Alfabeta - anno IX - n. 101 - ottobre 1987

Einaudi Storiad'ItaliaL. eregioni LaSicilia AcuradiMauricAeymard eGiuseppGeiarrizzo Al di là dei miti l'indagine storica porta alla luce i caratteri veri di una vicenda regionale forte ma non chiusa, nettamente caratterizzata ma non diversa. «Biblioteca di cultura storica», pp. LVll-1098, L. 95 000 ItaloSvevo Zeno Mario Lavagetto propone una rilettura della Coscienza di Zeno seguendo la nascita e gli sviluppi del personaggio in altre pagine di Svevo: racconti, saggi, lettere, documenti autobiografici e una commedia. «Biblioteca dell'Orsa», pp. LVII-940, L. 42 000 Poetdi ialettali delNovecento A cura di Franco Brevini. Il meglio della poesia dialettale degli ultimi settant'anni: diciotto poeti in un'ampia scelta antologica, criticamente rigorosa e ricca di informazioni. «Supercoralli», pp. xxx-6r r, L. 32 ooo ClaudLeévi-Strauss Lavasaigaelosa I meccanismi di funzionamento del pensiero mitico nelle due Americhe: un periplo favoloso dalla California alla Bolivia, fra doni divini, duelli cosmici e catastrofi portentose. «Paperbacks», µp. v-2ro, L. r8 ooo FrancMo odigliani Redditoin, teresse, inflazione La politica economica, la finanza d'impresa, il mercato del lavoro, l'economia italiana nel volume che raccoglie i piu importanti saggi scientifici del Premio Nobel. A cura di Fiorella e Tommaso Padoa-Schioppa. «Paperbacks», pp. xv-487, L. 42 ooo EdwarEd.Cummings Poesie Una esperienza letteraria sempre ai limiti delle potenzialità della poesia. A cura di Mary de Rachewiltz. «Gli struzzi», pp. xv-274, L. 12 ooo StéphanMeallarmé Versei prose nella versione di Filippo Tommaso Marinetti (1916) e con una nota di Franco Fortini. «Collezione di poesia», pp. x-56, L. 6000 Il teatroitaliano IV. Lacommedia delSettecento Tomoprimo I testi delle commedie che segnano la riforma del teatro comico nell'età ' di Goldoni. A cura di Roberta Turchi. ,, «Gli struzzi», pp. xxxm-576, L. 28 ooo pagina 22 Cfr Alfabeta 101 Cfr/daNewYork L'America . agli americani Marco Meneguzzo L ' incertezza culturale, quell'attimo storico di riorganizzazione delle fila dopo la Pop e il Minimal (ma soprattutto la Pop), che ha permesso l'infiltrarsi di virus europei transavanguardisti e neoespressionisti viene ricacciata indietro, osteggiata nel migliore dei casi, negata come mai esistita negli altri. Il fenomeno data ormai da un paio d'anni, ma in Europa è stato spesso equivocato (non misconosciuto, data la velocità d'informazione e di pubblicità che un nuovo fenomeno americano suscita) e, paradossalmente, secondo gli schemi con cui_poco più di vent'anni fa si era equivocato sulla Pop. Esempio tipico il movimento cosiddetto «Neo-Geo» (Halley, Taaffe, Schuyff e, per certi versi, Sherrie Levine), «Neogeometrico», dove non si tratta di astrazione come concetto di purificazione, se non addirittura di concretizzazione concettuale di forme, quanto piuttosto di schematizzazione e di surdimensionamento. Le «celle con condotto» di Halley (se ne possono vedere diverse alla Biennale del Whitney Muséum) sono Nuove testate dal mondo giovanile Vanni Codeluppi L a rapidità con la quale nella cultura giovanile odier- • na tutto si modifica e si consuma ha reso oggi estremamente obsolete anche le fanzines, che sino a poco tempo fa sembravano svolgervi una funzione comunicativa insostituibile. Le fanzines - delle quali anche «Alfabeta» si occupò in passato nel n. 13 del maggio 1980- sono state infatti messe in ombra dalla comparsa di un vera e propria «ondata» di molto più vicine a Lichtenstein di quanto non lo siano al Motherwell della Piccola prigione spagnola del 1941. Non solo, ma il surdimensionamento di questi schemi elettronici non li evidenzia soltanto, come negli oggetti della Pop, ma li rende quasi perfettamente abitabili. Quando Baudrillard, nei suoi pensieri sull'America scrive che «[... ] la finzione non è l'immaginario. È ciò che anticipa l'immaginario realizzandolo [... ] Il modo di vita americano ha spontaneamente questo carattere di finzione perché è superamento dell'immaginario nella realtà», centra anche l'essenza dell'arte americana, che si autoprevede già come realizzata, senza tensioni finalistiche, in una frase, abitabile mentalmente in perfetta sicurezza. Il rispetto puritano per l'oggetto, come creazione, come materializzazione della moralità del lavoro, è l'arte americana, sostenuta anche dalla mancanza di un concetto «alto» e di uno «basso» della cultura: tutti gli artisti sono partiti da lavori affini - illustratore, disegnatore tecnico, fotografo, vetrinista - vissuti