratti da vari autori e con foto di Carlo Valentini); il secondo invece fa parte di un progetto editoriale denominato Trittico delle analogie, che dovrà comprendere oltre a De Hominibus ( con poesie di P. Forosetti e foto di C. Crupi e presentazione di Ando Gilardi), il Bestiarium e De Herbore, con l'intento, di realizzare una sorta di summa ironica del mondo vivente. Il volume dedicato a Firenze intende, nella sua parte fotografica, ricollegarsi alla tradizione degli Alinari. Le immagini sono state ottenute partendo da un negativo bianco e nero e utilizzando nella fotocopiatrice Xerox 1038 un impasto di toners che realizza sulla pellicola lith trasparente un viraggio seppia, che le fa apparire con quella tonalità tipica che acquisivano le foto su carta emulsionata all'albumina. Il successo di questo tipo di carta durò incontrastato per tutto l'Ottocento, essa venne usata da alcuni fotografi, ad esempio Atget, fino alla fine degli anni venti, epoca della sua scomparsa dal mercato. I testi sono stati selezionati con l'intento di porre in risalto un percorso mentale volto a ricostruire la topografia di una Firenze non ancora travolta dal turismo di massa, ma che rientrava negli itinerari (imperava già il Baedeker) dell'élite culturale europea. Si passa così dalle testimonianze del giovane Byron alle impressioni di Dickens, dal celeberrimo Viaggio in Italia di Goethe alle caratterizzazioni del turista anglosassone di Forster, senza dimenticare gli italiani, alcuni dei quali frutti della terra toscana: Collodi, Papini, Malaparte, Pratolini ecc. È dunque possibile affermare che l'opera realizza un gioco ad incastro, dove l'aspetto fotografico, tipico dell'album, si fonde con le personali impressioni di ognuno di questi autori. La singolare risultante è una visione estranea al presente che tuttavia ripropone la città come spazio a misura d'uomo, all'interno del quale ogni scorcio diviene una tappa, un microcosmo, una sorta d'occasione di riflessione ed arricchimento che non si prefigge una meta predeterminata. L'aspetto iconografico viene allora assunto all'interno di tutto un processo e di un clima che può sfociare nella realizzazione di una scenografia immaginaria. Di questo processo l'immagine fotografica è parte integrante, proprio in virtù di quella concettualità che è in grado di richiamare. Infatti l'atto del fotografare non si limita soltanto a fermare sulla pellicola delle forme, ma implica anche il «punto di vista» dell'operatore, tramite il quale, al di là di tutte le conoscenze tecniche individuali, si andrà a concretizzare la immagine stampata. Del resto la fisica stessa ci pone di fronte, tramite il principio d'indeterminazione di Heisenberg, ad una identica problematica, o meglio nel nostro caso, ad una estensione di esso: l'osservatore è comunque parte integrante dello scenario e contribuisce in modo attivo alla sua realizzazione. Il fotografo dunque elabora una precisa immagine di un certo «paesaggio», che paradossalmente esiste solo per lui, e ogni fruitore facendovi riferimento ricostruisce a sua volta un «paesaggio» che non è meno irreale dell'originale. Da qui il contrasto esistente tra la riproducibilità del fotogramma e l'unicità dello scatto, in questo iato concettuale s'inserisce tutta la polemica che fin dal secolo scorso vuole la fotografia mezzo di documentazione anziché espressione artistica, d'altronde la polemica sul realismo non ha certo lasciato indenne il campo pittorico, basti pensare alle prese di posizione in campo critico di Renato Guttuso. La Firenze di Valentini quindi è un'occasione per dare direttamente corpo ai sogni dei poeti e dei letterati, concretizzando climi e situazioni che altrimenti non si potrebbero evocare che per via simbolica. Per quanto riguarda invece De Hominibus, prima tappa del trittico sperimentale sull'analogia, attraverso le statue del cimitero monumentale milanese, l'aspetto umano viene per così dire ricostruito, si assiste quindi ad un raddoppio che ha sapore barocco, dove il referente perde ogni significato e l'obiettivo della macchina cerca tra le pieghe della pietra di cogliere una traccia vitale e di disegnare una traiettoria che ricomponga la frammentarietà. Le immagini sono state riprodotte con fotocopiatrice tricromatica Xerox 6500, operando sul negativo Cibachrome diverse selezioni di colore, con l'intento di raggiungere tonalità che richiamano una sorta di trasmutazione alchemica della pietra rendendola capace di trasmetterci i palpiti di un'epoca, di raccontarci non le storie vissute ma quelle desiderate: «[... ] il desiderio di un teatro in cui scegliere la 'parte' migliore, quella del protagonista». D'altra parte i personaggi stessi risultano alquanto improbabili, perché passati attraverso una sorta di mutazione genetica, che dal negativo originario, oltrepassando la normale stampa, li ha fatti approdare alla xerografia, questa tecnica spinge alle estreme conseguenze l'immaterialità già presente nella fotografia, allontanando con la sua serialità la realtà del soggetto. E in questo nulla sorgono delle voci, che non hanno una connotazione precisa ma che esprimono, come in una dimensione teatrale e attraverso moduli irbnici dell'esistenza; emble1Tiatiche in questo senso le parole del Gen. Debrain: «Fabbricai me e l'inverso di me / mi feci / disfeci / eco e specchio mi fui I contorno racchiuso nel centro. I Fu bello essere forte / come la sfera di Magdeburgo / che neppure otto cavalli potevano aprire. / Come lei anch'io contenni vuoto». In conclusione può risultare in1$. PIEROMANNI Ma li miracoli terminano a cosa [finita come è illuminare un cieco, [che termina alla luce o resuscitare un morto, [che termina alla vita. da ELIO PAGLIARANI Epigrammi ferraresi presentazione di Romano Luperini di prossima pubblicazione Le commissioni dirette • con pagamento anticipato saranno evase senza alcun addebito di spese Piero Manni Viale Leopardi 66 Lecce clc postale 11383734 POESIA ~l~ i _, ,_ NOVITA' RAINER MARIA RILKE Poesie francesi a cura di P. Bigongiari e G. Zampa ANTONIO PORTA Melusina, una ballata seguito da Rosa che ride con un saggio di Niva Lorenzini LUCA CANALI Alla maniera di inediti apocrifi di poeti moderni JOLANDA INSANA La clausura LUCIO MARIANI Bestie segrete VIVIAN LAMARQUE Il signore d'oro RISTAMPE GIOVANNI RABONI Canzonette mortali 2· ed. PATRIZIA VALDUGA La tentazione 2•ed. COSTANTINO KAVAFIS Poesie segrete 2· ed. Poesie erotiche 3• ed. GHIANNIS RITSOS Il Funambolo e la luna 2•ed. Erotica 3' ed. CROCETTI EDITORE Via E. Falck, 53 - 20151Milano Telefono(02) 35.38.277
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