senza rivolta, accettati per la loro efficienza e funzione sociale, Hopper ha sempre fatto l'illustratore, Man Ray il fotografo, Warhol il vetrinista in grande stile, Cregg & Gluttmann i pittori su cibachrome dei nuovi prinnuove riviste giovanili. Si.tratta di riviste che possiamo denominare «di lusso», anche se ciò sembra essere apparentemente in contraddizione con la loro origine «indipendente» dalla grande industria editoriale di tipo tradizionale, ma la «ricchezza» spettacolare è proprio quell'elemento nuovo che principalmente le caratterizza. Se vogliamo trovare per queste riviste degli «antenati», senza i quali probabilmente esse non sarebbero nemmeno nate, dobbiamo cercarli in «lnterview», creata a New York da Andy Warhol già cipi - e in loro, l'ironia della mimica del potere scompare dietro la lucentezza del supporto fotografico di plastica - Jeff Koons omologa ogni cosa nella durabilità dell'acciaio inox, eliminando ogni differenza sociale e culturale tra il coniglio dei bambini e il busto rococò o chippendale di certi uomini illustri. Ogni operazione, anche la più concettuale - viene in mente il lavoro di Barbara Kruger, visto da Mary Boone, e, più recentemente a Kassel, quello, molto interessante, di Annette Lemieux, che ha esposto al Whitney, oltre che da Cash/Newhouse - produce innanzitutto la propria riconoscibilità, la propria definizione media (definizione intesa anche elettronicamente, come messa a fuoco dell'insieme dei punti luminosi che costituiscono lo schermo televisivo), quando non lavora dichiaratamente sull'immagine banale e sul suo uso altrettanto banale in campo artistico, come fa con la fotografia Richard Prince: la riconoscibilità, la possibilità di inserire ciò che si vede in una quotidianità concettuale e visiva, non importa se dura e violenta come quella della Kruger o di certi lavori - non gli ultimi - di Cindy Sherman - genera tranquillità, produce sicurezza. Questi giovani artisti sono consolatori, perché producono oggetti ·viste nel settembre del l 969, e in «Actuel», nata pochi mesi dopo a Parigi. Ma è a Londra soprattutto che sono venute alla luce negli ultimi anni le testate più originali e significative. A cominciare da «i-D» (Identity), la prima rivista di moda ad essere basata sulla street fashion, cioè sui modelli di comportamento vestimentario provenienti dalla creatività dei giovani «della strada». Terry Jones, art director ed editore di «i-D», usa il termine «Instant Design» per definire l'utilizzo di tecnologie di facile accesso, rapida esecuzione e costo limitato (fotocopie, fotografie con lo stesso rigore morale con cui si producono altri oggetti e merci di scambio: con naturalezza ottimista, che cancella quindi ogni pericolo di citazionismo che noi, da questa parte dell'oceano, ci affanniamo a riconoscere e a denunciare in loro mettendo in campo criteri che negli USA non hanno valore e risultato incomprensibili. Le macchine di Fischer, o le opere di Lippsky nella fabbrica. della Grumman, o ancora i tabelloni in plastica e acciaio di Ashley Bickerton, sono una sorta di concentrato di realtà, l'oggettualità finalmente fatta oggetto, e oggetto d'arte. In tal senso non si può parlare di delocazione che genera spiazzamento, non è cioè la realtà portata nell'arte e nei luoghi deputati all'arte, o viceversa (le esposizioni nella fabbrica d'aeroplani), ma la perfetta identificazione tra arte e realtà, lasciando da parte le insidie e i trabocchetti linguistici. Viene il sospetto che il grande successo americano riportato da Duchamp sin dal 1913, e più tardi con l'orinatoio in galleria, non derivasse dalla trasgressione linguistica e ironica messa in atto dall'artista, ma dalla presenza finalmente immediata (non mediata) dell'oggetto reale e artistico al tempo stesso. In Europa si guardava al concetto, gli americani hanno visto l'orinatoio. istantanee e graffiti) che lui stesso ha introdotto nella grafica della rivista. È vicino a tale tipo di grafica anche l'aspetto visivo di «The Face», una rivista divenuta in breve tempo la vera e propria «bibbia» dei soggetti giovanili più «all'avanguardia» in tutto il mondo, status symbol e segno di riconoscimento per i soggetti più «in sintonia» con il cambiamento socioculturale. Il fenomeno più significativo in questa recente proliferazione di nuove testate giovanili è senz'altro il suo essersi verificata in quasi tutti i paesi più industrializzati, ma con caratteristiche che sono sostanzialmente le stesse. Queste riviste sono accomunate infatti sia

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